Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio (Edizione Originale Illustrata)

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Le avventure di Pinocchio (Edizione Originale Illustrata): краткое содержание, описание и аннотация

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"Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" è un romanzo scritto da Carlo Collodi (pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini) a Firenze nel 1881 Si tratta di un classico della cosiddetta letteratura per ragazzi, benché grazie al giudizio favorevole di Benedetto Croce, che ne scrisse nel 1903, sia rientrato a pieno titolo nella letteratura. Il romanzo ha come protagonista un notissimo personaggio di finzione, appunto Pinocchio, che l'autore chiama impropriamente burattino, pur essendo morfologicamente più simile a una marionetta (corpo di legno, presenza di articolazioni) al centro di celeberrime avventure.

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A quello starnuto, Arlecchino, che fin allora era stato afflitto e ripiegato come un salcio piangente, si fece tutto allegro in viso, e chinatosi verso Pinocchio, gli bisbigliò sottovoce:

— Buone nuove, fratello. Il burattinaio ha starnutito, e questo è segno che s’è mosso a compassione per te, e oramai sei salvo. —

Perchè bisogna sapere che, mentre tutti gli uomini quando si sentono impietositi per qualcuno, o piangono, o per lo meno fanno finta di rasciugarsi gli occhi, Mangiafoco, invece, ogni volta che s’inteneriva davvero, aveva il vizio di starnutire. Era un modo come un altro, per dare a conoscere agli altri la sensibilità del suo cuore.

Dopo aver starnutito, il burattinaio, seguitando a fare il burbero, gridò a Pinocchio:

— Finiscila di piangere! I tuoi lamenti mi hanno messo un’uggiolina in fondo allo stomaco.... sento uno spasimo, che quasi quasi.... etcì, etcì! — e fece altri due starnuti.

— Felicità! — disse Pinocchio.

— Grazie. E il tuo babbo e la tua mamma sono sempre vivi? — domandò Mangiafoco.

— Il babbo, sì; la mamma non l’ho mai conosciuta.

— Chi lo sa che dispiacere sarebbe per il tuo vecchio padre, se ora ti facessi gettare fra quei carboni ardenti! Povero vecchio! lo compatisco.... etcì, etcì, etcì, — e fece altri tre starnuti.

— Felicità! — disse Pinocchio.

— Grazie. Del resto bisogna compatire anche me, perchè, come vedi, non ho più legna per finire di cuocere quel montone arrosto, e tu, dico la verità, in questo caso mi avresti fatto un gran comodo! Ma oramai mi sono impietosito e ci vuol pazienza. Invece di te, metterò a bruciare sotto lo spiede qualche burattino della mia compagnia. Olà, giandarmi! —

A questo comando comparvero subito due giandarmi di legno, lunghi lunghi, secchi secchi, col cappello a lucerna in testa e colla sciabola sfoderata in mano.

Pigliatemi lì quellArlecchino Allora il burattinaio disse loro con voce - фото 18

— Pigliatemi lì quell’Arlecchino....

Allora il burattinaio disse loro con voce rantolosa:

— Pigliatemi lì quell’Arlecchino, legatelo ben bene, e poi gettatelo a bruciare sul fuoco. Io voglio che il mio montone sia arrostito bene! —

Figuratevi il povero Arlecchino! Fu tanto il suo spavento, che le gambe gli si ripiegarono e cadde bocconi per terra.

Pinocchio, alla vista di quello spettacolo straziante, andò a gettarsi ai piedi del burattinaio e piangendo dirottamente e bagnandogli di lacrime tutti i peli della lunghissima barba, cominciò a dire con voce supplichevole:

— Pietà, signor Mangiafoco!...

— Qui non ci son signori! — replicò duramente il burattinaio.

— Pietà, signor Cavaliere!...

— Qui non ci son cavalieri!

— Pietà, signor Commendatore!...

— Qui non ci son commendatori!

— Pietà, Eccellenza!... —

A sentirsi chiamare Eccellenza, il burattinaio fece subito il bocchino tondo, e diventato tutt’a un tratto più umano e più trattabile, disse a Pinocchio:

— Ebbene, che cosa vuoi da me?

— Vi domando grazia per il povero Arlecchino!...

