"Alta politica, grandi affari" si disse Gabrielle. «Mi faccia parlare con il senatore, poi mi rimetterò in contatto con lei. Come si esce di qui?»
Gabrielle Ashe salutò un pallido Chris Harper e scese giù per la scala antincendio in un vicolo deserto dietro la NASA. Richiamò con un cenno della mano un taxi da cui erano appena scese alcune persone dirette a festeggiare.
«Westbrooke Place Apartments» disse all'autista. Ben presto avrebbe reso il senatore Sexton molto più felice.
Chiedendosi se facesse bene, Rachel tirò il cavo del ricetrasmettitore fuori dalla porta della cabina dei piloti per poter chiamare senza farsi sentire. Corky e Tolland sorvegliavano. Anche se Rachel e William Pickering, il direttore dell'NRO, si erano ripromessi di mantenere il silenzio radio fino all'arrivo di lei alla base aerea di Bolling, subito fuori Washington, Rachel sapeva che Pickering avrebbe voluto ricevere subito l'informazione in suo possesso. Lo aveva chiamato sul cellulare riservato che portava sempre con sé.
Quando rispose, fu subito pratico. «Stia attenta a come parla. Non posso garantire la segretezza di questo collegamento.»
Rachel comprese. Il cellulare di Pickering, come la maggior parte dei telefoni da campo dell'NRO, disponeva di un indicatore che individuava le chiamate in entrata non sicure. Poiché lei parlava da un radiotelefono, uno dei sistemi di comunicazione meno sicuri, il telefono di Pickering l'aveva messo in guardia. La conversazione doveva restare sul vago. Niente nomi, niente luoghi.
«Mi identifico con la voce» disse Rachel, usando il saluto standard in quelle situazioni. Pensava che il direttore manifestasse contrarietà per il rischio che lei correva nel contattarlo, e invece la reazione le parve positiva.
«Sì, stavo per chiamarla io. Dobbiamo farvi cambiare destinazione. Temo possiate avere un comitato d'accoglienza.»
Rachel avvertì un'improvvisa trepidazione. "Qualcuno ci tiene d'occhio." Sentiva tensione nel tono di Pickering.
"Farvi cambiare destinazione." Avrebbe approvato che lei avesse chiamato proprio per rivolgergli quella esatta richiesta anche se per tutt'altre ragioni.
«Abbiamo parlato della questione dell'autenticità» disse Rachel. «Forse c'è il modo per confermarla o negarla categoricamente.»
«Ottimo. Ci sono stati sviluppi, e almeno questo sarebbe un terreno solido su cui procedere.»
«Per avere la prova, è necessario che facciamo una breve sosta. Uno di noi ha accesso a un laboratorio e…»
«Niente nomi di località, per favore. Per la vostra sicurezza.»
Rachel non aveva intenzione di parlare dei suoi piani su quella linea telefonica. «Può darci il permesso di atterrare al GAS-AC?»
Pickering rimase un momento in silenzio. Rachel capì che stava cercando di interpretare la sigla. GAS-AC era un'oscura abbreviazione usata dai sintetizzatori dell'NRO e stava per Group Air Station-Atlantic City, una base aerea della guardia costiera. Sperava che il direttore la conoscesse.
«Sì» disse infine lui. «Posso organizzare. È la vostra destinazione finale?»
«No. Ci servirà un elicottero per il tratto successivo.»
«Avrete un velivolo a disposizione.»
«Grazie.»
«Raccomando estrema prudenza fino a che non saprete di più. Non parlate con nessuno. I vostri sospetti hanno destato preoccupazione in personaggi importanti.»
"La Tench" pensò Rachel, dispiaciuta di non aver potuto parlare direttamente al presidente.
«In questo momento sono in macchina, diretto a un incontro con la signora in questione. Mi ha chiesto un colloquio privato in località neutra. Rivelatore, direi.»
"Pickering sta andando a incontrare Marjorie Tench?" Evidentemente quella donna intendeva svelargli una cosa della massima importanza se non aveva voluto parlargliene al telefono.
«Non date a nessuno le vostre coordinate» insistette Pickering. «E basta contatti radio. Chiaro?»
«Sì, signore. Saremo a GAS-AC tra un'ora.»
