Mise da parte quel pensiero. Non avrebbe ceduto. Qualunque fosse il motivo di quella cooperazione, Lisa intendeva sfruttarlo a proprio vantaggio.
Fece un cenno ad Anna che si avvicinava. «Okay, penso di essermi fatta un’idea generale della situazione, da profana. Ma una cosa cui lei ha accennato prima mi tormenta.»
Lasciando cadere i libri sul tavolo, Anna si mise a sedere. «E cioè?»
«Ha detto che la Campana controlla l’ evoluzione. » Lisa indicò i libri e i manoscritti sul tavolo con un ampio gesto del braccio. «Ma ciò che vedo qui è soltanto una radiazione mutagena che avete collegato a un programma di eugenetica: costruire un essere umano migliore tramite la manipolazione genetica. Quando lei ha usato il termine ‘evoluzione’, è stato soltanto per eccesso di enfasi?»
Anna scosse la testa, senza offendersi. « Lei come definisce l’evoluzione, dottoressa Cummings?»
«Nel consueto senso darwiniano del termine, direi.»
«E cioè?»
Lisa si mostrò perplessa. «Un graduale processo di mutazioni biologiche, in cui un organismo unicellulare si è diffuso e si è diversificato fino a raggiungere l’attuale gamma di organismi viventi.»
«E Dio non ha un ruolo in tutto ciò?»
Lisa fu sorpresa di quella domanda. «Come vuole il creazionismo?»
Anna scrollò le spalle, continuando a fissarla. «O un disegno intelligente.»
«Non dirà sul serio? Fra un attimo tirerà fuori che l’evoluzione è soltanto una teoria.»
«Non sia sciocca. Non sono un’incompetente, che per teoria intende ‘intuizione’ o ‘congettura’. Nulla, nella scienza, arriva a essere una teoria senza una vasta base di fatti e ipotesi verificate.»
«Perciò lei accetta la teoria dell’evoluzione di Darwin?»
«Certamente, senza il minimo dubbio. Trova conferma in tutte le discipline scientifiche.»
«Allora perché stava parlando di…»
«Una cosa non esclude necessariamente l’altra.»
Lisa inarcò un sopracciglio. «Disegno intelligente ed evoluzione?»
Anna fece un cenno d’assenso. «Ma facciamo un passo indietro, così non mi fraintende. Mettiamo da parte innanzitutto i vaneggiamenti dei ‘creazionisti della terra piatta’, che mettono in dubbio persino che il mondo sia una sfera, o quelli che interpretano la Bibbia alla lettera e credono che il pianeta abbia al massimo diecimila anni. Passiamo direttamente alle argomentazioni principali dei sostenitori del disegno intelligente.»
Lisa scosse la testa: una ex nazista che faceva propaganda pseudoscientifica… Che cosa stava succedendo?
Anna si schiarì la voce. «Certo, sono la prima a sostenere che quasi tutte le argomentazioni addotte a sostegno del disegno intelligente sono fallaci: fraintendono la seconda legge della termodinamica, costruiscono modelli statistici che non sono a prova di errore, travisano le datazioni radiometriche dei minerali… Nulla di valido, ma tutto questo fumo è comunque fuorviante.»
Lisa annuì: quello era uno dei motivi principali per cui la preoccupavano le pressioni volte a introdurre, nelle lezioni di biologia delle scuole superiori, quella pseudoscienza accanto alla teoria dell’evoluzione. Era un pantano pluridisciplinare difficile da vagliare anche per un ricercatore universitario, figuriamoci per un liceale.
Anna, però, non aveva ancora concluso la sua argomentazione. «Detto ciò, esiste una questione sollevata dai sostenitori del disegno intelligente che merita di essere presa in considerazione.»
«E cioè?»
«La casualità delle mutazioni. Il puro caso non avrebbe potuto produrre così tante mutazioni vantaggiose nel tempo. Quante malformazioni alla nascita hanno prodotto cambiamenti vantaggiosi, che lei sappia?»
