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William Tenn: Gli uomini nei muri

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William Tenn Gli uomini nei muri

Gli uomini nei muri: краткое содержание, описание и аннотация

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Una vita da topi, una vita da scarafaggi: così si diceva degli ebrei chiusi nei ghetti dell’Europa Centrale, dei popoli schiacciati dall’occupazione nazista. Ma qui, su questa Terra invasa da strapotenti, invincibili, torreggianti mostri, la vita da scarafaggi è, per l’uomo, una realtà letterale. Tribù nomadi ormai ridotte allo stato primitivo si aggirano in un groviglio di cunicoli, condotti, gallerie; il loro stato normale è il terrore, il loro unico scopo e sopravvivere fino a domani; il loro universo è quello cieco e senza speranza degli insetti, degli infimi parassiti che infestano le crepe e i segreti passaggi dei muri di casa. Ma c’è, in questa esistenza disperata, una tenacia, un accanimento, un coraggio che gli insetti non conoscono. Non è facile liberarsi, una volta per tutte, dei fastidiosi e formicolanti terrestri...

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Davanti a Eric camminava Roy il Corridore, con la sua caratteristica andatura da marciatore. Primo della fila era Thomas. Eric, naturalmente non poteva vederlo, ma sapeva che procedeva cauto eppure sicuro, girando di continuo la testa a illuminare i bui recessi del cunicolo con la lampada che portava legata alla fronte, un paio di selci affilate strette nei pugni possenti, pronto a servirsene non appena fosse stato necessario.

Quello sì che era un uomo! Essere uomo significava partecipare sempre a spedizioni come quella, spedizioni piene di pericolo ma destinate al bene dell’Umanità. E al ritorno, trionfante e vittorioso, l’uomo avrebbe trovato le donne ad accoglierlo con la danza di benvenuto, pronte a porgergli rinfreschi, ad alleggerirlo dai pesi, a rendersi utili in tutti i modi. E poi, dopo avere mangiato, bevuto ed essersi riposato, avrebbe partecipato alla danza degli uomini, nel corso della quale avrebbe cantato alla tribù le sue imprese, narrando in tutti i particolari i pericoli in cui era incorso, le cose strane e misteriose che aveva visto.

Le cose che aveva visto! E lui, Eric, nella sua qualità di “Occhio” avrebbe forse avuto il diritto di un assolo di danza tutte le volte che ci fosse stato da descrivere qualcosa di particolarmente curioso. E tutte le donne lo avrebbero guardato ammirate mormorando: Eric l’Occhio! Che guerriero! Che compagno per la fortunata che lui sceglierà!

«Ehi, tu, maledetto sognatore d’un figlio unico!» gridò la voce di Roy il Corridore, invisibile oltre la svolta del” cunicolo. «Vuoi muoverti e badare ai segnali, invece di dormire in piedi? Questa è una spedizione nel territorio dei Titanici, non una passeggiata nel quartiere delle donne. Vuoi stare all’erta? Il capitano ha fatto passare parola che ti vuol parlare.»

Fra i sogghigni e le risate di quelli che lo precedevano, e maledizione, anche dell’apprendista che lo seguiva, Eric afferrò la torcia e avanzò verso la testa della colonna. Ogni uomo che lui sorpassò gli chiese il nome della donna che occupava i suoi pensieri, insistendo per scendere nei particolari. E poiché Eric, imbarazzatissimo, teneva la bocca chiusa, ognuno sbrigliò la propria fantasia nei commenti più salaci. Anche l’accoglienza di suo zio non fu molto più gentile: «Eric l’Occhio!» esclamò con sarcasmo. «Eric l’Occhio chiuso, così ti dovresti chiamare, se non decidi di svegliarti. Adesso mettiti al mio fianco e cerca di fare onore davvero al tuo nuovo nome. Questi cunicoli sono pericolosi, e io non ho la vista acuta come la tua. Inoltre devo dirti alcune cose.» Si volse, e, al guerriero che veniva dopo di lui, ordinò: «Distanziatevi! Dovete marciare a distanza di un lancio d’asta l’uno dall’altro.» Poi tornò a rivolgersi a Eric. «Bene. Così possiamo parlare senza che nessuno ci senta. Mi fido dei miei uomini, ma la prudenza non è mai troppa.»

Eric annuì, sebbene non avesse la minima idea di quello di cui voleva parlargli suo zio. Comunque, Thomas il Distruggitrappole era il miglior guerriero dell’Umanità e bisognava fidarsi di lui.

Marciavano affiancati. La luce emessa dalla strana sostanza luminosa della torcia di Eric e della lampada di Thomas accendeva di un bagliore giallastro i muri, il pavimento, il soffitto ricurvo dei cunicoli. Viste dal centro del cunicolo, le pareti parevano fatte di una sostanza morbida e spugnosa, ma Eric sapeva invece quale fatica immane costasse scavarvi sia pure solo una nicchia. Due uomini robusti impiegavano oltre due periodi di veglia e di riposo per scavarne una sufficiente a contenere un piccolo deposito di armi.

