CORSA CONTRO LA FOLLIA
(UN MISTERO DI RILEY PAIGE—LIBRO 6)
B L A K E P I E R C E
TRADUZIONE ITALIANA
A CURA
DI
IMMACOLATA SCIPLINI
Blake Pierce
Blake Pierce è l’autore della serie di successo dei misteri di RILEY PAGE, che include sei libri (e oltre). Blake Pierce è anche autore della serie dei misteri di AVERY BLACK, composta da tre libri (e oltre); e anche della nuova serie dei misteri di KERI LOCKE.
Accanito lettore, da sempre appassionato di romanzi gialli e thriller, Blake apprezza i vostri commenti; pertanto siete invitati a visitare www.blakepierceauthor.comper saperne di più e restare in contatto.
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LIBRI DI BLAKE PIERCE
I MISTERI DI RILEY PAIGE
IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)
IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)
OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)
IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)
KILLER PER CASO (Libro #5)
CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)
MORTE AL COLLEGE (Libro #7)
I MISTERI DI MACKENZIE WHITE
PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)
UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)
PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)
I MISTERI DI AVERY BLACK
IL KILLER DI COLLEGIALI (Libro #1)
CORSA CONTRO IL TEMPO (Libro #2)
FUOCO A BOSTON (Libro #3)
I MISTERI DI KERI LOCKE
UNA TRACCIA DI MORTE (Libro #1)
PROLOGO
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRE
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
CAPITOLO TRENTADUE
CAPITOLO TRENTATRE
CAPITOLO TRENTAQUATTRO
CAPITOLO TRENTACINQUE
CAPITOLO TRENTASEI
CAPITOLO TRENTASETTE
CAPITOLO TRENTOTTO
CAPITOLO TRENTANOVE
CAPITOLO QUARANTA
CAPITOLO QUARANTUNO
EPILOGO
PROLOGO
La fisioterapista sorrise gentilmente al suo paziente, Cody Woods, mentre spegneva la macchina.
“Credo che per oggi basti con la CPM” gli disse, mentre la sua gamba smetteva gradualmente di muoversi.
La macchina aveva fatto esercitare l’arto, lentamente e passivamente, per un paio di ore, aiutandolo a riprendersi dopo l’operazione di sostituzione del ginocchio.
“Avevo quasi dimenticato che fosse accesa, Hallie” Cody disse con un lieve sorrisetto.
La donna provò una sensazione dolceamara. Le piaceva quel nome, Hallie. Lo usava ogni volta che lavorava lì, al Signet Rehabilitation Center, come fisioterapista freelance.
Le sembrava un peccato il fatto che Hallie Stillians fosse destinata a sparire l’indomani, come se non fosse mai esistita.
Eppure, era così che le cose dovevano andare.
E inoltre, disponeva anche di altri nomi che le piacevano allo stesso modo.
Hallie spostò l’apparecchio per la fisioterapia dal letto al pavimento. Abbassò gentilmente la gamba di Cody e gli sistemò le coperte intorno.
Infine, accarezzò i capelli del paziente, un gesto intimo che la maggioranza dei terapisti avrebbero evitato. Ma lei faceva spesso piccole cose come quella, e nessun paziente se ne era mai lamentato. Sapeva di trasmettere calore e empatia, e, soprattutto, con completa sincerità. Un piccolo tocco innocente era perfettamente appropriato, da parte sua. Nessuno l’aveva mai fraintesa.
“Come va il dolore?” chiese.
Cody aveva avuto un insolito gonfiore e un’infiammazione dopo l’operazione. Ecco perché era stato trattenuto nella struttura tre giorni in più del previsto, e non era ancora stato dimesso. Ed era anche questo il motivo per cui era stata chiamata Hallie, confidando nel suo magico potere di guarigione. Lo staff del centro conosceva bene le sue capacità e l’apprezzava, come anche i pazienti: perciò veniva spesso chiamata in situazioni del genere.
“Il dolore?” Cody disse. “L’avevo quasi dimenticato. La tua voce l’ha fatto sparire.”
Hallie si sentì lusingata ma non sorpresa. Gli aveva letto un libro, durante l’impiego della macchina CPM, un giallo. Sapeva di possedere una voce dall’effetto calmante, quasi come un anestetico. Non importava quel che leggeva: fosse Dickens o un romanzo pulp o persino un quotidiano, ipazienti non necessitavano di molte medicine contro il dolore quando erano sotto le sue cure; il suono della sua voce era spesso sufficiente.
“Allora è vero che potrò tornare a casa domani?” Cody chiese.
Hallie esitò solo per una frazione di secondo. Non poteva essere del tutto sincera. Non sapeva come si sarebbe sentito il paziente l’indomani.
“E’ quello che mi hanno detto” rispose. “Come ci si sente a saperlo?”
Una triste espressione attraversò il volto di Cody.
“Non ne ho idea” disse. “Tra sole tre settimane, passeranno all’altro ginocchio. Ma tu non ci sarai ad aiutarmi ad affrontare la cosa.”
Hallie gli prese la mano e la strinse gentilmente. Era dispiaciuta per il fatto che lui si sentisse in quel modo. Nei giorni scorsi, mentre lavorava con lui, gli aveva parlato a lungo della sua presunta vita: una storia piuttosto noiosa, pensava lei, ma l’uomo ne era parso affascinato.
Da ultimo, gli aveva spiegato che suo marito Rupert stava per andare in pensione dalla sua carriera di CPA. Il suo figlio minore, James, era andato ad Hollywood per tentare di sfondare come sceneggiatore. Suo figlio maggiore, Wendell, era lì a Seattle: insegnava linguistica all’Università di Washington. Ora che i ragazzi erano cresciuti ed ormai erano fuori di casa, lei e Rupert stavano per traslocare in un grazioso paesino coloniale in Messico, dove intendevano trascorrere il resto della loro vita. Sarebbero partiti l’indomani.
La donna pensava che fosse una bella storia.
Ma era completamente inventata.
In realtà, viveva a casa, da sola.
Completamente da sola.
“Guarda, il tuo tè è diventato freddo” lei disse. “Te lo riscaldo.”
Cody sorrise e disse: “Sì, grazie. Sarebbe carino da parte tua. E bevine anche tu. La teiera è lì sul tavolo.”
Hallie sorrise e aggiunse: “Naturalmente” proprio come accadeva ogni volta che ripetevano quelle scena. Lei si alzò dalla sedia, prese la tazza di tè tiepido di Cody, e la portò sul tavolo.
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