Giovanna Esse - Peccati Erotici Delle Italiane 2

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Peccati Erotici Delle Italiane 2: краткое содержание, описание и аннотация

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Lo stesso vale per le scarpe col tacco, anche quelle, recuperate dal passato. Niente di speciale, per l’intimo, uso sempre lo stesso da anni: mutande classiche, elastiche, nere o bianche, e reggipetto robusto, indispensabile a contenere la mia quarta di seno. Avrei ancora dei vecchi slip e qualche perizoma, giusto per fare contento mio marito, qualche volta, ma mi sarei vergognata di farmi trovare così… se mai dovesse accadere ciò che temo di più. Una cosa la posso dire, la posso giurare davanti al mondo: non l’ho mai desiderato! Mi sono sorpresa, indignata, divertita, persino sconvolta, ma non l’ho mai desiderato; non l’ho mai sognato, nemmeno nei più irraggiungibili meandri della mia psiche. Solo questa sera, solo adesso, solo in questa posizione di offerta, di attesa, di aspettativa… solo adesso, per la prima volta, nella mia pancia comincia a muoversi qualcosa. Un tramestio caldo, a ondate, non un vero desiderio ma… una specie di preparazione. Qualcosa di animale e di incontrollabile, probabilmente ancestrale: per migliaia di anni, la femmina prona, si è sottomessa al suo maschio. Se ne stava lì, in quella posizione, a volte persino per strada, o nel bosco. Si piegava, e attendeva l’erezione. Si piegava e si posizionava favorevolmente, per rendere facile e rapida la penetrazione.

Decisa, per capire

Sono passati quasi vent'anni da quando mi accorsi che qualcosa non andava…

La mia ragazzina aveva circa tredici anni e suo fratello due di meno ma lui era già curioso, attratto dal sesso, nonostante fosse così piccolo. Non perdeva mai l’occasione se si trattava di guardarmi, sotto la doccia, quando mi cambiavo, e faceva di tutto per toccarmi, o per strusciarsi sulla mia intimità . Non ci si faceva troppo caso, ci scherzavamo sopra e tutto finiva lì. Cose da ragazzi, mi dicevo, e pure mio marito la pensava come me. Crescendo, però, le manifestazioni fisiche aumentavano invece di diminuire. Troppe effusioni nei confronti della mamma per essere un ragazzo così cresciuto… e sempre, sempre, quel mettermi le mani addosso, come tentacoli di una piovra. Tant’è vero che, cogliendomi spesso impreparata, mi dava fastidio e, a volte, lo redarguivo.

Una volta, distratta dai lavori di casa e inseguendo chissà quali pensieri, entrai nel bagno senza bussare. La porta era appena accostata; avevo le mani impicciate e spinsi l’anta col piede per aprire. C’era mio figlio, dentro, ma ci misi qualche momento a capire ciò che mi si parava davanti agli occhi. Il ragazzo era seduto sullo sgabello, il tronco all’indietro, le gambe allungate e aperte. In equilibrio precario e gli occhi socchiusi, stava venendo, masturbandosi, esattamente nel momento in cui realizzai ciò a cui stavo assistendo. Sono certa che il poverino non mi vide, non fu per malizia che sborrò davanti alla mamma, almeno… non poteva prevedere che sarebbe accaduto. E’ molto probabile che si sarebbe fermato, ricomposto, se solo fossi entrata trenta secondi prima. Ma adesso, nel pieno dell’acme, gli occhi chiusi e il corpo rigido per l’emozione, non avrebbe potuto bloccare l’orgasmo. Infatti venne copiosamente, eruttava continuamente dal pene i fiotti bianchi, sembrava non finire mai… ed io, là , immobilizzata dalla sorpresa; incapace di decidere subito quale sarebbe stata la cosa più giusta da fare. Quando si riprese e si accorse di me, si raggomitolò su se stesso in preda al panico. Non lo sgridai… non feci niente: dovevo essere, a mia volta, uno spettacolo. Ferma sulla porta, con gli occhi sgranati, con tutti i panni che mi erano caduti dalle mani, sparsi sul pavimento. L’imbarazzo più totale ebbe il sopravvento… tornai sui miei passi senza nemmeno accostare la porta. Quel giorno mi tenni pronta a rispondergli, qualunque cosa il mio ragazzo avesse detto a sua discolpa, ma lui non disse assolutamente niente; semplicemente, per quello e per i giorni successivi, fece del suo meglio per evitarmi. Soprattutto evitava accuratamente di guardarmi negli occhi, anche quando parlavamo tra di noi. Di quell’episodio non trovai mai l’occasione per parlare a mio marito. Il tempo passò ed io sperai che tutto fosse dimenticato, con la crescita e con le frequentazioni di un giovanotto. Il mio ragazzo era pieno di amici, simpatico e benvoluto. Questa per me era solo una grande gioia!

