Roger Zelazny - Il boia torna a casa
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- Название:Il boia torna a casa
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- Издательство:Nord
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- Год:1984
- Город:Milano
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in 1976.
Anche pubblicato come “Il vendicatore”, “Il canto del delfino”, “Il mio nome è Legione”.
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— È per suo fratello — risposi.
— Ebbene?
— Be’, mi chiedo se potrei entrare? È una cosa abbastanza complicata.
Aprì la porta. Ma invece di farmi entrare, uscì.
— Parliamone qui fuori — disse.
— D’accordo, farò in fretta. Vorrei solo sapere se le ha mai parlato di uno strumento su cui ha lavorato una volta, il Boia.
— Lei è un poliziotto?
— No.
— Allora perché le interessa?
— Lavoro per un’agenzia di investigazioni private che cerca di rintracciare alcune attrezzature una volta collegate al progetto. La cosa è evidentemente avvenuta in questa zona, e potrebbe rivelarsi abbastanza pericolosa.
— Mi aiuti a riconoscerla.
— Non ho elementi per farlo.
— Come si chiama?
— John Donne.
— E pensa che mio fratello prima di morire abbia rubato delle strumentazioni? Lasci che le dica…
— No. Non rubate — dissi. — E non penso che le avesse lui.
— E allora?
— Era… be’, una questione di natura robotica. A causa di un qualche addestramento che una volta Manny ricevette, potrebbe aver avuto un modo per ritrovarla. Avrebbe potuto perfino attirarla. Vorrei solo sapere se ne ha mai parlato. Stiamo cercando di rintracciarla.
— Mio fratello era un uomo d’affari molto rispettabile, e le accuse non mi piacciono. Specialmente poco dopo il suo funerale, non mi piacciono proprio. Penso che adesso chiamerò i poliziotti e lascerò che loro vi facciano qualche domanda.
— Solo un momento. Supponiamo che io le dica che abbiamo qualche ragione per ritenere che proprio questa strumentazione sia stata la causa della morte di suo fratello.
Arrossì violentemente ed i muscoli della sua mascella si indurirono. Non ero preparato al torrente di contumelie che ne seguì. Per un attimo pensai che stesse per saltarmi addosso.
— Aspetti un momento — dissi quando si fermò per respirare. — Che cosa ho detto ?
— O si prende gioco di un morto o è più stupido di quanto sembri a prima vista!
— Diciamo che sono stupido. Adesso mi spieghi il perché.
Aprì il foglio che teneva in mano, lo spiegò, trovò un articolo e me lo mostrò.
— Perché hanno preso l’assassino! Ecco perché — disse.
Lo lessi. Semplice, conciso, diretto. L’ultima edizione. Un indiziato aveva confessato. Nuove prove avevano confermato la sua confessione. L’uomo era detenuto. Un ladro sorpreso che aveva perso la testa ed aveva colpito con troppa forza, troppe volte. Rilessi più volte l’articolo.
Annuii restituendoglielo.
— Senta, mi dispiace — dissi. — Sinceramente non ne sapevo nulla.
— Se ne vada — disse.
— Certo.
— Aspetti un momento.
— Cosa?
— È la figlia di suo fratello quella che ha aperto? — chiesi. — Mi dispiace moltissimo.
— Anche a me. Ma so che suo papà non avrebbe mai preso i vostri maledetti strumenti.
Annuii e me ne andai.
Sentii la porta sbattere dietro di me.
Dopo cena, presi una stanza in un alberghetto.
Le cose erano improvvisamente diventate meno urgenti di quanto erano state fino a quel momento. Il Senatore Brockden sarebbe indubbiamente stato compiaciuto nel sapere che la sua stima iniziale dei fatti si era rivelata inesatta. Leila Thackery mi avrebbe rivolto un te-l’avevo-detto quando le avessi telefonato per dirle le novità, cosa che adesso mi sentivo obbligato a fare. Don avrebbe potuto decidere di interrompere o continuare le ricerche adesso che la minaccia si era attenuata. Sarebbe dipeso dai sentimenti del Senatore al riguardo, pensavo. Se l’urgenza non era più un argomento importante, Don avrebbe potuto decidere di continuare le ricerche da solo, riducendo drasticamente le spese. Mi sentivo di ottimo umore; mi ritrovai a fischiettare.
