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Jack Vance: Il Faleno lunare

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Jack Vance Il Faleno lunare

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Vance riesce a dispiegare tutto il proprio talento anche nello spazio di un racconto. Perfetto esempio («The Moon Moth», 1961) emblematica avventura di un maldestro inviato terrestre su un mondo nel quale è la maschera — stavolta in senso letterale — che si porta sul viso a esprimere e conferire lo status sociale, aristocratico per le più eleganti e sfarzose, misero per le più semplici e povere, e dove quindi girare a volto scoperto desta più scandalo di qualsiasi nudità L’uomo, intrappolato in un intrigo science-mistery, scoprirà sulla propria pelle quanto il potere di queste maschere, cioè del ruolo sociale che rappresentano, sia sottilmente in grado di plasmare l’identità di colui che le porta, e persino i disegni del suo fato. Un’allegoria che ha poco da invidiare a Pirandello…

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Thissell ispezionò la maschera senza entusiasmo. Era fatta di pelliccia color topo; c’era un ciuffo di pelo ai due lati del buco che serviva da bocca, dalla fronte spuntavano un paio di antenne simili a piume. Dei lembi di merletto bianco penzolavano dalle tempie e, sotto gli occhi, c’era una serie di pieghine rosse, che creavano un effetto lugubre e comico a un tempo.

Thissell chiese:

— Questa maschera rappresenta un qualche grado di prestigio?

— Non granché.

— Dopo tutto, sono un Rappresentante Consolare — disse Thissell. — Io rappresento i Pianeti Patria, cento miliardi di persone…

— Se i Pianeti Patria vogliono che il loro rappresentante indossi una maschera da Conquistatore del Dragone Marino, allora devono mandare un uomo del tipo Conquistatore del Dragone Marino.

— Capisco — disse Thissell con voce sottomessa. — Be’, se devo proprio…

Rolver distolse educatamente lo sguardo mentre Thissell si sfilava il Conquistatore del Dragone Marino e indossava il più modesto Faleno Lunare. — Suppongo che potrò trovare qualcosa che sia un po’più adatto in una delle botteghe — disse Thissell. — Mi hanno detto che uno deve solo andare in una bottega e servirsi, è vero?

Rolver esaminò Thissell in maniera critica. — Quella maschera — almeno per adesso — è perfettamente adatta. È abbastanza importante non portar via niente da una bottega fino a quando non si conosce lo strakh dell’articolo desiderato. Il proprietario perde prestigio se una persona di basso strakh si prende gratuitamente la cosa più bella della bottega.

Thissell scosse il capo, esasperato. — Non mi hanno spiegato niente di tutto questo! Sapevo delle maschere, certo, e dell’integrità degli artigiani, ma questa insistenza sul prestigio, o strakh, come diavolo è…

— Fa lo stesso — disse Rolver. — Tra un anno o due comincerà a imparare il sistema. Immagino che lei parli la lingua?

— Oh, sì, certo.

— E quali strumenti suona?

— Be’… Mi è sembrato di capire che andasse bene qualsiasi piccolo strumento, o che bastasse anche soltanto cantare.

— Molto impreciso. Soltanto gli schiavi cantano senza accompagnamento. Le suggerisco di imparare i seguenti strumenti il più in fretta possibile: l’ himerkin, per i suoi schiavi. Il ganga per la conversazione tra amici o con uno che è leggermente a lei inferiore nello strakh. Il kiv per i comuni contatti casuali. Lo zacinko per discussioni più formali. Lo strapan o il krodatch per quelli che le sono socialmente inferiori: nel suo caso, solo se vuole insultare qualcuno. Il gomapardo[5] Gomapardo: uno dei pochi strumenti elettrici usati su Sirene. Un oscillatore produce un suono simile all’oboe, che viene modulato, smorzato, vibrato, alzato e abbassato tramite quattro tasti. o il doppio kamanthil[6] Doppio kamanthil: uno strumento simile al ganga, solo che i toni sono prodotti torcendo e inclinando un disco di pelle resinata contro una o più delle quarantasei corde. per le cerimonie. — Ci pensò un momento. — Sono assai utili anche il crebarin, il liuto ad acqua e lo slobo… Ma forse è meglio che prima impari gli altri strumenti. Almeno le daranno la possibilità di una rudimentale comunicazione.

— Non sta forse esagerando? — suggerì Thissell. — O magari scherzando?

Rolver emise una risata saturnina. — Niente affatto. Per prima cosa lei ha bisogno di una casa galleggiante. Poi vorrà anche degli schiavi.

Rolver condusse Thissell dal campo di atterraggio ai moli di Fan, una passeggiata di un’ora e mezzo lungo un piacevole sentiero ombreggiato da enormi alberi carichi di frutta, baccelli di cereali, vesciche di succo zuccherino.

