Anton Barrili - Castel Gavone - Storia del secolo XV

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Castel Gavone: Storia del secolo XV: краткое содержание, описание и аннотация

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E la guerra stava appunto per rompere. Là, a poche miglia discosto, sulla spiaggia di Vado, che è tra Noli e Savona, i Genovesi facevano gente. Da un momento all'altro, chi sa, potevano anche apparire i primi scorridori dell'esercito nemico sulle alture della Briga, e scendere in valle di Pia. Ed era questa la nuova, che dava a messer Giacomo Pico di Bardineto il marchese Galeotto, in ricambio alle molte del suo messaggiero.

Il quale, d'ambasciatore rifattosi uomo d'armi in un subito, uscì dal borgo, varcò il torrente dell'Aquila, e, per la via più spedita, che s'inerpicava alle spalle di Monticello, corse a vedere se fossero bene asserragliati i passi di monte Tola e Calvisio. E di là, attraversata la valle di Pia, già era sulle mosse per risalire fino a Verzi, dove stavano le prime vedette del Finaro, allorquando gli venne udito di que' due cavalieri, che, provenienti dalla parte d'Isasco e delle Magne (per dove correva la via maestra da Noli al marchesato) erano discesi al guado della fiumana di Pia.

Argomentando che fossero avviati al Finaro, era corso dietro a loro.

Ma egli a piedi, e quei due a cavallo; nè aveva potuto raggiungerli.

Giunto a Castelfranco, li seppe andati oltre alla Marina; giunto alla Marina, udì che aveano proseguito alla volta del Borgo. Andò al Borgo; nessuna novella di loro. Erano dunque rimasti a mezza strada.

Così, pigliando lingua da ogni banda, aveva trovati i due forestieri all'Altino e gli era occorso con mastro Bernardo quel dialogo maledetto, che gli aveva a dar fumo di tante novità dolorose. In due settimane di lontananza, madonna Nicolosina promessa ad un altro e quest'altro già arrivato per farla sua! Ma, già; hanno il torto gli assenti!

CAPITOLO III

Dal quale apparisce che, in materia di consolazioni, Tommaso Sangonetto avrebbe potuto dar de' punti a Boezio.

Che torbidi pensieri menassero la ridda nel cervello di Giacomo Pico, è più facile argomentare che dire. Chiunque ha fieramente patito per amore, e per amore dispregiato o negletto, ci metta qualcosa dei suoi ricordi particolari e di ciò che ha veduto, udito, o letto degli altri; mescoli, aggiunga un pizzico d'acerbo, come l'hanno in gioventù i caratteri chiusi, e dopo i trent'anni ogni nato di donna, e s'avrà formato un concetto di quella stizza profonda in cui si crogiuolava lo spirito del nostro innamorato.

Sconvolto, rabbioso, tormentato da cento pazzi disegni, aveva preso a furia la strada del borgo ed era entrato per la porta di san Biagio. La meta della sua corsa doveva essere a tramontana, verso l'erta su cui torreggiava il castello; senonchè, giunto ad un crocicchio in mezzo all'abitato, parve essersi pentito; poichè, fatto un gesto di sdegno, svoltò rapidamente a sinistra e andò ad uscire da un'altra porta, che metteva sulla strada di Calice.

Pervenuto colà e data una torva occhiata su in alto, dove non gli era parso dicevole andare, varcò il ponte antichissimo che cavalcava il torrente. Quel ponte era di costruzione romana, e in ogni altro caso Giacomo Pico si sarebbe fermato, come spesso soleva, a contemplarne i poderosi piloni, che da forse millequattrocent'anni sfidavano l'ira del tempo e doveano sfidarla altri quattrocento di poi, per essere divelti in quella vece da un capriccio degli uomini. Ma allora, e' non li degnò neppur d'uno sguardo, e passato sull'altra sponda del Calice, si avviò verso la ripida costa della montagna, con passo concitato e gagliardo, come se volesse pigliare d'assalto la roccia dell'Aurera, che ne incoronava la cima.

Salire al castello non aveva voluto; dal mezzo del ponte, lo aveva anzi guardato a squarciasacco; tuttavia, non sapeva allontanarsene troppo, e, risalendo la costiera di rincontro, non rifiniva di guatare lassù, verso quel nido d'avvoltoi; che tale gli pareva in quel punto il castello de' suoi signori. E dire che quelle mura gli pareano pur dianzi un nido di colombe, e che egli, per tanti giorni lontano, tra le feste, le oneste accoglienze e gli svaghi naturali del viaggio, altro non aveva in mente, altro non desiderava che di tornare a quel nido! Così facilmente mutano aspetto le cose ai nostri occhi, secondo che porta l'amore o l'odio, la benevolenza o lo sdegno!