Lisa aveva già sentito quell’argomentazione: l’evoluzione delle specie è stata troppo rapida per essere frutto di un puro caso. Non ci cascava. «L’evoluzione non è dovuta solo al caso. La selezione naturale, o pressione ambientale, elimina le mutazioni nocive e consente soltanto agli organismi più efficienti di trasmettere i propri geni.»
«La sopravvivenza del più forte?»
«O di quelli forti a sufficienza. Le mutazioni non devono essere necessariamente perfette, purché siano abbastanza positive da procurare un vantaggio. E, nell’arco lunghissimo di centinaia di milioni di anni, questi piccoli vantaggi o mutazioni si accumulano, fino a produrre la varietà che conosciamo oggi.»
«Centinaia di milioni di anni? Certo, è un intervallo di tempo molto lungo, ma è abbastanza per l’intera gamma delle mutazioni evolutive? E che dire di quegli improvvisi slanci evolutivi, durante i quali avvennero grandi mutamenti in breve tempo?»
«Presumo che si riferisca all’esplosione cambriana, giusto?» chiese Lisa. Era uno dei capisaldi dei sostenitori del disegno intelligente. Durato quindici milioni di anni, il periodo Cambriano era relativamente breve, ma in quell’arco di tempo c’era stata una sorta di esplosione di nuove forme di vita: spugne, chiocciole, meduse e trilobiti. Sembrava che fosse avvenuta tutto d’un tratto, con un ritmo troppo rapido, secondo gli antievoluzionisti.
« Nein. C’è un’abbondanza di prove fossili a testimoniare che quell’ improvvisa comparsa di invertebrati non fu poi così improvvisa. Nel Precambriano c’erano spugne in abbondanza e metazoi simili a vermi. Anche la diversità delle forme di quel periodo può essere giustificata dalla comparsa nel codice genetico dei geni Hox.»
«I geni Hox?»
«Una serie di quattro-sei geni di controllo è comparsa nel codice genetico appena prima del periodo Cambriano. Si è scoperto che erano una sorta di interruttori di controllo per lo sviluppo embrionale; definivano l’alto e il basso, la destra e la sinistra, insomma la forma corporea di base. I moscerini della frutta, le rane, gli esseri umani hanno tutti esattamente gli stessi geni Hox. Si può ritagliare un gene Hox da un moscerino e inserirlo nel DNA di una rana e funzionerà senza problemi. Poiché questi geni sono gli interruttori di comando fondamentali per lo sviluppo embrionale, basta una loro minuscola variazione per creare forme corporee completamente nuove.»
Sebbene non sapesse dove stessero andando a parare, Lisa si sorprese delle approfondite conoscenze di Anna in quell’ambito. Erano paragonabili alle sue. Se Anna fosse stata una collega, incontrata a una conferenza, forse a Lisa sarebbe piaciuta quella discussione. In effetti, doveva continuamente ricordare a se stessa con chi stava parlando.
«Perciò l’emergere dei geni Hox prima del periodo Cambriano potrebbe spiegare quella drammatica esplosione di forme di vita diverse. Tuttavia i geni Hox non spiegano altri momenti di evoluzione rapida, quasi intenzionale. »
«Per esempio?»
«Per esempio la farfalla punteggiata delle betulle, o Biston betularia. Conosce quella storia?»
Anna stava citando uno dei capisaldi di quella teoria. La farfalla punteggiata viveva sulle betulle e aveva le ali bianche screziate, per mimetizzarsi con la corteccia di quegli alberi ed evitare di essere mangiata dagli uccelli. Ma, quando, nella regione di Manchester, la fuliggine di una centrale a carbone cominciò a fare annerire gli alberi, le farfalle si ritrovarono vulnerabili, facili prede per gli uccelli. In poche generazioni, però, il colore predominante della popolazione di Biston betularia divenne il nero, per mimetizzarsi sui tronchi coperti di fuliggine.
«Se le mutazioni fossero casuali», argomentò Anna, «sembra una fortuna straordinaria che il nero sia comparso proprio in quel momento. Se era un evento puramente casuale, dov’erano allora le farfalle rosse, quelle verdi, quelle viola? O quelle a due teste?»
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