— In questo momento — disse Rolver — ci sono solo quattro extra-sirenesi a Fan, contando anche lei. Ora la porterò da Welibus, il nostro agente commerciale. Credo che lui abbia una vecchia casa galleggiante che potrebbe fare al caso suo.

Erano quindici anni che Cornely Welibus risiedeva a Fan e aveva acquistato abbastanza strakh da poter portare la sua maschera Vento del Sud con autorità. Questa consisteva in un disco azzurro con incastonati lapislazzuli grezzi, circondato da un’aureola di luccicante pelle di serpente. Più sincero e anche più cordiale di Rolver, non solo procurò una casa galleggiante a Thissell, ma anche una serie di vari strumenti musicali e un paio di schiavi.

Imbarazzato da tanta generosità, Thissell balbettò qualcosa circa il pagamento, ma Welibus tagliò corto con un largo gesto. — Mio caro amico, questa è Sirene. Simili sciocchezze non costano nulla.

— Ma una casa galleggiante…

Welibus suonò un piccolo svolazzo cortese sul suo kiv. — Franco sarò, Ser Thissell. La barca è vecchia e un po’cadente. Io non posso rischiare di adoprarla; il mìo rango ne patirebbe. — Le parole erano accompagnate da una graziosa melodia. — Il rango a lei ancor non cale. Solo rifugio a lei serve, conforto e sicurezza dagli Uomini-notte.

— Uomini-notte?

— I cannibali che vagano per la costa dopo il tramonto.

— Ah, sì. Ser Rolver me ne aveva accennato.

— Orrenda cosa. Non ne parliamo affatto. — Un trillo impaurito uscì dal kiv. — Ora, gli schiavi. — Batté il disco azzurro della sua maschera con un dito, con fare pensoso. — Rex e Toby saranno al suo servizio. —

Alzò la voce e suonò un veloce ticchettio sul suo himerkin.

Avari esx trobu!

Apparve una schiava che indossava una dozzina di strette strisce di tessuto rosa e una raffinata maschera nera scintillante di lustrini di madreperla.

Fascu etz Rex ae Toby.

Apparvero Rex e Toby, che indossavano maschere larghe di tessuto nero e giustacuori rosso-bruni, Welibus si rivolse a loro con un risonante sbattimento dell’ himerkin, rallegrandoli affinché servissero bene il nuovo padrone, minacciandoli però di farli tornare, in caso contrario, alle loro isole native. Essi si prostrarono, cantando pegni di buon servizio a Thissell con voci morbide e acute. Thissell rise nervosamente e provò una frase in lingua sirenese. — Andate alla casa galleggiante, pulitela bene e portate a bordo il cibo.

Toby e Rex lo fissarono con gli occhi vuoti attraverso i buchi delle loro maschere. Welibus ripeté gli ordini con l’accompagnamento dell’ himerkin.

Gli schiavi si inchinarono e si allontanarono.

Thissell osservò gli strumenti musicali con sgomento. — Non ho la più pallida idea di come fare a imparare queste cose.

Welibus si rivolse a Rolver. — Che ne dice di Kershaul? Andrebbe bene per dare un’infarinatura base a Ser Thissell?

Rolver annuì solennemente. — Kershaul potrebbe farcela.

— Chi è Kershaul? — chiese Thissell.

— È il quarto del nostro piccolo gruppo di emigrati — replicò Welibus.

— Un antropologo. Ha letto Zundar la Splendida? Ritratti di Sirene? La gente senza volto? No? Peccato, tutti libri eccellenti. Kershaul ha un notevolissimo prestigio e credo che ogni tanto visiti Zundar. Porta un Gufo della Caverna, qualche volta un Vagabondo delle Stelle, o anche un Arbitro Saggio.

— Si è preso un Serpente Equatoriale — disse Rolver. — La variante con le zanne dorate.

— Davvero! — si meravigliò Welibus. — Bene, devo dire che se lo è meritato. Un buon amico, una brava persona davvero. — E cominciò a strimpellare il suo zacinko, pensoso.

Passarono tre mesi, con l’aiuto di Mathew Kershaul, Thissell si esercitò con l’ himerkin, il ganga, lo strapan, il kiv, il gomapardo e lo zacinko. Kershaul disse che il doppio kamanthil, il krodatch, lo slobo, il liuto ad acqua e diversi altri potevano aspettare fino a quando Thissell non si fosse impadronito dei sei strumenti base. Imprestò a Thissell le registrazioni di importanti conversazioni sirenesi in vari umori e con vari accompagnamenti, sicché Thissell poté imparare le convenzioni melodiche di uso corrente e perfezionarsi nell’eleganza dell’intonazione, nei vari ritmi, ritmi incrociati, ritmi composti, ritmi impliciti, ritmi eliminati. Kershaul diceva di trovare la musica sirenese uno studio affascinante e Thissell ammetteva che si trattava di una materia ancora tutta da scoprire.

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