Morgan Rice - Il Ritorno

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“MESSAGGI DALLO SPAZIO è avvincente, inaspettato e fermamente radicato in forti profili psicologici supportati da elementi fantascientifici e pregni di suspense: cos’altro potrebbero desiderare i lettori? (Solo la rapida pubblicazione del secondo libro, L’arrivo.)”--Midwest Book ReviewDalla scrittrice di Libri fantasy numero #1 al mondo, Morgan Rice, arriva il libro #3 di una serie fantascientifica da tempo attesa. Con il pianeta Terra distrutto, cosa ne sarà dei tredicenni Kevin e Chloe sulla navicella madre?Gli alieni li ridurranno in schiavitù? Cosa vogliono? Ci sono speranze di fuga?E Kevin e Chloe torneranno mai sulla Terra?“Pieno zeppo d’azione …. Lo stile della Rice è consistente e le premesse sono intriganti.”–Publishers Weekly, parlando di Un’impresa da eroi“Un fantasy superiore… Un libro vincitore, raccomandato per coloro che amano lo stile epic fantasy alimentato da giovani protagonisti potenti e credibili.”–Midwest Book Review, parlando de L’ascesa dei Draghi“Un fantasy pieno zeppo d’azione che di sicuro piacerà ai fan dei precedenti romanzi di Morgan Rice, insieme agli amanti di opere come IL CICLO DELL’EREDITÀ di Christopher Paolini…. I fan della fiction per ragazzi divoreranno quest’ultima opera della Rice e imploreranno di averne ancora.”–The Wanderer, A Literary Journal (parlando de L’ascesa dei draghi)Sono disponibili anche i libri di Morgan Rice delle molte serie di genere fantasy, incluso UN’IMPRESA DA EROI (LIBRO #1 IN L’ANELLO DELLO STREGONE), un libro da scaricare gratuitamente, con oltre 1.300 recensioni a cinque stelle!

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“Volete dire qualcosa?” chiese il generale s’Lara guardando lui e Ro.

Kevin sapeva che avrebbe dovuto, ma non era sicuro di cosa dire. La colpa che provava sembrava ancora pervadere tutto, seppellendo ogni parola. Sapeva di dover provare, ma la verità era che non voleva provarci in quel momento.

“Non voglio dire niente a mia discolpa,” disse, scuotendo la testa. “Non me lo merito, e la verità è che… comunque sto morendo. Non importa cosa mi farete, fintanto che gli altri siano salvi.” Gli parve quasi uno shock dire una cosa del genere, ma era la verità. Era più importante che fossero salvi Chloe e Ro piuttosto che lui. “Ho dato un contributo per distruggere un mondo. Non merito… non merito niente. Ma Ro si è liberato dell’Alveare. Questo dovrebbe contare qualcosa.”

Ro scosse la testa. “Ho… ho paura, lo ammetto, ma non scapperò da quello che ho fatto. Ho commesso un orrore dopo l’altro. Ho fatto cose malvage. Una volta ero un Puro, ma ora non sono neanche quello. Sono impuro. È Kevin che dovreste salvare. Lo abbiamo reso uno di noi contro la sua volontà. Non aveva altra scelta.”

“C’è sempre una scelta!” disse l’uomo che si era scagliato contro Ro, parlando a voce alta da qualche parte in fondo alla stanza.

Kevin non sapeva cosa dire. Sembrava però che Chloe lo sapesse, perché gridò per farsi sentire da tutti, guardando dritto in faccia l’uomo che aveva appena parlato.

“Pensi che Kevin abbia scelto di essere preso dagli alieni?” chiese con tono che sarebbe bastato di per sé a far indietreggiare chiunque. “Pensi che ne avesse il controllo? Gli hanno fatto accettare che mi venisse fatto del male in ogni genere di modo, e lo stesso io non lo biasimo, perché non è stato lui. Era un lui senza emozioni, senza nessuna compassione. E se non hai compassione, non sei certo meglio dell’Alveare!”

Si prese un momento per guardarsi attorno e osservare gli alieni, e per un attimo Kevin pensò che avesse finito, ma poi continuò la sua tirata, puntando il dito contro tutta la gente che li circondava.

“Siete tutti lì in piedi a prendere decisioni su di noi, ma non avete neanche provato a cercare di capirci. Kevin… ha attraversato il nostro paese tentando di salvare il nostro mondo. È andato nello spazio perché stava cercando di fermare l’Alveare. Lo hanno preso solo perché stava tentando di fermarli. Per quanto riguarda Ro, ha lottato contro le uniche cose che ha sempre conosciuto. È un segno che il controllo dell’Alveare può essere spezzato, e voi volete… cosa, ucciderlo? Dovrete uccidere me se volete farlo!”

Stava lì in piedi guardandoli furente, quindi il generale s’Lara alzò una mano per richiamare l’ordine.

“Non parlerò di questo,” disse. “I miei pensieri sono troppo in conflitto. La logica richiede una cosa, l’emozione un’altra. Ma mi chiedo, siamo esseri di pura logica? Siamo come loro? Non lo so. È ora che ci dividiamo.”

