“Sai dove possiamo trovare Chiqy?” chiese Keri, per nulla divertita.
“Purtroppo no. Non ha indirizzo conosciuto. Sembra più che altro frequentare depositi abbandonati, dove improvvisa bordelli finché non viene fatto un blitz. Però una buona notizia ce l’ho.”
“Va bene tutto,” disse Ray montando in macchina.
“Ho l’indirizzo di Dean Chisolm. E guarda caso è l’esatto luogo in cui i GPS di entrambe le ragazze sono stati spenti. Ve lo mando subito, insieme a una foto di Chiqy.”
“Grazie, Kevin,” disse Keri. “A proposito, potremmo aver trovato un mini-Kevin che lavora come addetto alla sicurezza del centro commerciale; molto ferrato nell’informatica. Vuole diventare poliziotto. Potrei metterlo in contatto con te se ti va bene.”
“Certo. Come dico sempre, nerd di tutto il mondo unitevi!”
“Lo dici sempre?” lo prese in giro Keri.
“Più che altro lo penso,” ammise, poi riappese prima che gli rompessero ancora le palle.
“Sembri incredibilmente composta per una persona che ha appena saputo che le ragazze che stiamo cercando potrebbero essere finite in un giro di prostituzione,” fece notare Ray con voce sorpresa.
“Sto cercando di prenderla alla leggera finché posso,” disse Keri. “Credo che non potrò farlo ancora a lungo. Ma non ti preoccupare. Quando troveremo Chisolm, ci sono buone probabilità che gli rimuoverò alla buona un po’ di tatuaggi con il coltellino svizzero. È carino, e anche spuntato.”
“È bello sapere che non hai perso il controllo,” disse Ray.
“Mai.”
Keri tentava di impedire che il cuore le saltasse fuori dal petto mentre si accucciava dietro a un cespuglio accanto alla casa di Dean Chisolm. Si costringeva a respirare piano e lentamente, stringendo la pistola tra le mani in attesa che gli agenti in divisa bussassero alla porta. Ray si trovava praticamente nello stesso posto suo, sull’altro lato della casa. C’erano altri due agenti nel vicolo sul retro.
Nonostante le temperature fredde, Keri sentiva il sudore gocciolarle lungo la schiena, sotto al giubbotto antiproiettile, e cercava di ignorarlo. Erano passate le sette di sera e c’erano poco meno di dieci gradi adesso, ma aveva lasciato la giacca in macchina in modo da muoversi più agevolmente. Sarebbe stata davvero tinca se se la fosse tenuta.
Uno degli agenti picchiò alla porta, mandandole una scarica in tutto il corpo. Si curvò un po’ di più per assicurarsi che nessuno potesse scorgerla dietro al cespuglio sbirciando dalla finestra. Il movimento le causò una lieve fitta alla costola. Se ne era rotte parecchie nello scontro con un rapitore di bambini avvenuto due mesi prima. E anche se era guarita completamente, alcune posizioni le davano ancora fastidio.
Qualcuno aprì la porta e si costrinse a ignorare il rumore che veniva dalla strada per ascoltare attentamente.
“Dean Chisolm?” udì chiedere da uno degli agenti. Percepiva il nervosismo nella sua voce, e sperò che chiunque fosse la persona in ascolto non riuscisse a riconoscerlo come lei.
“No. Adesso non c’è,” rispose una voce giovane ma sorprendentemente sicura.
“Tu chi sei?”
“Sono suo fratello, Sammy.”
“Quanti anni hai, Sammy?” chiese l’agente.
“Sedici.”
“Sei armato, Sammy?”
“No.”
“C’è qualcun altro a casa, Sammy? Magari i tuoi genitori?”
Sammy rise alla domanda, prima di ricomporsi.
“Non vedo i miei da molto,” disse derisoriamente. “Questa è casa di Dean. Se l’è comprata con i suoi soldi.”
Keri ne aveva avuto abbastanza e uscì dal nascondiglio dietro al cespuglio. Sammy guardò nella sua direzione appena in tempo per vederla rinfoderare l’arma. Keri lo vide spalancare gli occhi brevemente, nonostante tutti i suoi sforzi per apparire indifferente.
