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Robert Sawyer: L'equazione di Dio

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Robert Sawyer L'equazione di Dio

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Come si sono estinti i dinosauri? Domanda vecchia, per il lettore di fantascienza. E che ha avuto mille risposte. Nel caso di questo brillante romanzo, tuttavia, l’interrogativo è molto più complesso e andrebbe riformulato così: provata scientificamente l’esistenza di Dio, E soprattutto, perchè ha deciso di estinguere periodicamente le forme di vita superiori su tutti i mondi abitati? E’ l’assillo che tormenta Hollus, un ragno intelligente venuto dallo spazio che un bel giorno entra nel Royal Museum, a Toronto, e chiede di parlare con uno scienziato. Lo portano da Thomas Jericho, paleontologo, e l’aracnide rivela importanti informazioni sulle origini della vita. Non solo, ma propone alle menti migliori della Terra di unirsi in una ricerca che altri pianeti hanno già cominciato per loro conto, e che solo lo sforzo di tutte le intelligenze potrà coronare di successo. La domanda è infatti: che intenzioni ha il Creatore?

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— Esatto — disse l’alieno. — Per noi è stato facile studiare la flora e la fauna contemporanee, senza rivelare la nostra presenza; ma, come sai, i fossili ben conservati sono rari. Il modo migliore per soddisfare la nostra curiosità sull’evoluzione della vita su questo pianeta ci è sembrato quello dì chiedere il permesso di esaminare una collezione di fossili. Inutile reinventare la leva, per così dire.

Ero ancora sbalordito, ma non vedevo motivo di non collaborare. — Certo, puoi esaminare quanto vuoi i nostri esemplari; abbiamo di continuo visite di studiosi. Ti interessa un periodo particolare?

— Sì — rispose l’alieno. — Sono incuriosito dalle estinzioni di massa come svolta decisiva nell’evoluzione della vita. Cosa mi puoi dire in proposito?

Mi strinsi nelle spalle: era un argomento vastissimo. — Siamo a conoscenza di cinque estinzioni di massa nella storia della Terra — risposi. — La prima avvenne alla fine del periodo ordoviciano, forse 440 milioni di anni fa. La seconda, nel tardo devoniano, circa 365 milioni di anni fa. La terza, di gran lunga la maggiore, al termine del permiano, 225 milioni di anni fa.

Hollus mosse i peduncoli in modo tale che per un attimo i globi oculari si toccarono con un debole clic prodotto dal contatto del rivestimento cristallino. — Precisa / meglio / questa / terza / estinzione.

— In quel periodo scomparve forse il 96% delle specie marine e si estinsero i tre quarti delle famiglie di vertebrati terresti. Abbiamo avuto un’altra estinzione di massa nel tardo triassico, circa 210 milioni di anni fa. In quel caso abbiamo perduto un quarto delle famiglie, compresi tutti i labirintodonti; forse fu un evento cruciale per i dinosauri, creature come quella di cui reggi il cranio, che stavano per avere il predominio.

— Sì — disse Hollus. — Continua.

— Be’, 65 milioni di anni fa si verificò la più nota estinzione di massa, al termine del cretaceo. — Indicai di nuovo il cranio di Troodonte. — Proprio allora scomparvero dinosauri, pterosauri, mosasauri, ammoniti e altre specie.

— Questa creatura era piuttosto piccola — disse Hollus, sollevando il cranio.

— Già. Dal muso alla punta della coda, non più di cinque piedi. Un metro e mezzo.

— La sua famiglia ne comprendeva di più grossi?

— Oh, sì. I più grossi animali terrestri mai vissuti, in realtà. Morirono tutti in quell’estinzione, agevolando il predominio della mia specie, la classe dei mammiferi.

— In / cre / di / bi / le — dissero le bocche di Hollus. A volte l’alieno alternava intere parole, a volte solo sillabe.

— Perché?

— Come avete calcolato le date delle estinzioni? — disse Hollus, senza badare alla mia domanda.

— Ipotizziamo che tutto l’uranio sulla Terra si sia formato nello stesso periodo in cui si formò il pianeta, quindi misuriamo il rapporto dell’uranio-238 a fronte del prodotto del decadimento, piombo-206, e dell’uranio235 a fronte del piombo-207. Questo ci dice che il nostro pianeta ha 4,5 miliardi di anni. Allora…

— Bene — disse una bocca. — Bene — confermò l’altra. — Le date da voi calcolate dovrebbero essere precise. — Esitò. — Non mi hai ancora domandato da dove provengo.

Mi sentii un idiota. Hollus aveva ragione: probabilmente quella era la prima domanda che avrei dovuto fare. — Scusami — dissi. — Da dove provieni?

— Dal terzo pianeta di una stella che voi chiamate Beta Hydri.

