Harry Harrison - Largo! Largo!

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1999: automazione, società del benessere totale, gite sulla Luna per i “weekend”… o un mondo sovraffollato che, all’alba del nuovo millennio, è sull’orlo della catastrofe? Un mondo in cui miliardi di esseri umani sono ogni giorno di fronte al problema di estinguere la propria sete e di saziare la propria fame, vivendo di lenticchie, di farina di soja e (se hanno un colpo di fortuna, ogni tanto) di un topo morto. In una città con 35 milioni di abitanti, Andy Rush è impegnato nella caccia, solitaria e quasi impossibile, a un assassino di cui non importa niente a nessuno, nel mezzo del caotico travaglio quotidiano per la sopravvivenza. E quando infine nasce l’anno 2000, che suono ha l’augurio: “Buon secolo nuovo?”

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Charlie socchiuse gli occhi porcini, come per chiedere aiuto.

«Suppongo di sì,» ammise finalmente, «l'omicida avrebbe potuto entrare così.»

«Benone. Quella stanza della cantina è proprio quella che permette di entrare nel palazzo. È facile arrivare fino alla finestra. E poi il circuito di allarme è tagliato, insomma ogni elemento è in favore di una rapina. Chiunque sia stato, avrebbe potuto segnare la finestra con quel cuore, in modo da poterla ritrovare dall'esterno. Ciò significa che prima era stato dentro il palazzo, probabilmente per esaminarlo in vista di un colpo da fare.»

«Forse,» ammise Charlie, e sorrise timidamente. «E forse aveva fatto quel segno dall'interno dopo che era entrato, soltanto per confondervi e farvi credere che tutto era stato architettato nel palazzo stesso.»

Andy annuì. «Ragionate bene, Charlie. Ma tuttavia il segno può essere stato fatto prima dall'interno, e io devo lavorare su questa ipotesi. Voglio un elenco completo di tutte le persone attualmente impiegate presso l'amministrazione, tutte quelle nuove e anche quelle che hanno lasciato l'impiego in questi ultimi due anni. Poi un elenco degli inquilini attuali e di quelli precedenti. Chi me lo può dare?»

«Il direttore del palazzo, signore, ha un ufficio qui sopra. Volete che vi ci porti?»

«Sì, fra un minuto. Prima ho bisogno di un altro bicchiere d'acqua.»

Andy era in piedi davanti alla porta d'ingresso dell'appartamento di O'Brien, e fingeva di essere assorto nell'elenco dei nomi che gli aveva fornito il direttore del palazzo. Sapeva che Shirl lo avrebbe guardato nella TV della porta, e cercava di apparire preoccupato e indaffarato. Quando era uscito, al mattino, lei dormiva. Non avevano più parlato della notte precedente, e non si poteva dire che in quella notte avessero parlato molto. Non si sentiva imbarazzato, questo no; era soltanto il fatto che tutta quella faccenda aveva ancora in sé un sapore di irrealtà. Lei in quell'ambiente era al suo posto, lui no. E se lei si comportasse ora come se nulla fosse accaduto, o se non vi facesse neppure allusione, poteva lui prenderne l'iniziativa? No, non poteva. Aspettò un bel po' e la porta rimase chiusa. Forse Shirl non era in casa? No, perché Tab, la sua guardia del corpo era in portineria, il che voleva dire che lei era nell'appartamento. Era successo qualcosa? Era forse tornato l'assassino? Che idea assurda. Eppure Andy si mise a battere ripetutamente sulla porta.

«Non la sfondare,» disse lei aprendo. «Stavo facendo le pulizie e non ho sentito il campanello.» I suoi capelli erano annodati a turbante ed era a piedi nudi. Era nuda anche una buona parte della sua persona perché indossava solo un reggiseno d'un verde pallido e un paio di calzoncini dello stesso verde. Era meravigliosa.

«Mi spiace, non sapevo,» disse tutto serio.

«Be' non ha molta importanza,» disse lei ridendo. «Non fare quella faccia lunga.» Si sporse e gli diede sulla bocca un bacio rapido ma ardente. Prima che lui potesse reagire lei era scappata ed era già a metà corridoio. Quei calzoncini erano davvero molto corti e molto tondi. Nel momento in cui sentì lo scatto della porta che si richiudeva alle sue spalle, si accorse di essere molto felice. L'aria era deliziosamente fresca.

«Ho quasi finito,» disse Shirl, e si udì il miagolio caratteristico di un motorino. «Ne ho per un minuto appena, e poi metto a posto tutto quel disordine.» Quando entrò nel soggiorno, vide che Shirl passava l'aspiratore sul tappeto. «Perché non ti fai una doccia?» gli gridò per farsi sentire oltre il rumore dell'aspiratore. «La fattura dell'acqua la pagherà Mary O'Brien, quindi non hai da preoccuparti.»

