La Primo Detec Gauthier, facilmente riconoscibile dal casco a bolla, aveva avuto di sicuro una chiara visuale di Hanuman in grembo ad Accolito. Lo Kzin agganciò un cavo alla tuta pressurizzata di Hanuman, come per impedire al Sospeso di allontanarsi. I due smontarono e si unirono a Louis. Gauthier si sistemò davanti a loro.
— Mi sento piccolo — disse Accolito, a disagio.
Così vicino al foro, il pavimento era lucido per l’esplosione di antimateria: scrith informe, semitrasparente e liscio, artificiale e infinito. Louis e i suoi compagni erano minuscoli. Louis non aveva avuto quell’impressione, finché lo Kzin non l’aveva espressa.
— EL Accolito, EL Luis — disse Gauthier, usando la forma di cortesia anche se né Accolito né Luis Tamasan potevano essere registrati come Entità Legali — vi presento il detec Oliver Forrestier e la EL Wembleth. Io sono la detec Roxanny Gauthier. — Aveva addolcito le maniere.
Il detec Forrestier, secondo ufficiale di volo, era grosso e pallido, forse un abitante della Fascia cresciuto in ambiente a bassa gravità. Aveva ricci color ruggine tagliati corti, come Gauthier. Sorrise e toccò il guanto con l’uomo e poi con lo Kzin. — Lieti di trovarvi — disse.
— Potete prendere Wembleth al posto nostro? — disse Gauthier. — Non abbiamo spazio.
— È una nave per tre persone — spiegò Forrestier.
— Cos’è Wembleth? — chiese Louis. — Un indigeno?
Wembleth era rimasto più indietro. Non pareva infastidito di far rotolare un pallone camminandovi dentro, ma non poteva certo correre. Quando cercò di fermarsi, il pallone continuò a muoversi. Wembleth cadde e si rialzò senza imbarazzo. Forse era collegato e ascoltava, ma restava in silenzio.
— L’abbiamo trovato dove l’aria si rarefaceva — disse Forrestier. — Cadaveri e cunicoli schiacciati tutt’intorno a lui. Riconoscete il tipo?
— La sua specie? — disse Louis. Esaminò Wembleth.
Wembleth batté le palpebre, come se provasse fastidio per la luce, ma incrociò lo sguardo di Louis senza trasalire. Era venti centimetri più basso di Louis, sul metro e sessanta. Portava abiti di stoffa, brache e un’ampia camicia con tasche applicate, color sabbia. Era scalzo, con piedi grandi e callosi e unghie puntute che parevano armi. Aveva pelle più scura di Louis e più chiara di Roxanny Gauthier, piena di rughe nelle mani, faccia e collo. Spessi peli bianchi e neri gli nascondevano gran parte del viso. Gli ornamenti azzurri a volute sulla fronte e sulle guance erano forse tatuaggi rituali o frutto di evoluzione mimetica naturale. Wembleth sorrideva, interessato, mentre una qualsiasi persona normale probabilmente si sarebbe rincantucciata per il terrore.
— Non conosco questa specie particolare — disse Louis. Non aveva incontrato indigeni nel raggio di centinaia di milioni di miglia, ma lo tenne per sé: ancora non aveva deciso quanto Luis Tamasan avesse viaggiato. — Nel Ringworld ci sono migliaia di specie ominidi, forse decine di migliaia, per la maggior parte intelligenti. Wembleth rientra nella media della corporatura. Anche il colore della pelle è molto comune. I denti… — Wembleth sorrise e Louis trasalì.
I denti di Wembleth erano guasti e scoloriti. Quattro mancavano. Però c’erano ancora tre canini. Louis chiese: — Carnivori?
Detec Gauthier si strinse nelle spalle. — Gli abbiamo dato una tavoletta delle razioni standard. C’è anche una taratura per carne cruda, ovviamente, nel caso che ci capiti un prigioniero kzinti. Ha mangiato un po’ di quella.
— Allora possiamo nutrirlo — disse Louis. — Anche se la sua ecologia è morta.
— Bene — disse Forrestier. — Un’altra cosa. Ditemi tutto ciò che potete su questo. — Mosse le braccia a indicare la zona intorno.
“La catena montuosa comparsa all’improvviso” pensò Louis. La prima domanda ovvia, eppure non aveva preparato una risposta. Improvvisò. — L’abbiamo vista scendere. Su cose di questa scala, la scala del Ringworld, nemmeno i miei genitori hanno molto da dire. Chiron ci ha mandati ad apprendere di più.