Il Bardineto si era fermato a metà dell'erta, colle braccia incrociate sul petto e lo sguardo teso verso il castello, probabilmente divisando nell'animo tutti i particolari dell'arrivo del Cascherano, le cortesie del suocero, gli amabili rossori della sposa e i lieti conversari della nobile brigata, allorquando gli venne udito poco lunge uno stormire di frasche, come per guizzar di ramarro attraverso i cespugli.

Si volse in soprassalto, confuso e scontento, a guisa di chi si trovi colto in mal punto. Diffatti, egli non era un ramarro, nè altro animale che striscia per terra, il turbatore della sua pensosa solitudine; e bene glielo avevano indicato per un suo simile certe risa sguaiate che accompagnavano il repentino fruscìo.

Quegli che rideva in tal guisa era un uomo di fresca età, sebbene il volto avvizzito e di fattezze non belle, nè brutte, ma semplicemente volgari, potesse farlo apparire più presso ai confini della maturità che non a quelli della beata giovinezza. Indossava un farsetto di ruvido cuoio; portava la berretta alla scapestrata, come a dire sulle ventitrè ore e tre quarti, un coltellaccio a fianco, e sulle spalle un archibugio, specie di balestro da caccia, per la cui canna si faceva scattare, a forza d'arco, una pallottola, od un sassolino.

Il Bardineto, che a prima giunta avea fatto quella faccia scontenta, si rabbonì, com'ebbe raffigurato quell'altro.

–Tommaso!—esclamò egli.—Sei tu?

–Io, non altri, perdiana! E tu probabilmente sei Giacomo Pico, marchese di Bardineto, e d'altre castella nel paese dei sogni?

–Sì, canzonami, lingua tabana! Così foss'io marchese, o conte, da senno:

–Eh, eh!—soggiunse l'altro ridendo.—Sulla strada ci sei. Co' marchesi e coi conti ci bazzichi la tua parte, e saprai che chi va col lupo…. A proposito di lupi, io ti facevo ancora di là dai monti.

–Son tornato stamane.

–Con che aria lo dici! e con che sospirone di rincalzo!—esclamò Tommaso, tirandosi indietro in atto di meraviglia.

Il Bardineto, che già s'era padroneggiato oltre le forze, si lasciò cadere sulla sporgenza d'un masso che ingombrava mezza la strada, e si nascose il volto tra le palme, tentando di soffocare un singhiozzo.

–Tommaso mio,—gridò egli,—così non fossi tornato!—

L'amico stette immobile un tratto a guardarlo; quindi posò l'archibugio e andò a sederglisi gravemente da lato.

–Ah, ah! c'è del grosso in aria!….—diss'egli.—Giacomo, vuoi tu dirmi che hai? ma chetati, perdiana! Non sei più un bambino da latte. Lascia pianger le donne, che piangono spesso, perchè piangono bene.

–Tu ridi!—notò amaramente il Bardineto crollando il capo e traendo un altro sospiro dal profondo del petto.

–Ma sì, rido;—rispose quell'altro, scaldandosi;—rido, come ha sempre riso Tommaso Sangonetto, e come riderà fino all'ultimo, perchè niente c'è al mondo che meriti d'esser pigliato sul sodo. E riderò di te, fino a tanto non m'avrai dimostrato…. Ma già, che potresti tu dirmi di nuovo! Io t'ho capito e da un pezzo; ella non t'ama.—

Il Bardineto trasaltò.

–Chi, ella? E come sai tu?

–Sicuro, non ho da saper nulla, io, quando tutti ne sanno e ne parlano! O dimmi, per chi ci hai pigliati? che un marito, od un padre, sia l'ultimo ad avvedersi, ed anco non si avveda mai più, concedo; ma gli altri… eh, via! dovrebbero esser ciechi dalla nascita. Come se, alla tua età, il non cercar donna alcuna tra le tue pari, il fuggire ogni occasione di sollazzo, lo starti poi sempre ristretto ai fianchi di quella gente lassù (c'intendiamo!), non fossero già segni bastanti! Ah, vedi? chini la fronte; capisci anche tu che tutto il paese ha fumo delle tue ambizioni?

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