Robert Sawyer - Origine dell'ibrido

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Origine dell'ibrido: краткое содержание, описание и аннотация

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Mary Vaughan e Ponter Boddit, due scienziati che vogliono avere un figlio. C’è un ostacolo, però: lei appartiene alla specie Homo sapiens ed è nata nel nostro universo, lui è un Neanderthal evoluto e rappresenta la specie dominante di un mondo parallleo. La tecnologia per susperare il gap biologico esiste: è nelle mani di uno scienziato Neanderthal che vive nelle solitudini del suo mondo. Il problema, tuttavia, non è come raggiungerlo, ma come superare la violenza e il razzismo di una pianeta pieno d’odio. Il nostro.

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Bandra sorrise. — Ti capisco.

Mary le diede una pacca sul ginocchio. — Ecco perché ti amo. Perché tu capisci.

— Rimarrà solo per poco il nostro “nido a due”! Da quanto tempo non ho bambini che scorrazzano in giro!

— Mi darai una mano?

— Certo che sì. So che cosa significa occuparsi di un lattante per nove decimi al giorno.

— Oh, non mi riferivo a quello. Vorrei che mi aiutassi a far apprezzare a mia figlia entrambe le culture, gliksin e barast.

— Questa sì che è… Synergy! Un altro modo per far diventare Uno i Due! — sorrise.

— Esattamente esatto.

La chiamata arrivò due giorni dopo, verso le 6 del pomeriggio. Mary e Bandra si stavano rilassando dopo la prima giornata di insegnamento alla Laurenziana. Mary era stravaccata sul divano, intenta finalmente a concludere il romanzo di Scott Turow iniziato anni prima; Bandra stava sulla sedia anatomica, la stessa su cui aveva dormito Mary durante la quarantena, e leggeva un libro neanderthal sul proprio palmare.

Squillò il telefono, un modello classico posato sul tavolino accanto al divano.

Rispose Mary. — Pronto?

— Ciao, Mary. Sono Qaiser.

— Ehi, ciao! Come stai?

— Io bene, ma… Devo dare una brutta notizia. Ti ricordi di Cornelius Ruskin?

Lei ebbe una stretta allo stomaco. — Sì?

— Mi spiace dover essere io a comunicartelo, ma… non è più tra noi.

Mary alzò un sopracciglio. —… Era ancora giovane…

— Trentacinque anni.

— Che cosa è successo?

— È scoppiato un incendio, e… — Deglutì a fatica. — Di lui non è rimasto molto.

Mary andò alla disperata ricerca di una risposta. Alla fine disse: — Oh…

— Intendi partecipare al rito funebre? — chiese Qaiser. — Si terrà venerdì qui a Toronto.

Lei non ebbe dubbi. — No. No. Lo conoscevo solo di vista. — E pensò: “Non lo conoscevo per niente”.

— Okay, capisco. Però mi sembrava giusto avvisarti.

Mary avrebbe tanto voluto dirle che ora poteva dormire sonni tranquilli. Ma…

Ma, in teoria, lei era all’oscuro della violenza sulla collega. Doveva pensarci. Doveva escogitare un sistema per dare la buona notizia a Qaiser, prima o poi. — Ti ringrazio.

Chiusa la comunicazione, Bandra chiese: — Chi era?

Mary la raggiunse, le porse la mano per invitarla ad alzarsi, poi la abbracciò.

— Tutto bene? — disse Bandra.

Mary la strinse con più forza. — Adesso sì.

— Stai piangendo. — Non poteva vedere Mary in faccia, perché le teneva il mento sulla spalla, ma doveva aver percepito l’odore acre delle lacrime.

— No, nulla — rispose Mary. — Tienimi solo stretta.

E Bandra lo fece.

44

“Fratelli umani, fratelli Homo sapiens , noi proseguiremo il nostro lungo viaggio. Continueremo a cercare. Oltre, e ancora oltre. Questa è da sempre la nostra Storia, questo è il nostro destino. E non ci fermeremo finché non avremo raggiunto le stelle più lontane!”

Ponter e Adikor si erano trattenuti a lungo all’ONU per fornire consulenze a un comitato che doveva deliberare se proseguire o meno con la costruzione del nuovo varco. Dopotutto, sosteneva qualcuno, se era vietato l’accesso ai maschi, tanto valeva lasciar perdere. Del comitato faceva parte anche Louise Benoît.

Durante le vacanze natalizie, Mary e Bandra erano volate a New York per festeggiare il capodanno a Times Square insieme a Louise, Ponter e Adikor.

— Non riesco a crederci! — strillava Bandra, per farsi sentire in mezzo alla folla. — Quanta gente c’è?

— Mezzo milione di persone — rispose Mary.

