«Sì, di questo ci eravamo già accorti», commentò David. «Spero che abbia dettagli più specifici, che giustifichino la sua paga oraria.»
«David, ti prego!» Angela era stupita dalla rudezza di suo marito.
«Ho stilato un elenco dei potenziali sospetti», proseguì Phil Calhoun senza badare all’interruzione, «ma non ho ancora parlato con tutti. La cosa si sta facendo interessante. In questa città sta succedendo qualcosa di strano, lo sento nelle ossa.»
«Con chi ha parlato?» domandò David. La sua voce aveva ancora una certa rudezza che preoccupava Angela, che però non disse nulla.
«Solo un paio di persone, per ora.» Calhoun ruttò, non si scusò e non si coprì nemmeno la bocca. David lanciò un’occhiata ad Angela che finse di non essersi accorta di nulla.
«Ho parlato con due pezzi grossi dell’ospedale», continuò l’investigatore. «Il presidente del consiglio d’amministrazione, Traynor, e il vicepresidente, Sherwood. Tutti e due avevano dei motivi per detestare Hodges.»
«Spero che parlerà anche con il dottor Cantor», disse Angela. «Ho sentito che ce l’aveva con lui.»
«Cantor è sulla lista, ma volevo cominciare dalla cima e scendere verso il basso. Le lamentele di Sherwood riguardavano un pezzo di terra. Quelle di Traynor, invece, erano molto più personali.»
Calhoun raccontò la vicenda della sorella di Traynor e di come si fosse conclusa.
«Che storia terribile», commentò Angela.
«È come una soap opera televisiva», concordò Calhoun. «Ma se Traynor fosse stato spinto a fare qualcosa contro Hodges, lo avrebbe fatto allora, non adesso. Inoltre, era stato Hodges a scegliere lui come suo successore alla presidenza del consiglio di amministrazione e questo è stato molto tempo dopo il suicidio della sorella. Non l’avrebbe fatto, se fossero stati in rotta, e il figlio di Van Slyke, Werner, adesso lavora per l’ospedale.»
«Werner Van Slyke è parente di Traynor?» David era sorpreso. «Se questo non è nepotismo!»
«Forse, ma Werner Van Slyke junior era in relazioni amichevoli con Hodges. Si è preso cura per anni della sua casa e del giardino. Il suo impiego all’ospedale forse è più opera di Hodges che di Traynor. In ogni caso, non sospetto Traynor di omicidio.»
«Come fa a esserne sicuro?» gli domandò Angela.
«Non si può essere sicuri di niente, dobbiamo affidarci alle probabilità.»
«Molto interessante», commentò David, «ma è arrivato a individuare un sospetto o almeno a restringere l’elenco?»
«Non ancora.»
«E quanto abbiamo speso per arrivare a questo risultato?»
«David!» sbottò Angela. «Sei ingiusto. Il signor Calhoun ha scoperto un sacco di cose in un breve periodo di tempo. Penso che adesso la questione importante è sapere se crede che il caso sia risolvibile.»
«Su questo sono d’accordo», concordò David. «Qual è il suo parere professionale, signor Calhoun?»
«Ho bisogno di un sigaro. Vi spiace se ci sediamo fuori?»
Qualche minuto dopo erano tutti e tre seduti sulla terrazza e Calhoun si godeva il suo sigaro, oltre a un’altra birra.
«Penso che il caso sia sicuramente risolvibile», dichiarò. Il viso gli s’illuminava a ogni tirata che dava al sigaro. «Dovete sapere qualcosa su queste cittadine del New England: si assomigliano più di quanto crediate, nonostante la loro diversità. Conosco questa gente e capisco le dinamiche che la muovono. I personaggi sono generalmente gli stessi di città in città, soltanto i nomi cambiano. Gli affari di uno sono gli affari di tutti gli altri. In altre parole, sono sicuro che qualcuno sa chi è l’assassino. Il problema è spingerlo a parlare. Io credo che l’ospedale in qualche maniera sia coinvolto e nessuno desidera che ci rimetta. E c’è la probabilità che ci rimetta, perché Hodges ha fatto dell’ospedale l’opera della sua vita.»
«Come ha fatto a ottenere così tante informazioni?» gli domandò Angela. «Io pensavo che nel New England la gente fosse riluttante a parlare.»