— Qui non c’è grazia che tenga. Se ho risparmiato te, bisogna che faccia mettere sul fuoco lui, perchè io voglio che il mio montone sia arrostito bene. — In questo caso, — gridò fieramente Pinocchio, rizzandosi e gettando via il suo berretto di midolla di pane, — in questo caso conosco qual è il mio dovere. Avanti, signori giandarmi! Legatemi e gettatemi là fra quelle fiamme. No, non è giusta che il povero Arlecchino, il vero amico mio, debba morire per me!…

Queste parole, pronunziate con voce alta e con accento eroico, fecero piangere tutti i burattini che erano presenti a quella scena. Gli stessi giandarmi, sebbene fossero di legno, piangevano come due agnellini di latte.

Mangiafoco, sul principio, rimase duro e immobile come un pezzo di ghiaccio: ma poi, adagio adagio, cominciò anche lui a commuoversi e a starnutire. E fatti quattro o cinque starnuti, aprì affettuosamente le braccia e disse a Pinocchio:

— Tu sei un gran bravo ragazzo! Vieni qua da me e dammi un bacio. —

Pinocchio corse subito, e arrampicandosi come uno scoiattolo su per la barba del burattinaio, andò a posargli un bellissimo bacio sulla punta del naso.

— Dunque la grazia è fatta? — domandò il povero Arlecchino, con un fil di voce che si sentiva appena.

E arrampicandosi come uno scoiattolo su per la barba del burattinaio La - фото 19

E arrampicandosi come uno scoiattolo su per la barba del burattinaio....

— La grazia è fatta! — rispose Mangiafoco; poi soggiunse sospirando e tentennando il capo:

— Pazienza ! per questa sera mi rassegnerò a mangiare il montone mezzo crudo: ma un’altra volta, guai a chi toccherà!... —

Alla notizia della grazia ottenuta, i burattini corsero tutti sul palcoscenico e, accesi i lumi e i lampadari come in serata di gala, cominciarono a saltare e a ballare.

Era l’alba e ballavano sempre.

XII Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete doro a Pinocchio perchè le - фото 20

XII.

Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d’oro a Pinocchio perchè le porti al suo babbo Geppetto: e Pinocchio, invece, si lascia abbindolare dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro.

Il giorno dipoi Mangiafoco chiamò in disparte Pinocchio e gli domandò:

— Come si chiama tuo padre?

— Geppetto.

— E che mestiere fa?

— Il povero.

— Guadagna molto?

— Guadagna tanto quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca. Si figuri che per comprarmi l’Abbecedario della scuola dovè vendere l’unica casacca che aveva addosso: una casacca che, fra toppe e rimendi, era tutta una piaga.

— Povero diavolo! Mi fa quasi compassione. Ecco qui cinque monete d’oro. Va’ subito a portargliele, e salutalo tanto da parte mia. —

Pinocchio, come è facile immaginarselo, ringraziò ringraziò mille volte il burattinaio: abbraccio’, a uno a uno, tutti i burattini della compagnia, anche i giandarmi; e fuori di se’ dalla contentezza, si mise in viaggio per ritornarsene a casa sua.

Ma non aveva fatto ancora mezzo chilometro, che incontrò per la strada una Volpe zoppa da un piede e un Gatto cieco da tutt’e due gli occhi, che se ne andavano là là, aiutandosi fra di loro, da buoni compagni di sventura. La Volpe che era zoppa, camminava appoggiandosi al Gatto: e il Gatto, che era cieco, si lasciava guidare dalla Volpe.

Comè che sai il mio nome Buon giorno Pinocchio gli disse la Volpe - фото 21

- Com'è che sai il mio nome?

— Buon giorno, Pinocchio, — gli disse la Volpe, salutandolo garbatamente. — Com’è che sai il mio nome? — domandò il burattino.

— Conosco bene il tuo babbo.

— Dove l’hai veduto?

— L’ho veduto ieri sulla porta di casa sua.

— E che cosa faceva?

— Era in maniche di camicia e tremava dal freddo.

— Povero babbo! Ma, se Dio vuole, da oggi in poi non tremerà più!…

— Perchè?

— Perchè io sono diventato un gran signore.

— Un gran signore tu? — disse la Volpe, e cominciò a ridere di un riso sguaiato e canzonatore: e il Gatto rideva anche lui, ma per non darlo a vedere, si pettinava i baffi colle zampe davanti.

— C’è poco da ridere, — gridò Pinocchio impermalito. — Mi dispiace davvero di farvi venire l’acquolina in bocca, ma queste qui, se ve ne intendete, sono cinque bellissime monete d’oro.

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