Dawn Brower
La Volpe in Rosso
LA VOLPE IN ROSSO
INTELLETTUALI CONTRO LIBERTINI LIBRO OTTAVO
DAWN BROWER
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, persone, luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autrice o usati in modo fittizio o scritti in modo tale da non aver alcun riferimento con la realtà. Qualsiasi riferimento a luoghi reali, organizzazioni o persone, vive o morte, è assolutamente casuale.
The Vixen in Red 2020 Copyright © Dawn Brower
Copertina ed Edizione a cura di Victoria Miller
Traduzione a cura di Patrizia Barrera
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata o riprodotta elettronicamente o stampata senza l’autorizzazione esplicita per iscritto dell’autore o dell’editore, fatti salvi alcuni paragrafi a solo scopo promozionale o per recensione.
Alla mia famiglia. Vi amo tutti.
Uno speciale ringraziamento va a Victoria Miller per avermi aiutata nella costruzione e impaginazione del libro e per la sua meravigliosa copertina. Non ci sarei riuscita senza il tuo aiuto.
Elizabeth Evans, tu sei ugualmente importante per me. Senza il tuo costante sostegno non sarei riuscita a trovare in me la sufficiente motivazione per andare avanti in quei giorni in cui mi è difficile ricordare quanto conti per me scrivere. Grazie per esserci sempre e di fare parte della mia vita.
Il sole splendeva luminoso nel cielo e il vento soffiava leggero sul viso di Lady Charlotte Rossington. Il giardino della casa londinese di suo padre, il marchese di Seabrook, aveva cominciato a fiorire. Erano solo boccioli, ma promettevano di raggiungere il massimo fulgore di lì a poco. Lei si chinò, accarezzò i boccioli con le sue piccole dita e sorrise.
"Siete sicura che i vostri progetti siano assennati, mia cara?" le stava chiedendo la sua più cara amica, Lady Pearyn Treedale.
I suoi magnifici capelli bruni erano imprigionati in un elaborato chignon, ma alcune ciocche erano sfuggite a causa della brezza. I suoi occhi azzurri avevano la stessa tonalità del cielo. Era davvero bella e un giorno sarebbe diventata una duchessa, se il suo fidanzato si fosse degnato di tornare in Inghilterra. Pear non sembrava preoccuparsi della sua assenza, almeno questo è quello che affermava quando era in compagnia di Charlotte … Le piaceva bazzicare la società senza la preoccupazione di doversi trovare uno spasimante. In un certo senso, Charlotte la invidiava. Non le piaceva prendere parte a quegli insulsi balli.
"È l'unico modo in cui posso far capire a mia madre ciò che desidero davvero. L’unica cosa che lei vuole da me è di vedermi sposata e avere dei figli.” Charlotte arricciò il naso per il disgusto. “Ma il mio cuore anela a qualcosa di più di un voto nuziale e anni e anni di convivenza. Di sicuro lei ha avuto un matrimonio felice con mio padre, ma io ho molte più ambizioni per il mio futuro!” Forse un giorno non le sarebbe dispiaciuto trovare un uomo a cui dare il suo cuore, ma non ora. Charlotte aveva bisogno di tempo per se stessa, per conoscersi meglio nel profondo e anche dedicarsi alla scrittura. Aveva così tante idee che le frullavano per il capo, e non desiderava altro che avere il tempo di metterle su carta. Condividerle con il mondo era il suo sogno più grande.
Ma non avrebbe mai fatto nulla di tutto questo, se sua madre avesse continuato a costringerla a partecipare ai balli e agli eventi sociali previsti per quell’anno.
Pear fece un respiro profondo. "Vi capisco, davvero, ma speravo che ci fosse un modo migliore." Contrasse la bocca in una smorfia di disgusto, che non si addiceva ad un viso così bello. "Lo scandalo …"
"È il motivo per cui lo sto facendo! – le ricordò Charlotte – Mia madre non avrà scelta. Dovrà lasciarmi tornare a Seabrook. Lì potrò sottrarmi allo scandalo e mi lasceranno in pace a scrivere il mio romanzo. Non temete, andrà tutto bene, ne sono sicura.”
Sua madre, Rosanna, la marchesa di Seabrook, di certo sarebbe diventata livida dalla rabbia!
