Morgan Rice - Una Canzone Per Gli Orfani

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L’immaginazione di Morgan Rice non ha limiti. In un’altra serie che promette di intrattenerci come le precedenti, UN TRONO PER DUE SORELLE ci presenta il racconto di due sorelle (Sofia e Kate), orfane, che lottano per sopravvivere nel mondo crudele ed esigente dell’orfanotrofio. Un successo immediato. Non vedo l’ora di mettere le mani sul secondo e terzo libro! Books and Movie Reviews (Roberto Mattos) Dall’autrice di best-seller numero #1 Morgan Rice arriva un’indimenticabile nuova serie fantasy. In UNA CANZONE PER GLI ORFANI (Un Trono per due Sorelle – Libro Tre), Sofia, 17 anni, viaggia alla ricerca dei suoi genitori. La sua impresa la porta in terre strane e sconosciute, e a un segreto scioccante che mai avrebbe immaginato. Kate, 15 anni, viene convocata dalla strega, dato che è giunto il momento di ripagare il suo favore. Ma Kate sta cambiando, crescendo e diventando sempre più potente. Cosa ne sarà di lei se farà un patto con il buio?Sebastian, un romantico, segue il suo cuore, gettando via tutto e rifiutando la sua famiglia per trovare Sofia. Ma Lady d’Angelica è ancora convinta di ucciderla, e potrebbe avere altri programmi. UNA CANZONE PER GLI ORFANI (Un Trono per due Sorelle – Libro Tre) è il terzo libro di una stupefacente nuova serie fantasy, dilagante di amore, cuori spezzati, tragedia, azione, magia, stregoneria, destino e suspense da far battere il cuore. Un libro di cui è impossibile non girare le pagine, è pieno di personaggi che vi faranno innamorare, e di un mondo che non dimenticherete mai. Il libro #4 della serie è di prossima pubblicazione. potente inizio per una serie produrrà una combinazione di esuberanti protagonisti e circostanze impegnative per coinvolgere pienamente non solo i giovani, ma anche gli adulti amanti del genere fantasy e che cercano storie epiche alimentate da potenti legami o inimicizie. Midwest Book Review (Diane Donovan)

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CAPITOLO VENTISEI

CAPITOLO UNO

Kate si trovava davanti a Siobhan, sentendosi nervosa come prima di ogni scontro. Avrebbe dovuto sentirsi al sicuro: si trovava nei terreni della forgia di Thomas, e quella donna avrebbe dovuto essere la sua insegnante.

Eppure aveva la sensazione che il mondo le stesse per svanire da sotto i piedi.

“Mi hai sentito?” le chiese Siobhan. “È giunto il momento per ripagare il debito che mi devi, apprendista.”

Il favore che Kate aveva contrattato alla fontana in cambio della formazione ricevuta da Siobhan. Il favore che temeva da allora, perché sapeva che qualsiasi cosa Siobhan le avesse chiesto, sarebbe stato terribile. La donna della foresta era strana e incostante, potente e pericolosa in egual misura. Ogni compito da lei stabilito sarebbe stato difficile, e probabilmente spiacevole.

Kate aveva accettato, ma non aveva scelta.

“Di che favore si tratta?” chiese alla fine. Si guardò attorno cercando Thomas o Will, ma non perché pensasse che il fabbro o suo figlio potessero salvarla da quella situazione. Al contrario voleva accertarsi che nessuno dei due si trovasse coinvolto in qualsiasi cosa Siobhan avesse in mente.

Il fabbro non c’era, e neanche Will. Ora invece lei e Siobhan si trovavano vicino alla fontana nella dimora di Siobhan, e le acque scorrevano pure e limpide. La fontana non era prosciugata e piena di foglie come un tempo. Kate sapeva che doveva trattarsi di un’illusione, ma quando Siobhan vi entrò, le parve piuttosto concreta. Le bagnò addirittura l’orlo del vestito.

“Perché così tanta paura, Kate?” le chiese. “Ti sto solo chiedendo un favore. Hai paura che ti manderò a Morgassa a dare la caccia a un uovo di Roc nelle pianure di sale? O a combattere contro la creatura di un qualche aspirante convocatore nelle Colonie Remote? Avrei detto che cose del genere ti sarebbero piaciute.”

“Che è il motivo per cui non lo farai,” ipotizzò Kate.

Siobhan fece un piccolo sorriso di fronte a quell’affermazione. “Pensi che sia crudele, vero? Che agisca senza motivo. Il vento può essere crudele se ti trovi nel mezzo senza un cappotto addosso, e non potresti comprendere i suoi motivi più di… beh, di qualsiasi cosa io dica e tu prenda come una sfida.”

“Tu non sei il vento,” sottolineò Kate. “Il vento non può pensare, non può sentire, non può distinguere il giusto dallo sbagliato.”

“Oh, è di questo che si tratta?” chiese Siobhan. Si sedette sul bordo della fontana. Eppure Kate aveva l’impressione che se avesse tentato di fare lo stesso, sarebbe caduta in mezzo all’erba vicino alla forgia di Thomas. “Pensi che sia malvagia?”

Kate non voleva essere d’accordo su questo, ma non le veniva in mente un modo per negare e allo stesso tempo non mentire. Siobhan poteva non essere capace di cogliere gli angoli più remoti del pensiero di Kate, non più di quanto i poteri di Kate potessero arrivare a toccare Siobhan, ma sospettava che l’altra donna avrebbe capito se lei avesse mentito. Rimase allora in silenzio.

