Ben Bova - Giove chiama Terra

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Giove chiama Terra: краткое содержание, описание и аннотация

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Da osservazioni raccolte sulla Terra risulta che in orbita attorno a Giove c’è qualcosa da cui cominciano a pervenire dei segnali. Un ufo? La deduzione sembrerebbe inevitabile, dal momento che nessuna astronave terrestre è mai ancora arrivata laggiù. Ma...
Ma queste non sono praticamente le stesse parole con cui abbiamo presentato nello scorso numero
di Zach Hughes?
Il fatto è che Ben Bova e Zach Hughes per una straordinaria coincidenza hanno scritto e pubblicato contemporaneamente due romanzi che partono dalle stesse premesse pur arrivando a conclusioni diversissime. Veda dunque il lettore quali delle due preferisce e tenga conto d’altra parte che il complesso, ricchissimo romanzo di Bova è quasi tre volte più lungo di quello di Hughes e negli USA costa più del doppio, mentre in URANIA costa naturalmente lo stesso. Un’occasione da non perdere.

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Il giornalista alzò gli occhiali sulla fronte, si grattò il naso. «Senti» disse al pilota «ti spiace cercare di tenere la bocca chiusa? Una parola sbagliata in diretta, e “tutti quelli” vorranno farci la festa.» Indicò le automobili in basso.

Il pilota scosse la testa. «Non ho mai visto una folla del genere. Dove li metteranno tutti?»

Per il reporter fu solo un sussurro negli auricolari. Si girò sul sedile, con le cinture di sicurezza che gli mordevano la pelle, e cercò nel cielo al tramonto l’elicottero che aveva a bordo la telecamera. Stava sorvolando la Orange Freeway, riprendeva quel traffico incredibile per il notiziario delle undici.

Il giornalista accese la radio, sulla frequenza di comunicazione con l’altro elicottero.

«Harry, sono Jack. Mi senti?»

«Sì, Jack.»

«La telecamera è a posto?»

«Tutto in perfetto ordine.»

«Ottimo. Allora, ricordati che a metà del discorso di Wilson spegneranno le luci, per far vedere a tutti l’aurora boreale. È questa la ripresa che voglio. Lo stadio illuminato dalle luci in cielo.»

«Lo so. L’avrai.»

«Sicuro?»

«Ho un apparecchio per la ripresa a raggi infrarossi. Non preoccuparti. Sarà stupendo.»

«Me lo auguro» disse il giornalista.

Lo stadio pulsava letteralmente di una folla immensa: un gigantesco animale sovrannaturale che viveva e mormorava nel tramonto incipiente. Fila dopo fila, la folla riempì tutti i sedili, si ammassò sulle scale impedendo il passaggio ai venditori di gelati e bibite, si accalcò sulle rampe dietro i sedili e sul campo che circondava la piattaforma destinata all’oratore.

A un’estremità dell’enorme ovale, il grandissimo cartellone che serviva per le partite di baseball proclamava a lettere fluorescenti: CASA DEGLI ANGELI. Una A gigantesca circondata da un’aureola luminosa brillava nel cielo sempre più buio.

Fuori dello stadio, migliaia di persone si affollavano nei parcheggi. Televisori portatili si accendevano su ogni auto. Le famiglie facevano picnic tra i fumi dell’anidride carbonica.

Le tenebre s’infittirono, e la serata ebbe inizio. La folla multiforme urlò e rise e cantò, sollecitata da predicatori, cantanti, gruppi rock e politici che si succedettero sulla piattaforma di legno al centro del campo.

Un ex astronauta, noto per essersi dedicato da anni allo studio delle esperienze extrasensoriali e paranormali, si avvicinò al microfono e proclamò: «Questo ambasciatore alieno ci offre la nostra unica possibilità di unirci alla fratellanza delle galassie.»

La folla, stupita, sospirò.

Un predicatore, rosso in viso, esortò: «Questo messaggio del Signore è un avvertimento a correggere le nostre vie, a chiedere perdono per i nostri peccati e a offrire i nostri cuori a Gesù Cristo, nostro Dio e nostro Salvatore.»

Migliaia di persone s’inginocchiarono, pregarono, chiesero perdono in un brande urlo collettivo.

«Tutti coloro che ci hanno scherniti» urlò un noto ufologo «si facciano avanti e ammettano di avere sbagliato! Non siamo soli, e non lo siamo mai stati!»

La folla ruggì la propria approvazione.

Alla fine, dopo altri inni e gospel intonati in coro, dopo l’esibizione assordante di un gruppo rock iperamplificato, dopo che l’oscurità ebbe ammantato le luci dello stadio, gli altoparlanti annunciarono solennemente: «Signore e signori, l’uomo la cui voce è risuonata nel deserto, il messaggero dei grandi giorni che verranno, l’evangelista urbano… WILLIE WTLSON!»

