Morgan Rice - Solo chi è coraggioso

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“Morgan Rice c’è riuscita di nuovo! Costruendo un saldo gruppo di personaggi, l’autrice ci presenta un altro mondo magico. SOLO CHI LO MERITA è pieno di intrighi, tradimenti, amicizie inaspettate e tutti i migliori ingredienti per poterti far assaporare ogni singola pagina. Pieno zeppo di azione, leggerai questo libro in completa tensione.”--Books and Movie Reviews, Roberto MattosDa Morgan Rice, autrice best seller numero #1 di UN’IMPRESA DA EROI (download gratuito con oltre 1.000 recensioni da cinque stelle), ecco una nuova emozionante serie fantasy.In SOLO CHI È CORAGGIOSO, l’epico finale di Come funziona l’acciaio, Royce si trova trasformato dopo aver guardato nello specchio magico. Ha ottenuto la saggezza definitiva? O è diventato pazzo?Lo specchio rivela molti segreti, e Royce si trova a dirigersi verso il nascondiglio di suo padre. Lo incontrerà per la prima volta?La tragica storia d’amore di Genevieve e Royce arriva finalmente a una soluzione, culminando in una svolta a sorpresa che cambierà la vita di entrambi per sempre.E nel mezzo di tutto questo arriva l’epica battaglia contro gli eserciti del re, un conflitto che determinerà il destino della terra – e del regno – una volta per tutte.SOLO CHI È CORAGGIOSO intesse un racconto epico di amici e amanti, di cavalieri e onore, di tradimenti, destino e amore. Un racconto sul valore che ci porta in un mondo fantasy di cui ci innamoreremo e che incanterà lettori di ogni genere ed età. Visita www.morganricebooks.com per aggiornamenti sull’uscita di nuove serie fantasy firmate Morgan Rice.

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I nobili si misero a ridere, ma non tutti. Alcuni di loro avevano ovviamente capito che i numeri sarebbero stati importanti, e Genevieve dal canto suo sapeva con quanta forza combatteva la gente quando doveva proteggere la propria casa.

“Comunque, saperlo sarà utile,” disse re Carris. “Saprò in anticipo quali villaggi sono pieni di traditori: quali debbano andare distrutti e quali potrò invece ricompensare per la loro lealtà.” Si guardò attorno. “Non c’è dubbio: questa è una lotta non solo contro un usurpatore, ma per il nostro intero modo di vita. Anni fa abbiamo combattuto per destituire Filippo, e tutti i suoi modi. Abbiamo combattuto contro un mondo dove un uomo può affermare di essere re per qualche dettato di magia, piuttosto che per ereditarietà di carica dovuta a nobili origini di nascita. Qualcuno di voi tornerebbe a quei tempi? C’è qualcuno?”

Mentre i nobili declamavano a gran voce la loro risposta, Genevieve iniziò a capire come re Carris fosse riuscito a diventare re. Aveva il carisma per convincere la gente, e la spietatezza per uccidere coloro che gli si opponevano. Era una combinazione pericolosa.

“Ora andate a eseguire i vostri compiti,” disse re Carris. “E…”

“Mio re,” disse Altfor. “C’è un’altra cosa.”

“Che cosa, duca Altfor?” chiese il re. Genevieve vide suo marito gongolare sentendosi definire con il suo titolo. Si chiese se anche lui notasse l’impazienza del re.

“C’è un dono per voi, mio re,” disse Altfor. “Da parte di lord Aversham. L’ho incontrato al cancello.”

“Che dono?”

Altfor fece un cenno verso la porta. Quando si aprì, Genevieve si sentì il cuore in gola. Questo non era un gruppo di sacerdoti, non era la paura letale che veniva dalla presenza degli Angarthim. Questo era molto peggio.

C’era Moira, accompagnata da un nobile e da un gruppo di cavalieri. Spinsero davanti a loro una figura, legata e malconcia, e Genevieve riconobbe Garet all’istante. Il giovane barcollò e uno dei cavalieri gli diede un calcio, facendolo cadere disteso a terra. L’uomo a capo del gruppo fece un inchino.

“Vostra maestà.”

“Lord Aversham, cosa mi avete portato?”

“Vi ho portato ciò che Lady Moira ha portato a me,” disse Lord Aversham.

Genevieve sentiva un formicolio alle dita mentre Moira veniva presentata. Parte di lei avrebbe voluto saltarle addosso a strangolarla per quello che aveva fatto. Questo… questo era peggio di tutto il resto messo insieme.

“Questo è il fratello di Royce,” disse Altfor. “O almeno uno dei ragazzi con cui è cresciuto. Stava cercando di sovvertire i lord portandoli a supportare la causa di Royce. Solo l’astuzia di Moira le ha consentito di portarlo a Lord Aversham, che è leale.”

“Come siete leale voi, Altfor,” disse re Carris. “Avete i miei ringraziamenti. E anche voi, Lady Moira. Ora, guardie… prendete questo ragazzo e mettetelo in catene. Voglio sentire tutto quello che sa.”

“Non vi dirò niente,” disse Garet.

“Oh, sì invece,” promise re Carris. “Quando sentirai i ferri ardenti sulla pelle, parlerai come fanno tutti.”

