Morgan Rice - Il Ritorno

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“MESSAGGI DALLO SPAZIO è avvincente, inaspettato e fermamente radicato in forti profili psicologici supportati da elementi fantascientifici e pregni di suspense: cos’altro potrebbero desiderare i lettori? (Solo la rapida pubblicazione del secondo libro, L’arrivo.)”--Midwest Book ReviewDalla scrittrice di Libri fantasy numero #1 al mondo, Morgan Rice, arriva il libro #3 di una serie fantascientifica da tempo attesa. Con il pianeta Terra distrutto, cosa ne sarà dei tredicenni Kevin e Chloe sulla navicella madre?Gli alieni li ridurranno in schiavitù? Cosa vogliono? Ci sono speranze di fuga?E Kevin e Chloe torneranno mai sulla Terra?“Pieno zeppo d’azione …. Lo stile della Rice è consistente e le premesse sono intriganti.”–Publishers Weekly, parlando di Un’impresa da eroi“Un fantasy superiore… Un libro vincitore, raccomandato per coloro che amano lo stile epic fantasy alimentato da giovani protagonisti potenti e credibili.”–Midwest Book Review, parlando de L’ascesa dei Draghi“Un fantasy pieno zeppo d’azione che di sicuro piacerà ai fan dei precedenti romanzi di Morgan Rice, insieme agli amanti di opere come IL CICLO DELL’EREDITÀ di Christopher Paolini…. I fan della fiction per ragazzi divoreranno quest’ultima opera della Rice e imploreranno di averne ancora.”–The Wanderer, A Literary Journal (parlando de L’ascesa dei draghi)Sono disponibili anche i libri di Morgan Rice delle molte serie di genere fantasy, incluso UN’IMPRESA DA EROI (LIBRO #1 IN L’ANELLO DELLO STREGONE), un libro da scaricare gratuitamente, con oltre 1.300 recensioni a cinque stelle!

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INDICE

CAPITOLO UNO

CAPITOLO DUE

CAPITOLO TRE

CAPITOLO QUATTRO

CAPITOLO CINQUE

CAPITOLO SEI

CAPITOLO SETTE

CAPITOLO OTTO

CAPITOLO NOVE

CAPITOLO DIECI

CAPITOLO UNDICI

CAPITOLO DODICI

CAPITOLO TREDICI

CAPITOLO QUATTORDICI

CAPITOLO QUINDICI

CAPITOLO SEDICI

CAPITOLO DICIASSETTE

CAPITOLO DICIOTTO

CAPITOLO DICIANNOVE

CAPITOLO VENTI

CAPITOLO VENTUNO

CAPITOLO UNO

Per il lunghissimo tempo durante il quale rimase nell’oscurità che lo circondava, Kevin fu convinto di essere morto. In un certo senso gli sembrava giusto. Tutti gli avevano comunque detto che non gli restava molto da vivere, e poi c’era stata la navicella spaziale che andava alla deriva nel vuoto, l’aria che finiva poco alla volta. Dopo tutto questo, non era forse ammissibile che ci dovesse essere la fine di tutto?

“Kevin,” chiamò la voce di Chloe da qualche parte nello spazio oltre il buio. “Apri gli occhi.”

“Va’ via, sono morto,” bofonchiò Kevin, perché una parte di lui non voleva fare altro che tornare a dormire. Voleva lasciarsi andare e rilassarsi, permettere all’oscurità di travolgere tutto. Stava così comodo che… Sussultò sentendosi punto da qualcosa. “Ahi!”

Aprì gli occhi di scatto e vide un luogo che decisamente non era la navicella con cui erano andati alla deriva, indifesi. Quello non era un velivolo rubato all’Alveare dove loro due stavano lentamente morendo dopo essere stati urtati da una navicella degli Ilari e da ciò che restava del mondo di questi ultimi. Questo spazio era più ampio, e assomigliava quasi a…

“È un ospedale,” ipotizzò Kevin. Ora sapeva benissimo come fossero fatti gli ospedali. Aveva passato così tanto tempo tra ospedali e laboratori e altri posti del genere, che gli era impossibile non riconoscerne uno, anche se sembrava un ospedale in un certo qual modo alieno, senza nessun dispositivo che assomigliasse a quelli cui lui era abituato.

“Allora sei sveglio,” disse Chloe dal posto in cui si trovava in piedi, accanto al suo letto. Sembrava soddisfatta dei suoi sforzi per svegliarlo e sorrideva sotto i baffi in un modo che suggeriva che l’avrebbe rifatto molto volentieri.

“Mi hai fatto male,” si lamentò Kevin, ma poi gli venne in mente un pensiero. “Sei ferita, tu? Stai bene?”

“Sto bene,” lo rassicurò Chloe, ora con tono serio. “Hanno curato i lividi più grossi quando ci hanno portati qui.”

Kevin la guardò comunque dalla testa ai piedi, giusto per essere sicuro, preoccupato che stesse tentando di nascondere quanto invece fosse ferita e dolorante. Qualcuno le aveva dato una specie di divisa argentata da indossare al posto dei suoi soliti vestiti. Assomigliava un po’ alle squame argentate di un pesce e rifletteva la luce in modi diversi a seconda di come lei si muoveva. Abbassando lo sguardo, Kevin si accorse di avere indosso la stessa cosa.

