Giovanna Esse - Peccati Erotici Delle Italiane 2

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Peccati Erotici Delle Italiane 2: краткое содержание, описание и аннотация

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Ce ne stavamo sereni, io e mio marito, adesso soli nella nostra casa. Ci sono sempre piaciuti i giochi dell’amore: e questa è la migliore medicina per un matrimonio felice. Inoltre, e grazie a Dio, i nostri figli non vivono lontani, così, quasi ogni domenica, la casa si ripopola, con nostra grandissima gioia, visto che la famiglia si è arricchita con l’arrivo di un bel nipotino. Una famiglia perfetta! Non siamo gente ricca ma assai fortunata, abbiamo avuto il dono dell’amore reciproco e del rispetto. Ci vogliamo bene, siamo uniti, che cosa potremmo desiderare di più per vivere in pace?

E invece…

Invece eccomi qui, in posa, come una donnaccia, nella penombra della mia cucina, in attesa di ciò che non dovrebbe mai succedere… e che forse non accadrà , come spero con tutta la forza della ragione. Perché? E come si fa a spiegare perché? Non lo so nemmeno io; non ho giustificazioni morali, non ho alcuna teoria, nessuna filosofia che giustifichi quest’atto. Non me ne vogliate ma credo di essere qui, prostrata in questo stato, per amore, solo per amore. Da un paio d’anni lui ha ripreso “le ostilità ”. Proprio quando tutto sembrava finito, talmente lontano nel tempo, da farmi dubitare che fosse mai successo! Lui ci prova, di nuovo, e non è più un ragazzino… eppure fa cose che, se depauperate della loro componente erotica, si potrebbero persino considerare infantili. Cerca sempre il sistema migliore per abbracciarmi, per toccarmi, e non solo: mi viola i seni, se può farlo, o le cosce, o i piedi… sempre con una scusa, sempre approfittando di un sotterfugio, ma… amore mio, come potrei giudicarlo? Per me è lampante che, se fa così, non è per stuzzicarmi. Si nasconde sotto questi “mezzucci” perché non riesce, non resiste più. In tanti anni non si è ancora rassegnato… questo può significare una cosa sola: questo chiodo fisso, questo desiderio impuro ma incontrollabile gli starà rovinando la vita. Il mio ragazzo non è un maniaco. Non è uno sfigato; ha una vita serena, ha una bella ragazza vicino. Solo una bramosia più forte di una droga può ancora tenerlo legato alla sua vecchia madre. Una donna che adesso ha letteralmente il doppio dei suoi anni… non può essere attrazione; non può essere un’esigenza di sesso. Come un tarlo, questo desiderio malato se lo sta divorando il mio ragazzo. Ed io donna matura, esperta, spesso ritenuta persino saggia dai miei cari, non so trovare soluzione, non so dare spiegazione.

In questa cucina lustra che mi ha vista sposa fedele per tanti anni, potrei consumare un atto orrendo!

Mi sono decisa a muovere un primo, timido, passo per dare un segnale. Io ho trovato la sua traccia e sono certa che lui l’ha lasciata espressamente affinché la trovassi. Una settimana fa, i ragazzi sono stati a cena da noi. Alla fine della serata, tutti a casa; mio marito a letto, io da sola nel bagno, mi accingevo a far partire la lavatrice. Prendevo dalla cesta i panni asciutti e li passavo, uno per volta nel cestello, pronta a far partire il ciclo dei colorati. Mi sono accorta di avere le mani imbrattate, ma non era acqua, sembrava più sapone… strano. Spontaneamente feci il gesto che ogni donna avrebbe eseguito: portai le dita sotto il naso per sentire l’odore e… rabbrividii. Non potevo sbagliarmi, la mia mano era sporca di sperma. La scoperta fu talmente sorprendente e improvvisa che la prima sensazione che provai fu di repulsione. Mi ripresi e cercai di ragionare... Com’era possibile? Da dove proveniva quella roba? Di certo era stata deposta da poco, infatti era ancora liquida, un po’ collosa. Con molte precauzioni tirai fuori, uno per uno, i panni appena caricati. La sborrata, copiosa, era stata perpetrata in un paio di mutande: le mie, le nere. Erano piene, sporche di bianco. Non avevo alcun dubbio su chi fosse il colpevole. In quel momento il sangue mi salì alla testa, pensai mille cose, mille reazioni possibili. Lo chiamavo? Aspettavo il giorno dopo per essere sola? E cosa gli avrei detto? Ecco, lo sapevo, solo due parole… e ci saremmo capiti! “Ma sei impazzito!?” oppure qualcosa tipo, “Ebbene? Cosa credi di fare?” Ma il giorno dopo ero bloccata. Mi sentivo debole, inutile, indifesa e, soprattutto non avevo idea di come comportarmi.

