— Non so niente di questo, Charley — replicò Tom, aggrottando la fronte.
— Nessuno te l’ha detto? Tutti ne parlano, là fuori… l’abbiamo sentito dappertutto durante l’ultimo paio di giorni. Un milione e mezzo di pazzoidi, più o meno, una banda di folli, in marcia verso il polo Nord, dicono. Vanno lassù a incontrare Dio. Una qualche specie di divinità, comunque. È cominciato tutto a San Diego, raccogliendo poi gente lungo la costa. Puntano direttamente da questa parte, come un’invasione di locuste che masticano tutto quello che è in vista. È per questo che ce la batteremo da questa estremità dello stato. Li aggireremo a est per tornare poi indietro. Qui non sarai al sicuro, Tom. Vieni con noi. Ce la squaglieremo domattina.
— Non avrà nessuna importanza cosa succederà qui, quando inizierà la Traversata.
— È come una sommossa in movimento — insisté Charley. — È qualcosa di veramente incontrollabile, farneticante. Qualcuno come te non può volersi trovare immischiato in una roba come quella.
— Non ha nessuna importanza — ribadì Tom. — Senti, devo rientrare, voglio darmi una lavata, cenare, parlare con alcune persone. Tu vieni al Centro con me, d’accordo? Ti accoglieranno, là sono davvero bravi. La dottoressa Elszabet ti darà il benvenuto come l’ha dato a me. E poi saremo tutti insieme quando inizierà la Traversata. Che ne dici, Charley?
— Niente da fare. Noi ce la filiamo. Questo non è il posto dove trovarsi quando arriveranno i marciatori. Tu vieni con noi a ridarci la fortuna, Tom?
— È proprio questo il posto della fortuna.
— Tom…
— Devo andare adesso.
— Pensaci — disse Charley. — Noi ci accamperemo qui, stanotte. Torna domattina: noi saremo ancora qui. Puoi venire a sud con noi.
— Lo vuoi? Basterà che lo prendiamo — ripeté Mujer.
— Piantala — lo rimbeccò Charley. — Allora, ci vediamo domani, Tom?
— Tu domani vieni al Centro — disse Tom. — Perfino stanotte. Danno da mangiare bene, là dentro.
Si girò e si allontanò in mezzo alle ombre. Adesso faceva molto più buio, un ben definito accenno di pioggia, forse quella notte, forse non fino alla mattina dopo. Gli sarebbero corsi dietro per prenderlo con la forza. No, pensò: Charley non era fatto così. Charley viveva secondo una specie di onore. Tom provò dispiacere per i grattatori. Vieni con noi, sì: sii la nostra fortuna. Già. Ma non poteva farlo. Il suo posto era qui. Forse la mattina dopo sarebbe andato di nuovo da loro per cercare di convincerli a restare. Sperava che allora non avrebbero cercato di prenderlo con la forza. Non con la Traversata imminente, strapparlo a quei suoi nuovi amici di qui prima che potesse aiutarli, no, sarebbe stata una brutta cosa. Avrebbe dovuto pensarci un po’.
In venti minuti tornò nella parte principale del Centro. Dentro la sua piccola capanna, ai margini del bosco. Una buona, lunga doccia, e poi si sedette per un po’ a gambe incrociate sul pavimento accanto al letto, a pensare. Poi raggiunse il grande edificio, quello in cui si cenava. Gli altri erano già là. Ed Ferguson e Padre Christie, e la bellissima donna artificiale, Alleluja, e la grassa April, tutti seduti insieme a uno dei tavoli lunghi. Ferguson era ancora raggiante. Si poteva quasi cogliere quell’ardore da oltre la metà della sala. Era una buona sensazione, pensò Tom, sapendo che con l’imposizione delle mani aveva portato una visione gioiosa a quell’uomo infelice. Si avvicinò al gruppo.
Alleluia disse: — Ci ha riferito che gli hai fatto fare un sogno spaziale.
— Sì, gli ho fatto vedere come poteva aprirsi a una visione — annuì Tom. — Posso sedere con voi?
— Qui — disse Padre Christie. — Proprio qui vicino a me. Sei una persona straordinaria, lo sai, Tom?
— Volevo aiutarlo.
— Come l’hai fatto? — domandò Alleluia.
— Ho parlato con lui per un po’. Gli ho fatto vedere i poteri che erano dentro di lui. Tutto qui.
— È stupefacente — commentò Alleluia. — Adesso è come qualcun’altro.
— Adesso è come se stesso — la corresse Tom. — Il vero se stesso che si trovava dentro di lui da sempre. Stiamo tutti diventando noi stessi. Ben presto saremo tutti appagati.
