«Da bambina cavalcavo quegli animali tutti i giorni» mi spiegò. «So come trattarli. Sono molto più docili di quanto non sembri. Oh, è stato bello tornare a cavalcare.»
«Landy!»
«Mi sembri arrabbiato.»
«Landy è stata una pazzia la tua. Potevi morire.»
«Ma non c’è nessun rischio quando sai come trattarli.»
«In ogni modo» gridai «non fare mai più una cosa simile!»
«Perché sei così in collera?» mi chiese. «Oh, sì, capisco. Tra i terrestri la moglie non fa mai una cosa simile. Ho fatto qualcosa che spettava all’uomo, vero? Mi vuoi perdonare? Mi perdoni?»
Le perdonai. Ma ci vollero tre ore di discussione per stabilire i complessi problemi morali della situazione. In definitiva, convenimmo che se una cosa del genere si fosse ripetuta, sarei stato io a domare la bestia.
La cosa non si ripeté. E noi passammo la luna di miele nella massima felicità. I sei mesi trascorsero, e il nostro matrimonio scadde. Al momento esatto della scadenza, Landy mi abbracciò e con dolcezza sussurrò la più sconcertante proposta che avessi mai sentita.
«Sposami ancora» mi disse.
Noi terrestri, ordinariamente, non facciamo cose simili. Sei mesi di matrimonio sono più che sufficienti, e quando finiscono, finiscono. Ma io amavo Landy con tutto il cuore, e lei, d’altra parte, mi propose una variante interessantissima. Per cui, alla fine, siamo andati davanti al registratore e abbiamo stipulato un nuovo contratto di sei mesi.
Ma questa volta abbiamo convenuto che il matrimonio sarà alla suvornese, e non alla terrestre. Per cui i due matrimoni non saranno consecutivi nello spirito, anche se lo sono nel tempo. Pare infatti che un matrimonio suvornese sia molto diverso da quello terrestre.
Diverso come?
Fra qualche mese ne saprò qualcosa di più. Io e Landy partiamo domani per Suvorn. Mi sono fatto cambiare i denti, per farle un piacere, ed è molto strano andare in giro con una bocca piena di aghi. Ma finirò certo con l’abituarmi. Uno deve sopportare dei piccoli inconvenienti nel dare e avere del matrimonio. Le cinque sorelle di Landy tornano sul loro pianeta con noi. Altre undici ci aspettano. Secondo il costume suvornese io sono sposato con tutte e diciassette; a parte ogni qualsiasi altra unione che possano aver contratta.
Così la moglie novantuno è anche la moglie novantadue, e sono diciassette in una volta, tutte dal profumo di melassa, con gli occhi d’oro, e deliziosamente magre. Che felicità. Che senso di pienezza umana. Mi chiedo a volte che cosa farebbe uno come me — così curioso nella vita e nello stesso tempo così rigido quanto a principi morali — se non ci fossero questi matrimoni interplanetari.