Marco Fogliani - Scherzi Del Mare

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Alcuni brevi racconti su temi attinenti il mare (pescatori, sirene, mostri marini, vita di spiaggia, maremoti, messaggi in bottiglia ...)
Di seguito l'elenco dei racconti inclusi nella raccolta:
SERENA LA SIRENA: Reinterpretazione, in chiave moderna e con lettura anche poliziesca, della classica storia della Sirenetta.
OSVALDO IL PESCATORE: L'incredibile incontro, da parte di un pescatore, con un pesce magico, non solo perché parlante. 
I MOSTRI MARINI: Storia fantastica ambientata tra i calamari giganti nel fondo degli abissi, dove a volte relitti di navi e di aerei provenienti dal mondo umano vengono a disturbare la loro tranquilla esistenza.
PAESAGGIO MOZZAFIATO: Appuntamento ipertecnologico tra un ragazzo romantico ed una sua amica con tutt'altri pensieri per la testa. 
SULLA SPIAGGIA: La vicenda di due ragazzine che vanno in spiaggia per provare l'esperienza avventurosa di ”farsi rimorchiare”, ma che alla fine preferiranno giocare a pallavolo con dei bambini più piccoli di loro.  
IL BRACCIALETTO SMARRITO: Storia di ragazzi e ragazze sulla spiaggia: timidi o fusti, intriganti o silenziose, sulla spiaggia basta un niente per cercare l'avventura.
LA STORIA DI JASMIN: Racconto inverosimile, ambientata sulla costiera amalfitana, tra una bella immigrata nelle mani della malavita ed un carabiniere che, nel corso di un'operazione contro la stessa malavita, se ne innamora.
UN FIASCO D'AMORE IN MEZZO AL MARE: Giovani turisti in vacanza ai tropici aggrediti da moderni pirati. Una delle vittime si salverà grazie ad un messaggio in una bottiglia.
L'ONDA MALANDRINA: Racconto di fantasia ambientato nello Sri Lanka durante lo tsunami del 2004. Una storia d'amore e di solidarietà.
Si avverte che, dato il carattere tematico della raccolta, alcuni di questi racconti potrebbero essere presenti anche in altre raccolte tematiche dello stesso autore,

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E qualcuno, fra i testimoni, affermò anche che il ragazzo non fosse il solo ad essere stato trascinato via dal mare, ma che con lui ci fosse anche una ragazza, dai lunghi capelli chiari e lucenti.

Fin qui la leggenda. Poi ci sono i fatti, signor commissario, tutti riportati dettagliatamente in questo faldone. E i fatti sono che, in oltre quindici anni, questo è il quarto ragazzo inghiottito dal mare nella stessa zona di scogli, e all’incirca nello stesso modo, a quanto pare. Tutti, guarda caso, con i capelli rossi. E anche stavolta le ricerche del corpo nelle acque circostanti non hanno restituito assolutamente nulla.

OSVALDO IL PESCATORE

Incontrai il mio amico Osvaldo al bar.

"E allora, Osvaldo, come è andata poi l'altro giorno la tua pesca?", gli chiesi. L'ultima volta che l'avevo visto, forse dieci giorni prima, era stato al porto mentre usciva per andare a pescare con la sua piccola barca, e gli avevo augurato buona fortuna.

"Bene, bene, grazie. All'inizio no, non ha abboccato niente di niente per parecchio tempo: tanto che pensavo che incontrarti mi avesse portato sfortuna. Ma poi … !"

"Poi?"

"Beh, come al solito ero andato al largo e avevo spento il motore; avevo fissato un capo della lenza al piccolo àrgano dell'àncora, e l'altro capo del filo pescava in mare. Non accadde niente per parecchio tempo, e mi stavo quasi appisolando: allora, come faccio in questi casi, ho sistemato sulla lenza i miei campanellini che mi avvertono se qualcosa abbocca. Ma dopo un po', sarà stato per la brezza o il dondolio anomalo delle onde, intuii che la barca era in movimento, quasi che fosse mossa da vele; e tu sai bene che di vele non ne ha.

La lenza era così tesa che mi stupii che non si fosse spezzata. Era proprio quel filo a muovere la barca: dovevo aver preso qualcosa di grosso, molto grosso. Pensai addirittura che l'amo si fosse impigliato in un sottomarino. Credo che non sarei riuscito a fare nulla se non avessi usato l'àrgano - non per niente mi sono attrezzato a pescare in quel modo - e comunque feci molta fatica a tirarlo a bordo, e in ogni momento temevo che il filo si spezzasse. Ma alla fine eccolo uscire dall'acqua, prima la testa e poi tutto il resto: era un pescione almeno lungo così."

Osvaldo, per farmi vedere le dimensioni della preda, dovette alzarsi e spostarsi per poter aprire le braccia in tutta la loro lunghezza.

"Ma dai, esagerato: secondo me ti sei addormentato e te lo sei sognato", gli dissi.

"No, no, te l'assicuro. Ma la cosa strabiliante, più che la dimensione del pesce, è che a un certo punto ho sentito una voce: eppure ero da solo la in mezzo al mare.

" Ti prego, toglimi questo coso di bocca e ributtami vivo in acqua. Vedrai che ti saprò ricompensare a dovere. "

Puoi immaginarti come ci sono rimasto: un pesce che parla. Non mi era mai successa una cosa simile!"

