Анна Радклиф - I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3
Здесь есть возможность читать онлайн «Анна Радклиф - I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3» — ознакомительный отрывок электронной книги совершенно бесплатно, а после прочтения отрывка купить полную версию. В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Издательство: Иностранный паблик, Жанр: foreign_prose, literature_19, Ужасы и Мистика, foreign_fantasy, foreign_antique, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.
- Название:I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3
- Автор:
- Издательство:Иностранный паблик
- Жанр:
- Год:неизвестен
- ISBN:нет данных
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
-
Избранное:Добавить в избранное
- Отзывы:
-
Ваша оценка:
- 80
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3: краткое содержание, описание и аннотация
Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.
I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3 — читать онлайн ознакомительный отрывок
Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.
Интервал:
Закладка:
Essa lo pregò di aprire ad Annetta, indicandogli la stanza ove la meschina si trovava rinchiusa; Carlo le promise di soddisfarla; mentre partiva, gli domandò chi fossero i nuovi arrivati: la sua congettura si verificò: era Verrezzi colla sua truppa.
Scorse più di un'ora prima che Annetta comparisse. In fine arrivò piangendo e lamentandosi.
« Chi l'avrebbe mai preveduto, signorina? Oh! caso terribile! Oh! povero Lodovico!
– L'hanno proprio ucciso? » le chiese commossa Emilia.
– No; ma fu ferito gravemente. Ecco perchè non poteva venire ad aprirmi; ma ora comincia a star meglio.
– Cara Annetta, mi rallegro molto nel sentire ch'egli esiste. »
Appena la giovine fu alquanto calmata, Emilia la mandò a far ricerche sulla zia, ma non potè averne notizia alcuna.
I due giorni susseguenti passarono senza verun caso notevole, e senza ch'ella potesse saper nulla della zia. La sera del secondo giorno, in preda al suo dolore, ed assalita da funeste imagini, per iscacciarle, si affacciò alla finestra, considerando i tanti astri fulgidissimi e scintillanti nell'azzurro empireo, che tutti seguono una determinata via senza confondersi nello spazio. Si rammentò quante volte col diletto padre ne avesse osservato il corso. Queste riflessioni finirono a destare in lei quasi egualmente dolore e sorpresa. Pensò ai tristi eventi succeduti alle prime dolcezze della vita, alle ultime scosse, alla sua presente situazione in terra straniera, in un castello isolato, circondata da tutti i vizi, esposta a tutte le violenze, e le pareva d'essere illusa da un sogno prodotto dall'immaginazione alterata, nè poteva persuadersi che tanti mali non fossero ideali. Pianse al pensiero di quanto avrebbero sofferto i di lei genitori, se avessero potuto prevedere le sventure che l'attendevano.
Alzò gli occhi al cielo, e vide il medesimo pianeta osservato in Linguadoca la notte precedente alla morte del padre; desso trovavasi al di sopra delle torri orientali. Si rammentò i discorsi relativi allo stato dell'anime, e la melodia intesa, e della quale la sua tenerezza, a dispetto della ragione, aveva ammesso il senso superstizioso. All'improvviso, i suoni d'una dolce armonia parvero traversar l'aere; rabbrividì, ascoltò qualche minuto in una penosa aspettativa, sforzandosi di raccogliere le idee e ricorrere alla ragione. Ma la ragione umana non ha impero sui fantasmi dell'immaginazione, più che i sensi non abbian mezzi per giudicare la forma dei corpi luminosi, che brillano e tosto si estinguono nell'oscurità della notte.
La sorpresa di lei a quella musica sì dolce e deliziosa, era per lo meno scusabile, essendo già molto tempo che non udiva la menoma melodia. Il suono acuto del piffero e della tromba era la sola musica che si conoscesse nel castello di Udolfo.
Allorchè si fu un poco rimessa, cercò assicurarsi da qual parte venisse il suono. Le parve che partisse dal basso del castello, ma non potè precisarlo. Il timore e la sorpresa cedettero tosto al piacere di un'armonia, che il silenzio notturno rendeva ancor più interessante. La musica cessò, e le idee di Emilia errarono a lungo su questa strana circostanza; era singolare udir musica dopo mezzanotte, allorchè tutti dovevano essere al riposo, e in un castello ove da tanti anni non erasi inteso nulla che vi somigliasse. I lunghi patimenti avevanla resa sensibile al terrore, e suscettibile di superstizione. Le parve che suo padre avesse potuto parlarle con quella musica, per ispirarle consolazione e fiducia sul soggetto ond'era allora occupata. La ragione le suggerì però questa congettura esser ridicola, e la respinse; ma, per un'inconseguenza naturale della fantasia riscaldata, si abbandonò alle idee più bizzarre: rammentò il caso singolare che aveva posto Montoni in possesso del castello; considerò la maniera misteriosa della scomparsa dell'antica proprietaria; non si era mai più saputo nulla di lei, ed il suo spirito fu colpito da paura. Non eravi nessun rapporto apparente tra quell'avvenimento e la melodia, eppure credè che queste due cose fossero legate da qualche vincolo segreto.
