Trascorremmo pigramente l’intera giornata. Nel tardo pomeriggio Jack venne da me e mi disse: «Forse non t’interessa, ma c’è Vornan sullo schermo. Lo sta intervistando a San Diego una tavola rotonda di teologi e di filosofi e compagnia. Vuoi vederlo?»
Non ci tenevo molto, pensai. Ero venuto lì per sfuggire a Vornan, e non era passato un attimo senza che lui venisse nominato. Ma non risposi, e Shirley disse di sì. Jack attivò lo schermo più vicino, ed ecco là Vornan, a grandezza naturale, intento a irradiare fascino in tre dimensioni. La telecamera ci mostrò la tavola rotonda: cinque illustri esperti d’escatologia. Ne riconobbi qualcuno. Scrutai il lungo naso e le sopracciglia pensose di Milton Clayhorn, uno dei sapienti della nostra Università di San Diego, l’uomo che, dicevano, aveva dedicato la sua carriera al compito di estromettere Cristo dal cristianesimo. Vidi i lineamenti tozzi e la pelle coperta dalle lentiggini della vecchiaia della dottoressa Naomi Gersten, dietro i cui occhi velati si nascondevano seimila anni di angoscia semita. Gli altri tre avevano l’aria familiare; sospettai che fossero stati selezionati con cura per rappresentare le varie fedi. Avevamo acceso quando la discussione era già in corso da un pezzo; ma saltò fuori che eravamo arrivati in tempo per sentire Vornan che faceva esplodere la sua bomba da non so quanti megatoni.
«… assolutamente nessun movimento religioso organizzato nella sua epoca?» stava dicendo Clayhorn. «Un declino della chiesa, per così dire?»
Vornan annuì bruscamente.
«Ma l’idea della religione in se stessa,» vociferò Clayhorn. «Quella non può essere scomparsa! Esistono certe verità eterne! L’uomo deve stabilire un rapporto che delinea i confini dell’universo ed i confini della propria anima. Deve…»
«Forse,» disse a Vornan la dottoressa Gersten con quella sua vocetta incrinata, «lei dovrebbe dirci se capisce davvero ciò che noi intendiamo per religione, eh?»
«Certamente. É un’affermazione della dipendenza dell’umanità da una forza esterna più potente,» disse Vornan, molto soddisfatto di sé.
Un moderatore dalla voce flautata disse: «Mi sembra una formulazione eccellente, non le sembra, monsignore?»
Allora riconobbi l’uomo dal mento aguzzo e dal colletto rigirato: era Meehan, il prete televisivo, un personaggio dotato a sua volta di un discreto carisma, che impiegò un attimo per dare alla propria voce una risonanza adeguata e poi disse: «Sì, è detto in modo eccellente, a modo suo. È consolante sapere che il nostro ospite comprende il concetto di religione, anche se…» E qui il monsignore mostrò una momentanea crepa nella sua facciata, «anche se, come dice, le religioni di oggi non hanno più un ruolo significativo nella vita dei suoi tempi. Oserei affermare che forse il signor Vornan sottovaluta la forza della religione dei suoi tempi, e probabilmente, come fanno anche oggi tanti individui, proietta la sua mancanza personale di fede sulla società nel suo complesso. Potrei conoscere la sua opinione in proposito?»
Vornan sorrise. Nei suoi occhi brillò qualcosa di malaugurante. Sentii la stretta della paura. Usava gli occhi e le labbra nello stesso istante! Stava caricando la catapulta per un colpo che avrebbe sgretolato le mura nemiche. I partecipanti alla tavola rotonda se ne accorsero. Clayhorn si rattrappì. La dottoressa Gersten sembrò ritrarsi come una tartaruga guardinga nelle grinze del proprio collo. Il famoso monsignore si tese, come di fronte alla lama della ghigliottina.