Una doccia, pensò tutto eccitato. «Ora che conosco Mary Haggerty sarò felice di mandarle la fattura,» gridò, e tutti e due scoppiarono a ridere.

Attraversando la camera da letto, Andy ricordò che quella era la camera nella quale O'Brien era stato ucciso. La sera prima quell'idea non gli era venuta. Povero O'Brien, doveva essere stato un bel porco, da vivo, poiché nessuno deplorava la sua morte o se ne rattristava. Compresa Shirl. Come l'aveva giudicato? Ora non aveva più importanza. Lasciò cadere i suoi indumenti sul pavimento e tastò l'acqua con la mano.

Vi era un rasoio con una lama nuova nell'armadietto ed egli si mise a canticchiare allegramente mentre lo lavava sotto il rubinetto per toglierne i peli grigi, prima di insaponarsi il viso. Per chissà quale ragione, “indossare i panni del morto” non gli procurava il minimo imbarazzo. In verità era piuttosto compiaciuto. Il rasoio scivolava dolcemente sulla sua pelle.

Quando Andy, rivestito, tornò nel soggiorno, l'apparato delle pulizie era scomparso e Shirl si era sciolta i capelli e rifatta il trucco. Aveva invece conservato il due pezzi, e Andy le fu silenziosamente grato. Non aveva mai visto ragazza più carina… macché carina! più bella!… in tutta la sua esistenza. Gli sarebbe piaciuto dirglielo, ma era proprio quel tipo di cosa che gli riusciva difficile dire ad alta voce.

«E se bevessimo qualcosa di freddo?» gli chiese.

«Ufficialmente sono in servizio… o vorresti per caso corrompermi?»

«Ti posso dare una birra, ne ho messo nel frigorifero. Ci sono almeno venti bottiglie da finire e a me francamente non piace.» Si voltò nell'arco della porta e sorrise. «E poi tu stai lavorando, mi stai interrogando, non sono forse uno dei testimoni essenziali?»

Il primo sorso della birra ghiacciata giù per la gola gli procurò un intenso piacere. Shirl si sedette di fronte a lui, sorseggiando un kofee freddo. «Come va l'inchiesta… se non è un segreto professionale?»

«Non c'è nulla di segreto. Va piano, come tutte le inchieste. Non ti lasciare illudere dai gialli della TV. L'opera della polizia è una cosa ben diversa. In generale è un lavoro monotono, c'è da camminare molto, andare in un sacco di posti, prendere degli appunti, scrivere dei rapporti e poi sperare che un informatore venga a raccontarti tutto.»

«So che cosa sono gli informatori; ma non esistono nella realtà, non è vero?»

«Se non esistessero potremmo tutti chiudere bottega. La maggior parte delle nostre pizzicate le dobbiamo a indicazioni del genere. I delinquenti sono in maggioranza scemi, hanno la lingua lunga e quando cominciano a parlare c'è sempre qualcuno che ascolta. Spero che anche questa volta qualcuno chiacchieri perché questo delitto è pressoché impossibile da risolvere senza l'aiuto di un informatore.»

«Cosa intendi dire?»

Bevette un po' della sua birra, che cosa meravigliosa!

«Vi sono in questa città trentacinque milioni di abitanti. Ognuno di essi avrebbe potuto commettere questo delitto. Comincerò a interrogare tutti i dipendenti dell'amministrazione che si sono licenziati in questi ultimi anni e cercherò di sapere da dove viene il cacciacopertoni. Ma prima, molto prima che io abbia terminato queste ricerche, gli alti papaveri non si preoccuperanno più di O'Brien, io sarò dispensato dalle indagini, e tutto finirà in coda di pesce.»

«Mi sembri piuttosto pessimista.»

«Hai ragione, lo sono. Non lo saresti tu, se avessi un lavoro che ti piace, che vuoi fare, e che non ti lasciano mai svolgere? Siamo oberati di lavoro, ed è stato sempre così, sin da quando sono entrato nella polizia. Non si finisce mai nulla, nessun delitto è seguito sino in fondo, la gente la fa franca ogni giorno, con gli omicidi, e nessuno mostra di preoccuparsene. A meno che salti fuori una ragione politica, come è accaduto per Big Mike. In fondo tutti se ne infischiano. È solo della loro pelle che si preoccupano.»

«Ma non si può reclutare un maggior numero di poliziotti?»

«Con che cosa? Non ci sono fondi nel bilancio cittadino, quasi tutti i soldi sono spesi in sussidi. E così la nostra paga è bassa, i poliziotti corrotti, e… ma non vorrai mica ascoltare una conferenza sui miei guai?» Firn il suo bicchiere di birra e lei balzo in piedi.

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