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Qualche ora più tardi, quella stessa sera, Riley era seduta a lume di candela al Blaine’s Grill, godendosi un tempo meraviglioso, ottimo cibo e un’affascinante compagnia. Seduto al tavolo di fronte a lei, c’era Blaine, bello come sempre: solo di pochi anni più giovane di Riley, magro e in forma, con una lieve stempiatura.
Riley lo trovava anche un piacevole conversatore. Mentre consumavano una deliziosa cena a base di pasta con pollo al rosmarino, parlavano degli ultimi eventi, di ricordi di molto tempo prima, di viaggi e di quanto accadeva a Fredericksburg.
Riley era contenta che la loro chiacchierata non si fosse basata neanche per una volta sul suo lavoro al BAU. Non era dell’umore adatto anche solo a pensarci. Blaine sembrò percepirlo, e evitò di accennare all’argomento. Una cosa che Riley davvero apprezzava di Blaine era la sua sensibilità nei confronti dei suoi stati d’animo.
In effetti, c’era davvero poco di lui che Riley non apprezzasse.
Avevano avuto un diverbio non molto tempo prima. Blaine aveva provato a fare ingelosire Riley, sfruttando un’amica, e ci era riuscito fin troppo bene. Ora, entrambi erano pronti a ridere di quanto fossero stati infantili.
Forse a causa del vino, Riley si sentiva calda e rilassata dentro. Blaine era una confortevole compagnia: recentemente divorziato proprio come lei, e ansioso di andare avanti con la sua vita, quasi senza sapere come.
Finalmente, arrivò il dessert, il preferito di Riley: cheesecake ai lamponi. La donna sorrise leggermente, ricordando come April avesse chiamato segretamente Blaine, in occasione di un precedente appuntamento, per dirgli delle preferenze di Riley, tra cui la cheesecake ai lamponi e la sua canzone preferita: “One More Night” di Phil Collins.
Mentre si godeva il dolce, Riley parlò delle sue figlie, raccontando specialmente di come Liam si stesse ambientando.
“All’inizio, ero un po’ preoccupata” ammise. “Ma è davvero un bravo ragazzo, e noi tutte amiamo averlo in casa.”
Riley fece un momento di pausa. Era davvero un lusso avere qualcuno con cui parlare dei suoi dubbi e preoccupazioni a casa.
“Blaine, non so che cosa farò con Liam nel lungo termine. Non posso proprio rimandarlo da quel bruto alcolizzato di suo padre, e solo Dio sa che cosa ne sia stato di sua madre. Ma non vedo come io possa legalmente adottarlo. Prendere con me Jilly è stato piuttosto complicato, e la procedura di adozione non è ancora stata completata. Non so se posso rifarlo.”
Blaine le sorrise, comprensivo.
“Ti occuperai delle cose una alla volta, immagino” le disse. “E qualunque cosa farai, sarà la scelta migliore per lui.”
Riley scosse la testa un po’ tristemente.
“Vorrei esserne certa” rispose.
Blaine si allungò verso di lei, e le prese la mano.
“Ecco, dammi retta” disse. “Quello che hai già fatto per Liam e Jilly è meraviglioso e generoso. Ti ammiro molto per questo.”
Riley sentì formarsi un nodo alla gola. Quanto spesso accadeva che qualcuno le dicesse una cosa simile? Spesso era elogiata per il lavoro svolto al BAU, e aveva persino ricevuto una Medaglia della Perseveranza recentemente. Ma non era affatto abituata ad essere elogiata per delle semplici attività umane. Sapeva a malapena come prenderla.
Poi, Blaine disse: “Sei una brava donna, Riley Paige.”
Riley sentì le lacrime formarsi nei suoi occhi. Rise nervosamente, mentre le asciugava.
“Oh, guarda che cos’hai fatto” disse. “Mi hai fatto piangere.”
Blaine alzò le spalle, e il suo sorriso divenne persino più caloroso.
“Scusa. Stavo solo provando ad essere brutalmente sincero. La verità a volte fa male, immagino.”
Scoppiarono entrambi a ridere per alcuni istanti.
Infine, Riley disse: “Ma non ti ho chiesto di tua figlia. Come sta Crystal?”
