Anne Rice - Scelti dalle tenebre

Здесь есть возможность читать онлайн «Anne Rice - Scelti dalle tenebre» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Milano, Год выпуска: 1989, ISBN: 1989, Издательство: Longanesi, Жанр: Ужасы и Мистика, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Scelti dalle tenebre: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Scelti dalle tenebre»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Il libro racconta la storia del vampiro Lestat, da aristocratico raffinato nella Francia prerivoluzionaria allo stile rock di New Orleans degli anni ’80, scavando attraverso le sue molte differenti esistenze e indagando il mistero della sua persona unica e infinita

Scelti dalle tenebre — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Scelti dalle tenebre», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Un’altra bottiglia e un nuovo fuoco. E pregai Nicolas di suonare il violino per me. Si precipitò a casa a prenderlo.

Era ormai pomeriggio inoltrato. Il sole filtrava di sbieco dalla finestra e il fuoco era molto caldo. Eravamo ubriachi. Non avevamo ordinato il pranzo. Ero più felice, credo, di quanto lo fossi mai stato in tutta la mia vita. Mi sdraiai sullo scomodo materasso di paglia del lettuccio, con le mani dietro la testa, e lo guardai mentre estraeva lo strumento.

Si appoggiò il violino alla spalla e cominciò a pizzicare le corde e a regolare i bischeri.

Poi alzò l’archetto e l’abbassò con forza sulle corde per trame la prima nota.

Mi sollevai a sedere, mi appoggiai ai pannelli della parete e lo fissai, perché non riuscivo a credere al suono che ascoltavo.

Nicolas proruppe nel canto. Strappava le note al violino, e ogni nota era trasparente e palpitante. Teneva gli occhi chiusi, la bocca un po’ storta, il labbro inferiore teso da una parte; e a colpirmi il cuore quasi come il canto fu il modo in cui sembrava protendersi nella musica con tutto il corpo e premere l’anima contro lo strumento come vi premeva l’orecchio.

Non avevo mai conosciuto una musica simile: la violenza, l’intensità, i torrenti rapidi e scintillanti di note che uscivano dalle corde. Suonava Mozart; e aveva tutta la gaiezza, la velocità e l’incanto delle opere mozartiane.

Quando ebbe finito lo fissai, stringendomi la testa fra le mani.

«Monsieur, cosa succede?» chiese Nicolas. Mi alzai e lo abbracciai e lo baciai sulle guance e baciai il violino.

«Smetti di chiamarmi Monsieur», dissi. «Chiamami per nome.» Mi riadagiai sul letto, nascosi il viso contro il braccio e cominciai a piangere, incapace di trattenermi.

Mi sedette accanto e mi abbracciò e chiese perché piangevo; e, sebbene non potessi dirglielo, capivo che era sbalordito nel vedere che la sua musica aveva prodotto un simile effetto. In lui non c’erano più sarcasmo né amarezza.

Fu lui a portarmi a casa quella notte, credo.

E l’indomani mattina andai nella via tortuosa davanti alla bottega di suo padre, e lanciai sassolini contro la sua finestra.

Quando si affacciò, gli dissi:

«Vuoi scendere a continuare la nostra conversazione?»

5.

Da quel giorno, quando non ero a caccia, la mia vita fu imperniata su Nicolas e la «nostra conversazione».

Si avvicinava la primavera, le montagne si screziavano di verde, il meleto riprendeva vita. E io e Nicolas eravamo sempre insieme.

Facevamo lunghe passeggiate sui pendii rocciosi, consumavamo pane e vino seduti sull’erba sotto il sole, vagavamo a sud tra le rovine di un vecchio monastero. Oziavamo nelle mie stanze e a volte salivamo sugli spalti. E tornavamo alla nostra camera nella locanda quando eravamo troppo ubriachi e chiassosi perché gli altri ci sopportassero.

Con il passare delle settimane rivelammo sempre di più l’uno all’altro gli aspetti delle nostre personalità. Nicolas mi parlò della sua infanzia a scuola, delle piccole delusioni dei primi anni, di coloro che aveva conosciuto e amato.

E io incominciai a confidargli le cose dolorose… e la vergogna della mia fuga con i comici italiani.

Avvenne una notte quando eravamo alla locanda, ubriachi come al solito. Eravamo in quella fase d’ubriachezza che noi chiamavamo Momento Aureo, in cui tutto aveva un senso. Cercavamo sempre di prolungarlo, ma poi inevitabilmente uno di noi confessava: «Non riesco più a seguirti, credo che il Momento Aureo sia passato.»

Quella notte, mentre guardavo dalla finestra la luna sulle montagne, dissi che nel Momento Aureo era tanto terribile che non fossimo a Parigi, che non fossimo all’Opera o alla Comédie in attesa del levarsi del sipario.