Bandra lanciò un’occhiata nelle quattro direzioni. — Cavoli! Penso che non sia mai accaduto, nella Storia, che si siano radunati mezzo milione di barast.

— Perché fate iniziare l’anno in questa data? — chiese Ponter. — Non è né un solstizio né un equinozio.

— Hmm — disse Louise. — Onestamente non saprei. Mary?

— Non ne ho la più pallida idea — disse lei. — Ponter, festeggia e taci!

Louise abbozzò un sorriso. Il lutto era ancora pesante.

— Che prevede il programma? — chiese Adikor.

Tutt’intorno, un rutilare di neon. — Vedete quell’edificio laggiù? — disse Mary.

Adikor e Ponter annuirono.

— A suo tempo era la sede del “New York Times”, che ha dato il nome alla piazza. L’asta, lassù in cima, è alta più di venti metri: a mezzanotte meno un minuto, vi verrà fatta scendere una sfera del peso di mezza tonnellata, che impiegherà esattamente 60 secondi a raggiungere la base. A quel punto sarà l’anno nuovo, e partiranno i fuochi d’artificio. Si baciano i propri cari esclamando: “Buon anno!”. Inoltre — indicò il materiale che avevano ricevuto — si afferra il contenuto di queste buste e lo si lancia in aria. Sono pezzetti di carta colorata, si chiamano “coriandoli”.

Adikor scosse la testa. — Che rituale complicato!

— A me sembra forte — disse Bandra. — Penso che… No, ma dai!

— Che c’è? — chiese Mary.

— Quelli siamo noi!

Mary alzò lo sguardo. Su uno dei megaschermi comparivano lei e la neanderthal. Uno stacco, e vennero inquadrati Ponter e Adikor. Qualche secondo ancora, e giganteggiò l’immagine del sindaco di New York che salutava la folla.

— Non siamo passati inosservati — notò Mary, sorridendo.

Ponter rise. — Ormai ci siamo abituati.

— Vieni qui ogni anno? — chiese Adikor a Mary.

Dal cielo scendeva nevischio. Il freddo condensava il fiato. — Veramente è la prima volta, ma l’ho visto spesso in TV, come altri 300 milioni di spettatori in tutto il mondo. È diventata una tradizione.

— Che ora è? — chiese Ponter.

Mary osservò il proprio orologio alla luce dei neon. — Le 11.30 appena passate.

— Ehi! — fece Bandra. — Adesso tocca a Lou!

Stavolta la ragazza sorrise, vedendo il proprio viso sul megaschermo. Grida di apprezzamento da decine di migliaia di uomini. Del resto, anche Pamela Anderson aveva cominciato più o meno così.

L’inquadratura passò sul presentatore Dick Clark, in giacca di seta nera, in piedi su un palco enorme, circondato da un tappeto di palloncini rosa. — Salute, mondo! — gridò. Poi, correggendosi ad arte: — O meglio: salute, mondi!

Applausi. Sventolare di bandierine americane.

— Questo è stato un anno straordinario — disse Dick Clark. — Un anno in cui abbiamo potuto riabbracciare i nostri cugini che avevamo perso di vista da millenni: i neanderthal.

Sullo schermo comparve Ponter. Appena se ne accorse, lui agitò il braccio. La nuova mascherina di Hak scintillò in bella evidenza.

Si levò un coro da stadio: — Pon… ter! Pon… ter! Pon… ter!

Mary era piena d’orgoglio.

— Stanotte — proseguì Clark — oltre alle più rinomate band mondiali, avremo l’Onore di ascoltare Krik Donalt nell’esecuzione della sua hit Quando i Due diventano Uno, dal vivo dai nostri studi di Hollywood. Nel frattempo però… Ehi, ehi, scusi ma si deve togliere di qui!

Mary osservò meglio, stupefatta; però sullo schermo, a parte il presentatore, non c’era nessuno.

— Signore, ehi, dico a lei: siamo in onda! — insistette lui, rivolto a nessuno. — Matt, puoi levarmi di torno questo buffone?

Un mormorio si diffuse tra la folla. Se era uno sketch, non stava funzionando. Bandra sussurrò a Mary; — Che fiasco.

All’improvviso un uomo in piedi davanti a loro si voltò (operazione non semplice, in quel pigia-pigia) e, fissando Ponter dritto negli occhi, esclamò: — Oh Dio, tu! Tu qui!

Ponter sfoderò un sorriso di cortesia. — Be’, sì…

Ma l’uomo, con gli occhi spiritati, spinse Ponter da parte, e ripetendo: — Tu! — cercò di aprirsi un varco tra la folla; la quale, a sua volta, faceva del suo meglio per permetterglielo.

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