Blaine distolse lo sguardo con un sorriso dolceamaro.
“Crystal sta alla grande, ha buoni voti, è felice e contenta. Ora è al mare con i cugini e mia sorella, per le vacanze di primavera.”
Blaine sospirò leggermente. “E’ solo per un paio di giorni, ma è incredibile quanto in fretta cominci a sentirne la mancanza.”
Riley fece un grande sforzo per non ricominciare di nuovo a piangere. Aveva sempre saputo che Blaine era un padre meraviglioso. Come sarebbe stato avere una relazione più permanente con lui?
Attenta, si disse. Non affrettare le cose.
Nel frattempo, aveva quasi terminato la sua cheesecake ai lamponi.
“Grazie, Blaine” gli disse. “E’ stata davvero una piacevole serata.”
Guardandolo negli occhi, aggiunse: “Odio che debba finire.”
Ricambiando lo sguardo, Blaine le strinse la mano.
“Chi dice che debba finire?” le domandò.
Riley sorrise. Sapeva che il suo sorriso era sufficiente per rispondere a quella domanda.
Dopotutto, perché la loro serata doveva concludersi? L’FBI vegliava sulla sua famiglia, e nessun killer stava richiedendo la sua attenzione.
Forse era ora che lei si divertisse.
A George Tully non piaceva l’aspetto di un mucchio di terra sulla strada. Ma non sapeva esattamente il perché.
Nulla di cui preoccuparsi, si disse. La luce del mattino gli stava giocando, probabilmente, un brutto scherzo.
Inspirò aria fresca. Poi, si abbassò e raccolse una manciata di terra. Come sempre, sembrava morbida e ricca. Aveva anche un buon odore, era arricchita dai residui delle precedenti colture di grano, da foglie e spighe mescolate nella terra.
Buona vecchia terra nera dell’Iowa , pensò, mentre sbriciolava frammenti di terra tra le dita.
La famiglia di George aveva vissuto lì per anni, perciò da tutta la vita conosceva quel buon terreno. Ma non se n’era mai stancato, e il suo orgoglio nel coltivare la terra più ricca del mondo non era mai svanito.
Alzò lo sguardo sui campi che si estendevano fin dove l’occhio potesse vedere. La terra era stata arata negli ultimi due giorni. Era pronta e in attesa che i semi di grano, spruzzati con insetticida, fossero gettati dove ogni nuovo stelo di granturco presto sarebbe apparso.
Aveva tenuto ritardato la semina fino a quel momento per essere sicuro del tempo. Naturalmente, non era possibile escludere in assoluto che si verificasse una gelata, particolarmente tardiva, e rovinasse il raccolto. Riuscì a ricordare un bizzarro aprile degli anni ’70, che aveva colto il padre di sorpresa. Ma quando George percepì un soffio di aria calda e sollevò lo sguardo, dirigendolo verso le nuvole in alto, che popolavano il cielo, si sentì tanto sicuro quanto poteva sperare di esserlo.
Oggi è il giorno, pensò.
Mentre George restava fermo ad osservare, il suo dipendente Duke Russo giunse alla guida di un trattore, con seminatrice che trattava circa dodici metri di terra. Quella macchina avrebbe seminato ben sedici file per volta, divise da settantasei centimetri, un seme alla volta, depositando il fertilizzante in cima ad ognuno di essi, coprendo il seme e passando poi oltre.
I figli di George, Roland e Jasper, rimasti nel campo ad attendere l’arrivo del trattore, si mossero nella direzione del veicolo, che era diretto ad un lato del campo. George sorrise. Duke ed i ragazzi facevano una buona squadra. Non c’era alcun bisogno che George fosse presente durante la semina. Fece loro tre cenni di saluto, poi si voltò e tornò al suo camion.
Ma quello strano mucchio di terra accumulato vicino alla strada attrasse ancora la sua attenzione. Che cosa c’era che non andava? Il dissodatore se ne era dimenticato? Non riusciva ad immaginare come poteva essere accaduto.
Forse una marmotta aveva scavato proprio lì.
Ma, mentre si recava verso il punto, vide che non era stata opera di alcuna marmotta. Non c’era alcuna apertura, e il suolo era normale.
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