È questo il momento, pensò. Diglielo. Parlagli della Traversata. Diglielo adesso.
Ma poi April lo interpellò con una vocina piccola piccola: — Sai una cosa? Mi fai paura. — Era sul lato opposto del tavolo, tirandosi indietro davanti a lui come se temesse di rimanere contagiata. Tremava ed era rossa in viso. Tom sperò che non venisse colta da un altro attacco, crollando al suolo.
— Davvero? — disse Tom.
— Tu hai le visioni dentro di te, no? Come una potenza raccolta in spire là dentro. E quando sono così vicina a te riesco a sentirla — disse ancora April. Le sue guance ardevano, non era capace di guardarlo negli occhi. — Gli altri mondi che premono per passare. Fa paura. Gli altri mondi sono molto belli, sai. Ma fa paura lo stesso. Vorrei che niente del genere stesse accadendo.
— No, bambina — intervenne Padre Christie. — Ciò che sta accadendo è l’imminenza dell’avvento del Signore sulla Terra. Non c’è niente da temere. Questo è il momento che aspettavamo da più di duemila anni.
Tom guardò Ferguson. Era lontano da lì. Sorrideva immerso nella più profonda beatitudine.
Rivolto ad April, le rispose: — Non aver timore. Padre Christie ha ragione. È una cosa meravigliosa quella che sta per accadere.
— Non capisco — replicò April.
— Già — disse Alleluia. — Di cosa stai parlando?
Tom fece passare il suo sguardo dall’uno all’altro: Alleluia, Padre Christie, la povera, spaventata April, Ed Ferguson in preda alla beatitudine. D’accordo, pensò, è questo il momento. Finalmente il Tempo è giunto. Che cominci.
— È una lunga storia — disse.
E cominciò a raccontare tutto sulla cosa meravigliosa che stava per accadere.
Cominciò a raccontare tutto sulla Traversata.
Elszabet disse: — Secondo l’ultima valutazione delle autorità stradali della contea, sono trecentomila. La donna con cui ho parlato ha aggiunto che la cifra potrebbe essere in eccesso o in difetto di cinquantamila unità, ma che non c’era nessuna speranza concreta di ottenere un conteggio accurato perché sono sparpagliati moltissimo, ed è altresì difficile precisare in quanti viaggino dentro ciascun veicolo. Credo che tutti vi rendiate conto che anche se la valutazione fosse in eccesso di ventimila unità, ci troviamo con un autentico problema fra le mani.
— Cosa ti fa pensare che passeranno vicino a noi? — le chiese Dante Corelli.
Elszabet tirò un profondo sospiro. Si sentiva a pezzi. Adesso sogni e visioni emergevano con disorientante frequenza, per lei, per tutti. Soltanto un’ora prima tutti i Nove Soli avevano fatto irruzione nel suo cervello, questa volta in sequenza e con grande ricchezza di particolari, non soltanto l’aliena e ciclopica forma stagliata contro lo sfondo roccioso, ma tutto un rito elaborato che coinvolgeva esseri di differenti tipi planetari, quasi un balletto. E guardando i volti dei membri del suo staff, seduti tutt’intorno al grande tavolo delle riunioni, Elszabet sapeva che la stessa cosa doveva esser capitata a loro nello stesso momento, Dante, Patel, Waldstein, perfino Dan Robinson, il quale un tempo aveva avuto tanti problemi a fare quei sogni: adesso erano tutti completamente ricettivi, tutti venivano bombardati dalle vivide immagini pulsanti e vibranti di quegli esotici mondi.
— Dovranno per forza passare parecchio vicini — replicò. — Là dove adesso si trovano non hanno molte scelte sulla via da seguire per andare al nord. Non è possibile guidare migliaia di auto, macchine, autobus e camion attraverso una foresta. E cominceranno a sbattere contro le montagne della catena costiera, il che li costringerà ad avvicinarsi sempre più all’oceano. È già troppo tardi perché possano girare verso l’entroterra, risalendo poi per la strada di Ukiah, poiché non ci sono strade decenti che permettano a una folla di quelle dimensioni di attraversare le montagne, dal punto in cui si trovano adesso. Così, non possono fare a meno di venir incolonnati verso Mendocino, e una volta che sciameranno da questa parte, è molto probabile che alcuni di loro finiscano per riversarsi sui nostri terreni. Forse molti di loro, o addirittura tutta l’orda. Quello che voglio fare è erigere una barriera d’energia lungo tutto il fianco occidentale della nostra proprietà, cosicché quando arriveranno dalla costa dovranno continuare a tenersi verso l’oceano.
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