Loretta Candelaresi - Ti Presento Francesca

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Il suo motto personale: “Nella vita bisogna sempre credere in se stessi, non mollare davanti alle difficoltà, non cambiare né per amici né per conoscenti, altrimenti che amici sono!!!! Vivi la vita con serenità e pensa Ke ogni giorno sarà meglio di quello passato. Vivi il giorno successivo pensando a ciò ke + ti piace!!! ..… E ricorda tu 6 tu e nessun altro”. L'amicizia come elemento universale trasversale che attraversa i confini, le generazioni, le difficoltà, il dolore. L'amicizia come unico rimedio e linguaggio senza confini, accettato da tutti, perché insieme all'amore rappresenta l'unico balsamo che risana la persona umana. La vita di una giovane donna, coraggiosa, mette in risalto questo immenso valore. Una storia che ci fa palpitare il cuore, che ci fa riflettere e interrogare; che ci invita ad esplorare la profondità dell'animo e che ci meraviglia continuamente. Attraverso una serie di avvenimenti si snoda il racconto della nostra protagonista che comunque ci lascia la sua eredità di eroina romantica. Lei inarrestabile, diretta come un gancio destro, dissacrante, vivace, vera, libera, sincera sempre e ad ogni costo, coerente, forte e dignitosa. PUBLISHER: TEKTIME

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Inizierò con un suo scritto che definisce fino in fondo il suo sentimento di bambina

“L'esperienza del Natale dovrebbe essere diversa da come è.

Per la strada si vedono luci addobbi, gli alberi di Natale e i presepi tutti innevati e pieni di luci. Il natale all'inizio era nata come esperienza di gioia, di felicità, ma soprattutto per festeggiare la nascita di Gesù, cosa che adesso non tutti fanno. Ormai il Natale è diventata una festa come un'altra, fatta solo per i regali e le abbuffate, che tutti aspettano con ansia, inclusi i commercianti. Io credo che Gesù prova orrore di noi, è come fare una festa in cui il festeggiato non è invitato.

Per me il Natale è una festa bellissima, e io la festeggio con gioia e allegria ma soprattutto festeggio Gesù, e posso assicurare che è bellissima e soddisfacente. Comunque festeggiare il Natale che è una festa cattolica, senza festeggiare Gesù non ha senso, e quindi tutte le religioni potrebbero avere il Natale come festa, per divertirsi ed essere felici.”

Francesca insieme a papà Raffaele e talvolta insieme a suo fratello Gabriele, è artefice della creazione di bellissimi presepi. Di solito nella nicchia accanto al camino.

La base costituita da pezzi di tronchi d'albero, a formare la capanna, un tappeto di muschio autentico preso nel sottobosco di casa, e tanti tanti personaggi, e tanta inarrestabile creatività. Il risultato semplicemente magnifico.

Ma quello che eccitava di più Francesca erano i regali, soprattutto quelli per Natale.

Questa prerogativa la accompagnerà anche quando diventerà più grande.

I preparativi sempre imponenti. Il salvadanaio con i risparmi, preparato da mesi e poi …

Per la prima volta a Natale 2005 a sorpresa mi chiede di poter uscire con le sue amichette per poter comprare lei stessa i regali.

All'inizio sono un po' contrariata, non mi sorride l'idea -così piccola-, di mandarla in giro a fare acquisti.

Poi però cedo, è talmente gioiosa e sorridente, come chi si aspetta tanto da qualsiasi piccola cosa nella vita.

L'unica promessa è che i regali si comprano di mattina, da una certa ora ad una certa ora, e che i soldi messi da parte devono essere esattamente sufficienti per tutti i regali da comprare.

“”D'accordo dice lei”” e si accorda con le sue amiche della scuola media.

Loro sono un bel gruppetto e sembrano proprio affiatate. E così dopo due ore- esattamente come promesso- tornano raggianti piene di pacchettini, puntualissime e sono avanzati alcuni centesimi!

Meravigliata, ma orgogliosa di averle concesso fiducia ho pensato che ne è proprio valsa la pena.

Quel Natale nella prima parte delle festività ci riserva qualcosa di piacevole, ma col passare dei giorni proprio durante la pausa tra il Capodanno e l'Epifania qualche nube comincia ad addensarsi.

********

Ricordo come fosse ora, la finestra aperta per i fuochi d'artificio a mezzanotte, una fitta in gola, e un brivido di freddo mi percuote .

Il giorno dopo una febbre acuta e mia sorella che telefona e si preoccupa.

Ciò che mi ha colpito, non era tanto l'infreddatura, ma la sensazione profonda di qualcosa di insidioso, che ti fende, ti penetra come una stillettata di un pugnale!

Pensare che tempo pochi giorni e quella sensazione si concretizza.