“E tu?” chiese Chloe con ovvia preoccupazione. “Sei ferito?”

“No,” le rispose. “Penso di no.”

Di certo non si sentiva peggio del solito, o almeno di quanto si fosse sentito prima che l’Alveare avesse deciso di renderlo uno di loro. Sentiva il dolore che gli scorreva lungo il corpo, e lo stordimento che minacciava di metterlo al tappeto quando si muoveva troppo velocemente, ma erano sensazioni che conosceva. Erano così familiari che gli sembravano quasi dei vecchi amici a questo punto, ormai. Non sentiva niente di simile a forti dolori derivati da qualcosa di rotto.

Chloe si chinò su di lui e lo abbracciò con forza. “Sono così contenta che tu sia sano e salvo.”

Kevin si aggrappò a quell’abbraccio, anche se non aveva la sensazione di meritarselo in quel momento. Era colpa sua se erano arrivati a quel punto. Se non fosse stato per lui, Chloe non si sarebbe trovata rinchiusa in una cella, sottoposta a degli esperimenti. Non avrebbe avuto quella strana cosa che sembrava viva attaccata al braccio, stretta come una seconda pelle, la sua superficie ossuta da insetto completamente fuori posto sulla morbidezza della sua pelle liscia.

Era talmente bello che fosse sana e salva che per un momento o due Kevin non pensò neanche a chi non era lì con loro.

“Dov’è Ro?” chiese poi, guardandosi attorno alla ricerca dell’ex membro dell’Alveare. “È…”

“Bene, sei sveglio,” disse una nuova voce. “Kevin si girò verso il punto in cui la porta si stava aprendo, rivelando una donna degli Ilari dalla pelle blu con indosso un’uniforme scura con un marchio militare sopra. Kevin riconobbe il generale s’Lara dalla trasmissione video che aveva fatto tentando di imbrogliare lei e tutti i suoi simili. Solo il pensiero bastava a dargli la certezza che quello dovesse essere solo un orribile sogno.

“Generale, è stata lei a salvarci?” chiese Kevin. “Ma io… io ho tentato di ingannarvi.” Eppure non era la cosa peggiore. “Ho… ho contribuito a far saltare per aria il vostro mondo.”

Il senso di colpa lo pervase al pensiero di tutto ciò che aveva fatto, mentre vedeva l’espressione del generale assumere una connotazione di rabbia.

“Hai anche contribuito a metterci in guardia,” disse. “Questo ti fa guadagnare un po’ di considerazione da parte nostra e… beh, non vogliamo abbandonare coloro che hanno bisogno. Noi non siamo come l’Alveare.”

“Questo è…” Kevin non trovava le parole. “Grazie.”

“Non ringraziarmi ancora,” disse il generale s’Lara. Alzò lo sguardo verso il soffitto e parve ascoltare qualcosa che solo lei poteva sentire. “La mia Intelligenza Artificiale dice che gli altri sono pronti per decidere cosa fare di voi. Voi e quel cosiddetto ‘Puro’ che avete portato qui. Seguitemi per favore.”

“Kevin è ancora debole,” disse Chloe contrariata. “Ha bisogno di riposo.”

“Potrà riposare tutto il tempo che vuole quando il processo sarà finito. Ora venite con me.” La donna generale era chiaramente abituata ad essere obbedita quando ordinava qualcosa, e stava già uscendo, senza aspettare per vedere se gli altri l’avrebbero seguita.

Kevin guardò Chloe, che scrollò le spalle. Sapevano che nessuno di loro due aveva effettivamente una possibilità di scegliere. Affrettandosi per tenere il passo, seguirono il generale fuori dalla camera d’ospedale e si trovarono a percorrere una serie di corridoi contorti le cui pareti avevano immagini brillanti che davano loro l’illusione di ampi spazi aperti. Qua e là passarono accanto a finestre che davano vedute dello spazio.

“Siamo su una navicella vero?” chiese Kevin. Non assomigliava alle navicelle dell’Alveare. Questa non aveva la perfetta stabilità dei regolatori della gravità, ma era pur sempre una qualche specie di navicella.

“Questa è l’ammiraglia della flotta usata per fuggire,” disse il generale s’Lara. “La mia Intelligenza Artificiale vi è integrata.”

“Quindi ogni millimetro di questo posto è… lei?” chiese Chloe.

“Penso che si possa dire così,” rispose il generale. “La mia Intelligenza Artificiale si connetterà agli altri per il vostro processo.”

“Come nell’Alveare?” chiese Kevin, capendo all’istante, dall’espressione sul volto del generale, di aver detto la cosa sbagliata.

“Noi non siamo per niente somiglianti all’Alveare,” disse il generale s’Lara con tono severo. “Loro si lanciano di forza contro i mondi che poi distruggono, contro la gente che poi trasformano in parte di loro. La sofferenza e le scelte degli altri non significano nulla per loro. Noi ci uniamo alle nostre Intelligenze Artificiali, ma continuiamo a scegliere ciò che facciamo, e non andiamo a caccia di conquista. Ci mettiamo dietro a degli scudi perché non vogliamo massacrare gli altri, anche se questo ci è costato dei mondi.”

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