Lei si voltò a guardarlo. Era così nervosa alla sola idea di confessare i suoi pensieri ma sentiva di doverlo fare.
“Caleb,” lei disse, “non voglio continuare la ricerca. Mi rendo conto di avere una speciale missione; sono consapevole del fatto che dovrei aiutare gli altri, che dovrei trovare lo Scudo. Può sembrare egoista, e mi spiace se è così. Ma voglio soltanto stare con te. Ecco ciò che è più importante per me adesso. Restare in questa epoca, e in questo luogo. Sento che se continuassimo a cercare, finiremmo in un altro tempo, in un altro luogo. E che potremmo non stare insieme la prossima volta…” Caitlin s'interruppe, accorgendosi di non riuscire più a trattenere le lacrime.
Fece un profondo respiro nel silenzio che aveva seguito le sue parole. Si chiese che cosa lui pensasse di lei, e sperò che non disapprovasse la sua decisione.
“Riesci a capire?” chiese, incerta.
Lui guardava verso l'orizzonte; sembrava preoccupato. Poi, finalmente, si voltò e la guardò. L'ansia di lei prese il sopravvento.
“Non intendo leggere la lettera di mio padre, o trovare altri indizi. Voglio solo che noi stiamo insieme. Voglio che le cose restino esattamente come sono ora. Non voglio che cambino. Spero che tu non mi odi per questo.”
“Non potrei mai odiarti,” lui disse, dolcemente.
“Ma non approvi?” gli chiese. “Pensi che dovrei continuare con la missione?”
Lui distolse lo sguardo, ma non disse nulla.
“Di che cosa si tratta?” continuò lei. “Sei preoccupato per gli altri?”
“Immagino che dovrei esserlo,” rispose. “E lo sono. Ma anch'io ho delle ragioni egoistiche. Immagino … nel profondo della mia mente, speravo che, se avessimo trovato lo Scudo, in qualche modo, avrebbe potuto aiutarmi a riavere mio figlio. Jade.”
Caitlin si sentì terribilmente in colpa, quando comprese che rinunciare alla sua missione equivaleva a lasciare andare per sempre suo figlio.
“Ma non è quello il modo,” lei disse. “Ignoriamo se, ritrovando lo Scudo, sempre che esista, lo potremmo riportare indietro. Ma sappiamo che, se smettiamo di cercare, possiamo stare insieme. Si tratta di noi. E' questo che più conta per me.” Lei si fermò. “E' quello che più conta per te?”
Lui distolse lo sguardo dall'orizzonte, e annuì. Ma non la guardò.
“O mi ami soltanto perché posso aiutarti a trovare lo Scudo?” chiese.
Caitlin rimase scioccata da se stessa, dal fatto stesso di aver trovato il coraggio di formulare quella domanda ad alta voce. Era una domanda che le frullava per la mente sin dalla prima volta che lo aveva incontrato. L'amava soltanto perché lo avrebbe condotto allo Scudo? O l'amava per lei? Ora, lo aveva chiesto finalmente.
Il cuore sembrò esploderle fuori dal petto, mentre attendeva la risposta.
Infine, lui si voltò e la guardò diritto negli occhi. Si avvicinò e le accarezzò una guancia con il dorso della sua mano.
“Ti amo perché sei tu,” lui disse. “Ed è sempre stato così. E se stare con te significa rinunciare alla ricerca dello Scudo, allora è quello che farò. Anch'io desidero stare con te. Voglio continuare la ricerca, sì. Ma tu sei molto più importante per me adesso.”
Caitlin sorrise, sentendo nel suo cuore qualcosa che non aveva mai provato prima d'allora. Un senso di pace, di stabilità. Nulla poteva ostacolarli ora.
Lui le spostò i capelli dal viso, ed esplose in un sorriso.
“E' buffo,” lui disse, “una volta io vivevo qui. Secoli fa. Non a Parigi, ma in campagna. Era un piccolo castello. Non so se ancora esiste. Ma possiamo cercare.”
Lei sorrise, e lui improvvisamente la fece salire sulle sue spalle, e spiccò il volo. Nell'arco di pochi istanti, stavano volando in alto nel cielo, sopra Parigi, e erano diretti verso la campagna, alla ricerca della sua casa.
La loro casa.
Caitlin non era mai stata così felice.
