“Magari non su questo,” disse la dottoressa Levin. Guardò verso Kevin e sua madre. “Da questa parte.”
Li condusse verso un’altra ala dell’edificio, e ora Kevin ebbe la sensazione di una sicurezza maggiore, con scanner di documenti e videocamere quasi in ogni angolo. E poi era probabilmente il posto più pulito in cui lui fosse mai stato. Molto più pulito, per esempio, della sua camera. Sembrava che neanche un granello di polvere avesse il permesso di accedervi senza un permesso, senza parlare dei mucchi di abiti vecchi che riempivano camera sua fino a che sua mamma non gli diceva di riordinare.
I laboratori erano quasi vuoti in quel momento, e vuoti in un modo che suggeriva che fossero stati abbandonati di fretta perché stava accadendo qualcosa di più eccitante. Era facile vedere dove fossero andati tutti. C’era parecchia gente nei corridoi mentre loro si avvicinavano alla destinazione, intenti a scambiarsi pettegolezzi di cui Kevin colse solo qualche frammento qua e là.
“C’è un segnale, un segnale vero.”
“Dopo tutto questo tempo.”
“Non sono solo dati telemetrici, o scansioni. C’è qualcosa… di diverso.”
“Eccoci,” disse la dottoressa Levin quando arrivarono a una stanza dove la porta era stata lasciata aperta, ovviamente per permettere alla folla di persone di entrarvi. “Fateci passare, per favore. Dobbiamo parlare con Sam.”
“Ecco.” Si rivelò essere un stanza ampia, piena di luci lampeggianti e circondata da passaggi che la facevano assomigliare un po’ a un teatro dove gli attori stavano ai computer. Kevin riconobbe che si trattava di computer, anche se non assomigliavano per niente al piccolo portatile a malapena funzionante che sua madre gli aveva comprato per la scuola. Questi erano dispositivi grandi come tavolini, come automobili, come stanze, tutti di colore nero opaco e con lucine lampeggianti. Le persone che vi stavano vicino, in piedi o sedute, indossavano dei camici come quelli degli scienziati negli show televisivi.
“Impressionato?” chiese la dottoressa Levin.
Kevin poté solo annuire. Non aveva parole per un posto come quello. Era… incredibile.
“Cos’è questo posto?” chiese sua madre, e Kevin non sapeva dire se fosse un bene o un male che neanche sua madre riuscisse a capire.
“È dove la NASA fa le sue ricerche al supercomputer,” spiegò la dottoressa Levin. “Si lavora su IA, computazione quantistica, superconduttori più avanzati. Sono anche strumenti che vengono usati per lavorare su… questioni complesse. Venite, dobbiamo parlare con Sam.”
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