«Tu e i teatri parigini!» esclamò Nicolas. «Di qualunque cosa stiamo parlando, torni sempre ai teatri e agli attori…»

Gli occhi castani erano grandi, fiduciosi. E, sebbene fosse ubriaco, era impeccabile nella giacca parigina di velluto rosso.

«Attori è attrici operano la magia», dissi. «Fanno accadere tante cose sul palcoscenico. Inventano. Creano.»

«Aspetta di vedere il sudore che gronda sulle loro facce dipinte, nel calore delle luci della ribalta», mi rispose.

«Ah, ecco che ricominci», dissi. «Proprio tu che hai rinunciato a tutto per il violino.»

Assunse un’espressione molto seria e distolse gli occhi come se fosse stanco di lottare.

«È vero», confessò.

Ormai tutti, nel villaggio, conoscevano la guerra tra lui e il padre. Nicki non voleva tornare all’università a Parigi.

«Quando suoni, crei la vita», dissi. «Crei qualcosa dal nulla. Fai accadere qualcosa di buono. Per me è una benedizione.»

«Faccio musica e questo mi rende felice», disse lui. «Cosa c’è di buono o di benedetto in tutto questo?»

Agitai la mano per rifiutare il suo cinismo. «Vivo da tanti anni tra coloro che non creano nulla e non cambiano nulla», dissi. «Gli attori e i musicisti… per me sono santi.»

«Santi?» mi chiese. «Benedizione? Bene? Lestat, il tuo linguaggio mi confonde.»

Sorrisi e scossi la testa. «Non capisci. Io parlo dei caratteri degli esseri umani, non di ciò in cui credono. Parlo di coloro che non accettano una menzogna inutile solo perché vi sono nati in mezzo. Parlo di coloro che vorrebbero essere qualcosa di meglio. Lavorano, si sacrificano, agiscono…»

Nicolas ne fu toccato, e io mi sorpresi di averlo detto. Tuttavia sentivo di averlo un po’ ferito.

«È una benedizione», dissi. «Una santità. E poi, Dio o non Dio, questo è anche il bene. Lo so come so che là ci sono le montagne e che le stelle brillano.»

Sembrava rattristarsi per me. E sembrava ancora ferito. Ma per il momento non pensavo a lui.

Pensavo alla conversazione con mia madre e riflettevo sul fatto che non potevo essere buono e sfidare al tempo stesso la mia famiglia. Ma se credevo a ciò che stavo dicendo…

Come se mi leggesse nella mente, Nicolas domandò: «Ma credi davvero a queste cose?»

«Forse sì. Forse no», risposi. Non sopportavo di vederlo tanto triste.

E, più per questo che per altro, gli raccontai la mia fuga con i comici, gli dissi ciò che non avevo mai detto a nessuno, neppure a mia madre, a proposito di quei pochi giorni e della felicità che mi avevano dato.

«Ora, com’è possibile che non fosse bene dare e ricevere tanta felicità?» chiesi. «Quando mettemmo in scena la commedia, portammo la vita in quella cittadina. Magia, ti assicuro. Potrebbe risanare i malati, addirittura.»

Scosse la testa. Sapevo che avrebbe voluto dire certe cose, ma che taceva per riguardo a me. «Non capisci, vero?» chiesi.

«Lestat, il peccato ha sempre la parvenza del bene», mi rispose con aria seria. «Non capisci? Perché credi che la Chiesa abbia sempre condannato il teatro? È disceso da Dioniso, il dio del vino. Puoi leggerlo in Aristotele. E Dioniso era un dio che spingeva gli uomini agli stravizi. A te sembrava bene essere su quel palcoscenico perché era una cosa scatenata e illecita, l’antica riverenza al dio del vino, e ti divertivi a sfidare tuo padre…»

«No, Nicki. No, mille volte no.»

«Lestat, siamo complici nel peccato», mi disse sorridendo. «Lo siamo sempre stati. Tutti e due ci siamo comportati male, siamo riprovevoli. È questo che ci lega.»

Adesso era il mio turno di apparire triste e ferito. E il Momento Aureo era passato irreparabilmente… a meno che accadesse qualcosa di nuovo.

«Sì», dissi all’improvviso. «Prendi il tuo violino e andiamo nella foresta, dove la musica non sveglierà nessuno. Vedremo se non esprime il bene.»

«Sei pazzo», disse lui. Ma prese la bottiglia non ancora stappata e si avviò alla porta.

Lo seguii.

Quando uscì da casa sua con il violino, disse: «Andiamo nel luogo delle streghe! Guarda, c’è la mezzaluna. La luce non manca. Eseguiremo la danza del diavolo e suoneremo per gli spiriti delle streghe.»

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Scelti dalle tenebre»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Scelti dalle tenebre» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «Scelti dalle tenebre»

Обсуждение, отзывы о книге «Scelti dalle tenebre» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x