«Chi nomina la morte non sa che quella è più vicina a lui».
Dopo, si è scatenato l’inferno. Moisa, trovandosi davanti a siberiani di cui non sapeva niente, se non che erano assassini e rapinatori molto uniti tra loro, non aveva possibilità di sfidarli sul loro terreno, così ha chiesto aiuto agli ebrei di Odessa.
I capi della comunità ebraica di Odessa, gente molto ricca e potente, hanno organizzato una riunione per scoprire da quale parte stava la verità, e come poteva essere fatta giustizia. A quella riunione erano presenti tutti, compreso Svjatoslav', Zilja e Moisa.
Dopo aver ascoltato le due parti, gli ebrei hanno provato a dare la colpa a Svjatoslav', accusandolo di aver rapito la figlia di Moisa, ma i siberiani hanno risposto che secondo la legge siberiana lei non era stata rapita, perché se n’era andata di sua volontà, e a dimostrarlo era il fatto che aveva lasciato nella casa paterna ogni cosa che la legava a quel posto.
Moisa ha replicato che invece una cosa se l’era portata via: un nastrino colorato con cui si legava i capelli. Era vero, Zilja aveva dimenticato di toglierselo, e la moglie di Moisa l’aveva notato.
Un particolare così piccolo è riuscito a girare la situazione contro i siberiani. Secondo le nostre regole, ora bisognava restituire subito la ragazza al padre. Ma c’era un ma.
Zilja — hanno detto i siberiani — si era già sposata con Svjatoslav', e per farlo si era convertita alla fede ortodossa ed era stata battezzata con la Croce Siberiana: quindi, stando alle nostre leggi, su di lei non potevano più allargarsi i poteri dei genitori, visto che erano di fede diversa dalla sua.
Però, se Moisa voleva convertirsi anche lui alla fede ortodossa, la sua parola a quel punto avrebbe avuto un altro peso…
In preda alla rabbia, Moisa ha tentato di colpire Svjatoslav' con un coltello, ferendolo.
E li ha commesso un errore gravissimo: ha violato la pace in una riunione criminale, cosa che andava punita con l’impiccagione immediata.
Moisa, per togliersi la vita, ha deciso di usare quel nastro di stoffa che sua figlia portava nei capelli. E morto maledicendo Zilja e suo marito, augurando ogni male ai loro figli, ai figli dei loro figli e a tutti quelli che gli volevano bene.
Poco dopo, Zilja si è ammalata. Stava sempre peggio, nessuna medicina riusciva a guarirla. Svjatoslav' allora l’ha portata in Siberia, per farla vedere a un vecchio sciamano della tribù dei Nency, popolo di aborigeni siberiani che con i criminali siberiani, gli Urea, avevano legami molto stretti.
Lo sciamano ha detto che la ragazza soffriva perché uno spirito cattivo la teneva sempre nel gelo della morte, togliendole il calore della vita. Per fermare lo spirito, bisognava bruciare il posto che lo legava ancora a questo mondo. Così Svjatoslav', tornato in Transnistria, ha dato fuoco con l’aiuto di altri siberiani alla casa del rabbino Moisa, e in un secondo tempo anche alla sinagoga.
Zilja è guarita e loro due hanno vissuto ancora per tanto tempo nel nostro quartiere. Hanno avuto sei figli: due assassini di poliziotti, che sono morti in galera da giovani; un ragazzo che è andato a vivere a Odessa, e con il tempo ha messo in piedi un grande traffico di vestiti contraffatti (questo è stato il più fortunato di tutti i suoi fratelli); gli altri tre invece vivevano vnel nostro quartiere, si occupavano di rapine, e il più piccolo, Zora, faceva parte della banda guidata da mio padre.
Da vecchi, Svjatoslav' e Zilja sono andati a finire la loro vita nella Taiga, come da sempre avevano desiderato.
Dopo l’incendio alla sinagoga da parte dei siberiani, molti ebrei hanno abbandonato il quartiere. Gli ultimi di loro sono stati deportati dai nazisti ai tempi della Seconda guerra mondiale, e di quella comunità è rimasto solamente il vecchio cimitero.
Abbandonato a se stesso per anni, è diventato un posto desolato, dove si buttava l’immondizia, e i ragazzini andavano ad azzuffarsi. Le tombe sono state saccheggiate da alcuni rappresentanti della comunità moldava, che arrivavano a fare quest’oltraggio ai morti solamente per ricavare ornamenti di pietra da usare come decorazioni dei cancelli delle loro case: da questa usanza è nato un modo di dire molto offensivo, secondo cui «l’anima di un moldavo è bella come il cancello di casa sua».