Sammy sembrava la copia carbone del fratello, completo di pelle pallida e tatuaggi. Anche lui aveva i capelli neri ma troppo ricci per pettinarli a punta. Comunque indossava l’uniforme punk richiesta – t-shirt nera, jeans aderenti con appesa un’inutile catena, e stivali neri da lavoro.
“Com’è riuscito Dean a comprarsi casa a soli ventiquattro anni?” chiese senza presentarsi.
Sammy la fissò, cercando di decidere se poteva ignorarla oppure no.
“È un bravo uomo d’affari,” rispose con un tono che aveva appena un accenno di sfida.
“Gli affari sono andati bene di recente, Sammy?” chiese facendo un passo avanti, rimanendo aggressiva, sperando di tenere il ragazzo a disagio.
I due agenti in divisa si fecero indietro, così non rimase nessuno tra Keri e Sammy. Lei non lo sapeva se era una decisione presa coscientemente da parte loro o se volevano solo non trovarsi tra i piedi durante il confronto. In ogni caso, era contenta di avere il palco tutto per sé.
“Non saprei. Sono solo un umile studente, signora,” disse, più sfrontato.
“Non è vero, Samuel,” caricò Keri, felice di aver letto il file su Chisolm che Edgerton le aveva inviato mentre si recavano lì. Vide che l’uso del suo vero nome lo aveva colto di sorpresa. “Hai lasciato la scuola la scorsa primavera. Hai appena mentito a una detective del dipartimento di polizia di Los Angeles. Non è un buon inizio, per la nostra relazione. Vuoi correre ai ripari?”
“Che cosa vuole?” chiese Sammy, pieno di prudente irritabilità. Cominciava a perdere colpi – era uscito sul portico, contro ogni buon senso.
Era ignaro di Ray, che silenziosamente era arrivato dall’altro lato della casa e si era sistemato pochi passi dietro di lui. Keri avanzò perché mantenesse l’attenzione su di lei. Adesso erano a meno di due metri di distanza.
“Voglio sapere dov’è Dean,” disse lasciando perdere tutta la messinscena. “E voglio sapere dove sono le ragazze che ha portato qui questo pomeriggio.”
“Non lo so dov’è. Se n’è andato qualche ora fa. E non so niente di ragazze.”
Nonostante fosse un giovane delinquente in erba, Keri sapeva che Sammy non era mai stato arrestato, ancor meno era stato in prigione. Poteva usare la paura della prospettiva come un vantaggio. Decise di dargli il colpo di grazia.
“Non sei stato onesto con me, Samuel. E mi stai facendo perdere la pazienza. Sappiamo entrambi in che giro di affari si è ficcato tuo fratello. Sappiamo entrambi come fa a permettersi questa casa. E sappiamo entrambi che non passi il tuo tempo libero a studiare per il diploma.”
Sammy aprì la bocca per protestare ma Keri alzò una mano e proseguì senza prendere fiato.
“Sono qui a cercare due adolescenti scomparse. Sono state portate qui da tuo fratello. Il mio lavoro è trovarle. Se mi aiuterai a farlo, potrai condurre una vita quasi normale. Se non lo farai, le cose per te si metteranno malissimo. Questa è la tua unica occasione di evitare di essere inserito nel sistema. Coopera o preparati al peggio.”
Sammy la fissò, cercando di mantenere il viso impassibile. Ma gli occhi erano fissi in modo innaturale e il respiro era pesante e veloce. Continuava a contrarre e rilassare i pugni. Era terrorizzato.
Quello che Sammy non sapeva era che Keri non aveva un mandato. Se fosse semplicemente rimasto dentro casa rifiutandosi di parlare, non avrebbero avuto altra risorsa che richiedere un mandato e aspettare fuori finché non fosse stato approvato.
Però, uscendo per parlare con lei e lasciando la porta aperta, si era reso vulnerabile. Ancora non l’aveva capito, ma che accettasse di aiutarli o meno loro in quella casa ci sarebbero entrati. La sua decisione avrebbe davvero determinato il suo immediato futuro. Keri sperava che capisse che non stava bluffando. Sperava che facesse la scelta con saggezza. Ma non lo fece.
“Io non so niente,” disse, ignaro di aver così dato il via al suo destino.
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