— Chiron?
— Portò qui mio padre. Un burattinaio.
— Ah. Vieni qui, Luis. — Si diresse verso il foro, lontano un paio di metri. Louis si mise a seguirlo. Forrestier si fermò, punta dei piedi troppo vicina al bordo. Da lì il foro era ancora un abisso senza fondo, del diametro di dieci o quindici miglia. In diminuzione. Era difficile mantenere a fuoco il bordo: quando Louis mosse la testa, il bordo divenne confuso e luccicò di luce tremula.
— È normale? — chiese Forrestier.
— Non ho mai guardato in uno strappo nel pavimento del mondo — disse Louis. — Mette paura. — Non era una bugia vera e propria. Aveva visto il cratere Pugno-di-Dio… ma “Luis” no.
Gauthier disse: — Bene, pare che si ripari da solo. Avviene sempre? Nel corso degli anni abbiamo visto alcune di queste tempeste a clessidra esaurirsi. Crediamo che siano fori e perdite d’aria.
Louis corrugò la fronte, assumendo l’espressione di chi non capisce. Ricordò una parola di zone molto lontane, usata per “stregone”, ma che significava “Difensore”. — Vashneesht — disse. — Ci sono segreti che non conosceremo mai.
— Oliver — disse il detec Gauthier — vieni via da lì! Luis, Accolito, rizziamo una tenda?
Roxanny e Oliver portarono fuori della camera d’equilibrio un pacco voluminoso. Lo deposero sullo scrith e lo ormeggiarono grazie ai bordi adesivi. La tenda si gonfiò da sola, torcendosi e cercando di rotolare, perché ovviamente l’adesivo non faceva presa sullo scrith. Roxanny lasciò Oliver a sbrigarsela con quel problema e andò al modulo cucina.
Oliver vide che cosa faceva ed esplose: — EL Gauthier, sei schizza? Non possiamo perderlo!
— Se ne facciamo a meno per qualche ora viviamo lo stesso.
— Perché hai cercato di dare via Wembleth? Un nativo del Ringworld! È una scoperta fantastica.
— Wembleth è un tesoro, d’accordo. Rimpiango di non poterli prendere entrambi, ma lui è pur sempre un semplice indigeno. Non sa abbastanza. Voglio Luis Tamasan! Prenderei lo Kzin, se potessi sistemarlo sulla nave, ma non posso, perciò prima lo interrogheremo.
— Roxanny, è sempre uno Kzin!
— Hai paura? È solo un ragazzo. Tutt’e due sono ragazzi. I loro genitori erano sul Ringworld prima della Flotta e i ragazzi ne avranno sentito parlare da quando sono nati.
Oliver rifletté. — Cosa faranno i loro genitori per riaverli?
— Forse scopriremo anche questo, quando sapremo tutto quello che sanno. — Sorrise. — Ollie, hai visto l’espressione sul viso di Luis? Pareva…
Oliver aveva visto e mostrò nella voce il proprio risentimento. — Sì, pareva che non avesse mai visto una donna, prima. D’accordo, Roxanny, fa’ a modo tuo. Strisceremo nella tenda insieme con uno Kzin e per la legge di Finagle lui sarà il primo a nutrirsi! Ma abbiamo ottenuto più dati di quanti dovevamo raccogliere e il problema adesso è riportarli a casa!
Quelli della ARM erano impegnati a rizzare la tenda. Nessuno guardava Louis, quando la miniatura di Armonista saltò fuori sul cruscotto. — Ho urgente bisogno di sapere se il sistema di tessitura funziona — disse il difensore. — Il foro si riduce? Quali drastiche decisioni devo prendere per salvare qualcosa? Vi devo avvertire di stare attenti a non cadere nel foro.
Louis si domandò se la Snail Darter o la nave madre origliavano. La linea era privata, ma le piccole teste di ologramma erano visibili. Louis rispose rapidamente: — Il foro si sta chiudendo. Si sta chiudendo davvero. Abbiamo compagnia. — Spense lo schermo olografico. Ora Armonista poteva solo ascoltare.
La tenda si era gonfiata, formando un tubo con una grossa camera d’equilibrio, una nicchia per attrezzature da vuoto, un ambiente da soggiorno e argentee pareti che nascondevano di sicuro un gabinetto. Gauthier da dentro e Forrestier da fuori aiutarono gli altri a entrare.
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