Harry Harrison - Le stelle nelle mani

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Le stelle nelle mani: краткое содержание, описание и аннотация

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Esiste oggi, per uno scienziato, la possibilità di controllare l’uso delle sue scoperte? L’uomo che scompare dal suo laboratorio di Tel Aviv all’inizio di questo romanzo, non si fa molte illusioni al riguardo. Tenta ugualmente, con uno dei paesi più pacifici e democratici che l’Europa conosca: la piccola Danimarca. E subito tutti i servizi segreti delle grandi potenze sono in allarme. La quieta Copenhagen si trova da un giorno all’altro nell’occhio del ciclone. Ciò che le spie, gli agenti, gli informatori riescono a ricostruire non è molto e non ha molto senso: un’esplosione, una nave danneggiata in porto, un certo numero di alte personalità danesi ferite. Non si vede bene quale nesso ci sia tra questo fiasco e le stelle. Eppure, sott’acqua, si sta preparando qualcosa di fantastico.

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Martha lo lasciò cadere nella borsetta e la chiuse di scatto. Poi richiuse il cassetto della scrivania, lanciò un’ultima occhiata alla stanza e uscì.

Quando raggiunse gli altri, vide che molti erano già pronti a partire. Si guardò attorno nella sala, cercando un viso noto. Lo trovò. La persona era addossata alla parete, e guardava fuori della finestra.

— Skou — chiamò.

Lui si girò. — Ah, signora Hansen! Vi avevo visto, ma non ho avuto occasione di parlarvi. Tutto, tutto…

Pareva perseguitato dai ricordi, e Martha si domandò se non si rimproverasse quello che era successo.

— Ecco — disse lei, aprendo la borsetta e porgendogli l’opuscolo. — L’ho trovato tra le cose di mio marito. Non credo che a voi faccia piacere sapere che questo è in giro.

— Santo cielo, no! — esclamò Skou, leggendo il titolo. — Grazie, siete stata molto gentile, molto utile. La gente, di solito, non ci pensa, e questo non aiuta il mio lavoro, vi assicuro. Copie numerate. Credevamo che fosse rimasta a bordo della Holger Danske… Non me n’ero accorto. — Si eresse, poi fece un breve, cerimonioso inchino.

— Grazie, signora. Non sapete quanto il vostro gesto sia stato prezioso.

Lei sorrise. — Ma lo so benissimo, Skou. Mio marito e molti altri sono morti per tenere segreto ciò che sta scritto in quel libro. Era il minimo che potessi fare. Ed è vero il contrario: fino ad ora non mi ero resa conto di quanto mi siete stati d’aiuto tutti voi!

Era ormai ora di partire per la Terra.

25

I freni della Sprite agirono energicamente, mentre l’auto svoltava per imboccare il vialetto d’accesso, con grande stridore di pneumatici. Ove Rasmussen balzò a terra, scavalcando la portiera senza aprirla, e si precipitò su per gli scalini, suonando poi energicamente il campanello. Mentre il suono riecheggiava con insistenza all’interno, provò ad abbassare la maniglia. La porta non era chiusa a chiave e si spalancò.

— Martha… dove siete? — gridò. — Siete qui?

Richiuse la porta e tese l’orecchio. Si udiva soltanto il ticchettare di un orologio. Poi sentì dei singhiozzi soffocati provenire dal soggiorno. Martha era sdraiata sul divano, e le sue spalle si scuotevano in un pianto disperato, incontrollato. Un giornale giaceva sul pavimento, lì accanto.

— Mi ha chiamato Ulla. Ero rimasto in laboratorio tutta la notte — disse Ove. — Avevate una voce così disperata al telefono, che Ulla ha perso la testa. Sono venuto subito. Che succede?

Poi vide la prima pagina del giornale e capì. Si chinò a raccoglierla e guardò la foto che riempiva quasi completamente il foglio. Mostrava un veicolo di forma ovale, grande quanto una piccola auto, che se ne stava sospeso alcuni metri sopra una folla di gente intenta a guardare a bocca aperta. Una ragazza sorridente salutava agitando la mano dal piccolo abitacolo; e davanti, tra i due fari, spiccava chiaramente la parola Honda. Il veicolo non mostrava mezzi di propulsione evidenti. Il titolo diceva: I GIAPPONESI ANNUNCIANO LA SCOPERTA DELLO SCOOTER A GRAVITÀ, e più SOTTO: IL NUOVO PRINCIPIO RIVOLUZIONERÀ I SISTEMI DI TRASPORTO.

Martha si era levata a sedere, ora, e si tamponava gli occhi col fazzoletto bagnato. La faccia era gonfia e arrossata; i capelli spettinati.