Vornan disse soavemente: «Devo proprio dirvi che cosa abbiamo scoperto sul rapporto tra l’uomo e l’universo? Abbiamo scoperto, vedete, il modo in cui la vita è stata posta in essere sulla Terra, e la conoscenza della creazione ha avuto il suo effetto sulle nostre credenze religiose. Non sono un archeologo, vi prego di ricordarlo, e non sono in grado di fornire altri dettagli oltre a quanto sto per dirvi. Ma questo è ciò che sappiamo: una volta, in un passato remotissimo, il nostro pianeta era completamente privo di vita. C’era un mare che copriva quasi tutto, con rocce che spuntavano qua e là, e nel mare e sulla terra non c’era neppure il più piccolo microbo. Poi il nostro pianeta ricevette la visita di esploratori venuti da un’altra stella. Non atterrarono. Si limitarono a mettersi in orbita intorno al nostro mondo e videro che era privo di vita, e quindi non aveva per loro il minimo interesse. Si fermarono giusto il tempo sufficiente per scaricare i rifiuti biologici che si erano accumulati a bordo dell’astronave; e poi si recarono altrove, mentre i rifiuti che avevano lanciato scendevano attraverso l’atmosfera della Terra e finivano in mare, introducendo certi fattori che crearono una perturbazione chimica; questa mise in atto l’inizio del processo che produsse il fenomeno conosciuto come…» La tavola rotonda era in tumulto; la telecamera girò spietatamente per rivelare le smorfie, gli occhi frenetici, le bocche spalancate, le mascelle impietrite. «… come vita sulla Terra.»
Alla fine della mia settimana di permesso diedi a Shirley un bacio di commiato, dissi a Jack di mettersi tranquillo e di non tormentarsi tanto, e andai a Tucson per farmi poi trasportare a Los Angeles. Arrivai poche ore dopo che gli altri erano giunti da San Diego. L’effetto dell’intervista di Vornan riverberava ancora in tutto il paese. Mai, forse, nella storia umana, un fondamentale dogma teologico era stato enunciato alla televisione in collegamento mondiale; e quello, certamente, si diffuse per l’intero pianeta proprio come la contaminazione dei rifiuti primordiali aveva infettato i mari sterili. Tranquillamente, amabilmente, con grande delicatezza e sobrietà, Vornan aveva minato alla base le convinzioni religiose di quattro miliardi di esseri umani. Senza dubbio, bisognava ammirare la sua abilità.
Jack, Shirley ed io avevamo osservato, affascinati, la reazione. Vornan aveva presentato il suo dogma come un fatto scontato, il risultato di un’indagine scrupolosa e di dettagli a conferma forniti dagli esseri che avevano visitato il mondo del suo tempo. Come al solito, non aveva offerto dati basilari, ma soltanto un’affermazione nuda e cruda. Ma chiunque aveva creduto che un uomo era venuto tra noi dal 2999 non avrebbe avuto molta difficoltà ad accettare anche la sua versione della Creazione: bastava solo un po’ di credulità. IL MONDO È NATO DAI RIFIUTI, dicevano i nastri-giornali la mattina seguente, e molto in fretta quel concetto divenne di dominio pubblico.
Gli Apocalittici, che erano rimasti tranquilli per qualche settimana, ritornarono in vita. Organizzarono vigorosi cortei di protesta nelle città di tutto il mondo. Lo schermo ci mostrava le facce impietrite, gli occhi lucenti, gli striscione di sfida. Imparai qualcosa che prima non avevo sospettato, sul conto di quel movimento: era un mosaico di componenti disparate, formato dagli alienati, dagli sradicati, dai giovani ribelli e, sorprendentemente, dai devoti. In mezzo alle orge degli Apocalittici, tra tutti i riti scatologici ed il fervore esibizionista, c’erano gli scialbi, incrollabili Fondamentalisti, la quintessenza del gotico americano, profondamente convinti che il mondo sarebbe finito molto presto. Adesso, per la prima volta, vedevamo quegli individui in posizione dominante nei tumulti degli Apocalittici. Non commettevano atti bestiali, ma sfilavano in mezzo ai fornicatori, accettando benevolmente quella sfrontatezza come un segno dell’appressarsi della fine. Per costoro Vornan era l’Anticristo e il suo dogma della creazione-dai-rifiuti era una clamorosa bestemmia.
Per altri era il Verbo. La banda incoerente di adoratori di Vornan che era andata prendendo forma in ogni città adesso aveva non soltanto un profeta, ma anche un credo. Noi siamo rifiuti e discendenti dei rifiuti, e dobbiamo mettere da parte ogni mistica autoesaltazione ed accettare la realtà, dicevano costoro. Dio non esiste, e Vornan è il suo profeta! Quando arrivai a Los Angeles trovai queste due fazioni rivali in assetto di guerra, e Vornan pesantemente protetto. Solo con grande difficoltà riuscii a raggiungere di nuovo il mio gruppo. Dovettero portarmi con un elicottero, depositandomi sul tetto di un albergo nel centro di Los Angeles, mentre laggiù, sotto di me, gli Apocalittici impazzivano ed i fedeli di Vornan tentavano di andare a prostrarsi davanti al loro idolo. Kralick mi condusse sull’orlo del tetto e mi fece guardare quella massa brulicante e turbinante per le strade.
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