— «Un uomo di dolori che conosce la sofferenza».
— Ecco — annuì lei. — E per tutto il tempo porta dentro di sé questo formidabile dono, questo potere, questa benedizione. È come un ambasciatore di tutti i mondi dell’universo…
— Ehi — l’interruppe Robinson. — Fermati un momento. Un santo, hai detto? Un messia è quello che vuoi dire, in realtà. Ma adesso stai parlando come se la roba che lui emette, se è davvero lui ad emetterla, sia una visione autentica di altri mondi, veri alla lettera.
— Forse è proprio così, Dan. Non so.
— Parli seriamente?
Lei batté la mano sulla piccola capsula mnemonica sopra la scrivania. — Gli ho parlato. Mi ha dato tutte le informazioni sui luoghi dei sogni: i nomi dei mondi, delle razze che li abitano, degli imperi, le dinastie, frammenti storici, tutta l’immensa, intricata e aggrovigliata struttura della civiltà galattica, incredibilmente fitta di dettagli, ma internamente coerente entro i limiti di ciò che sono riuscita a seguire, i quali, devo confessarlo, non sono molto ampi. Ma tuttavia ciò che emerge è dannatamente convincente, Dan. Decisamente, non è uno che improvvisa. È vissuto con quella roba per moltissimo tempo.
— Così ha una copiosa vita immaginifica. Ha passato venticinque anni a sognarsi quei dettagli. Perché non dovrebbero essere intricati? Perché lui non dovrebbe essere convincente? Ma questo significa forse che quegli imperi e quelle dinastie esistono davvero?
— Tutto quello che lui dice coincide in ogni particolare con le cose che ho sperimentato io stessa mentre facevo quei sogni spaziali.
— No. Non è significativo, Elszabet. Se lui trasmette immagini e concetti e un mucchio di altra gente li riceve, questo ancora non vuol dire che Tom trasmetta qualcosa che non è di origine allucinatoria.
— Concesso — rispose Elszabet. — D’accordo. Qui abbiamo un fenomeno. Ma di che tipo? Se Tom è davvero la fonte, allora sembra che sia dotato d’una specie di potere extrasensorio che gli permette di trasmettere immagini ad altra gente per contatto mentale.
— Sembra un po’ tirato per i capelli, ma non inconcepibile.
— Posso tirarne fuori un caso concreto dall’angolazione dell’ESP. Questa mattina, Tom mi ha detto d’essere nato subito dopo lo scoppio della Guerra della Polvere e che sua madre si trovava nell’est del Nevada quand’era incinta. Proprio ai margini della zona radioattiva.
— Una mutazione telepatica… è questo che mi stai dicendo?
— È un’ipotesi ragionevole, no?
— Dovrebbe esser qui ad ascoltarti Bill Waldstein. Lui pensa che sia io quello incline a congegnare teorie stravaganti! — replicò Dan.
— Questa non mi pare poi tanto stravagante. Se esiste una spiegazione per le capacità di Tom, un leggero tocco di radiazioni al momento del concepimento non è certo l’idea più fantastica che si possa concepire.
— D’accordo. Un mutante telepatico, allora?
— Un fenomeno, comunque. Okay. Adesso, per quanto riguarda il contenuto del materiale che produce, forse è nella stretta di qualche potente fantasticheria inventata da lui stesso, che grazie alle sue capacità extrasensorie è in grado di disseminare tutt’intorno, verso qualsiasi mente suscettibile che si trovi alla sua portata. Oppure, d’altro canto, forse lui è l’unico ad essere sensibile ai messaggi irradiati nella nostra direzione per via telepatica da civiltà realmente esistenti intorno alle altre stelle.
— Tu vuoi credere questo con tutte le tue forze, non è vero, Elszabet?
— Credere cosa?
— Che tutto ciò che Tom trasmette è vero.
— Forse sì. La cosa ti preoccupa, Dan?
Lui la studiò per un lungo istante. — Un po’ — ammise, alla fine.
— Pensi che io stia ammattendo?
— Non ho detto questo. Credo che tu abbia un potente bisogno di scoprire che il Mondo Verde e il pianeta dei Nove Soli e tutto il resto sono luoghi che esistono davvero.
— E che perciò sto venendo attirata dentro la psicosi di Tom.
— E che perciò sei un po’ più pronta alle fantasie d’evasione di quanto nell’insieme potrebbe essere salutare — lui concluse.
