JAMES CHASE - Piombo e tritolo

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Fenner si alzo in piedi. Disse gentilmente: «Sta' tranquilla. Carlos paghera anche per questo. Non ti servirebbe a niente, ucciderlo. Lascia a me Carlos. Ho un conto aperto con lui.»

La donna non rispose. Si porto d'improvviso il grembiule alla bocca e il viso le si contrasse in una smorfia di dolore. Fece segno a Fenner di andarsene, e mentre lui usciva, lei cadde sulle ginocchia, accanto alla sedia a dondolo.

Quando Fenner arrivo al porto, Schaife lo aspettava fuori dall'albergo San Francisco. Entrarono nell'albergo e bevvero un bicchiere di corsa, poi Fenner lo segui sul molo.

«Ho due Thompson e molti proiettili» disse Schaife. «Scalfoni ha portato una borsa piena di bombe. Dio sa se funzionano. Le ha fatte lui, con le sue mani. Quel ragazzo muore dalla voglia di buttarle addosso a qualcuno fin da quando gli e venuta l'idea di prepararle.»

«Stanotte sara l'occasione buona» disse Fenner.

La barca di Kemerinski era piuttosto grande. Alex e Scalfoni stavano fumando, nell'attesa. Fenner salto a bordo mentre Kemerinski spuntava dal locale del motore. Fece un ghigno a Fenner. «Tutto a posto» disse. «Possiamo partire quando volete.»

«Bene. Che cosa aspettiamo? Avvia il motore.»

Gli altri tre saltarono a bordo, e Kemerinski scomparve nel locale del motore, che comincio a ronzare. La barca rollo e Schaife la diresse con la prua verso il mare aperto.

«Sbarcheremo dalla parte del paese» decise Fenner «e raggiungeremo a piedi la loro tana. Forse avremo fretta nel venire via.»

Kemerinski grugni. «Questa vecchia ciabatta non e troppo veloce» disse, mentre destreggiava la barca tra le luci.

Scalfoni si accosto e si arrampico nella cabina. La sua pelle untuosa scintillava nella luce fioca. «Ho portato le bombe» disse. «Dio santo! Come mi divertiro a sentirle esplodere.»

Fenner si tolse il cappello e si gratto la testa. «Anche loro hanno le bombe» l'avverti. «Me ne hanno tirata una, un'ora fa.»

Scalfoni rimase a bocca aperta. «E scoppiata?» chiese.

Fenner lo guardo e annui. «Certo, ha quasi distrutto una casa. Spero che tu abbia fatto un buon lavoro con le tue bombette. Ne avremo bisogno.»

«Madonna mia!» fece Scalfoni e se ne ando a dare un'altra occhiata alla sua borsa.

Circa un quarto d'ora dopo, Fenner individuo delle luci in lontananza. Le indico a Kemerinski.

«Black Caesar.»

Fenner si arrampico fuori dalla cabina. Si avvicino agli altri tre, che stavano guardando le luci.

«Mettiamoci d'accordo» disse. «Siamo venuti qui per affondare le barche di Carlos. Dobbiamo agire il piu in fretta possibile, e senza troppe complicazioni. Scalfoni, tu porti le bombe. Schaife e io terremo i Thompson, Alex ci coprira le spalle con la rivoltella. Kemerinski restera sulla barca, d'accordo?»

Assentirono.

Mentre la barca entrava nel piccolo porto naturale, Schaife prese i due Thompson e ne passo uno a Fenner. Scalfoni usci dalla cabina, con una grossa borsa nera in mano.

«Non statemi attorno» disse. «Questi giocattoli sono molto sensibili.»

Risero tutti.

«Qualcuno ci mettera una pallottola in quella borsa, stai sicuro» fece Alex. «Ti risparmi il funerale, in ogni caso.»

La barca giro in semicerchio e si accosto al molo, mentre Kemerinski interrompeva i contatti. Il motore si spense con un ronzio.

Schaife salto sul molo e Alex gli lancio la cima. Kemerinski allungo la borsa delle bombe a Scalfoni, teneramente.

«Stai all'erta» gli raccomando Fenner. «Appena senti il rumore delle bombe, avvia il motore. Dovremo venir via subito.»

«Certo, d'accordo. In bocca al lupo, ragazzi» disse Kemerinski.

Attraversarono il paese. La strada che portava al porto era brutta e stretta. Grosse pietre spuntavano qua e la, e Scalfoni ci inciampo, una volta.

Gli altri imprecarono, nervosi.

«Sta' attento, idiota» disse Alex «sta' attento a dove cammini!»

«Sto attento. Da come vi comportate, sembra che crediate che queste bombette siano pericolose. Magari non esplodono nemmeno.»

