Marion Bradley - La spada di Aldones

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Aldones è uno degli dei di Darkover, uno dei Signori della luce. Il romanzo prosegue le vicende narrate in Ritorno a Darkover e Il Signore di Storn. La storia inizia con il figlio di Kennard Alton richiamato su Darkover dal Reggente. Sul Pianeta del Sole Rosso ha inizio la lotta contro i terrestri e alcuni nobili vogliono usare il potere di Sharra, la dea del fuoco, il cui culto è proibito, per sconfiggerli. Il giovane, figlio di un darkovano e di una terrestre, si trova così diviso fra due fazioni e avventurandosi in una delle Torri, deve confrontarsi con il potere di Sharra, cercando l'aiuto di un dio a lei superiore: Aldones.
Nominato per il premio Hugo per il miglior romanzo in 1963.

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«Vergogna!» disse. «Uno dei più grandi Comyn ritorna dopo cinque anni d'assenza, e noi non gli riserviamo nessuna accoglienza, lo lasciamo entrare in segreto come un topo che rientra nel nido! Bentornato a casa, Lew Alton!»

Io interruppi sul nascere ogni tentativo di applauso.

«Lasciamo stare questi convenevoli», dissi. «Signore Hastur, mio principe, rifletti! Un tempo gli uomini di Aldaran erano fratelli degli Hastur, ma li hanno traditi prima ancora della fondazione di questo Consiglio. E perché, dopo essere stati esiliati, non sono mai più stati invitati a rientrare fra i Comyn?»

M'interruppi per un istante.

«Il perché», ripresi immediatamente, «lo sappiamo tutti! O gli antichi tradimenti sono solo una favola da raccontare ai bambini? E chi è stato, pochi decenni fa, a tradire una seconda volta il Patto, supplicando i terrestri di dargli le loro armi da codardi? Chi ha aperto ai terrestri le porte di Darkover? Siete impazziti? O il pazzo sono io, e le parole che ho sentito, “allearci con Aldaran”, sono una mia allucinazione?»

Passai lo sguardo lungo i palchi, cercando segni di comprensione.

«Volete che l'Aldaran porti il suo alleato, l'Impero Terrestre, fin nelle nostre case?» gridai.

E infine, disperatamente, ricorsi alla mia ultima arma. Sollevai il braccio che termina con una manica chiusa e dissi, con voce tremante:

«Volete Sharra

Per un momento, tutti tacquero. Poi presero a parlare tutti insieme. Non volevano sentire quel tipo di discorsi. Al di sopra delle altre, si levò, allegra e squillante, la voce di Dyan Ardais.

«Non lasciare che sia il tuo odio a parlare, Lew», disse. «Lascia parlare il tuo buon senso. Amici, penso che queste parole, da parte di Lew Alton, siano perfettamente giustificabili.

«Ha tutte le ragioni di essere prevenuto nei confronti di Aldaran», spiegò, con un grande sorriso. «Ma i tempi a cui si riferisce sono ormai passati; dobbiamo giudicare in base a quanto avviene oggi , non ai dissapori di un tempo. Siediti pure, Lew, sei stato lontano per molto tempo. Quando sarai meglio informato della situazione, vedrai che cambierai idea. E, comunque, ascolta anche la nostra proposta.»

E ci fu addirittura un mormorio di approvazione, maledetto lui! Maledetto Ardais!

Tremante d'indignazione, mi misi a sedere. Aveva lasciato intendere — no, maledizione, l'aveva detto espressamente! — che ero da compatire, un invalido con un vecchio risentimento, che era ritornato e che cercava di riprendere il vecchio litigio dal punto in cui l'aveva interrotto. Facendo abilmente leva su sentimenti che i Comyn non avrebbero mai ammesso a voce alta, aveva fatto in modo di togliere qualsiasi validità alle mie parole.

Ma l'Aldaran era stato al centro della ribellione di Sharra! Che non sapessero neppure quello?

O che non volessero saperlo? La ribellione di Sharra era stata solo un simbolo, un sintomo — come tutte le guerre civili — di lacerazioni intestine. Aldaran non era il solo, sull'intero Darkover, che subisse il fascino dell'Impero Terrestre. I Comyn erano pressoché i soli a resistere all'attrazione magnetica di quella confederazione di mondi.

E io ero un facile capro espiatorio per tutt'e due. I conservatori Comyn non si fidavano di me perché ero per metà terrestre, e la fazione contraria ai Comyn non si fidava di me perché mio padre Kennard Alton era stato il massimo sostenitore degli Hastur.