Così, son passati i giorni, le emozioni non sono cambiate, affollando la mia mente, congelando la mia capacità di decidere, e così siamo arrivati a questo!

Oggi era il giorno propizio, siamo soli in casa: soli io e lui. Suo padre è fuori e tornerà solo dopodomani. L’ho fatto pranzare, come al solito. L’ho lasciato riposare sul divano, come fa da quando era un ragazzino. Ho rassettato tutta la casa; reso la cucina un brillante. Poi ho fatto la doccia e, con l’acqua, all’improvviso ho deciso di lavare via anche il mio ruolo di madre. Mi son rivestita come meglio ritenevo, come donna, lo ripeto, e non come madre. Devo ammetterlo, ma non me ne vergogno, mi sono vestita come avrei fatto per ricevere un amante segreto… Ma non per voluttà . Non so come andrà a finire, adesso, i minuti passano, scorrono lenti, centellinati dal vecchio orologio, sul frigorifero.

Senza ritorno

Quando sono tornata in cucina; lui guardava la TV. Era concentrato, sembra avermi ignorata. nei giorni passati, dopo la scoperta nel bagno, non ha dato segni. Niente di speciale, del tutto indifferente, ma io non ci casco: sono sua madre e non ci casco. E’ stato lui. L’ha fatto apposta e voleva che io, prima o poi, lo scoprissi. Il suo messaggio era forte, deliberato.

Ebbene, eccolo accontentato. Ho evitato di accendere la luce grande, ma solo i due faretti, incastonati nella cappa sul fornello. Gli ho girato le spalle e mi sono appoggiata al tavolo, come fossi lì, a pensare ai fatti miei.

Ma niente è “normale” questa sera. Io non vesto mai per casa come se dovessi uscire la sera. Non prendo mai una posizione del genere, in casa mia… E adesso aspetto. È quasi una sfida. Sono più di dieci minuti che sono là , comportandomi come se non ci fosse… Poi, all’improvviso, sento che qualcosa si muove. È lui! Resto ferma, non mi volterò, è deciso; lascerò che accada quel che accada, pur di spezzare quest’incantesimo maligno, in un modo o nell’altro.

Ha abbassato l’audio della Tele, lo sento che si aggira per la stanza, sembra indeciso. Si muove come un gatto attratto da un boccone succulento ma anche pauroso di essere sorpreso sul più bello. È circospetto… di certo non sa cosa pensare: chissà quante volte ha sognato un momento simile ma, probabilmente, lui stesso, ora che il sogno potrebbe avverarsi, è abbastanza scettico, incredulo.

Ha spento la luce. Ora la stanza è illuminata solo dagli sbalzi soffusi, lontani, del televisore a LED. Lo sento alle spalle, si è avvicinato, percepisco la sua presenza ma non mi volto. Non mi tocca. Di certo mi sta osservando… sento i peli sulla nuca rizzarsi. Credevo, nella mia follia, di poter sopportare la situazione, invece, in meno di un secondo, sono diventata rossa come un peperone. Lo so perché le mie guance bruciano, mentre il resto del corpo lo sento raggelarsi. Com’è strano: quando ci accade qualcosa che riteniamo del tutto impossibile. Siamo sempre stati sicuri di non poterlo mai affrontare e invece, misteriosamente, siamo lì a sopportare l’incredibile e, forse, persino a passarci attraverso.

Resto ferma come una statua di sale… è già troppo quello che faccio… quel che “provo” ad offrire. Sì, provo! Perché non sono assolutamente sicura di resistere; non posso sapere fin dove ci spingeremo. Non posso garantire sulla mia reazione fisica. Adesso, anche se siamo così vicini, non provando nessun piacere, i miei sensi non sono ottenebrati, quindi il sentimento più potente che mi sovrasta è la vergogna. Una mortificazione doppia, che aumenta sino all’insopportabile, perché ho vergogna oltre che per il possibile atto, osceno di per sé, anche per la mia età . La differenza mi avrebbe fatto sprofondare, chiunque ci fosse stato, quella sera, alle mie spalle… dal garzone del salumiere al migliore amico di mio figlio. Un ragazzo addosso a un’anziana signora; questo era! L’innegabile, squallida realtà .

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