Juan Moisés De La Serna - Personale Sanitario In Tempi Di Pandemia. Una Prospettiva Psicologica.

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Personale Sanitario In Tempi Di Pandemia. Una Prospettiva Psicologica.: краткое содержание, описание и аннотация

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In seguito al successo del libro intitolato ”Aspetti psicologici nei tempi della pandemia”, in cui vengono affrontati temi relativi all’ impatto del virus sulla vita dei cittadini dal punto di vista psicologico, e sulla base dell’espressa richiesta da parte dei lettori di un testo incentrato sul personale sanitario, ho deciso di scrivere questo libro. In seguito al successo del libro intitolato ”Aspetti psicologici nei tempi della pandemia”, in cui vengono affrontati temi relativi all’ impatto del virus sulla vita dei cittadini dal punto di vista psicologico, e sulla base dell’espressa richiesta da parte dei lettori di un testo incentrato sul personale sanitario, ho deciso di scrivere questo libro. L'obiettivo è quello di offrire informazioni aggiornate sugli aspetti psicologici di quello che è stato descritto come il primo fronte di battaglia contro l'avanzata del virus dal punto di vista della psicologia scientifica, con precisi riferimenti alle ultime pubblicazioni a riguardo alla fine del libro. Una visione rigorosa e aggiornata sui contributi della scienza della psicologia espressa in modo accessibile a tutti, con l'obiettivo di aiutare a comprendere l'impatto emotivo di questa situazione nell’ambito del personale sanitario, nonché le sue conseguenze presenti e future.

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Si tenga presente che il termine COVID-19 non è stato il primo ad essere utilizzato per questa malattia, ma è il termine modificato e reso pubblico quasi due mesi dopo il primo caso segnalato all’OMS, il che ha portato alcuni ad affermare che le motivazioni di questa modifica, col fine di dare al virus un nome “ufficiale”, nascessero dalla necessità di evitare le conseguenze economiche negative dell’associazione del nome alla malattia nei confronti di una regione o una popolazione. (@radioyskl, 2020) (vedi Figura 6).

Foto 6. Tweet Denominazione del COVID-19

Foto 6 il Presidente dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) Tedros Adhanom Ghebreyesus, che annunciò il cambiamento di nome della malattia in COVID-19. Un morbo che aveva già causato la morte di 1.000.000 di persone.

“Il primo vaccino ”potrebbe essere disponibile in 18 mesi.”

L’obiettivo è evidente: quello di eliminare i termini “virus cinese” o “virus Wuhan”, che indicano chiaramente l’epicentro dell’infezione.

Un atto di deferenza verso la Cina che alcuni operatori sanitari osteggiano, in quanto non è stato utilizzato uguale rispetto nei confronti di altre popolazioni, come nel caso della sindrome respiratoria mediorientale Coronavirus.

Nonostante sia stato dato al virus il nome ufficiale di COVID-19, la popolazione ha continuato a usare i nomi di Virus Cinese e in particolare Coronavirus per informarsi sui sintomi, sulle misure di prevenzione o sulla diffusione della malattia, e probabilmente è ancora troppo presto per capire il motivo per cui il tentativo di dare un nome ufficiale è “fallito”.

Va tenuto presente che per creare un nuovo marchio e farlo aderire ad esso, è necessario affrontare una serie di variabili, come riscontrato in uno studio condotto dalla Taylor University (Malesia) (Poon, 2016.) che aveva l’obiettivo di comprendere le motivazioni del maggior successo di un marchio rispetto agli altri. Per fare ciò è stato selezionato un elenco di cinquanta prodotti giornalieri tra i più venduti di due principali società di marketing, per verificare l’impatto del marchio.

Dopo aver analizzato i messaggi, i depliant e la pubblicità inerenti ai due marchi e diffusi dai media e dalle reti televisive si è scoperto, applicando l’analisi testuale e il metodo interpretativo, che questi marchi si basavano su due pilastri per mantenere la fidelizzazione del cliente.

Il primo era la capacità di generare emozioni positive; il secondo quello dell’estetica dell’onestà, vale a dire, che quel prodotto soddisfa tutte le aspettative pubblicizzate, e ciò ne mantiene alti gli standard di qualità.

Per quanto riguarda la credibilità dell’OMS, sembra che, in base al sondaggio condotto da WIN / Gallup International (ONU, 2014), questo organismo, insieme all’UNICEF, sia una delle agenzie internazionali più quotate al mondo, poiché il 72% degli intervistati ha espresso un’opinione altamente positiva nei suoi riguardi.

Pertanto, è probabile che i cittadini nel tempo faranno proprio questo nuovo termine, tenendo anche conto del divario temporale che si è verificato tra l’annuncio del nome ufficiale dell’agente infettivo l’ 11 febbraio 2020 e la sua effettiva comparsa (vedi Figura 6), cioè circa un mese dopo che la popolazione mondiale era già stata allertata, il 20 gennaio 2020, già con un bel ritardo, dato che il primo caso d’infezione era stato segnalato il 31 dicembre 2019.

