William Tenn
Gli uomini nei muri
L’Umanità era composta di 128 persone.
La densità di popolazione di quell’orda era tale che essa aveva da tempo stipato oltre una dozzina di cunicoli. Bande appartenenti alla Società Maschile, in pieno assetto di guerra, pattugliavano i corridoi più esterni: ventitré giovani maschi adulti, nel pieno del vigore e del coraggio, disposti in quei punti-chiave per sostenere il primo urto in caso di attacchi contro l’Umanità. Dipendevano dai capitani di banda ed erano a loro volta serviti da giovani iniziati.
Eric l’Unico era un iniziato appartenente a una di queste possenti formazioni. Per ora, era soltanto un aspirante guerriero, ma domani, domani…
Era il suo compleanno. Domani sarebbe andato a Rubare per l’Umanità. Niente paura: Eric era svelto e intelligente e sarebbe tornato, e al ritorno avrebbe abbandonato il perizoma degli adolescenti per sostituirlo con le aderenti fasce lombari di prode guerriero della Società Maschile.
Avrebbe potuto dire la sua al Consiglio dell’Umanità. Avrebbe potuto guardare le donne tutte le volte che ne avesse avuto voglia e le avrebbe potute anche avvicinare, e…
Stava avvicinandosi all’estremità del cunicolo, e stringeva in mano la punta di lancia che doveva aguzzare per suo zio. Lì cominciava un cunicolo delle donne, e alcune appartenenti alla Società Femminile erano intente a preparare il cibo rubato quel giorno stesso alla dispensa dei Titanici. Incantesimi e preghiere dovevano venire formulati con la massima precisione, altrimenti il cibo non sarebbe stato commestibile, non solo, ma sarebbe stato dannoso. L’Umanità era proprio fortunata: cibo in abbondanza a portata di mano e donne che conoscevano le formule magiche capaci di renderlo adatto agli uomini.
E che donne… Che splendide donne!
Per esempio, Sarah la Guaritrice che sapeva sempre distinguere quale cibo fosse commestibile e quale no. Rivestita solo dei lunghissimi capelli, mostrava ora i larghi fianchi, ora gli ampi seni: i più voluminosi di tutta l’Umanità. Aveva già avuto cinque figliate, di cui due del numero massimo. Che donna! Ma era la moglie di un capobanda, ed Eric non poteva nemmeno alzare gli occhi su di lei. Però, c’era sua figlia, Selma Pellemorbida, che forse avrebbe gradito le sue attenzioni. Portava ancora i capelli raccolti in una pesante crocchia, e solo fra un anno circa la Società Femminile l’avrebbe considerata un’iniziata, permettendole di avvolgere la sua nudità nei capelli lasciati liberi. No, era decisamente troppo giovane per uno che il giorno dopo sarebbe diventato un guerriero.
Un’altra ragazza attirò l’attenzione di Eric. Lei lo stava già osservando da un po’ di sottecchi. Era Harriet la Cantastorie, la figlia maggiore di Rita la Raccoglitrice di Ricordi, di cui avrebbe un giorno ereditato le mansioni. Snella e adorabile, portava i capelli sciolti, testimonianza della sua piena femminilità e riconoscimento del suo status professionale. Eric si era già accorto altre volte che Harriet lo guardava, specie nelle ultime settimane, mentre il giorno di quel Furto andava avvicinandosi. Sapeva che se tutto fosse andato bene (e non poteva essere altrimenti, lui non doveva pensare che potesse andare diversamente), lei avrebbe accolto con favore le sue proposte. Certo, Harriet aveva i capelli rossi, e secondo le tradizioni dell’Umanità era sfortunata. Avrebbe fatto fatica a trovarsi un compagno. Ma anche la madre di Eric aveva avuto i capelli rossi.
Ed era stata sfortunata. Sfortunata al punto da coinvolgere nella disgrazia anche il suo compagno. Tuttavia, Harriet la Cantastorie era una persona importante, nella tribù, per la sua età. Ed era anche bella. E soprattutto, non lo sfuggiva. Anzi…
«Guardate Eric!» esclamò qualcuno alle sue spalle. «Sta già cercandosi una compagna. Ehi, Eric, non porti ancora le fasce. Prima devi rubare. Poi penserai ad accoppiarti.»