Ma una mamma vede meglio di un gatto, naturalmente… Così mi accorsi che alcune cose continuavano a capitare, ma adesso non ero più una sprovveduta. Tenevo un certo controllo della situazione; mi ero addirittura preparata dei “discorsetti” ad hoc, da adoperare in caso di bisogno, per rimettere in riga quel mio ragazzo, un po’ troppo innamorato della sua mamma.

E delle cose avvennero… Qualche volta si masturbava in camera sua; qualche volta sotto la doccia. Quando ci capitava di restare soli, a volte lasciava le porte socchiuse e non soffocava con troppo impegno i suoi mugolii e i suoi sospiri. Io lo controllavo discretamente, tenendomi pronta a rintuzzarlo, ma non accadeva niente di più, niente che giustificasse un mio intervento troppo drastico o crudele. E così, combattevo la mia piccola battaglia sempre con la stessa arma: l’indifferenza. L’altra cosa che capitava, e sempre quando eravamo soli, era collegata a una sua vecchia abitudine: con l’arrivo della stagione calda, andava in giro, quasi sempre, con addosso solo gli slip. Ora che era grande, in casa ci stava molto meno ma, in compenso, quando circolava in mutande, era sempre, immancabilmente e visibilmente, in stato di erezione.

Ricordi e timori

Una volta sì… una volta fui sul punto di intervenire sul serio, anche se non ero chiamata in causa direttamente. Una notte, in camera della sorella, i ragazzi, si masturbarono insieme, ognuno per sé, ma insieme. Probabilmente la conversazione che avevano tenuto era particolarmente eccitante… ma poi, lui si alzò e se ne andò in camera sua, senza nemmeno provarci a toccare sua sorella. Mi era difficile capire come comportarmi, ma mia figlia era grande e ci dicevamo tutto. Le parlai apertamente, un paio di giorni dopo… lei prima fece finta di niente, poi capì, e mi rassicurò.

«Mamma, è stato solo un caso… una cosa nata dall’intimità che ci lega,» disse «te lo posso anche dire, è successo qualche volta, da ragazzini, tu non l’hai mai saputo. Non so, forse la curiosità verso il sesso, l’intimità , l’affetto ma non è mai successo niente di più. È stato un momento… come dire? Confortevole, intimissimo. Ma nulla di più, sta tranquilla!»

L’altra cosa che notavo (e che tenevo per me), era che lui, e certamente lui , quando non ero in casa, curiosava tra la mia biancheria intima. Un uomo non può capire ma io mi accorgevo perfettamente di tutto. Faceva del suo meglio per rimettere tutto in ordine ma io capivo lo stesso se aveva frugato. Anche le calze toccava, e forse le prendeva. Sarò sincera fino in fondo… forse le indossava, di nascosto. Era una cosa che mi rendeva molto confusa. Ad esempio non ho mai voluto indagare, né controllare, se sbirciasse anche nei panni sporchi. Quella cosa mi dava i brividi. Però tutto questo avveniva durante grandi lassi di tempo, non erano episodi concentrati ma sporadici. Forse per questo non sono mai arrivata a porre un punto fermo, con mio figlio. Quando si fidanzò per la prima volta, quando divenne adulto, le cose ritornarono del tutto normali. Gli anni passavano, lui viveva la sua felice gioventù, io invecchiavo. Come i giochi dell’infanzia, anche questi episodi vennero sopiti o dimenticati. E, alla fine, chi ci pensava più, se non con tenerezza, da quando, il mio ragazzo, ha iniziato a mancarmi veramente tanto? Aveva trovato la donna giusta, e così era andato a vivere con lei, nella loro nuova casa, per formarsi una loro famiglia. Stesso destino anche per la femmina, ormai sposata da qualche anno.

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