«È il sogno per il risveglio della memoria quello che mi interessa» disse Barrent.
Arkdragen corrugò la fronte.
«Non lo consiglierei alla prima visita.»
«Perché»
«I sogni sulla Terra sconvolgono più di qualsiasi sogno immaginario. Di solito è necessaria un’assuefazione ai sogni. Io, per una prima seduta, consiglierei una piccola fantasia erotica. Questa settimana facciamo uno sconto su questo genere di sogni.»
Barrent scosse la testa.
«Penso di preferire la realtà, a questo riguardo.»
«Non ditelo neppure!» esclamò l’assistente con un sorriso da intenditore. «Credetemi, una volta abituati alle esperienze del sogno, quelle reali diventano, al confronto, ben pallida cosa.»
«Non mi interessa» rispose Barrent. «Quello che voglio è un sogno sulla Terra.»
«Ma non avete ancora la tolleranza ai sogni!» protestò Arkdragen. «È la prima volta che provate.»
«È necessaria l’assuefazione?» domandò Barrent.
«È importante» rispose Arkdragen. «Tutte le nostre droghe, com’è prescritto dalla legge, sono idonee a formare abitudine. Per apprezzare veramente una droga, voi dovete sentirne il bisogno. Il piacere che ne deriva aumenta in maniera considerevole. Ecco perché suggerisco di cominciare…»
«Voglio un sogno sulla Terra» ripeté Barrent.
«D’accordo» rispose Arkdragen, con rabbia. «Però non saremo responsabili dei traumi che vi possono derivare.»
Guidò Barrent per un lungo corridoio fiancheggiato da porte, e arrivati alla fine entrarono in una stanza occupata da un uomo barbuto, in camice bianco, intento a leggere un libro.
«Buona sera, dottor Wayn» salutò Arkdragen. «Vi presento il Cittadino Barrent. Prima visita. Insiste per un sogno sulla Terra.» Poi si girò e uscì dalla stanza.
«Bene» disse il dottore. «Penso di potervi accontentare.» Depose il libro che stava consultando. «Sdraiatevi sul lettino, Cittadino Barrent.»
Al centro della stanza c’era un lettino sovrastato da apparecchi complicati.
Contro una parete, un armadio a vetri pieno di vasetti.
Si sdraiò. Il dottor Wayn gli fece dapprima una visita generale, poi passò ai controlli specifici di suggestionabilità, esaminò l’indice ipnotico, la reazione agli undici gruppi base delle droghe, e la suscettibilità alle infezioni tetaniche e agli attacchi epilettici. Scrisse i risultati su un quaderno, fece dei calcoli, poi si avvicinò all’armadio di vetro e cominciò a mescolare le droghe.
«Può essere pericoloso?» chiese Barrent.
«Non dovrebbe esserlo» rispose il dottor Wayn. «Avete un aspetto sano. E siete sano infatti, con una leggera disposizione alla suggestionabilità. Naturalmente potete cadere in preda a un attacco epilettico causato forse da un cumulo di reazioni allergiche. Ma non c’è da preoccuparsi. Poi ci sono i traumi che a volte portano alla follia e alla morte. Sono casi che forniscono interessante materiale di studio. Certe persone infine rimangono legate ai loro sogni, e sono incapaci di liberarsi. Penso che ciò possa essere classificato, anche se non lo è, come un tipo di follia.»
Il dottore aveva terminato di mescolare le droghe, e stava caricando una siringa ipodermica con la mistura. Barrent ebbe i primi dubbi sull’utilità della prova cui aveva voluto sottoporsi.
«Forse potrei rimandare la visita» disse. «Non sono sicuro di…»
«Non abbiate paura» assicurò il dottore. «Questo è il miglior Negozio di Sogni di tutta Omega. Rilassatevi. I muscoli induriti possono procurare il tetano.»
«Penso che il signor Arkdragen abbia ragione» insisté Barrent. «Forse non avrei dovuto desiderare un sogno sulla Terra nella mia prima visita. Ha detto che è pericoloso.»
«Be’, dopo tutto» ribatté il dottore «cosa sarebbe la vita senza un po’ di rischio? In questi casi l’inconveniente più comune è una lesione al cervello. E noi siamo in grado di curarla.»