Tutt'e due le fazioni, comunque, temevano quel che conoscevo di Sharra. Per loro, facevo ancora parte di quella terribile esperienza che aveva visto la regione riempirsi di guardie terrestri armate di fucili a energia, invece che di oneste spade, e che aveva sporcato la notte con gli scarichi dei loro razzi. Non avevano mai scordato quella notte. E perché mai avrebbero dovuto scordarla?

«I nostri antenati hanno cacciato via dalle Famiglie quella degli Aldaran», disse Lerrys Ridenow, «ma ormai è tempo di dimenticare le loro superstizioni e le loro sciocche paure.»

Dall'ombra dietro l'Hastur, un giovane parlò in tono diffidente.

«Perché non ascoltiamo quello che Lew Alton vuole dirci?» chiese. «Lui conosce i terrestri: è vissuto tra loro. Ed è parente degli Aldaran. Vi pare che possa parlare contro i suoi consanguinei senza averne buoni motivi?»

«Discutiamone però tra i Comyn!» suggerì Callina.

Hastur, dopo qualche momento, annuì. Pronunciò la formula con cui si congedavano gli estranei, e anche se ci fu qualche protesta dalla platea, presto le voci si spensero e gli esponenti della Camera Bassa lasciarono la sala, a gruppetti di due o tre persone.

Come sempre, quando ero nella sala del Consiglio, la testa cominciava a farmi male. Naturalmente, quel luogo era pieno di attenuatori telepatici che impedivano le interferenze mentali: una misura necessaria nei luoghi dove si radunava un certo numero di Comyn. Uno degli attenuatori era collocato proprio sulla mia testa. Per legge, quei vibratori dovrebbero essere disposti a caso, ma in qualche modo finivano sempre dove si trovava un Alton.

Ciascuna delle Famiglie Comyn aveva la sua specifica dote telepatica, che secondo la leggenda le veniva dal suo fondatore, uno dei sette figli del dio Hastur (o che — secondo gli agnostici bene informati sulla nostra storia — derivava dagli esperimenti genetici in cui si erano lanciate le varie famiglie nobili, nell'Epoca del Caos). Negli Alton era il particolare sviluppo di alcuni centri telepatici, che permetteva di entrare nella mente di un'altra persona, “forzandola” al rapporto mentale, o di paralizzarla, e gli altri Comyn hanno più di trent'anni in cui Ashara non si era presentata in quella sala, il Consiglio aveva preso gusto a quel genere di libertà dalle nostre vecchie istituzioni, e non aveva alcun desiderio di sottostare nuovamente alla volontà di una donna.

Osservando spassionatamente la situazione, comunque, la posizione del Consiglio non era irragionevole. Come aveva detto l'Hastur, i tempi erano cambiati. Che ci piacesse o no. Un tempo, il ruolo di Guardiana era pericoloso, e per questo era diventato quasi sacro. Mio padre, che aveva sempre amato la storia, mi aveva parlato dell'antica tecnologia di Darkover, basata sul potere delle matrici. L'estrazione dei minerali, la costruzione di strade e castelli, il trasporto istantaneo da una Torre all'altra, perfino la produzione di isotopi radioattivi e di sostanze incendiarie — la “pece stregata”, capace di bruciare la pietra con un misto di reazione chimica e di reazione nucleare senza emissione di radioattività — erano effettuate da Cerchi di tecnici delle matrici, guidati da un Guardiano.

Ma la tecnologia era cambiata o era stata dimenticata, e ora, per il poco lavoro svolto dalle Torri, che in genere si limitava alle comunicazioni mentali tra le varie città, non c'era più bisogno di Guardiane che vivessero giorno dopo giorno al culmine della loro concentrazione, isolate nelle Torri, lontano da ogni contatto umano. E perciò non c'era bisogno di chinarsi davanti a loro, né di nutrire nei loro riguardi la tradizionale venerazione.

Callina doveva avere colto i miei pensieri. Sorrise.

«È vero», disse, «e quel tipo di potere non mi interessa. Tuttavia», continuò, fissandomi negli occhi, «sai perché sono contraria a questa alleanza, Lew. Non ho voluto parlarne in Consiglio, perché in realtà è una cosa tua. Ora, non vorrei chiedertelo, ma devo farlo. Sei disposto a parlare loro di Sharra e degli Aldaran?»

Io chinai la testa, incapace di parlare.

Per non rischiare di impazzire, da tempo evitavo di pensare a quello che gli Aldaran, e la loro orda di ribelli, avevano fatto a me… e a Marjorie.

Ma adesso non potevo farne a meno. Avevo un debito nei riguardi di Callina, e non avevo altro modo di ripagarlo. Dopo il terribile esito di quegli avvenimenti, quando ero fuggito con Marjorie — tutt'e due eravamo feriti, e lei era in fin di vita — era stata Callina ad aprirci le porte della Città Nascosta.

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