Il
Consulente
Veggente
Juan Moisés de la Serna
Tradotto da Alessandra Marchese
Editorial Tektime
2021
“Il consulente veggente”
Scritto da Juan Moisés de la Serna
Tradotto da Alessandra Marchese
1 edizione: febbraio 2021
© Juan Moisés de la Serna, 2021
© Edizione Tektime, 2021
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Prologo
Nessuno avrebbe potuto dirmelo, e se lo avessero fatto non gli avrei creduto, che sarei diventato uno scrittore, con quello che mi costava leggere da piccolo. Nonostante ciò, le circostanze mi avevano costretto a questa professione. poiché, con tutto il tempo che avevo adesso, rinchiuso per tutta la vita, non avevo molto altro da fare. E` vero che alcuni detenuti fanno esercizi nel cortile, o studiano anche in biblioteca, i più giovani frequentano corsi di formazione, ma tutti hanno qualcosa che io non ho, un ideale per cui lottare ed andare avanti. Con una condanna di pochi mesi o anni è facile pensare che la preparazione gli servirà per altro, e che sarà più facile guadagnarsi da vivere fuori da questo carcere. Ma nel mio caso, con la certezza che non sarò più libero di camminare per strada, che senso ha prepararsi? .
Dedicato ai miei genitori
Contenuto
Capitolo 1. Sogni di libertà
Capitolo 2. Niente ha senso
Capitolo 3 . Viaggio a Johannesburg
Capitolo 4. Il valore di una vita
Capitolo 5. L’accordo
Capitolo 6. Il dottor Brain
Capitolo 7.Viaggio a Johannesburg
Capitolo 8. Il colloquio
Capitolo 9. La sentenza
Capitolo 10. Il sequestro
Capitolo 11. Il nuovo futuro
Capitolo 1. Sogni di libertà
La vita inizia sempre
ogni mattina all’alba
e qualunque siano le tue circostanze
puoi sfruttare il suo calore
Giorno dopo giorno passa
e sembra senza senso
per alcuni la mattina
viene vista come una punizione
Tutto dipende dall’approccio
come alcuni chiamano
il senso della vita
come vuoi vivere questo.
Nessuno avrebbe potuto dirmelo, e se lo avessero fatto non gli avrei creduto, che sarei diventato uno scrittore, con quello che mi costava leggere da piccolo.
Nonostante ciò, le circostanze mi avevano costretto a questa professione. poiché, con tutto il tempo che avevo adesso, rinchiuso per tutta la vita, non avevo molto altro da fare.
E` vero che alcuni detenuti fanno esercizi nel cortile, o studiano anche in biblioteca, i più giovani frequentano corsi di formazione per imparare una professione, ma tutti hanno qualcosa che io non ho, un ideale per cui lottare ed andare avanti.
Con una condanna di pochi mesi o anni è facile pensare che la preparazione gli servirà per altro, e che sarà più facile guadagnarsi da vivere fuori da questo carcere. Ma nel mio caso, con la certezza che non sarò più libero di camminare per strada, che senso ha prepararsi? .
E’ stato scritto così tanto su di me, riversando ogni tipo di congetture sulla mia ideologia e le motivazioni politiche che mi hanno portato a questo, discutendo e dando opinioni anche sulla mia salute mentale; cosi ho deciso di dare la mia versione, forse non è la verità che alcuni si aspettavano, molto lontana dalle teorie cospiratorie che piacciono a tanti, ma è la mia verità, è proprio come l’ho vissuta ed è stato ciò che mi ha portato alla triste situazione in cui sono ora, condannato a vita, rinchiuso e lontano da tutto e da tutti, nient’altro che un piccolo abitacolo con pochi effetti personali.
Menomale che in questo Stato non c’è la pena di morte, quindi sono scampato da morte certa, visto che sarei stato condannato ad una morte dolorosa, magari per iniezione letale, ma a volte vorrei addirittura che finisse anziché continuare a vivere in prigione per tutta la vita.
La giuria popolare mi ha condannato all’ergastolo, come se questo potesse rimediare in qualche modo a quello che ho fatto, forse sperano che col tempo rifletta e rimpianga le mie azioni, ma queste non sono state commesse in un momento di sfogo, nè portate avanti da nessun tipo di ideologia o fanatismo.
Sebbene non abbia mai dubitato della mia salute mentale, dopo mesi passati a condurre la stessa vita, qui rinchiuso, e sapendo che il resto della mia vita sarà esattamente lo stesso, con lo stesso programma giorno dopo giorno, non sono più così sicuro della mia forza mentale, in quanto ciò avrebbe un impatto sulla salute di chiunque.
Inoltre, i miei vicini, se così si possono chiamare, non sono quello che viene chiamato un esempio di civiltà, quindi non posso instaurare nessun tipo di amicizia con questi detenuti, serial killer, stupratori o terroristi. Sono il peggio del peggio, condannati all’ergastolo in questo carcere di massima sicurezza dove non c’è alcuna privacy.
Se solo mi avessero mandato in un carcere normale, almeno lì avrei potuto avere un po di vita e privacy.
Qui tutto viene visto, le guardie non smettono mai di controllarci, sembrano decisi a sapere tutto di noi, come se non fossero bastati gli innumerevoli interrogatori a cui mi avevano sottoposto a suo tempo per dirgli tutto quello che sapevo.
Ora, con il tempo, ho alcuni dubbi su alcune date o eventi accaduti, per questo ho deciso di raccontare la mia storia dall’inizio.
Non che voglia giustificarmi o qualcosa del genere, so che quello che ho fatto è, quanto meno, imperdonabile, e sono sicuro che la mia condanna è giusta, solo ciò che mi è insopportabile è la routine di ogni giorno.
Non so come fanno gli altri, si è sentito parlare molto di chi cerca di scappare, o di chi finisce per rifugiarsi in una religione, ma nel mio caso non ho alcuna speranza di salvezza per la mia anima.
Quando si investe qualcuno mentre si è in stato di ebbrezza, o si ha un incidente quando si ribalta il veicolo con una ventina di passeggeri sopra, provocando la morte di alcuni di essi, si può arrivare a pentirsi e chiedere perdono alle vittime, si può persino giustificare sè stessi dicendo che non era stato intenzionale e che, se le circostanze fossero state diverse, niente di tutto ciò sarebbe successo, ma non è il mio caso, non lo è mai stato.
Non che mi consideri o mi paragoni a uno di quegli psicopatici, serial killer o terroristi, capaci di uccidere a sangue freddo, senza provare alcun tipo di rimorso, o a coloro che sembrano divertirsi a fare del male agli altri.
Sono soltanto un uomo normale che ha preso una decisione, non so come definirla, forse la parola giusta è “drastica”, ma sono sicuro che al mio posto chiunque altro avrebbe fatto lo stesso. Forse alcuni mi vedono come una sorta di giustiziere, come mi hanno descritto in alcuni giornali, o forse come un illuminato, come mi hanno descritto in altri, ma non mi sento nè l’uno, nè l’altro.
Se me lo chiedessero, direi che sono un uomo normale che ha fatto ciò che la mia coscienza mi ha dettato, è vero che non era la cosa migliore, nè la più appropriata, ma era l’unica cosa che potevo fare.
Ora con il tempo penso che avrei potuto avere altre opportunità, altri metodi e modi fare, che non avrebbero portato a questa conclusione, ma in quei momenti, forse a causa della pressione, guidato dalle circostanze, non ho visto nessn altra alternativa.
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