Finalmente si ritirò dalla finestra, ma le tremavano le gambe nell'accostarsi al letto. Il lume stava per estinguersi, ed ella fremeva di dover restare al buio in quella vasta camera; ma vergognandosi tosto della sua debolezza, andò a letto pensando al nuovo incidente, e risoluta di aspettare la notte successiva all'ora istessa per ispiare il ritorno della musica.
CAPITOLO XXV
Annetta venne da lei la mattina senza fiato. « Oh! signorina, » le disse con tronche parole, « quante cose ho da raccontarvi! Ho scoperto chi è il prigioniero, ma non era il prigioniero; è quello chiuso in quella camera, di cui vi ho parlato, ed io l'aveva preso per un'ombra!
– Chi era quel prigioniero? » chiese Emilia, ripensando al caso della notte scorsa.
– V'ingannate, signora, non era prigioniero niente affatto.
– Chi è dunque?
– Beata Vergine! come son rimasta! L'ho incontrato poco fa sul bastione qui sotto! Ah! signora Emilia, questo luogo è proprio strano. Se ci vivessimo mill'anni, non finirei mai di stupirmi. Ma, come vi diceva, l'ho incontrato sul bastione, e certo pensava a tutt'altro che a lui.
– Queste ciarle sono insopportabili; di grazia, Annetta, non abusare della mia pazienza.
– Sì, signorina, indovinate? chi era mo; è una persona che voi conoscete benissimo.
– Non posso indovinarlo, » rispose Emilia con impazienza.
– Ebbene, vi metterò sulla strada. Un uomo grande, col viso lungo, che cammina con gravità, che porta un gran pennacchio sul cappello, che abbassa gli occhi quando gli si parla, e guarda la gente di sotto le ciglia negre e folte! Voi l'avete veduto mille volte a Venezia; era amico intimo del padrone. Ed ora, quando ci penso, di che aveva egli paura in questo vecchio castello selvaggio per chiudervisi con tanta precauzione? Ma adesso prende il largo, ed io l'ho trovato poco fa sul bastione. Tremava nel vederlo; mi ha fatto sempre paura; ma non voleva che se ne accorgesse. Allorchè mi è passato vicino, gli ho fatto una riverenza, e gli ho detto: Siate il ben venuto al castello, signor Orsino.
– Ah! dunque era Orsino?
– Sì, signora; egli stesso, colui che ha fatto ammazzare quel signore veneziano.
– Gran Dio! » sclamò Emilia; « egli è venuto a Udolfo! Ha fatto benissimo a star nascosto.
– Ma che bisogno c'è di tante precauzioni? Chi potrebbe mai immaginarsi di trovarlo qui?
– È verissimo, » disse Emilia, ed avrebbe forse concluso che la musica notturna veniva da Orsino, se non fosse stata certa non aver egli nè gusto, nè talento per quell'arte. Non volendo aumentare le paure di Annetta parlando di ciò che cagionava la sua, le domandò se fossevi alcuno nel castello che sapesse suonar qualche istrumento.
« Oh, sì, signorina, Benedetto suona bene il tamburo, Lancellotto è bravo per la tromba, e anche Lodovico suona bene la tromba. Ma ora è ammalato. Mi ricordo che una volta…
– Non avresti tu intesa una musica, » disse Emilia interrompendola, « dopo il nostro arrivo in questo luogo, e segnatamente la notte scorsa?
– No, signora; non ho inteso mai altra musica, fuor quella dei tamburi e delle trombe. E quanto alla notte passata, non ho fatto altro che sognare l'ombra della mia defunta padrona.
– La tua defunta padrona? » disse la fanciulla tremando; « tu sai dunque qualcosa? Dimmi tutto quello che sai, per carità.
– Ma, signorina, voi non ignorate che nessuno sa cosa sia accaduto di lei: è dunque chiaro che ha preso l'istessa strada dell'antica padrona del castello, della quale nessuno ha saputo più nulla. »
Emilia, profondamente afflitta, congedò la cameriera, i cui discorsi avevano rianimato i terribili di lei sospetti sul destino della zia, ciò che la decise a fare un secondo sforzo per ottenere qualche certezza in proposito, dirigendosi un'altra volta a Montoni.
Читать дальшеИнтервал:
Закладка:
Похожие книги на «I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3»
Представляем Вашему вниманию похожие книги на «I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.
Обсуждение, отзывы о книге «I misteri del castello d'Udolfo, vol. 3» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.