«Prendiamo i vicoli laterali» decise Fenner. «Voi due per primi, Scalfoni e io vi seguiamo a una certa distanza. Non dobbiamo attirare l'attenzione.»

La notte era calda, e c'era una luna splendida. Fenner e Schaife portavano i Thompson avvolti in un vecchio sacco di tela. Costeggiarono il paese e attraversarono l'isola, passando per una serie di piazzette e di vicoli oscuri. I pochi pescatori che incontrarono, li guardavano incuriositi.

Dopo una ripida salita, si ritrovarono di nuovo sul mare, che scintillava a parecchie centinaia di metri sotto di loro.

«Ci siamo, credo» disse l'investigatore.

In fondo alla scarpata, si vedeva una baracca di legno, un lungo molo in cemento armato, e sei barche a motore ancorate. Dalle due finestre della baracca si vedeva la luce accesa; la porta, semiaperta, gettava un fascio di luce sull'acqua tranquilla.

In silenzio, guardarono giu.

«Preparate le bombe» ordino Fenner. «Prendetene due ciascuno. Prima dobbiamo attaccare la baracca. Quando tutto vi sembrera abbastanza sicuro, si potra cominciare con le barche. Bisogna affondarle tutte.»

Scalfoni apri la borsa e ne tolse due bombe. Le passo a Fenner. Le bombe erano fatte con due pezzi di tubi, corti. Fenner aspetto finche Scalfoni non ebbe dato a ognuno un paio di quei gingilli, poi riprese: «Schaife ed io penseremo alla baracca. Tu, Scalfoni, alle barche. Alex, rimani qui e scendi ad aiutarci solo se ci vedi nei guai.»

Scalfoni apri la camicia e vi infilo le bombe.

«Se caschi adesso, ti dissolvi in aria» gli disse Fenner, con un ghigno.

Scalfoni annui. «Gia» rispose «ho paura persino a respirare.»

Fenner teneva due bombe nella sinistra e il Thompson nella destra. «Bene» disse «andiamo.»

Muovendosi lentamente, Schaife e Fenner cominciarono a scendere la scarpata. Fenner disse: «Tu vai a destra, io vado a sinistra. Non voglio nessuno sparo, a meno che non sia necessario.»

Il viso affilato di Schaife sogghigno. «Sara necessario, non temere» rispose.

A meta scarpata si fermarono. Dalla baracca era uscito un uomo e camminava lungo il muro.

«Questo complica le cose» osservo l'investigatore.

L'uomo stava in piedi sul molo, guardando il mare aperto. «Resta dove sei per un attimo» disse sottovoce a Schaife. «Potrebbe sentirci, tutt'e due insieme.»

Fenner continuo la discesa lentamente. L'uomo era sempre in piedi, con la schiena voltata, immobile. Fenner arrivo in fondo alla scarpata e si alzo in piedi. Infilo le bombe nella camicia. Era talmente concentrato al pensiero di quell'uomo, che non avverti nemmeno il contatto gelido del metallo contro la pelle. Col Thompson imbracciato, s'incammino lungo il molo, in punta di piedi. Era giunto a una ventina di metri dall'uomo, quando inciampo in un sasso che rotolo in acqua, con un tonfo. Fenner si senti gelare. Fermandosi, immobile, mise il dito sul grilletto.

L'uomo si guardo alle spalle, vide Fenner e si volto di scatto.

«Non ti muovere» gli grido Fenner agitando il Thompson.

Sotto il chiarore della luna, l'investigatore riconobbe nell'uomo un cubano. Gli vedeva i bulbi bianchi degli occhi che sembravano voler uscire dall'orbita. Il cubano trasali dalla sorpresa, poi cadde sulle ginocchia, con la mano che scivolava dentro la giacca. Fenner lo maledi sottovoce e premette il grilletto. Sparo un colpo solo, secco. Il cubano cadde all'indietro, stringendo le mani al petto; poi rotolo in mare.

Fenner si mosse fulmineo. C'erano due grossi bidoni di benzina accanto e si acquatto dietro di essi. Si nascose un secondo prima che un mitra cominciasse a sputare dalla baracca. Un forte odore di benzina gli disse che il bidone era stato bucato.

Il mitra continuo il suo rosario, c'era una tale grandine di pallottole che Fenner non poteva fare altro che starsene immobile, disteso a terra, il viso schiacciato nella sabbia, aspettandosi da un secondo all'altro di essere lacerato da qualche proiettile. Infilo la mano nella camicia e tolse le due bombe. Ne soppeso una in mano e la lancio al di sopra del bidone, contro la baracca. La senti urtare contro qualcosa e poi cadere a terra.

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