James Tiptree Jr. - Houston, Houston, ci sentite?

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Houston, Houston, ci sentite?: краткое содержание, описание и аннотация

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Al loro ritorno sulla Terra gli astronauti scoprono che le cose sono cambiate dalla loro partenza, e che il mondo è popolato solo da donne. L’uomo è considerato un pericoloso residuo del passato.
Vincitore dei premi Hugo e Nebula per il miglior romanzo breve
in 1977.

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— Maggiore Davis — dice Lady Blue. Fluttua diritta verso di lui, tutte lo fanno, avanti verso la pistola. Oddio. Sanno cos’è? — Ferme! — grida Lorimer. — Fate quel che dice, per l’amor del cielo. Quella è una pistola, può uccidervi. Spara proiettili di metallo! — Comincia a costeggiare le piante avvicinandosi a Dave. — Sta’ indietro!

Dave lo minaccia con l’arma. — Prendo il comando di questa nave, nel nome di Dio e degli Stati Uniti d’America.

— Dave, metti via quella pistola. Non vorrai ammazzare qualcuno?

Dave lo guarda, ruotando la pistola. — Ti avverto, Lorimer, vai là con loro. Geirr è un uomo, quando è sobrio. — Guarda le donne che gli si stanno ancora avvicinando, perplesse, e capisce. — Benissimo. Lezione numero uno: guardate questo.

Prende deliberatamente di mira le gabbie delle iguana e fa fuoco. C’è un botto e un sibilo. Una lucertola esplode, sanguinante. Voci che gridano, un forte trillo meccanico squilla sovrastando ogni cosa. — Una falla! — Due corpi sfrecciano verso l’uscita lontana.

Nella confusione, Lorimer vede Dave che, con calma, indietreggia verso il boccaporto, davanti a loro, la pistola pronta.

Lorimer nuota freneticamente verso la rastrelliera per tagliargli la strada. Cerca di afferrare un estintore, ma fallisce e rimane lì a scalciare nell’aria. L’allarme cessa.

— Starai lì finché non deciderò dove spedirti — annuncia Dave. Ha raggiunto il boccaporto, sta afferrando e girando il comando dell’enorme porta stagna. Succederà un disastro, capisce Lorimer. — Non farlo, Dave! Ascoltami. Ci ammazzerai tutti. — Il sentirsi così allarmato scuote Lorimer. Adesso sa a cosa servono tutte quelle dannate sfere, e ha terrore della morte. — Dave, ascoltami!

— Chiudi il becco! — La pistola oscilla verso di lui. La porta si muove. Lorimer mette un piede a terra. — Giù! È una bomba! — Con tutta la sua forza lancia la pesante bombola verso la testa di Dave, e si slancia a sua volta. — Attento! — E fluttua disperato, con mosse lente, sentendo la pistola che spara di nuovo e voci che gridano. Dave sbaglia il colpo. Sopra la sua testa gli spari sono violenti. Si china ad afferrargli i capelli. Gli arriva un duro pugno nello stomaco e, passando, una gamba di Dave gli sferra un calcio. Ma lui con un braccio gli serra la gola.

Il grande uomo saltella come un toro che scalpita in tutte le direzioni.

— Prendi la pistola. Prendila! — Corpi lo urtano incassando colpi.

Mentre il braccio di Lorimer perde forza, una mano gli serpeggia vicino posandosi sulla spalla di Dave. Sbattono entrambi contro il boccaporto, aggrovigliati. Il corpo di Dave cessa improvvisamente di resistere. Lorimer lo allontana da sé per liberarsi. Ne vede la faccia contorta inclinarsi lentamente indietro, fissandolo.

— Giuda!

Gli occhi si chiudono. È finita. Lorimer si guarda attorno. Lady Blue ha in mano la pistola e sta mirando in basso. — Mettila giù! — ansima senza respiro. Lei continua ad esaminarla.

— Ehi, grazie! — Andy-Kay ghigna ironicamente verso di lui, strofinandosi la mandibola. Sorridono tutti, parlandogli affettuosamente, tastando se stesse e i loro vestiti a brandelli. Judy Dakar ha un occhio che comincia a diventare nero. Connie tiene per la coda l’iguana spappolata.

Accanto a lui Dave fluttua respirando affannosamente. La sua faccia inebetita è rivolta verso il sole.

— Giuda… — Lorimer sente dentro di sé l’ultima difesa che si rompe, e la desolazione lo inonda.