Avvicinò la siringa al braccio di Barrent.
«Ho cambiato idea» disse Barrent, e fece l’atto di alzarsi. Ma con un’abile mossa, il dottor Wayn gli infilò l’ago nel braccio.
«Non si deve cambiare idea quando si è in un Negozio di Sogni» disse. «Cercate di rilassarvi…»
Barrent si rilassò. Rimase coricato sul lettino e udì un sibilo acuto nelle orecchie. Cercò di mettere a fuoco il volto del dottore. Ma quel volto era cambiato.
Era il volto di una persona anziana, rotondo, con profonde rughe che solcavano il collo e le guance. Un volto di persona amica, preoccupata.
Era il volto del preside dell’Università di Barrent.
«Su, Will» disse il preside «devi essere prudente. Devi imparare a dominare il tuo temperamento.»
«Lo so, signore» rispose Barrent. «Il fatto è che mi infurio quando…»
«Will!»
«D’accordo» disse Barrent. «Cercherò di dominarmi.»
Uscì dall’Università e cominciò a girare per le strade. Era una città fantastica, piena di grattacieli, di strade a diversi livelli. Una città ricca. Una città ambiziosa che amministrava molti Stati lontani, e altri pianeti. Barrent prese a camminare sul marciapiede del terzo livello. Era ancora in collera per la storia di Andrew Therkaler.
Per colpa di Therkaler e della sua ridicola gelosia, la domanda che Barrent aveva fatto per entrare nel Corpo di Esplorazioni Spaziali era stata respinta. In un caso del genere, il preside non poteva far niente. Therkaler aveva molta influenza sul comitato che doveva fare la scelta. Dovevano passare tre anni prima che Barrent potesse rifare la domanda. Nel frattempo doveva rimanere sulla Terra, e senza poter trovare lavoro. Tutti i suoi studi erano stati in relazione alle esplorazioni extraterrestri. Non c’era posto per lui sulla Terra, e ora era stato bandito dallo spazio.
Therkaler!
Barrent scese dal marciapiede dei pedoni, e salì sul nastro ad alta velocità che conduceva nel distretto di Sante. E mentre il nastro lo stava trasportando, strinse la piccola pistola che portava nella tasca. Le armi leggere erano illegali, e lui si era procurato la sua attraverso una complicata trafila.
Aveva deciso di uccidere Therkaler.
Ci fu una sovrapposizione di facce grottesche, poi tutto il sogno si confuse. Quando le immagini tornarono chiare, Barrent si vide con la pistola puntata contro una persona che chiedeva grazia, e che improvvisamente cessò di gridare.
Un informatore assistette al delitto e ne informò la polizia.
Gli agenti, nella loro uniforme grigia, lo presero in custodia e lo portarono di fronte al giudice.
Il giudice lo condannò alla deportazione sul pianeta Omega e sentenziò, come d’obbligo, che a Barrent venisse tolta la memoria.
Poi il sogno si trasformò in un caleidoscopio di orrori. Si trovò a salire su di una montagna scoscesa, poi cercava di uscire da un pozzo dalle pareti levigate, e dietro di lui, con il petto squarciato, c’era sempre il cadavere di Therkaler che cercava di afferrarlo. E accanto al cadavere vide il volto dell’informatore, e quello del giudice che lo aveva condannato.
Scese di corsa una collina, fuggì in mezzo a una strada, sopra un tetto. E gli inseguitori erano sempre alle sue calcagna. Entrò in una stanza gialla e chiuse la porta. Ma quando si girò vide di essersi rinchiuso insieme con il cadavere di Therkaler. Un fungo stava fiorendo nella ferita del petto, e la testa era cinta da una corona di muffa rossastra. Il corpo cominciò ad avanzare e stava per afferrarlo. Allora Barrent si gettò a capofitto dalla finestra.
«Svegliatevi, Barrent. Uscite dal sogno!»
Ma Barrent non aveva tempo di ascoltare. La finestra si era trasformata in un grande anfiteatro dalle pareti lisce. E sulla sabbia grigia dell’arena il cadavere gli si stava avvicinando. Sugli spalti, solo due persone osservavano impassibili: il giudice e l’informatore.
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