E' mia sorella questa volta che si sente male. Sembra una indisposizione, ma col passare dei giorni peggiora, la sento preoccupata .

E' il 9 gennaio 2006, il primo giorno di lavoro dopo le vacanze di Natale, lei che è insegnante elementare , deve rientrare a scuola.

Ma io la dissuado, e le impongo di non essere imprudente. Resiste ancora un paio di giorni, ma non riesce neanche più a ingoiare il cibo . La notte dell'11 gennaio decide di farsi vedere in ospedale.

La doccia fredda terribile, la ricoverano e la operano la notte stessa. La diagnosi post operatoria, non lascia scampo. L'istologia conferma i sospetti.

L'incubo si materializza in nemmeno 15 giorni. Da quel momento la malattia di mia sorella mi assorbe completamente e io cerco disperatamente di vivere il mio dolore e la mia preoccupazione in solitudine. Come fossero due binari paralleli.

La mia realtà fuori casa- comprende l'assistenza, a mia sorella, che vive da sola.

Mi sdoppio e cerco sempre a casa, al lavoro, di far trapelare il meno possibile.

I miei ragazzi sono sensibili e sicuramente sono provati, ma anche per darmi coraggio, non mollano . Cercano di non farsi vedere troppo tristi e preoccupati.

Così quando torno a casa, dopo essere stata in ospedale a trovare mia sorella, cerco di farmi avvolgere dalla confortante chiassosità della mia famiglia.

Mi serve questa doppia dimensione. In qualche modo loro riescono a ricaricarmi.

A darmi una motivazione.

Così se prima , facevo acrobazie tra lavoro, casa e figli; oggi mi tocca quasi l'impossibile.

Devo dire che in questa fase mio marito è stato una roccia e mi ha dato un aiuto enorme.

La sua presenza mi rassicurava. L'ospedale dove era ricoverata mia sorella è lo stesso dove lui lavora.

Non le faceva mai mancare il conforto di medici ed infermieri. Cercavamo di non lasciarla sola, di rassicurarla.

E in qualche modo lei dimostrava coraggio; forse proprio per non rischiare di demolirmi ulteriormente.

Il periodo da metà gennaio a metà febbraio 2006 è talmente intenso e terribile da sembrare un'unica giornata.

Altre nubi offuscano l'orizzonte, in arrivo altri problemi.

Ora ti racconterò l'incidente di Gabriele, il 21 febbraio del 2006.

La giornata, è una bella domenica di febbraio ,Gabriele decide di sistemare il motorino, io sono in ospedale da mia sorella a Roma.

Tutto bene fino all'ora di pranzo; Raffaele prepara la tavola Francesca 12 anni appena, si agira lì intorno.

All'improvviso davanti casa, Gabriele prova il motorino e il cane Scotchgli taglia la strada ; lui è senza casco, il gran frastuono, lui si rialza ma ha la bocca sanguinante.

Suo padre lascia tutto com'è, salta in macchina con lui; non c'è tempo da perdere.

Francesca rimane in un batter d'occhio da sola a casa a cercare di togliere le tracce di sangue dai pantaloni del fratello, a cercar di tenere testa agli eventi .

A me, che arrivo ignara di tutto dopo mezz'ora, dice : “Mamma non ti preoccupare, papà ha portato Gabriele a fare una tac e ci chiamerà ogni mezz'ora per darci notizie”.

Lei nel frattempo cerca di tranquillizzarmi, mi dedica attenzioni mi propone di vedere un film in attesa poter sapere l'evolversi della situazione.

Ed è così che passiamo il pomeriggio cercando di avere tregua tra una telefonata e l'altra. Ricordo ancora i film che aveva scelto “Flash dance” e “The terminal”.

Con il passare delle ore sappiamo solo che la situazione è sotto controllo, ma che ci sono delle criticità che potranno essere chiarite entro le 48 ore successive, Gabriele dovrà comunque subire un intervento alla mandibola.

I giorni successivi all'incidente ci hanno dato molte preoccupazioni, ma per fortuna dopo l'operazione alla mandibola qualche rassicurazione è arrivata.

La convalescenza, molto dura, Gabriele ha dovuto alimentarsi per due settimane soltanto con la cannuccia.

La sua bocca doveva rimanere serrata. In quel periodo ha perso quasi 10 chili. Ma siamo andati avanti.

A fine marzo 2006, mia sorella esce dall'ospedale, e da allora in poi abbiamo dovuto trovare una soluzione per assisterla a casa, terapie comprese.

Abbiamo avuto la fortuna e la gioia di conoscere Wanda una signora , meravigliosa che oltre le cure e l'assistenza le ha donato da subito le stesse premure che le avrebbe dato una mamma.

Io mi dedicavo a mia sorella soprattutto nel week end venerdì compreso.

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