Più tardi composi il numero del motel di St. Louis dove avevo ancora recapito. Volevo sapere se c’era qualche messaggio da aggiungere al mio rapporto.
Sullo schermo comparve un volto di donna, sorridente. Mi chiesi se sorrideva sempre quando sentiva suonare un campanello, o se il riflesso si sarebbe estinto quando sarebbe andata in pensione.
— Airport Accomodations — disse. — In cosa posso servirla?
— Sono Donne. Sono registrato alla stanza 106 — dissi. — In questo momento sono fuori città. Ci sono dei messaggi per me?
— Aspetti un momento — disse, controllando qualcosa alla sua sinistra. Poi aggiunse: — Sì; ce n’è uno registrato. Ma è un po’ strano. È per qualcun altro, sotto la sua tutela.
— Sì? Di che si tratta?
Me lo lesse, e dovetti esercitare un forte autocontrollo.
— Capisco — dissi. — Grazie.
Lei sorrise di nuovo e mi salutò, dopo di che interruppe il collegamento.
Così Dave mi aveva letto dentro, dopo tutto… Chi altri avrebbe potuto avere quel numero ed il mio vero nome?
Bevvi una grande sorsata di liquore, poi cercai sull’agenda il nome di Dave. Controllai il suo numero… ce n’erano due, in effetti… e tentai di entrare in contatto con lui. Non ebbi fortuna.
D’accordo. Addio New Orleans, addio pace interiore. Questa volta chiamai l’aereoporto e feci una prenotazione. Poi terminai il liquore, mi sistemai, raccolsi la mia roba, e provai di nuovo.
Durante il volo di quel giorno avevo passato molto tempo a pensare a Teilhard de Chardin ed alle sue idee sulla continuità dell’evoluzione all’interno del regno dei manufatti, controbilanciandolo con Godei sulla teoria meccanica immaginando giochi epistemologici con il Boia, speculando, riflettendo, anche sperando che la verità stesse dalla parte del più nobile: che il Boia, senziente, fosse tornato, sano; che l’assassinio di Burns era stato qualcosa di completamente diverso e non dipendente dal Boia, un trionfo, un nuovo anello nella catena dell’esistenza… E Leila non era stata troppo scoraggiante per quanto riguardava le capacità del cervello a neuristori… Adesso, però, adesso che avevo problemi personali, anche la più toccante visione filosofica passava in secondo piano.
In conseguenza, il Boia era messo da parte e il torrente dei miei pensieri riguardava, principalmente, me stesso. C’era, naturalmente, la possibilità che il Boia fosse comparso realmente, che Dave l’avesse fermato e che poi avesse chiamato per fare rapporto come aveva promesso. Però, aveva usato il mio nome.
Non potevo fare molti progetti fino a quando, non avessi ricevuto la sostanza del suo messaggio. Non sembrava che un uomo dichiaratamente religoso come Dave si potesse improvvisamente dedicare a cose del genere. Daltra parte, era una creatura dagli entusiasmi improvvisi, ed aveva già avuto una conversione imprevedibile. Era difficile dirlo… La sua preparazione tecnica unita alle sue conoscenze sulla Banca dei Dati lo mettevano in una posizione insolitamente forte, se mai avesse deciso di ricattarmi.
Premetti il pulsante.
Il nastro cominciò a scorrere. Lo schermo rimase bianco. Percepii la voce di Dave chiedere di John Donne della stanza 106 e lo sentii dire che voleva registrare un messaggio, per qualcun altro, in tutela di Donne, che Donne avrebbe compreso. La ragazza gli chiese se voleva attivare anche lo schermo. Lui le disse di accenderlo. Seguì una pausa. Poi lei gli chiese di continuare. Ancora niente immagini. E nemmeno parole. La sua respirazione, ed un leggero ronzio. Dieci secondi. Quindici…
— … preso — disse infine, e citò il mio nome. — … Devo farti sapere che lo immaginavo, però… Non è stato per qualche manierismo particolare… Nessuna singola frase… solo lo stile generale… pensare, parlare… l’elettronica… tutto quanto… quando sono rimasto sempre più colpito dalla familiarità… dopo le domande di controllo sulla petrochimica… e la biologia marina… Vorrei sapere dove sei stato in realtà in tutti questi anni… Non so proprio immaginarlo. Ma ti volevo… far sapere… che non mi hai… ingannato.
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