Manu Bodin
Per caso, una bottiglia
Manu Bodin
Per caso, una bottiglia
racconto
Tradotta dal francese da Francesca Catani
I più grandi viaggi sono fatti di piccole cose.
Avevo un desiderio che bramavo di esaudire più di ogni altra cosa, se non fosse che la realtà quotidiana in cui vivevo, e nella quale mi confondevo, lo faceva sembrare auspicabile unicamente nei sogni. Avevo perciò testato diverse strategie per tradurlo in pratica: siti d’incontri, brevi annunci, accettare i drink dai ragazzi nei bar, discoteche la sera… Ma il risultato era sempre lo stesso: mi si presentavano solo avventure o brevi storielle. Questo non significava altro che… ero lontana dal raggiungere il mio obiettivo. Avevo già iniziato ad accantonare il progetto di una relazione seria, quando accadde qualcosa di imprevisto.
In una bella giornata di fine estate, all’inizio di settembre, è cambiato tutto. Ero arrivata in Francia da pochi giorni. Mi ero lasciata alle spalle, in Russia, mia madre, che viveva da sola. Era felice che potessi studiare all’estero, ma allo stesso tempo era addolorata per la partenza della sua unica figlia verso una terra così lontana. Eravamo ormai separate da duemilacinquecento chilometri. Lei, sul suolo del Caucaso. Io, su quello della Provenza. Avevo ottenuto una borsa di studio dal governo francese per continuare gli studi di ingegneria. Tuttavia, non sapevo, allora, cosa mi attirasse della Francia. Non avevo mai lasciato la Russia. La conoscevo solamente dalle foto o dai video. Avevo voglia di uscire dal mio paese, di cambiare aria, di vivere un’esperienza diversa, di confrontarmi con un’altra cultura; tirare una secchiata d’acqua fresca alla mia vita, a tutta la mia vita. Non conoscevo nessuno in questo paese, che ancora mi sembrava una terra misteriosa. Ero sbarcata in questo luogo senza alcun punto di riferimento, e vi avrei creato un nuovo universo.
Al mio arrivo a Parigi, avrei voluto perdermi nelle strade per giorni, ad ammirare i monumenti. Non avevo abbastanza soldi per un hotel e neanche per affittare una piccola stanza. Controvoglia, fui costretta a rimandare il tour della città, lasciarlo per la prossima occasione.
Gironzolai nei pressi della Gare de Lyon fino al giorno seguente. Aspettavo la partenza del primo treno alta velocità per Aix-en-Provence. Avrei dovuto aspettare cinque giorni prima dell’inizio delle lezioni, così ne approfittai per esplorare la zona. Andai a Marsiglia, per contemplare il mare.
Il vento era freddo, l’atmosfera piacevole. Mi pervadeva una sensazione di rinascita, come se mi stessi sporgendo da un’estremità del mondo. Avevo tanto sognato di viaggiare in un altro paese. Ora passeggiavo in Francia, il che era piacevole.
Oltre una spiaggia selvaggia, scorsi un piccolo recipiente di vetro, con un pezzo di carta al suo interno. Il contenitore era incastrato fra gli scogli. Mi ero appena imbattuta in un vero e proprio messaggio in bottiglia! C’erano quindi delle persone che davvero “comunicavano” così, in un modo che io non avevo mai visto se non nei film. Quale curioso messaggio poteva esservi racchiuso? Il collo della bottiglia era ricoperto da un pesante strato di paraffina, che sembrava fungere da protezione ermetica per il tappo, onde evitare che l’acqua entrasse per sbaglio all’interno. Provai a grattarlo via, ma vi riuscì. Le mie unghie avrebbero ceduto se avessi continuato a tentare di aprirla in quel modo.
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