“Sì, ma la cosa ancora non mi piace. Con voi confinata a Seabrook, sarò praticamente da sola a Londra per tutta la stagione. Mi mancherete." Pear sospirò. “Inoltre, per punirvi ancora meglio, vostra madre non organizzerà la consueta festa da ballo annuale. E voi non potrete partecipare nemmeno al ballo di Weston Manor. Oh, sinceramente, per me questo è troppo!” Si mise una mano sul fianco e inclinò la testa di lato. "Vale la pena di farvi rinchiudere e non vedere nessuno per mesi…per scrivere un semplice libro?”
Charlotte annuì con forza. "Sì, sì, e sì!” esclamò. Il solo pensiero di rimanere da sola a scrivere … le riempiva il cuore di felicità. "Non sarà così terribile. Potremo comunque scriverci delle lettere e non rimarrò da sola, ci sarà la mia famiglia con me. Insomma, mamma e papà. Non sono sicura di ciò che farà Rhys. Potrebbe voler trascorrere del tempo a Londra con sua moglie.”
Prima che suo fratello Rhys, il conte di Carrick, sposasse Lady Giacinta, Charlotte era stata entusiasta all'idea di partecipare a balli, serate, cene all’aperto, insomma qualsiasi cosa organizzasse la società. Il suo giovane cuore l'aveva vista come un'opportunità e, in qualche modo, lo era stata. Il primo anno era stato meraviglioso. Fino a quando si era infatuata di un furfante che le aveva spezzato il cuore. Da allora, aveva rinunciato alla speranza di trovarsi uno spasimante. Aveva sofferto troppo, quando quel vigliacco che lei considerava l’uomo dei suoi sogni le aveva distrutto il suo giovane cuore di ragazza. Da quel momento aveva deciso che sarebbe stata lei a gestire la sua vita, e quello scandalo era il primo passo.
Pear tamburellò con le dita sulla panca su cui sedeva, mentre Charlotte passeggiava in su e in giù per il sentiero del giardino. "Suppongo che vogliate vi sostenga in questa…impresa scellerata.” mormorò.
"Mi piacerebbe se foste al mio fianco, sì. “ rispose Charlotte, fermandosi di botto. Incontrò lo sguardo di Pear e aggiunse. "Avvalorerebbe le mie parole." Quella massa di stupidi aristocratici avrebbe ostracizzato di sicuro Charlotte, ma anche Pear, se l’avesse appoggiata, ne avrebbe pagato le conseguenze. Non era la prima volta che le dame della società tentavano di rompere il suo fidanzamento. Nessuno capiva che, in fondo, a Pear piaceva essere fidanzata. Ciò che non desiderava per nulla era sposarsi. In realtà l’amore le interessava ancor meno di quanto piacesse a Charlotte.
"Molto bene. – esclamò – Sarò felice di partecipare alla vostra rovina." Sospirò pesantemente. “È tutto parecchio complicato. Mi auguro che almeno riusciate a realizzare i vostri desideri. Non vorrei fare tutta questa fatica e perdere la mia dignità per niente!”
"E’ l’ennesima volta che lo dite! – sorrise Charlotte – Ma vi sono molto grata. Siete davvero l’amica migliore che potessi desiderare! " Poi batté le mani per l'eccitazione. "Non posso aspettare."
«Certo che potete! – disse seccamente Pear – Una volta scoppiato lo scandalo, probabilmente non vi vedrò fino a Natale."
"Oh, non fate quel tono acido! – la rimproverò Charlotte – È sconveniente su una giovane dama!" E sorrise.
«Adesso assomigliate a vostra madre – disse Pear, con disgusto – Forse non siete così diversa da lei come credete!”
Magari Charlotte e sua madre si assomigliavano un po’, certo, ma non più di tanto. "Non ci somigliamo affatto. Anche i miei colori sono quelli di mio padre. " Infatti le sue chiome erano dorate come quelle del padre, ma gli occhi di Charlotte avevano riflessi blu a metà tra quelli di suo padre e di sua madre.. Anche suo fratello era più simile al padre, fisicamente. “La mamma si lamenta sempre che né io né mio fratello le assomigliamo! A volte pensa che, se non ci avesse partorito lei, non avrebbe mai creduto che siamo suoi figli!”.
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