— Avevo preso un sonnifero — disse, mentre le parole le uscivano a fatica di bocca. — Ho dormito per dodici ore, senza sentire la radio, niente. Mentre mi preparavo la colazione, ho dato un’occhiata al giornale. E lì… — La voce le si spezzò e poté solo indicare col dito. Ove annuì stancamente e si lasciò cadere su una poltrona.

— È vero? — domandò lei. — I giapponesi hanno la propulsione Daleth?

Lui annuì di nuovo.

Martha portò le mani al viso, affondando le unghie nella carne, e gridò:

— Sprecati! Tutti morti per niente! I giapponesi sapevano già tutto sull’effetto Daleth. L’avevano rubato! Nils e gli altri sono morti per niente!

— Calmatevi! — disse Ove, protendendosi e afferrandola per le spalle, mentre lei tremava tutta, in un’agonia di dolore. — Le lacrime non possono farlo tornare, né lui né gli altri.

— Tutte quelle misure di sicurezza… inutili… Il segreto è trapelato…

— Sono state le misure di sicurezza a ucciderli — disse Ove, con voce squallida come una notte d’inverno. — Uno spreco stupido, infinitamente stupido!

L’amarezza delle sue parole fece quello che la compassione non riusciva a fare: raggiunse Martha, la scosse. — Che cosa volete dire? — gridò, asciugandosi gli occhi col dorso della mano.

— Quello che ho detto. — Ove guardò il giornale con odio profondo, poi lo calpestò. — Non avevamo alcun segreto eterno, solo eravamo in anticipo sugli altri. Arnie e io cercammo di farlo capire a quelli del servizio di sicurezza, ma loro non hanno voluto sentire ragione. Evidentemente soltanto Nils e i suoi ufficiali sapevano delle cariche di esplosivo sulla nave. Se Arnie o io avessimo saputo, avremmo sollevato un putiferio e ci saremmo rifiutati di partire. È stato uno spreco di vite, una stupidità criminale!

— Che dite? — Martha era agghiacciata dalle sue parole.

— Soltanto questo. Solo gli uomini politici e gli agenti dei servizi di sicurezza credono nei Segreti con la S maiuscola. E forse i lettori di romanzi di spionaggio che parlano di immaginarie formule rubate. Ma madre natura non ha segreti. Tutto è lì, all’aperto, e lo si può vedere. Anche se a volte la risposta è complessa, oppure se bisogna saper dove cercare, per trovarla. Arnie se ne rendeva conto, e questa è una delle ragioni per cui aveva affidato la sua scoperta alla Danimarca. Qui poteva essere sviluppata più rapidamente perché noi possediamo il macchinario industriale pesante necessario a costruire la propulsione Daleth. Ma era solo questione di tempo; poi tutti ci avrebbero raggiunto. Una volta sentito che esisteva un effetto Daleth, avrebbero saputo esattamente ciò che dovevano cercare. Avevamo due cose in nostro favore. Parecchi scienziati di diverse parti del mondo sapevano che Arnie stava compiendo ricerche sulla gravità, erano in corrispondenza con lui e leggevano ciò che pubblicava nelle riviste scientifiche sui risultati dei suoi studi. Ma non sapevano un particolare: che esisteva un errore di impostazione. Lui se n’era accorto, ma non ha mai avuto il tempo di pubblicarlo. La vera scoperta dell’effetto Daleth è stata fatta attraverso i rilevamenti telemetrici del brillamento solare. I dati ottenuti erano stati distribuiti a tutti i paesi che collaboravano, ed era solo questione di tempo perché il nesso venisse notato. Noi quel tempo l’abbiamo avuto, quasi due anni, e ci ha dato il vantaggio di cui avevamo bisogno.

— Allora gli assassini, le spie…

— Tutto inutile. Il segreto dei servizi di sicurezza è di non lasciare mai sapere alla destra che cosa fa la sinistra. Un’organizzazione segreta cerca di carpire il segreto, mentre laboratori, pure segreti, cercano di elaborarlo. E una volta che tutti questi organismi segretissimi si mettono in movimento, è molto difficile fermarli. Ci sarebbe da ridere, se la cosa non fosse tanto tragica. Ho saputo finalmente l’intera storia… sono rimasto alzato tutta la notte con quelli dei servizi di sicurezza, che me l’hanno raccontata. Lo sapete quanti erano i paesi già avviati alla scoperta della natura dell’effetto Daleth, quando la nave è stata fatta esplodere? Ve lo dico io: cinque! I giapponesi credevano di essere i primi, e hanno chiesto il brevetto internazionale. La loro richiesta è stata respinta da quattro nazioni, perché precedenti richieste di brevetto erano state registrate in quei paesi e tenute segrete dai governi. Due di tali paesi erano la Germania e l’India.

— E gli altri due? — chiese Martha in un soffio, come se già conoscesse la risposta.

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