Avevo frequentato un paio di corsi di astronomia mentre prendevo la laurea di primo grado in geologia e avevo studiato latino e greco… utili strumenti per un paleontologo. Hydri è il genitivo di Hydrus, il piccolo serpente d’acqua, una debole costellazione nei pressi del polo sud celeste. E Beta ovviamente è la seconda lettera dell’alfabeto greco: quindi Beta Hydri è la seconda stella in ordine di luminosità di quella costellazione, vista dalla Terra.

— E quanto dista da noi? — domandai.

— Ventiquattro dei vostri anni luce — rispose Hollus. — Ma non siamo giunti direttamente qui. Ormai viaggiamo da tempo e abbiamo già visitato altri sette sistemi solari. In totale abbiamo percorso finora 103 anni luce.

Annuii, ancora stupefatto; poi, accortomi d’avere ripetuto il cenno, spiegai: — Quando muovo su e giù la testa in questo modo, voglio significare: Sono d’accordo, sì, vai avanti.

— Lo so — disse Hollus. Accostò i globi oculari, producendo un clic. — Questo mio gesto ha lo stesso significato. — Rimase per qualche attimo in silenzio. — Ho già visitato nove sistemi stellari, ma il vostro è soltanto il terzo pianeta sul quale esiste vita intelligente. Il primo, è ovvio, è il mio e l’altro è il secondo pianeta di Delta Pavonis, una stella a circa venti anni luce dalla Terra, ma a soli 9,3 dal mio pianeta.

Delta Pavonis è la quarta stella in ordine di luminosità della costellazione Pavo, il Pavone. Mi pareva di ricordare che, come Hydrus, fosse visibile solo dall’emisfero meridionale.

— Anche nella storia del mio pianeta si sono verificate cinque grandi estinzioni di massa — riprese Hollus. — Il nostro anno è più lungo del vostro; esprimendo le date in anni terrestri, avvennero all’incirca 440, 365, 225, 210 e 65 milioni di anni fa.

Restai a bocca aperta.

— Anche Delta Pavonis II ha subito cinque estinzioni di massa — continuò Hollus. — L’anno di quel pianeta è un po’ più breve del vostro, ma facendo la conversione, anche quelle si sono verificate all’incirca 440, 365, 225, 210 e 65 milioni di anni fa.

Mi girava la testa. Trovavo già difficile parlare con un alieno; ma ascoltarne le assurdità era troppo. — Non può essere giusto — replicai. — Sappiamo che le estinzioni erano collegate a fenomeni locali. Quella al termine del permiano fu verosimilmente causata da una glaciazione da polo a polo; e quella al termine del cretaceo pare collegata all’impatto con un corpo celeste proveniente dalla cintura di asteroidi di questo stesso sistema solare.

— Anche noi imputavamo a fenomeni locali le estinzioni avvenute sul nostro pianeta. E i Wreed, così chiamiamo la razza intelligente di Delta Pavonis II, avevano spiegazioni che parevano collegate unicamente a circostanze locali. È stata una sorpresa scoprire che le date delle estinzioni di massa sui due pianeti corrispondevano. La somiglianza di un paio di date poteva essere una coincidenza, ma pare impossibile che tutte le estinzioni siano avvenute negli stessi periodi. Può darsi però che le nostre precedenti spiegazioni delle cause fossero inesatte o incomplete.

— Così siete venuti qui per determinare se la storia della Terra coincide con la vostra?

— In parte — disse Hollus. — E pare che coincida.

Scossi la testa.— Proprio non capisco come sia possibile.

Hollus depose con delicatezza sulla scrivania il cranio di Troodonte. Era abituato a trattare con cura i reperti fossili, lo si capiva subito. — Inizialmente la nostra incredulità è stata pari alla tua — disse. — Sul mio mondo e su quello dei Wreed, però, non c’è solo concomitanza di date. Sono simili anche gli effetti sulla biosfera. La maggiore estinzione di massa su tutti e tre i pianeti è stata la terza, quella che qui segna la fine del permiano. Da ciò che mi hai detto, pare che sui tre pianeti in quel periodo sia stata eliminata quasi tutta la biodiversità.

“Poi, l’evento che voi assegnate al tardo giurassico portò una sola classe di animali a dominare le nicchie ecologiche superiori. Qui furono le creature che chiamate dinosauri; sul mio pianeta, si trattò dei grandi pentapodi esotermici.

“L’ultima estinzione di massa, quella che per voi avvenne alla fine del cretaceo, pare abbia portato alla scomparsa di quella specie e alla comparsa della classe ora dominante. Sulla Terra sono stati i mammiferi a soppiantare i dinosauri. Su Beta Hydri III, gli octopodi endotermici come me hanno assunto la centralità nei confronti dei pentapodi. Su Delta Pavonis II, forme vivipare hanno occupato nicchie ecologiche un tempo dominate da ovipari.”

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