Riley trovò rapidamente John e Frankie, raggianti d’orgoglio, mentre stringevano i loro nuovi distintivi.
“Ce l’abbiamo fatta!” John disse, abbracciando Riley.
“Siamo davvero agenti dell’FBI!” Frankie aggiunse, abbracciando anche lei Riley.
“Certo che lo siamo” Riley replicò.
Frankie aggiunse: “E la cosa migliore di tutte è che lavoreremo alla Sede Centrale di Washington DC. Potremo stare insieme!”
“Che cosa grandiosa!” Riley acconsentì.
Poi fece un respiro profondo. Dopo quell’estate difficile, tutto stava procedendo proprio bene. Meglio di quanto aveva immaginato.
Si guardò intorno, cercando Ryan, e lo vide muoversi attraverso la folla, verso di lei.
Era riuscito a venire dopotutto, e aveva un piacevole sorriso sul volto.
“Congratulazioni, tesoro” le disse, dandole un bacio sulla guancia.
“Grazie” Riley rispose, baciandolo a sua volta.
Prendendo la mano di Riley, Ryan soggiunse: “E ora, possiamo andare a casa.”
Riley sorrise ed annuì. Sì, quella era davvero una gran cosa in quella giornata. Durante tutte le sue settimane all’Accademia, aveva dovuto dormire nel dormitorio, mentre Ryan era rimasto nel loro appartamento di Washington DC. Non avevano passato molto tempo insieme, come entrambi avrebbero voluto.
La sua assegnazione alla Sede Centrale di Washington dell’FBI significava che avrebbe lavorato a poche fermate di metro dal loro appartamento. Potevano stabilirsi lì e creare una vita insieme, forse persino programmare presto il loro matrimonio.
Ma, prima che Ryan e Riley potessero andar via, John la chiamò.
“Aspetta un attimo, Riley. C’è ancora una cosa di cui occuparsi.”
Riley sgranò gli occhi, ricordando …
Sì, c’è ancora una cosa da fare.
Lei e i suoi amici uscirono nella fredda aria invernale; i nuovi agenti erano tutti allineati e attraversavano il cortile interno, diretti al poligono di tiro dell’FBI. Riley e gli amici si precipitarono a unirsi alla fila, mentre Ryan li seguì.
Riley si accorse che Ryan sembrava alquanto perplesso.
Non capisce che cosa sta succedendo, pensò.
Non c’era tempo per discutere in quel momento. Riley e gli amici si stavano avvicinando al quartiermastro.
Quando lo raggiunsero, l’uomo diede ad ognuno di loro un’arma di servizio, una pistola Glock calibro 22.
Ryan spalancò la bocca, sorpreso e anche un po’ agitato, Riley ne era sicura.
Dovrà abituarsi al fatto che io abbia un’arma da fuoco, lei pensò.
Riley gli sorrise e disse: “OK, possiamo andare a casa ora.”
Tirò un sospiro di sollievo, quando comprese che l’uomo non intendeva dire alcunché il fatto che stesse portando con sé un’arma letale. Entrambi salutarono i suoi amici e attraversarono di nuovo il cortile interno.
Andrà tutto bene, pensò.
Poi, improvvisamente, un ragazzo le si avvicinò, dandole una busta.
“Sei Riley Sweeney?” il giovane chiese.
“Sì” Riley rispose.
Il giovane le porse la busta e disse: “Mi hanno chiesto di darti questo. Devi firmarlo.”
Riley firmò per la busta, poi la aprì frettolosamente.
Lei barcollò, indietreggiando di alcuni passi, mentre leggeva.
“Di che cosa si tratta?” Ryan chiese.
Lei deglutì e gli disse: “Mi hanno cambiato incarico.”
“Che cosa significa?” lui chiese.
“Non lavorerò più alla Sede Centrale del Bureau di Washington DC. Sono stata assegnata all’Unità di Analisi Comportamentale, proprio qui a Quantico.”
Ryan balbettò: “Ma, ma tu hai detto … che avremmo vissuto insieme.”
“Lo faremo” Riley gli rispose in fretta, rassicurandolo. “Dopotutto, non è un viaggio così lungo.”
Nonostante le sue parole rassicuranti, sapeva che il cambiamento avrebbe senz’altro complicato le loro vite: non avrebbe reso impossibile la loro convivenza, ma non l’avrebbe resa facile.