Le guardie entrarono e afferrarono Garet. Lo trascinarono via, anche se lui lottava, e Genevieve si sentì spezzare il cuore mentre lo guardava. Era ancora peggio che guardare Altfor che si avvicinava a Moira e le metteva un braccio attorno alle spalle, così davanti agli occhi di tutti, come se Genevieve neanche fosse lì. Altfor guardò verso di lei e sorrise in modo crudele, chiaramente sapendo benissimo quali effetti avrebbero avuto le sue azioni su di lei.

Genevieve lottò per non mostrare alcuna reazione, nonostante il modo in cui le ribolliva il sangue. Uscì dalla sala, ma alla stessa velocità degli altri nobili, assicurandosi di non correre, di non lanciarsi a forza verso l’aria fresca che c’era oltre le pareti del castello.

Quando fu uscita però, inspirò l’aria con forza e a scatti, cercando di non gridare per tutto ciò che era appena successo. Gli orrori inflitti dai sacerdoti già erano stati terribili di per sé, ma vedere Garet lì, a quel modo, era stato molto peggio.

Genevieve ora sapeva per che motivo era lì, perché era rimasta nella corte del re invece di scappare con sua sorella a Porto Autunno. Aveva sperato di trovare qui qualcosa da fare per poter cambiare le cose, e ora vedeva che c’era effettivamente qualcosa che andava ben oltre le informazioni da origliare.

Poteva salvare Garet, doveva farlo. Se fosse arrivata a lui, allora avrebbe potuto tentare di trovare un modo per liberarlo. Se avesse potuto salvare il fratello di Royce, allora forse questo sarebbe bastato a farla perdonare per tutto il resto che era successo.

E se avesse trovato un modo per uccidere Moira nel contempo, allora tutto sarebbe stato perfetto.

CAPITOLO QUATTRO

“Non c’è niente qua fuori, Royce,” insistette Mark, ma Royce scosse la testa. Non poteva spiegare tutto quello che aveva visto senza rischiare di cambiare le cose, ma sapeva che quella era la direzione giusta. Mise una mano sulla borsa che conteneva lo specchio, sentendo la sua rassicurante presenza.

“Stiamo andando dalla parte giusta,” lo rassicurò Royce.

“Allora dicci perché,” chiese Mark.

Royce esitò. “Io… non posso. Vi prego, dovete fidarvi di me.” Si voltò a guardare Matilde e Neave. “So che è difficile, ma so quello che sto facendo.”

“Sarebbe più facile se ci fossero terre in vista,” disse Matilde, indicando la distesa aperta del mare attorno a loro. “Non voglio restarmene qui ad andare alla deriva, Royce.”

Gwylim abbaiò come se fosse d’accordo con lei.

“Possiamo sempre mangiare te se finiamo il cibo,” disse Neave. Royce ci mise qualche secondo a capire che era una sua idea di battuta. La ragazza lo guardò negli occhi. “Se dici che questa è la direzione che dobbiamo seguire… beh, hai già avuto ragione altre volte.”

Royce le era riconoscente per questo, anche se era perfettamente consapevole che la giovane Picti avrebbe potuto facilmente sottolineare anche tutte le volte in cui si era sbagliato. Royce li aveva già condotti lungo una pista falsa, trovando lo specchio ma non suo padre. E se questa volta fosse stato lo stesso? E se lo specchio non gli avesse mostrato la verità?

Quella sensazione lo tormentava mentre continuavano a navigare, perché Royce sapeva quanta gente era stata deviata per aver visto troppo, considerando le possibilità come fossero certezze. Barihash aveva distrutto un’intera città per questo. Royce poteva condurre i suoi amici alla morte allo stesso modo.

Quella possibilità gli faceva venire voglia di girare la barca. Voleva che gli altri fossero al sicuro, voleva fare la cosa giusta per loro e per il regno, eppure le cose che aveva visto continuavano a fare pressione su di lui. Non erano la vasta gamma di possibilità e varianti che aveva visto nello specchio, eppure poteva ancora mantenersi sul filo centrale, poteva ancora ricordare i passi che doveva compiere. Guardò oltre attraverso gli occhi di Bragia. Il falco stava volando disegnando cerchi sopra alla barca, e in lontananza gli parve di distinguere la striscia verde di un’isola.

“Lì!” disse. “C’è un’isola lì!”

Gli altri parvero essere incoraggiati da quella visione. Mark corresse la rotta di un poco, Matilde e Neave aspettarono con ansia che il vento spingesse avanti la barca. Gwylim si portò a prua, lì immobile come una polena. Presto fu possibile vedere l’isola in lontananza, anche senza gli occhi di Bragia.

Era piccola confronto alle Sette Isole che si erano lasciati alle spalle, ma lussureggiante di erba e alberi, tanto che sembrava un gioiello verde che sbucava dal mare. Era piuttosto pianeggiante e l’interno dell’isola scompariva tra gli alberi, cosicché era impossibile vedere molto dalla barca. Quando si furono avvicinati, Royce distinse delle spiagge di sabbia dorata che si fondevano con i boschi come il bianco di un occhio attorno all’iride verde.

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