Negli anni Settanta dentro il vecchio quartiere ebraico hanno cominciato a costruire le case gli ucraini. Li vivevano molte ragazze leggere, con cui spesso facevamo dei festini. Per possedere una ragazza di Balka bastava offrirle da bere, perché non avendo un’educazione rigida come le ragazze di Fiume Basso quelle prendevano i rapporti sessuali come un divertimento, ma come spesso succede in questi casi il loro comportamento troppo aperto si trasformava in una forma di malessere, e molte di loro rimanevano intrappolate nella loro stessa libertà sessuale. Di solito cominciavano ad avere rapporti all’età di quattordici anni, о anche prima. Verso i diciotto ognuna di loro era già conosciuta da tutta la città, agli uomini faceva comodo avere donne sempre pronte ad andare a letto con loro, senza chiedere niente in cambio. Era un gioco, che durava finché l’uomo non si stufava di una e passava a un’altra.
Diventando adulte, molte delle ragazze di Balka si rendevano conto della loro situazione e sentivano un grande vuoto, desideravano formare anche loro una famiglia, trovare un marito e diventare come tutte le altre donne, però ormai non era più possibile: la comunità le aveva marchiate per sempre, nessun uomo degno avrebbe mai potuto sposarle.
Quelle povere anime, accorgendosi che non potevano più provare le emozioni positive date da una vita semplice, si suicidavano in una quantità spaventosa. Questo fenomeno delle ragazze suicide era abbastanza scioccante per la nostra città, e quando molti uomini si sono accorti dell’origine di quella disperazione, hanno rifiutato di avere rapporti con loro, per non partecipare al processo di distruzione di quelle vite.
Conoscevo un vecchio criminale del Centro chiamato Vitja, detto «Canguro» perché in gioventù era stato ferito alle gambe in una sparatoria e da allora aveva una camminata tutta particolare, fatta di tanti piccoli salti. Era proprietario di numerosi night in varie città della Russia, e da sempre aveva un debole per le ragazze di Balka. Ebbene, dopo i primi casi di suicidio Canguro è stato il primo a intuire la vera portata del problema, e ha promesso davanti a molte persone di non cercare più la loro compagnia, proponendo anche di parlarne apertamente con i famigliari delle ragazze. Ma gli ucraini avevano una strana idea della dignità: lasciavano che le loro figlie si mettessero in situazioni compromettenti, poi però facevano finta di non saperne niente e s’incazzavano se qualcuno gli diceva la verità. Per questo motivo molti di loro hanno preso male l’iniziativa di Canguro e di quelli che la pensavano come lui, dicendo che si trattava di un complotto per portare disonore nel loro quartiere. In seguito ci sono stati pessimi sviluppi: alcuni padri sono arrivati a uccidere con le loro stesse mani le figlie, solamente per far vedere agli altri che non accettavano nessun tipo d’interferenza.
La situazione non faceva che peggiorare, anche a causa dello spaventoso consumo di alcol della gente del quartiere. Gli ucraini bevevano tanto, come tutto il resto della popolazione sovietica, certo, ma loro in maniera particolarmente smodata, senza il filtro della tradizione e senza l’ombra di una moralità. In Siberia l’alcol si beve seguendo regole ragionevoli per non danneggiare in modo irreparabile la propria salute: per questo la vodka siberiana è fatta solamente di grano, ed è purificata dal latte, che trattiene i residui della lavorazione, in modo che il prodotto finale abbia una purezza perfetta. Inoltre la vodka dev’essere bevuta solamente mangiando (in Siberia si mangia tanto e i piatti sono molto conditi, perché si bruciano parecchi grassi per resistere al freddo e conservare le vitamine durante l’inverno): se si mangiano i piatti giusti, si può arrivare a consumare un litro di vodka a persona senza problemi. Invece in Ucraina bevono vodka di diverse qualità, estraggono l’alcol dalle patate о dalla zucca, e le sostanze zuccherine rendono subito ubriachi. I siberiani non si ubriacano mai troppo, non svengono e non vomitano, gli ucraini invece si ubriacano fino a perdere i sensi, e ci mettono anche due giorni a riprendersi da una sbornia.
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