Come un colossale animale con centomila voci, la folla si alzò e ruggì quando Willie Wilson, in un vestito azzurro di cotone, traversò il campo e salì gli scalini di legno che portavano al microfono.

“Non posso farlo” si disse, mentre afferrava il microfono. Contagiato dalla forza della folla che aveva attorno, dal senso d’attesa che caricava d’elettricità l’aria, Wilson scosse la testa. “Non posso deluderli. Non posso permettere al governo di interferire con la Parola del Signore.”

Alzò le braccia e ruotò lentamente nel cerchio di luce, suscitando l’urlo di approvazione della folla, che fece tremare il terreno.

In alto, invisibili nel bagliore dei riflettori, i due elicotteri della televisione volavano instancabili sullo stadio, riprendevano quel momento eccezionale, mentre il reporter recitava il suo commento nel microfono.

«Grazie a tutti e che Dio conceda la Sua benedizione a ognuno di voi» urlò Willie nel microfono, dopo averlo tolto dal supporto per potersi girare liberamente in ogni direzione.

La folla si calmò, tornò a sedere. Restarono in piedi solo gli spettatori sul campo attorno alla piattaforma.

«Il mio messaggio è molto semplice» iniziò Willie. «Dio vi ama. Ama ognuno di voi. Dio vi conosce a uno a uno, individualmente, sa cosa avete nel cuore e nella mente. E vi ama. Ama ognuno di voi. Nonostante i vostri difetti. Nonostante i vostri sbagli. Il Signore Dio Gesù Cristo ama te…» Willie puntò l’indice tra la folla. «…e te, e te, e ognuno di voi.»

Gli spettatori mormorarono, sussurrarono. Qualche “Amen” risuona nella notte.

«E poiché Dio vi ama» continuò Willie «ha messo un segno in cielo, per ricordarci chi è Lui e chi siamo noi… Un segno che è al tempo stesso un ammonimento e un annuncio… Un segno che è inconfondibile.» Una pausa drammatica. Una parte della mente disse a Willie che il fisco gli sarebbe stato addosso entro ventiquattro ore.

«Guardate il cielo!» annunciò. «E ammirate la gloria del Signore!»

Nello stadio si spensero tutte le luci, e la folla guardò in cielo. Non si udiva un solo suono. I minuti trascorsero in silenzio, mentre lo splendore dell’aurora boreale si accendeva lentamente in cielo, sotto gli occhi degli spettatori.

Poi gemettero. Sussultarono. Sospirarono. Willie stesso, immobile sulla piattaforma, sentiva rizzarsi i capelli sulla nuca.

“Non tirarla troppo in lungo” si ricordò. “Intervieni quando la tensione è al massimo…”

In quel silenzio innaturale, Willie udì uno strano ronzio che sembrava quasi un gemito: i rotori di un elicottero. Girandosi in direzione del suono, vide lampeggiare le luci di navigazione di un elicottero che stava sorvolando lo stadio a bassa quota.

«Sono loro!» urlò qualcuno.

«Sono qui!»

«Sono arrivati! Sono arrivati!»

Il grande animale che era la folla fu travolto dal panico. Prima che Willie potesse capire cosa stesse accadendo, una marea umana si riversò nello stadio. La gente strillava e urlava e correva.

«No, fermi!» urlò Willie nel microfono. «Non c’è niente da temere…»

Ma l’animale era accecato dal terrore. La gente veniva spinta alle uscite. Tutti fuggivano. L’ondata di bestie impaurite raggiunse la piattaforma, la sommerse; la piattaforma oscillò, traballò, urlò e cedette, sommersa da un mare di gemiti, di panico, di sangue.

E sotto le assi squarciate, sotto i piedi che correvano freneticamente, Willie Wilson giacque immobile, mentre migliaia di persone impazzite calpestavano la sua forma riversa e gli crollavano addosso.

WILSON E ALTRE 126 PERSONE UCCISE DAL PANICO

ANAHEIM: Il reverendo Willie Wilson è tra le 127 persone morte ieri notte quando il panico ha investito l’iperaffollato stadio di Anaheim. I feriti sono più di tremila.

Il reverendo Wilson, l’evangelista urbano, era l’oratore più atteso del gigantesco raduno di revival religioso. La polizia dice che lo stadio era affollato molto oltre la capacità legale per il raduno che ha richiamato molti dei maggiori leader nazionali del protestantesimo, ufologi, ricercatori nel campo dell’occulto e religiosi di fedi più ortodosse.

Stando alla polizia, il panico si è diffuso quando un elicottero della televisione è passato a bassa quota sopra lo stadio, inducendo qualcuno a credere che un UFO stesse per atterrare.

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