Ryan scattò: “Beh, non puoi farlo. Dovranno cambiarlo.”
“Non posso far cambiare niente” Riley replicò. “Sono l’ultima ruota del carro qui, proprio come lo sei tu nello studio legale.”
Ryan restò in silenzio per un lungo istante, poi brontolò: “Ma di chi è stata quest’idea?”
Riley ci rifletté. Non aveva mai neppure inserito Quantico tra le sue scelte. Chi era intervenuto per farla assumere lì?
Poi, comprese con un sospiro …
Credo davvero di saperlo.
L’Agente Speciale Jake Crivaro fissava con insoddisfazione le sue uova strapazzate.
Sarei dovuto andare a quella cerimonia di diploma, pensò.
Era seduto al bar dell’edificio del BAU a Quantico, pensando a Riley Sweeney, la sua giovane protetta. Aveva preso il suo diploma all’Accademia dell’FBI due giorni prima, ed era dispiaciuto di non aver presenziato alla cerimonia.
Naturalmente, aveva trovato una scusa con se stesso: troppe scartoffie accumulate sulla sua scrivania. Ma la verità era che che odiava quel genere di cerimonie, e non era proprio riuscito a farsi forza per andare e sedere tra la folla, ascoltando i soliti discorsi che aveva sentito in innumerevoli forme diverse prima.
Se ci fosse andato, avrebbe avuto l’opportunità di dirle faccia a faccia che aveva richiesto personalmente il suo trasferimento da Washington DC all’Unita di Analisi Comportamentale qui a Quantico.
Invece, aveva inviato un messaggero a farlo al suo posto.
Ma sicuramente lei aveva considerato il suo trasferimento al BAU in maniera positiva. Dopotutto, le sue capacità uniche sarebbero state maggiormente utili lì piuttosto che a Washington DC.
Improvvisamente, Jake pensò che, forse, Riley non sapeva che lui sarebbe stato il suo partner.
Sperava che la ragazza avrebbe considerato una bella sorpresa il fatto che avrebbero lavorato insieme. Avevano già formato una buona squadra in tre casi particolarmente difficili. La giovane poteva dimostrarsi bizzarra a volte, ma riusciva sempre a sorprenderlo con le sue insolite intuizioni.
Avrei dovuto almeno chiamarla, si rimproverò l’uomo.
Jake dette un’occhiata al suo orologio e si rese conto che Riley doveva essere diretta proprio lì, ormai, a fare rapporto per il suo primo giorno di lavoro.
Mentre beveva un sorso di caffè, il suo cellulare si mise a squillare.
Quando rispose, una voce disse: “Ehi, Jake. Sono Harry Carnes. Ho scelto il momento giusto?”
Jake sorriso al suono della voce del suo vecchio amico. Harry era un detective della polizia in pensione di Los Angeles. Diversi anni prima, avevano lavorato insieme ad un caso di rapimento di una celebrità. Erano andati d’accordo ed erano rimasti in contatto.
“Certo, Harry” Jake disse. “Sono felice di sentirti. Che cosa succede?”
Sentì l’amico sospirare, poi dire: “C’è una cosa che mi preoccupa. Speravo in un tuo aiuto.”
Jake iniziò a preoccuparsi.
“Ne sarei felice, amico” rispose subito. “Qual è il problema?”
“Ricordi il caso di omicidio in Colorado dell’anno scorso? La donna che è stata uccisa a Dyson Park?”
Jake era sorpreso di sentire Harry menzionarlo. Quando era andato in pensione dalla polizia di LA, lui e sua moglie, Jillian, si erano trasferiti a Gladwin, una minuscola cittadina sulle Montagne Rocciose nei pressi di Dyson Park. Il corpo di una giovane donna era stato trovato su un sentiero escursionistico. Benché ormai fosse un civile, Harry aveva provato ad aiutare la polizia a risolvere il caso, ma senza successo.
“Certo che ricordo” Jake disse. “Perché me lo chiedi?”
Ci fu un breve silenzio.
Poi Harry disse: “Beh … penso che sia accaduto di nuovo.”
“Che cosa vuoi dire?” Jake chiese.
“Penso che il killer abbia colpito di nuovo. Un’altra donna è stata uccisa.”
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