Che origine avevano i cunicoli? Alcuni dicevano che erano stati scavati dagli antenati all’inizio della lotta contro i Titanici. Altri sostenevano invece che i cunicoli erano sempre esistiti, in attesa che l’Umanità li trovasse e ne facesse la sua dimora.

Si stendevano in tutte le direzioni, dritti, curvi, diramandosi e biforcandosi bui e silenziosi, finché gli uomini non li ridestavano col rumore dei loro passi e non li illuminavano con il chiarore delle loro lampade e delle loro torce. Eric sapeva che i cunicoli che stavano percorrendo portavano al territorio dei Titanici: li aveva già percorsi più volte, come umile apprendista portatore di armi, quando suo zio e la sua banda si recavano a fare scorrerie per procurare il cibo necessario al sostentamento dell’Umanità. Altri corridoi portavano in altri luoghi, ancora più strani e pericolosi. Ma esistevano posti in cui non c’erano cunicoli?

Che strana idea! Perfino i Titanici vivevano in cunicoli, nonostante la loro mole gigantesca. Ma una leggenda narrava che uh tempo l’Umanità viveva fuori dai cunicoli, fuori dai corridoi che si biforcavano. Dove aveva vissuto, dunque? Il solo pensarci dava a Eric le vertigini.

Giunsero a una biforcazione, e Thomas chiese al nipote quale delle due strade dovesse prendere.

Eric indicò senza esitare la diramazione di destra.

Thomas il Distruggitrappole annuì soddisfatto. «Vedo che hai buona memoria» disse, incamminandosi nella direzione indicata da Eric. «Per essere un buon Occhio occorrono due cose: memoria e istinto. Solo queste permettono di scegliere la via migliore da seguire. Nelle spedizioni in cui mi hai accompagnato ho notato che tu possiedi anche la seconda qualità. È per questo che ho detto alle donne, a Rita e a Ottilie, il nome che avrebbero dovuto importi. Eric l’Occhio, ho detto. Cercate una visione che possa adattarsi a questo nome, ho detto.»

Eric rimase talmente sbalordito che per poco non si fermò.

«Sei stato tu a scegliere il mio nome? Hai detto tu che dovevano scegliere una visione adatta per me?»

Lo zio scoppiò a ridere. «È successo lo stesso quando Ottilie l’Aùgure si è messa d’accordo con Franklin per dire che lui era destinato a diventare il nuovo capo. Lui lo sarebbe diventato, e in cambio l’avrebbe scelta come Prima Moglie, e lei sarebbe diventata automaticamente capo della Società Femminile. Al giorno d’oggi la religione e la politica si mescolano sempre, Eric. Non viviamo più nei tempi antichi in cui la Scienza ancestrale era vera e santa e funzionava a dovere.»

«Ma funziona ancora, no?» chiese Eric in tono quasi supplichevole.

«Non essere sciocco. Certo che funziona. Senza il cerimoniale di rito non oseremmo mai intraprendere una spedizione. Ma non funziona abbastanza, non è abbastanza forte… non è forte come la Scienza titanica. La Scienza titanica funziona a dovere per i Titanici, e funzionerà anche per noi. È qui che entri in gioco tu.»

Eric dovette fare uno sforzo per ricordare che suo zio era un capitano esperto, un guerriero valoroso. La protezione e il consiglio di Thomas il Distruggitrappole avevano fatto di lui, figlio unico e orfano disprezzato da tutti, un giovane alle soglie della piena virilità. Era stata davvero una fortuna per lui che nessuno dei figli delle due mogli di Thomas fosse giunto all’età dell’iniziazione. E aveva ancora molto da imparare da quell’uomo.

«Fra poco» stava dicendo Thomas il Distruggitrappole, tenendo sempre d’occhio i profondi recessi del corridoio che si stendeva davanti a loro, «quando saremo arrivati nei cunicoli dei Titanici, ci entrerai da solo, naturalmente.»

Naturalmente ripeté tra sé Eric. C’era forse un altro modo per commettere il primo Furto? La prima volta che si andava a rubare nel territorio dei Titanici, bisognava agire da soli per dimostrare la propria virilità e il proprio coraggio, nonché il grado di fortuna personale di cui si godeva. Quello non era uno dei normali furti commessi dalle bande per rubare viveri e oggetti utili all’Umanità. Nel corso di queste spedizioni, ogni guerriero poteva contare sull’aiuto e sull’appoggio di tutti i compagni, e sapeva che anche tutti gli altri avevano già dato prova del loro coraggio compiendo da soli il primo Furto.

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