Ma che cosa si aspettava in realtà da lei? La sua vita era colmata dalle ragazze e dal lavoro. Avrebbe davvero potuto far entrare un’altra persona nella sua vita al momento? Lo avrebbe deluso?
Ma, ammise, mi piace.
E chiaramente, i suoi sentimenti erano ricambiati. Senz’altro, doveva esserci spazio nella vita per…
Prese il telefono e compose il numero di casa di Blaine. Rimase delusa, quando le rispose la segreteria telefonica, ma non sorpresa. Sapeva che il suo lavoro al ristorante spesso lo teneva lontano da casa di notte.
Al suono del bip, Riley lasciò un messaggio.
“Ciao, Blaine. Sono Riley. Ascolta, mi dispiace se sono stata un po’ distante alla partita oggi pomeriggio. Spero di non essere sembrata sgarbata. Voglio soltanto dirti che, se il tuo invito a cena è ancora valido, accettiamo volentieri. Chiamami quando puoi, per farmi sapere.”
Si sentì immediatamente meglio. Andò in cucina e si versò da bere. Mentre era seduta sul divano del soggiorno, si ritrovò a pensare alla conversazione con Paula Steen.
Paula sembrava avere accettato il fatto che il killer di sua figlia non sarebbe mai stato consegnato alla giustizia.
“Non è colpa di nessuno e non incolpo nessuno” la donna aveva detto.
Quelle parole colpirono Riley.
Sembrava davvero ingiusto.
Riley finì il suo drink, fece una doccia ed andò a letto.
Era appena riuscita ad addormentarsi, quando cominciarono gli incubi.
*
Riley era solo una bambina.
Stava camminando in mezzo ad un bosco di notte. Era spaventata, ma non ne conosceva il motivo.
Dopotutto, non si era davvero persa nel bosco.
Il bosco era vicino ad un’autostrada, e lei riusciva a vedere le auto andare e venire. Il bagliore proveniente da un lampione e dalla luna piena illuminava il percorso in mezzo agli alberi.
Poi, i suoi occhi si posarono su una fila composta da tre fosse poco profonde.
La terra e le pietre che coprivano le fosse erano mutevoli e ondeggianti.
Le mani delle donne spuntavano fuori dalle fosse.
Riuscì a sentire le loro voci soffocate dire …
“Aiutaci! Ti prego!”
“Sono soltanto una bambina!” Riley rispose in lacrime.
Riley si svegliò di soprassalto nel letto. Stava tremando.
E’ stato solo un incubo, si disse.
E non era affatto sorprendente che avesse sognato le vittime del Killer della Scatola di Fiammiferi, la notte dopo aver parlato con Paula Steen.
Fece diversi respiri profondi. Presto, si sentì di nuovo rilassata, e la sua coscienza cominciò a scivolare nel sonno.
Ma poi …
Era ancora soltanto una bambina.
Era in un negozio di dolci con la mamma, che le stava comprando tanti dolci.
Un uomo spaventoso, con indosso una calza sulla testa, si avvicinò a di lei.
Puntò una pistola contro la mamma.
“Dammi i tuoi soldi” le disse.
Ma la donna era troppo spaventata per muoversi.
L’uomo sparò alla mamma nel petto, e lei cadde proprio di fronte a Riley, che cominciò a gridare e si girò intorno, cercando qualcuno che l’aiutasse.
Ma, improvvisamente, si ritrovò di nuovo nel bosco.
Le mani delle donne si stavano ancora agitando fuori dalle tre fosse.
Le voci stavano ancora gridando …
“Aiutaci! Ti prego!”
Poi, Riley sentì un’altra voce accanto a lei. Le sembrava familiare …
“Le hai sentite, Riley. Hanno bisogno del tuo aiuto.”
Riley si voltò e vide la mamma. Era proprio lì, con il petto insanguinato per la ferita causata dal colpo inferto dal proiettile. Il suo volto era mortalmente pallido.
“Non posso aiutarle, mamma!” Riley gridò. “Sono soltanto una bambina!”
La mamma sorrise.
“No, non sei soltanto una bambina, Riley. Sei un’adulta. Voltati e guarda.”