"Neanche a me è mai successo", obbiettai io, sempre più incredulo.

"E quando gli ho detto, sorpreso:

"Ma come, tu sai parlare?", lui mi ha risposto:

"Naturalmente sì, e parlo correntemente cinque lingue di voi uomini. Ma adesso ti prego, rimettimi in acqua."

Mi stavo quasi impietosendo, alla vista di quel pesce che annaspava e si dimenava disperato; ma esitavo.

"Ma io ti avrei trasformato in una cena succulenta per almeno dieci persone. Se ti lascio andare, invece …"

"Come puoi dire che la mia carne sia buona? E comunque, se mi lasci andare, ti prometto che ti procurerò tanto di quel pesce prelibato che non dieci, ma venti persone potrai invitare alla tua tavola. Basta che sistemi delle belle ceste ai bordi della tua barca, ed io in poco tempo te le riempirò. Oggi e per un mese intero a venire."

Mi aveva quasi convinto. Feci per avvicinarmi a lui per liberarlo dall'amo; tuttavia esitai ancora.

"Ti voglio fare una bella foto per mostrarla come trofeo ai miei amici. Se ti libero nessuno crederà mai che io abbia pescato un pesce così grosso", gli dissi.

"Che problema vuoi che abbia a farmi fare una foto in tua compagnia. Basta che adesso mi butti un po' in acqua …"

Ed io lo feci, lasciandolo per un po' in acqua sempre attaccato all'amo. Poi andai a prendermi la mia macchina fotografica digitale e me la collocai in posizione per un autoscatto. Tirai di nuovo su l'enorme pesce, andai a scattare e tornai al mio posto, imbracciando il pesce e attendendo il flash della macchina.

"Bene: se adesso mi lasci andare, vado a prenderti i pesci che ti ho promesso" , mi disse lui.

"Generoso lo sono sì, ma mica scemo. Chi mi garantisce che tu non scapperai appena ti libero dall'amo, senza mantenere la tua promessa? Anche perché di pesci che parlano, promettono e mantengono, in fede mia credo che non ce ne sia alcuna traccia nella storia del mondo."

E così dicendo lo liberai sì dall'amo, ma non prima di averlo legato per la coda ad un altro filo altrettanto robusto. E lo legai così stretto, per paura che si potesse divincolare aiutandosi con le sue squame scivolose, che forse ne soffrì ora più per questa stretta che non per l'amo che aveva in bocca in precedenza.

"Malfidato che non sei altro. Ma vedrai che ti pentirai amaramente di questa mancanza di fiducia: perché se tu mi avessi liberato completamente, ti avrei reso l'uomo più ricco della nazione. Non hai forse capito che sono un pesce magico? O pensi che qualunque pesce possa parlare?"

"Sì, puoi ben dire che sono malfidato; ma se nella vita avessi sempre dato credito a chi faceva promesse straordinarie come le tue, a quest'ora non sarei certo qui tranquillo a pescare, ma povero a elemosinare da qualche parte. E comunque sono stato di parola ed ho esaudito la tua richiesta, dato che tu volevi che ti liberassi dall'amo e ti lasciassi in acqua. Ora tocca a te essere di parola: tra un attimo metterò le ceste ai bordi della barca, e tu riempile."

Ma nonostante le mi precauzioni quello, una volta in mare, con un guizzo si liberò subito della stretta alla coda. Me l'ha fatta, pensai, salutando tra me e me l'idea di tornare a casa con abbondante pesce. Ma mi sbagliavo.

"Ti ho ben detto che sono un pesce magico. Ma quello che non ti ho detto è che volendo potrei tranquillamente restare fuori dall'acqua quanto voglio, e persino camminare e correre."

E per dimostrarmelo saltò di nuovo sulla mia barca, quasi ballandomi intorno come a sfidarmi di prenderlo. Ma dopo un po', visto che non raccoglievo la provocazione (ormai era chiaro che era davvero magico, e che aveva voluto solo mettermi alla prova), si ributtò in acqua.

"Però sono un pesce di parola, e manterrò quanto promesso."

E infatti in pochi minuti aveva riempito le mie tre ceste, tutte quelle che avevo a bordo, l'una di soli molluschi e crostacei, l'altra di pesci grandi e l'altra di pesci piccoli; alcuni portandoceli con la bocca, e altri che ci saltavano dentro da soli, come per magia. Tanto che poi sono dovuto passare al mercato del pesce, a cercare qualcuno che mi comprasse quello che avanzava alle mie necessità."

"Addirittura!", gli feci io.

"Già", mi rispose. "Però a pensarci bene credo che una parte del merito per tutto questo pescato sia stata anche tua. Mi hai augurato buona fortuna, e me ne hai portata davvero tanta, forse come non ne ho mai avuta. Lo so che se ti invito a pescare mi dici di no: ma che ne diresti allora di venire a cena da me, stasera? Penso a tutto io: magari tu porta solo una buona bottiglia di vino, bianco, naturalmente."

"Perché no, Osvaldo. Ci sarò. Va bene per le sette e mezza?"

"Va bene. Allora adesso ti lascio, che devo fare un salto al mercato del pesce. A stasera, allora."

Osvaldo uscì, ed io rimasi con calma a finirmi il caffè.

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