— Bene, io la penso nell’identico modo, sei soddisfatto? — gli disse Elszabet. — Se sei preoccupato per me, allora lo siamo in due. Ma è un concetto così maledettamente attraente, non è vero, Dan? Questi meravigliosi altri mondi che ci chiamano!
— Seducente… pericoloso!
— Seducente, sì. Ma a volte è necessario lasciarsi sedurre. Quella che ci viene offerta dalla vita quotidiana è una tale merda, Dan, questa nostra povera civiltà ridotta a pezzi, vivere in questo modo fra i resti e le rovine del mondo dell’anteguerra. Tutti questi spregevoli piccoli paesi che erano pezzi degli Stati Uniti, e l’anarchia che domina fuori della California, e perfino dentro una buona parte di essa, e la sensazione, condivisa da tutti, che le cose continueranno cosi, peggiorando sempre di più, diventando sempre più brutte, più spregevoli, che il progresso, senza rimedio, è arrivato alla fine e noi, semplicemente, finiremo per riscivolare sempre più nella barbarie… C’è da meravigliarsi che, se comincio a sognare di vivere su un bellissimo mondo verde, dove ogni cosa è bella, elegante e supremamente civile, voglia anche scoprire se questo mondo esiste sul serio? E se presto saremo in grado di raggiungere quel mondo verde e viverci? È una fantasticheria così irresistibile, Dan. Certamente abbiamo bisogno di qualche fantasticheria del genere che ci sostenga.
— Andarci? - fece lui, stupefatto. — Cosa vuoi dire?
— Non te l’ho detto? È il completamento dell’idea di Tom. Quando ti farò ascoltare questa capsula, lo sentirai. È un concetto apocalittico: gli ultimi giorni sono vicini, e noi abbandoneremo il nostro corpo, è una sua frase, abbandoneremo il nostro corpo e verremo traslati sui mondi dei sogni spaziali, e lì vivremo per sempre. Amen.
Robinson fischiò. — È questo che spaccia?
— Il Tempo della Traversata, è cosi che lo chiama. Sì.
— L’opposto di ciò che quell’altro branco, quei brasiliani del voodoo, dicono. Secondo loro, gli dèi spaziali stanno per arrivare da noi , non è questo che ha detto Leo Kresh? Mentre Tom…
Il telefono di Elszabet produsse un piccolo bip. — Scusami — disse lei, e guardò dietro di sé la dati-parete per vedere chi chiamava. Il dottor Kresh , diceva lo schermo a parete, chiama da San Diego.
Si scambiarono un’occhiata sorpresa. — Parla del diavolo… — mormorò Elszabet, e appoggiò il pollice sul telefono. Il volto di Kresh sbocciò sullo schermo. Era tornato nella California del Sud alla fine della settimana precedente, e in questo momento pareva che qualcosa fosse cambiato in lui, dalla sua visita a Nepenthe; aveva un aspetto insolitamente strapazzato, arrossato, ed ovviamente eccitato.
— Dottoressa Lewis — esplose, — sono contento di essere riuscito a raggiungerla. C’è stato uno sviluppo del tutto stupefacente…
— Il dottor Robinson è qui con me — l’informò Elszabet.
— Sì, va benissimo. Interesserà anche a lui, sa.
— Cos’è successo, dottor Kresh?
— La cosa più stupefacente. Soprattutto considerando alcune delle idee che ho sentito proporre dal dottor Robinson mentre ero da voi. In relazione al progetto Sonda Stellare, voglio dire. Siete al corrente, dottoressa Lewis, dottor Robinson, che esiste una stazione a terra a Pasadena che è rimasta sintonizzata tutti questi anni per ricevere i segnali della Sonda Stellare? Viene gestita dal Cal Tech, e in qualche modo l’hanno mantenuta sempre in funzione nell’eventualità che…
— C’è stato un segnale? — chiese Robinson.
— È cominciato ad arrivare stanotte. Come lei sa, dottor Robinson, ho formulato in maniera indipendente l’ipotesi della Sonda Stellare, e nel corso della mia indagine ho appreso dell’impianto del Cal Tech, e mi sono messo in contatto con loro. Così, quando i segnali hanno incominciato ad arrivare… si tratta d’una trasmissione radio su una banda ristrettissima intorno ai 1390 megacicli al secondo che arriva fino a noi dal sistema di Proxima Centauri, grazie a una catena di stazioni relé in precedenza lasciate a intervalli di…
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