Abbassò la testa e tra loro Kevin vide delle luci danzanti che baluginavano intorno, come se le Intelligenze Artificiali parlassero e discutessero, probabilmente cercando un equilibrio tra le emozioni degli Ilari e le necessità dettate dalla logica. Agli occhi di Kevin sembravano sciami di api arrabbiate che volavano attorno, spostandosi e dividendosi, poi ricombinandosi in diversi gruppi man mano che il dibattito tra loro proseguiva.

Da dove si trovava, Kevin non riusciva a capire esattamente in che modo stesse andando la discussione. Poteva coglierne dei pezzetti qua e là se ci provava, ma c’erano così tanti diversi frammenti che era impossibile anche solo iniziare a tentare di capire la direzione del tutto.

Alla fine parve che stesse succedendo qualcosa. Kevin ebbe la sensazione che le Intelligenze Artificiali si stessero spostando, disponendosi in formazioni, creando gruppi man mano che prendevano le loro decisioni. Sulla superficie delle pareti attorno alla stanza apparvero due blocchi, uno rosso e uno blu. I gruppi sembravano vicini, così vicini che Kevin non poteva contarli, e neanche capire quale fosse più grande. Poteva vedere che alcune Intelligenze Artificiali vibravano ancora svolazzando in giro, rivedendo i fatti o discutendone con coloro a cui erano connessi. Lentamente, però, i gruppi si stabilizzarono.

Neanche allora, però, Kevin riuscì capire quale potesse essere il risultato.

CAPITOLO DUE

Kevin guardava fuori da una delle finestre della navicella mentre lo spazio scorreva veloce, senza poter distinguere nulla, allungato e piegato per permettere al velivolo di passarvi attraverso con il potere dei suoi scudi. Lui, Ro e Chloe erano seduti insieme in una stanza che era aperta e ariosa, e quasi vuota. Con sua sorpresa, anche il generale s’Lara era lì.

Kevin tornò con la memoria al momento in cui il generale s’Lara gli aveva messo una mano sulla spalla dopo il processo.

“Abbiamo preso la nostra decisione. Pare che… pare che avrete tutti il permesso di stare tra noi. Verrete portati al nostro mondo di avamposto, e insieme cercheremo un modo per fermare l’Alveare. Spero solo che troveremo un modo per farlo.”

Kevin non poteva credere quanto fossero andati vicini alla morte. Si risvegliò dai suoi pensieri e si guardò attorno.

“Non avete bisogno di… non so,” disse, “di controllare la navicella?”

“Come se la mia navicella mi permettesse di dirle cosa fare,” rispose lei. “Noi lavoriamo con le nostre Intelligenze Artificiali. Non le soggioghiamo. Quello è un pensiero da Alveare.”

“Kevin e Ro non sono l’Alveare,” disse Chloe con tono accalorato, forse un po’ troppo.

“Non ho mai detto questo,” rispose il generale s’Lara. Però sembrava che li stesse osservando con attenzione.

Kevin pensava di poter capire. “Sta cercando di capire di più dell’Alveare, vero?”

Il generale esitò, ascoltando in quel modo che diceva che si trovava ancora in comunicazione con la sua Intelligenza Artificiale.

“Sì,” ammise. “Tu e il Puro… scusate, Ro, ne siete stati parte. Avete avuto accesso alla sua struttura ed essenza. Potete aiutarci a comprenderlo meglio. Potreste veramente essere in grado di aiutarci a batterli.”

“Non sono sicuro che si possano battere,” disse Ro. “Mi spiace, mi sento… senza speranze.”

“Ma sei riuscito a liberarti,” disse il generale s’Lara.

“Con l’aiuto di Chloe,” rispose Ro.

Kevin annuì. Senza Chloe, nessuno di loro sarebbe stato in grado di scappare.

“Voglio comunque sapere tutto quello che sarete in grado di dirci,” disse il generale. “Com’è essere parte dell’Alveare?”

Kevin non era certo di avere le parole per spiegarlo. Lo stesso voleva provare. “È come… c’è questa rete di connessioni, e ciascuna di esse è una cosa viva. È come essere parte di qualcosa di più grande, con la sensazione che niente conti se non l’intero.”

“È bellissimo,” aggiunse Ro. “Ma non abbiamo alcun modo per sentire quella bellezza. Non sentiamo nulla. Nessuna coscienza, nessuna felicità. L’Alveare è tutto.”

“Bene, questo significa che la negoziazione è esclusa,” disse il generale s’Lara. “Però ci potrebbe comunque essere qualcosa. Molto presto saremo arrivati.”

“Dove?” chiese Kevin. Non aveva idea di dove fossero diretti, e non aveva neppure considerato che stessero andando da qualche parte.

Lei fece un cenno e una delle pareti mutò, fornendo l’immagine di un pianeta. Sembrava piccolo sullo schermo, ma era un punto di colore luminoso in una veduta dello spazio altrimenti in bianco e nero. Era per lo più verde, in un modo che appariva strano se messo a confronto con il blu della Terra.

“Questo è Xarath,” disse il generale come spiegazione. “La maggior parte della sua acqua è sottoterra, ma la vita delle piante sboccia in superficie. Abbiamo una piccola base lì. Non abbiamo mai pensato che diventasse una casa per tutti noi, ma dovremo adattarci. Dicono che sia bellissimo.”

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