«È vero, ma si dà il caso che alcune fra le persone più inclini al pettegolezzo siano amici miei: la proprietaria della libreria, il farmacista, il barista e la bibliotecaria. Fino a questo punto sono state loro le mie fonti. Adesso devo cominciare a restringere il cerchio dei sospetti, ma prima di cominciare, devo farvi una domanda: volete che continui?»
«No», rispose pronto David.
«Aspetta un minuto», lo bloccò Angela, che poi si rivolse a Calhoun. «Ci ha detto che il caso è decisamente risolvibile. Quanto pensa che ci vorrà?»
«Non molto.»
«Troppo vago», obiettò David.
Calhoun sollevò il berretto e si grattò la testa. «Direi una settimana al massimo.»
«Vuol dire un sacco di soldi», reagì David.
«Io penso che ne valga la pena», lo contraddisse sua moglie.
«Angela! Mi avevi promesso che avresti lasciato perdere questa faccenda.»
«Infatti. Lascerò che sia il signor Calhoun a fare tutto. Io non ne parlerò ad anima viva.»
«Oh, Signore!» David alzò gli occhi al cielo, esasperato.
«Su, David. Se ti aspetti che continui a vivere in questa casa, mi devi appoggiare.»
David esitò, poi pensò a un compromesso. «Va bene, ma facciamo un patto: una settimana, poi è finita, non importa quello che succede.»
«D’accordo», acconsentì Angela, poi si voltò verso Phil Calhoun. «Adesso che abbiamo un limite di tempo, quale sarà la prossima mossa?»
«Continuerò a intervistare la mia lista di sospetti», rispose lui. «Contemporaneamente ci sono altri due obiettivi fondamentali: primo, ricostruire l’ultimo giorno di vita del dottor Hodges, presupponendo che sia morto il giorno in cui è scomparso; per fare questo sentirò la segretaria-infermiera che ha lavorato con lui per trentacinque anni. Secondo, procurarsi le copie dei referti medici che sono stati ritrovati insieme al suo cadavere.»
«Li ha in custodia la polizia di Stato», lo informò Angela. «Come ex poliziotto, non li può ottenere facilmente?»
«Purtroppo no. La polizia di Stato è molto rigida, quando ha in custodia delle prove. Lo so perché ho lavorato per un certo periodo nella scientìfica, a Burlington. Siamo in un vicolo cieco: la polizia di Stato, che detiene le prove e i risultati delle perizie, non è motivata a dedicare molto tempo a questo caso, perché riceve gli spunti dalla polizia locale. Se alla polizia locale non importa niente, loro lasciano perdere e uno dei motivi per cui la polizia locale non si dà da fare è perché non ha le prove.»
«Un altro motivo è che potrebbero essere coinvolti», disse Angela e raccontò a Calhoun del mattone, dei biglietti anonimi e di come aveva reagito la polizia.
«Ciò non mi stupisce», commentò lui. «Robertson è sulla mia lista. Non poteva sopportare Hodges.»
«Lo sapevo», disse Angela. «Mi hanno detto che attribuisce a Hodges la colpa della morte di sua moglie.»
«Io non darei tanta importanza a questa storia», obiettò Phil Calhoun. «Quell’uomo non è uno stupido. Penso che il disgraziato episodio di sua moglie sia soltanto una scusa. Probabilmente la sua collera nei confronti di Hodges derivava più dal comportamento di quest’ultimo, che come sappiamo era tutt’altro che diplomatico. Scommetterei il mio ultimo dollaro che Hodges sapeva che Robertson era uno sbruffone e che non l’ha mai rispettato. Dubito sinceramente che Robertson abbia ucciso Hodges, ma mentre parlavo con lui ho avuto la sensazione che sapesse qualcosa e non volesse dirmela.»
«Dal modo in cui la polizia se la sta prendendo comoda, direi che sono coinvolti», fu il parere di Angela.
«Mi ricorda un caso di quando ero ancora in servizio», si mise a raccontare Calhoun, dopo una lunga tirata al sigaro. «C’era stato un omicidio in una piccola città. Eravamo sicuri che tutti, polizia compresa, sapessero chi era stato, ma nessuno si faceva avanti. Abbiamo lasciato cadere il caso ed è ancora irrisolto.»
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