L’evoluzione della pandemia

Sebbene i fatti siano recenti e non consentano di analizzare le informazioni in una certa prospettiva, la seguente è una piccola sequenza di date e informazioni relativi all’attuale pandemia, con particolare attenzione alle informazioni sul personale sanitario, prima in generale e poi specificamente in Spagna.

Pertanto, è necessario sottolineare che il nuovo coronavirus del 2019 (n-CoV) com’era inizialmente chiamato, noto anche come “virus cinese” o “virus di Wuhan”, che è il nome della provincia Cinese dove è iniziato il contagio, oggi ha cambiato il suo nome ufficiale in COVID-19, secondo quanto dichiarato dell’OMS il giorno 11 febbraio 2020.

Sebbene il primo caso ufficiale di COVID-19 sia stato segnalato in Cina alla fine di dicembre, alcune indagini indicano che in precedenza c’erano stati vari casi che non erano stati segnalati all’O.M.S. Inoltre, molte sono state le critiche nei confornti di questa Organizzazione, che ha reso pubblica la pandemia solo l‘11 marzo 2020, quando c’erano già più di 1.000.000 di persone contagiate nel mondo (@radio_angelica, 2020) (vedi Illustrazione 7).

Foto 7 Tweet Annuncio della Pandemia

Foto 7 Dal primo caso ufficiale di coronavirus nel dicembre 2019 alla dichiarazione dell’OMS, quando si era già abbondantemente superato il milione di contagiati nel mondo, il nuovo SARS-COV-2 ha messo in ginocchio l’intero sistema sanitario mondiale.

radioangelica.com/noticias/coron…

Un virus, sconosciuto fino ad allora, che si stava gradualmente diffondendo, ma della cui gravità era a conoscenza solo il personale sanitario; in tal modo la popolazione, fino a quando non ha visto le misure adottate dai diversi governi, era “tranquilla”, confidando nelle capacità di reazione del proprio sistema sanitario.

Forse la misura più “drastica” e impopolare adottata gradualmente dalla maggior parte dei paesi del mondo e imposta alle persone per la paura del contagio è stata quella del confinamento in casa dell’individuo, che ha costretto la popolazione a non uscire o a farlo solo per giustificati motivi, in quanto non è tollerabile rimanere detenuti nella propria abitazione o essere puniti con un’ingente multa se si è costretti a uscire. Una pratica di confinamento che ebbe inizio in Cina e con gran stupore del mondo intero, quando la gran parte della popolazione della provincia di Hubei, dove si trova Wuhan, la città dove si verificò l’epidemia, fu in pratica reclusa nelle proprie abitazioni.

Una reclusione forzata che ha poi coinvolto milioni di persone con una decisione presa in una sola notte, qualcosa che fino ad allora sarebbe stato ritenuto impossibile a causa dell’ingente numero di cittadini coinvolti, e che tuttavia è stata applicata il 24 gennaio 2020 (@shildalys, 2020) ( vedere l’illustrazione 8).

Foto 8 Tweet riguardo la quarantena in Cina Foto 8 Coronavirus 24 gennaio - фото 3

Foto 8 Tweet riguardo la quarantena in Cina.

Foto 8 #Coronavirus 24 gennaio 2020, la #Cina mette in quarantena 8 città della provincia di Hubei, confinando nelle proprie case circa 35 milioni di liberi cittadini. Al momento in cui sto scrivendo in Cina si contano 26 pazienti contagiati dal 2019 n-COV. In tutti gli Stati Uniti 63 non ancora confermati.

Una misura controversa perché limita e non rispetta i diritti individuali del movimento e persino del lavoro, ma che è necessario adottare in tempi di crisi sanitaria se si pensa al bene collettivo, ai fini di operare un freno alla diffusione del contagio tra i cittadini.

Questo aspetto non è stato sempre compreso dalla popolazione reclusa, quindi i governi hanno investito milioni in campagne pubblicitarie attraverso i media e i social network per “modificare” la visione di questa misura restrittiva, e farla elaborare dalla popolazione come necessaria sulla base del pericolo che si sta vivendo..

Su modello della decisione adottata dalla Cina e in seguito al numero crescente di casi di cittadini contagiati, l’Italia ha attuato poi le stesse misure restrittive in termini di possibilità di movimento in alcune delle regioni settentrionali, una decisione adottata il 7 di Marzo 2020, per poi estendere la quarantena all’intero Stato.al fine di prevenire gli effetti letali del contagio da COVID-19. Ma poi ogni Stato del mondo ha adottato misure simili, optando in ogni caso per la chiusura parziale o totale delle attività non essenziali, o chiudendo letteralmente il territorio per impedire agli stranieri “infetti” di diffondere la malattia nel proprio territorio. (@Renzo_Utili, 2020) (vedi Figura 9).

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