Il mio capitano giace sul ponte…

Andy-che-non-è-un-uomo si avvicina e chiude bruscamente la cerniera della giacca di Dave. Poi, afferrandolo saldamente, lo trascina fuori. Judy Dakar li ferma, giusto il tempo di avvolgere la catenella del crocefisso attorno alla mano di Dave. Qualcuno ride senza ironia, mentre passano. Per un istante Lorimer torna con la mente al gabinetto dell’Evanston. Non ci sono più, quelle piccole, sghignazzanti ragazze. È tutto finito per sempre. Finito, come i compagni che lo aspettavano all’uscita per fare gli sbruffoni. Bud ha ragione, pensa. Niente conta più. Disperazione e rabbia lo martellano. Adesso sa quale pensiero lo minacciasse. Non la loro vulnerabilità: la sua!

— Erano bravi uomini — commenta, amaramente. — Non erano cattivi. Non sapete cosa vuol dire male: voi gliene avete fatto. Li avete distrutti facendogli quelle cose pazzesche. È stato interessante? Avete imparato abbastanza? — Cerca di sfoderare una voce accorata. — Tutti nutrono fantasie aggressive, ma loro non le avevano mai messe in atto. Mai, fino a quando voi non li avete avvelenati.

Lo osservano in silenzio. — Nessuno le ha — dice Connie alla fine. — Quelle fantasie, intendo.

— Erano bravi uomini — ripete Lorimer a mo’ di epitaffio. Si rende conto che sta parlando per tutti: per il padre di Dave, per la virilità di Bud, per se stesso, per Cro-Magnon, anche per i dinosauri, forse. — Sono un uomo, perdio, sì. Sono arrabbiato. Ne ho il diritto. Noi vi abbiamo dato tutto questo. Noi abbiamo costruito tutto. Noi abbiamo edificato la vostra preziosa civiltà, la vostra conoscenza, le comodità, le medicine, persino i vostri sogni. Noi vi abbiamo protetto. Abbiamo lavorato fino a farci cadere le palle per terra, mantenendo voi e i vostri figli. Era duro. Era una sanguinosa lotta senza soste. Eravamo forti. Abbiamo bisogno di esserlo, riuscite a capire? Riuscite a capirlo, perdio?

Allora silenzio. — Stiamo tentando — sospira Lady Blue. — Stiamo tentando, dottor Lorimer. Certo, abbiamo apprezzato le vostre invenzioni e la vostra capacità evolutiva. Trovo però che ci sia un problema. Da che cosa proteggevate la gente? Dagli altri uomini, non è vero? Ne abbiamo appena avuto una chiara dimostrazione. Voi siete riusciti a farci rivivere la storia. — I suoi rugosi occhi castani gli sorridono. Una vecchietta color tè che ha fra le mani un reperto archeologico. — Però la lotta è finita da molto tempo. È finita quando siete finiti voi. Non vi possiamo riportare liberi sulla Terra. Non abbiamo neppure un minimo di strutture adatte a persone con i vostri problemi emotivi.

— Inoltre — aggiunge Judy Dakar con partecipazione, — non pensiamo che sareste felici.

— Potremo clonarli — interviene Connie. — So che ci sono persone disposte ad offrirsi come madri. Forse i piccoli potrebbero essere migliori. Si può provare.

— Abbiamo già esaurito prima l’argomento. — Judy Paris sta bevendo dal serbatoio dell’acqua, si risciacqua la bocca e sputa nell’aiuola, guardando con apprensione Lorimer. — Dovremmo riparare quella falla. Di questo possiamo riparlare domani. E domani, e domani ancora. — Gli sorride, e senza farci caso si massaggia l’inguine.

— Sono sicura che molta gente vorrà vederli.

— Lasciateci su un’isola — dice Lorimer stancamente. — Su tre isole.

Conosce bene quell’espressione di preoccupata compassione. Sua madre e sua sorella avevano la stessa espressione quando un gattino malato era entrato nel loro cortile. Lo avevano confortato e nutrito teneramente, e lo avevano portato dal veterinario perché lo uccidesse col gas.

Una acuta, complessa nostalgia per le donne che conosceva, lo attanaglia.

Ginny, Dio buono! Sua sorella Amy. Povera Amy, era buona con lui quando erano bambini. La bocca gli trema.

— Quel che vi domandate — dice, — è quale contributo potremmo darvi, se accettaste il rischio di accoglierci con uguali diritti.

— Precisamente — conferma Lady Blue. Tutte gli sorridono sollevate, perché lui non sa di non esistere. — Penso che mi darete questo antidoto, adesso — dice. Connie fluttua verso di lui. Una grande donna col cuore in mano. Una donna completamente aliena. — Penso che gradiresti prenderlo in una «sfera».

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