Sam faticava a star dietro a Polly, mentre lei camminava. La ragazza parlava in modo incredibilmente veloce, e non sembrava mai smettere, passando da un argomento all'altro con una rapidità che sembrava impossibile. Lui era ancora scombussolato a causa del viaggio nel tempo, di quel nuovo posto — aveva bisogno di elaborare il tutto.
Ma stavano camminano già da quasi mezz'ora – anzi per la verità lui stava inciampando nei rami seguendola attraverso la foresta al suo passo svelto - e lei non aveva smesso un attimo di parlare. Sam era riuscito a malapena a dire qualche parola. Lei andò avanti, parlando del “palazzo” e della “corte”, dei membri del suo covo e di un imminente concerto e di un uomo di nome Aiden. Non aveva alcuna idea di chi lei stesse parlando, o perché lo avesse cercato — o persino dove lei lo stesse portando. Era determinato ad ottenere alcune risposte.
“…naturalmente, non è esattamente un ballo,” Polly stava dicendo, “ma dopotutto, sarà un evento incredibile, ma non sono ancora sicuro di che cosa indossare. Ci sono così tante possibilità ma non so che cosa sia appropriato per un evento formale come questo”.
“Per favore!” sbottò Sam, mentre lei saltellava allegramente per la foresta, “Mi spiace interromperti, ma ho delle domande da farti. Ti prego. Ho bisogno di risposte.”
Finalmente, Polly smise di parlare e Sam sospirò di sollievo. Lei guardò quasi meravigliata, come se non si fosse resa conto di aver parlato per tutto il tempo.
“Allora devi solo chiedere!” rispose allegramente. E poi, senza dargli il tempo di riordinare le idee, aggiunse impaziente: “Allora, di che cosa si tratta?”
“Hai detto che sei stata mandata a prendermi,” Sam disse. “Da chi?”
“E' una domanda semplice,” lei disse, “Aiden.”
“E chi è?” Sam chiese.
Lei si fece scappare un risolino “Accidenti, hai molto da imparare, non è vero? E' solo il mentore del nostro covo da migliaia di anni. Non sono certa del motivo per cui sia interessato a te, o perché mi abbia mandato, in una giornata così bella, ad attraversare tutta la foresta per venirti a prendere. Per quanto mi riguarda, avresti potuto arrangiarti da solo, alla fine. Per non dire, che avevo mille cose da fare oggi, incluso cercare un nuovo abito e—”
“Ti prego,” Sam disse, provando ad aggrapparsi al suo pensiero, prima di perderlo ancora una volta. “Apprezzo davvero che tu sia venuta da me, e non intendo essere irrispettoso,” lui disse, “ma, ovunque stiamo andando, non ho davvero tempo. Capisci, sono venuto qui, indietro nel tempo e nello spazio, per una ragione. Devo aiutare mia sorella. Devo trovarla — e non ho tempo per questi viaggi secondari.”
“Vedi, in realtà, non lo definirei proprio un viaggio secondario” ribattè Polly. “Aiden è solo l'uomo più apprezzato di tutta la corte. Se è interessato a te, allora non è una perdita di tempo” osservò. “E chiunque tu abbia bisogno di trovare, se qualcuno può indicarti la via, allora quello è lui.”
“Dunque, dov'è che stiamo andando, esattamente? E quanto dista da qui?”
Lei fece diversi altri passi attraverso la foresta, e lui si affrettò per starle dietro, chiedendosi se gli avrebbe mai risposto, se gli avrebbe mai dato una risposta chiara — quando, in quel preciso momento, la foresta si aprì improvvisamente.
La ragazza si fermò, e Sam accanto a lei, basito.
Davanti a loro vi era un immenso campo aperto, che conduceva, in lontananza, fino a degli splendidi giardini all'italiana, in cui l'erba era tagliata in forme elaborate di varie grandezze. Era bello, come un'opera d'arte vivente.
Ma ancora più sorprendente era quel che si intravedeva oltre i giardini: un palazzo, più grande di ogni edificio che Sam avesse mai visto nella sua vita. Interamente costruito in marmo, si estendeva per quanto lui poteva vedere in ogni direzione. Aveva uno stile classico, con dozzine di enormi finestre, e una grossa scalinata marmorea che conduceva alla sua entrata. Sapeva di aver visto delle fotografie di quell'edificio da qualche parte, ma non riusciva a ricordare che cosa fosse.
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