“Le suore della tua Dea Mascherata avrebbero parlato di male quando le hai massacrate,” evidenziò Siobhan. “Gli uomini del Nuovo Esercito che hai massacrato avrebbero chiamato te una cosa malvagia, e peggio ancora. Sono certa che ci sono migliaia di uomini tra le strade di Ashton che in questo preciso istante ti chiamerebbero malvagia sapendo che sei capace di leggere nelle menti delle altre persone.”

“Stai cercando di dirmi che allora tu sei buona?” ribatté Kate.

Siobhan scrollò le spalle. “Sto cercando di dirti qual è il favore che mi devi. La cosa necessaria. Perché è così che va la vita, Kate. Una successione di cose necessarie. Conosci la maledizione del potere?”

Sembrava veramente una delle lezioni di Siobhan. Il meglio che Kate fu capace di dire fu che almeno in questo caso non la stavano pugnalando.

“No,” rispose Kate. “Non conosco la maledizione del potere.”

“È semplice,” disse Siobhan. “Se hai potere, allora tutto quello che fai influenzerà il mondo. Se hai potere e riesci a vedere ciò che accadrà, allora anche decidere di non agire resta una scelta. Sei responsabile del mondo solo a starci dentro, e io ci sto da tanto tempo.”

“Da quanto?” chiese Kate.

Siobhan scosse la testa. “Questo è il genere di domanda per la cui risposta si richiede un prezzo, e tu non hai ancora pagato il prezzo della tua formazione, apprendista.”

“Questo tuo favore,” disse Kate. Era ancora timorosa, e niente di ciò che Siobhan aveva detto rendeva le cose più facili.

“È una cosa piuttosto semplice,” disse Siobhan. “C’è qualcuno che deve morire.”

La fece suonare una cosa insignificante, come se stesse ordinando a Kate di spazzare il pavimento o di andare a prendere dell’acqua per un bagno. Agitò una mano attorno a sé e l’acqua della fontana luccicò, mostrando una giovane donna che camminava in mezzo a un giardino. Indossava stoffe preziose, ma nessuna insegna di una casata nobiliare. La moglie o figlia di un mercante, quindi? Qualcuno che si era guadagnato i soldi in un modo diverso? Era piuttosto piacevole d’aspetto, con sorriso un che faceva capire quanto fosse capace di rallegrare il mondo.

“Chi è?” chiese Kate.

“Si chiama Gertrude Illiard,” disse Siobhan. “Vive ad Ashton, nel complesso familiare di suo padre, il mercante Savis Illiard.”

Kate aspettò di sentire dell’altro, ma Siobhan non aggiunse nulla. Non le spiegò niente, nessun accenno al motivo per cui la giovane donna dovesse morire.

“Ha commesso qualche crimine?” chiese Kate. “Ha fatto qualcosa di terribile?”

Siobhan sollevò un sopracciglio. “Devi sapere una cosa del genere per poter essere in grado di uccidere? Io non credo.”

Kate sentì la propria rabbia crescere di fronte a una tale risposta. Come poteva Siobhan osare chiederle di fare una cosa del genere? Come osava chiedere che Kate si coprisse le mani di sangue senza il minimo motivo o la minima spiegazione?”

“Io non sono un’assassina qualsiasi da mandare dove vuoi,” disse Kate.

“Davvero?” Siobhan si alzò allontanandosi dal bordo della fontana con un movimento quasi infantile, come a saltare giù da un’altalena, o balzare dal bordo di un carro come un monello che ha fatto un viaggio a scrocco attraverso la città. “Hai già ucciso un sacco di volte prima d’ora.”

“Questo è diverso,” insistette Kate.

“Ogni momento di vita è una cosa di bellezza unica,” confermò Siobhan. “Ma poi ogni momento è qualcosa di vuoto, ogni istante uguale all’altro. Hai ucciso un sacco di gente, Kate. Come fa questa a essere diversa?”

“Quelli se lo meritavano,” disse Kate.

“Oh, loro se lo meritavano,” disse Siobhan, e Kate poté udire il tono derisorio nella sua voce, anche se con gli scudi sempre al loro posto non era possibile scorgere il minimo pensiero dietro alle sue azioni. “Le suore lo meritavano per tutto quello che ti avevano fatto, e lo schiavista per quello che aveva fatto a tua sorella?”

“Sì,” rispose Kate. Di questo almeno era certa.

“E il ragazzo che hai ammazzato in mezzo alla strada perché ha osato rincorrerti?” continuò Siobhan. Kate si trovò a chiedersi quanto l’altra donna effettivamente sapesse di lei. “E i soldati sulla spiaggia per… quelli come li giustifichi, Kate? È stato perché stavano invadendo la tua patria, o solo perché i tuoi superiori ti avevano portata lì, e una volta iniziata la battaglia non c’è tempo per chiedersi perché?”

Kate fece un passo indietro allontanandosi da Siobhan, più che altro perché se l’avesse colpita, sospettava che ci sarebbero state delle conseguenze difficili da gestire.

“Addirittura adesso,” disse Siobhan, “sospetto di poter mettere una decina di uomini o donne davanti a te, e tu pianteresti loro in corpo una lama. Potrei trovarti un avversario dopo l’altro, e tu li uccideresti. Questa però è diversa?”

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