«Penserò io al trasporto. Arrivati alla destinazione finale, mi chiami attraverso canali sicuri.» Una breve pausa. «Non esagero se insisto sull'importanza del riserbo per la vostra sicurezza. Si è fatta dei nemici potenti, stasera. Prenda tutte le precauzioni del caso.» Fine della conversazione.
Rachel si sentì molto tesa quando chiuse il collegamento e si volse verso Tolland e Corky.
«Cambiamento di destinazione?» chiese Tolland, ansioso.
Rachel annuì, con un certa riluttanza. «La Goya. »
Corky, con un sospiro, guardò il campione di meteorite che aveva in mano. «Ancora mi pare inconcepibile che la NASA possa…» Non terminò la frase, ma sembrava sempre più preoccupato con il passare dei minuti.
"Presto sapremo" pensò Rachel.
Andò nella cabina dei piloti per restituire il ricetrasmettitore. Guardando dal finestrino la distesa di nuvole illuminate dalla luna che correvano sotto di loro, avvertì l'inquietante presentimento che sulla nave di Tolland li attendesse una scoperta sgradevole.
William Pickering si sentiva insolitamente solo mentre, al volante della sua berlina, scendeva lungo Leesburg Pike. Erano quasi le due di notte e la strada era deserta. Da anni non girava in macchina a un'ora così tarda.
La voce rauca di Marjorie Tench gli gracchiava ancora nelle orecchie. "Vediamoci al Roosevelt Memorial."
Cercò di ricordare quando l'aveva incontrata di persona l'ultima volta: un paio di mesi prima alla Casa Bianca, come al solito un'esperienza tutt'altro che gradevole. La Tench era seduta di fronte a lui a un lungo tavolo di quercia attorno al quale erano riuniti i membri del Consiglio per la sicurezza nazionale, lo stato maggiore delle forze armate, il direttore della CIA, il presidente Herney e il direttore della NASA.
«Signori» aveva detto il capo della CIA, fissando Marjorie Tench. «Ancora una volta sono davanti a voi per esortare questa amministrazione a porre rimedio alla continua fuga di notizie da parte della NASA.»
La dichiarazione non aveva sorpreso nessuno. Nella comunità dell'intelligence, le proteste per le indiscrezioni della NASA erano all'ordine del giorno. Qualche ora prima, alcuni hacker avevano rubato dalla banca dati dell'agenzia spaziale oltre trecento fotografie ad alta definizione dei satelliti per l'osservazione della Terra. Le foto — che rivelavano un centro segretissimo per l'addestramento militare nell'Africa del Nord — erano comparse sul mercato nero, dove erano state acquistate da agenzie mediorientali di spionaggio ostili.
«Malgrado le migliori intenzioni» aveva detto il direttore della CIA in tono stanco «la NASA continua a rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale. In poche parole, la nostra agenzia spaziale non è attrezzata per proteggere i dati e le tecnologie che mette a punto.»
«So che ci sono state indiscrezioni e pericolose fughe di notizie» aveva replicato il presidente «e la cosa mi preoccupa profondamente.» Aveva voltato la testa verso Lawrence Ekstrom, l'accigliato direttore della NASA. «Per questo siamo di nuovo qui a cercare il modo per rafforzare la sicurezza dell'agenzia.»
«Con il dovuto rispetto» era intervenuto il direttore della CIA «qualunque cambiamento in tal senso sarà inefficace fintanto che le operazioni della NASA resteranno al di fuori dell'ombrello della comunità dell'intelligence statunitense.»
La dichiarazione aveva suscitato un mormorio da parte dei presenti, consapevoli di dove voleva andare a parare quella premessa.
«Com'è noto» aveva continuato il direttore della CIA con maggiore durezza «tutti gli enti governativi che trattano dati sensibili sono vincolati al massimo riserbo: CIA, NSA, NRO sono tenuti al rispetto delle leggi per la protezione dei dati che raccolgono e delle tecnologie che mettono a punto. Ancora una volta, dunque, vi chiedo perché debba essere al di fuori di questo ombrello di segretezza proprio la NASA, l'ente attualmente responsabile della maggiore innovazione tecnologica in fatto di scienza aerospaziale, volo, software, ricognizione e telecomunicazioni usate dai militari e dalla comunità dell'intelligence.»
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