Eric si voltò di scatto, interrompendo bruscamente le sue fantasie.
Il gruppo di giovani che si addossava al muro del cunicolo della sua banda, stava ridendo alle sue spalle. Erano tutti adulti, tutti avevano già compiuto il Furto. Socialmente, erano suoi superiori. Non poteva difendersi se non con un comportamento freddo e dignitoso.
«Lo so» disse. «Prima il Furto, poi…»
«Non è detto» lo interruppe uno dei giovani soppesando la lancia con finta noncuranza. «Alcuni non riescono ad accoppiarsi. Dopo il Furto, bisogna convincere una donna che sei un uomo. E alcuni fanno molta fatica a convincerle, Eric l’Unico.»
Scoppiò un’altra risata più fragorosa della prima. Eric si fece di brace. Come osavano ricordargli la sua nascita? E proprio quel giorno? Proprio mentre lui si preparava a Rubare per l’Umanità.
Lasciò cadere nella sacca la pietra appuntita, e agitò la lancia dello zio. «Per lo meno, quando avrò trovato una donna, resterà mia, Roy il Corridore» ribatté. «Non sarà sempre pronta ad accettare le offerte di tutti i maschi della tribù.»
«Piccolo sporco bastardo!» ruggì Roy il Corridore, balzando verso di lui con la lancia pronta a colpire. «Vuoi che ti faccia un buco nella pancia? La mia donna ha partorito due figlie mie, e belle grosse, anche. Di cosa saresti stato capace tu, sporco figlio unico?»
«Sì, due figliate, ma non da te» replicò con disprezzo Eric, mettendosi in guardia. «Se il padre sei tu, vuol dire che i capelli biondi del capo sono contagiosi come gli orecchioni.»
Una mano possente afferrò Eric per le spalle e lo sollevò di peso. Un calcio lo colpì con tal vigore da farlo ruzzolare di qualche passo. Quando ritrovò l’equilibrio si volse, brandendo inferocito la lancia. Era così infuriato che si sentiva pronto a combattere contro tutta l’Umanità. Ma non contro Thomas il Distruggitrappole, non contro suo zio, il più grande di tutti gli uomini. Con aria colpevole, arretrò fino alla nicchia dove erano conservate le armi della banda e vi depose la lancia di suo zio.
«Cosa ti piglia, Roy?» stava chiedendo Thomas. «Volevi venire alle mani con un non iniziato? Dov’è finito il tuo spirito di banda? Ci mancherebbe che il nostro effettivo si riducesse da sei a cinque! Risparmia la tua lancia per gli Stranieri, o se sei tanto coraggioso, per i Titanici.»
«Non avevo nessuna intenzione di combattere con lui» rispose Roy, ancora turbato. «Ma quel ragazzo è troppo insolente, e volevo punirlo.»
«Puoi punirlo con l’asta della lancia. E poi, non dimenticare che questa è la mia banda e tocca a me punire. Adesso, muovetevi! Dovete prepararvi per il consiglio. Baderò io al ragazzo.»
Tutti gli ubbidirono, e si allontanarono senza voltarsi. La banda del Distruggitrappole era famosa in tutta l’Umanità per la disciplina. Eric era fiero di farne parte. Ma essere chiamato ragazzo davanti agli altri… Però, a pensarci bene, meglio «ragazzo» che «figlio unico». Figlio unico equivaleva quasi a bastardo… figlio di una donna che non era mai stata accettata completamente dalla Società Femminile. Espose il suo problema allo zio che stava ispezionando le armi raccolte nella nicchia.
Il guerriero si volse, incrociò le braccia possenti sul petto muscoloso, e dopo averlo fissato a lungo, disse: «Eric, Eric, non ci pensare. Tuo padre era un uomo famoso. Lo chiamavano Eric l’Uragano della Dispensa, Eric il più gran Ladro dell’Umanità. È stato lui a insegnarmi tutto quello che so. Si sposò una volta sola. Tu sei il suo unico figlio, e devi esserne fiero. Non pensare ad altro. E adesso, aiutami a sistemare le armi.»
Eric ubbidì, ma dopo un poco tornò alla carica. «Però» disse «se mio padre si fosse unito ad altre donne, almeno non sarei Eric l’Unico.»
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