Riley si voltò e vide la sua immagine riflessa in uno specchio a figura intera.
Era vero.
Era una donna ora.
E quelle voci la stavano ancora chiamando …
“Aiutaci! Ti prego!”
Riley si svegliò di soprassalto per la seconda volta.
Stava tremando ancora più di prima, e annaspava per respirare.
Ricordò una frase che Paula Steen le aveva detto.
“Il killer di mia figlia non sarà mai consegnato alla giustizia.”
Paula aveva anche detto …
“Tanto per cominciare, non era un tuo caso.”
Riley sentì un nuovo impulso in sé.
Era vero: quello del Killer della Scatola di Fiammiferi non era mai stato un suo caso.
Ma non poteva più lasciarlo irrisolto.
Finalmente, il Killer della Scatola di Fiammiferi sarebbe stato consegnato alla giustizia.
Adesso è un mio caso, pensò.
Riley non ebbe altri incubi quella notte, ma il suo sonno fu molto agitato. Sorprendentemente, era ben sveglia e motivata, quando si alzò il mattino seguente.
Aveva del lavoro da fare quel giorno.
Si vestì e scese di sotto. April e Jilly erano in cucina a fare la colazione che Gabriela aveva preparato per loro. Le ragazze sembravano tristi, ma non così devastate come erano apparse il giorno precedente.
Riley vide che era stato apparecchiato un posto per lei a tavola, così si sedette e disse: “Quei pancake sembrano meravigliosi. Passatemeli, per favore.”
Mentre mangiava la sua colazione e beveva il caffè, osservò le ragazze, che le parvero più allegre. Non menzionarono l’assenza di Ryan, ma chiacchierarono di altri ragazzi a scuola.
Sono forti, pensò Riley.
E in precedenza avevano avuto la loro serie di momenti brutti.
Era sicura che avrebbero superato anche questa crisi con Ryan.
Riley finì il suo caffè e disse: “Devo andare in ufficio.”
Si alzò e baciò April sulla guancia, poi anche Jilly, che la incoraggiò: “Vai a prendere dei cattivi, mamma”.
Riley sorrise.
“Mi assicurerò di farlo, tesoro” rispose.
*
Giunta nel suo ufficio, Riley aprì i file sul computer dedicati al caso di venticinque anni prima. Mentre scorreva vecchi articoli di giornale, ricordò di averne letti alcuni, quando erano appena stati pubblicati. Era un’adolescente all’epoca, e il Killer della Scatola di Fiammiferi sembrava essere composto dal materiale di cui erano fatti gli incubi.
Gli omicidi erano avvenuti lì in Virginia, vicino a Richmond, e tra un omicidio e l’altro erano trascorse solo tre settimane.
Riley aprì una cartina e trovò Greybull, una cittadina raggiungibile dall’Interstate 64. Tilda Steen, l’ultima vittima, era vissuta e morta a Greybull. Gli altri due omicidi erano avvenuti nelle cittadine di Brinkley e Denison. Riley notò che tutte le località distavano circa 160 chilometri le une dalle altre.
Riley chiuse la cartina e guardò di nuovo gli articoli dei giornali.
Un titolo diceva …
IL KILLER DELLA SCATOLA DI FIAMMIFERI RECLAMA UNA TERZA VITTIMA
Sussultò leggermente.
Sì, ricordò di aver letto quel titolo molti anni prima.
L’articolo proseguiva con la descrizione del panico che quegli omicidi avevano scatenato in quella zona, specialmente tra le giovani donne.
Secondo l’articolo, il pubblico e la polizia si facevano le stesse domande:
Quando e dove il killer avrebbe colpito di nuovo?
Chi sarebbe stata la sua prossima vittima?
Ma non c’era stata una quarta vittima.
Perché? Riley si chiese.
Era una domanda a cui le forze dell’ordine non erano riuscite a rispondere.
L’assassino era sembrato un serial killer, spietato e motivato, il tipo che avrebbe continuato ad uccidere finché non fosse stato catturato. Invece, era semplicemente scomparso. E la sua sparizione era stata misteriosa quanto gli stessi omicidi.
Riley cominciò a leggere attentamente i vecchi registri della polizia, per rinfrescarsi la memoria.
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