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Anne Rice: Memnoch il diavolo

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Anne Rice Memnoch il diavolo
  • Название:
    Memnoch il diavolo
  • Автор:
  • Издательство:
    Longanesi
  • Жанр:
  • Год:
    2002
  • Город:
    Milano
  • Язык:
    Итальянский
  • ISBN:
    978-88-304-1930-8
  • Рейтинг книги:
    3 / 5
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Memnoch il diavolo: краткое содержание, описание и аннотация

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New York è stretta nella morsa di un inverno rigidissimo, ma i vampiri non sentono il freddo e Lestat, incontrastato principe delle tenebre, attende nella notte, pregustando il sangue della sua prossima vittima: Roger, un boss della droga. Una facile preda, se non fosse per uno strano turbamento che Lestat prova nei confronti della carismatica figlia dell’uomo, Dora. A dispetto degli inviti alla prudenza da parte dell’amico David Talbot, Lestat compie l’atto finale della caccia, affondando i denti nel collo di Roger. È un tragico errore: il fantasma del morto, infatti, minaccia di perseguitare Lestat se non si prenderà cura di Dora. Per il bene della sua nuova protetta, ma anche per liberarsi dall’angosciante sensazione di essere braccato — una sensazione che lo perseguita da tempo — il vampiro sarà costretto ad affrontare le sue paure più oscure e inconfessabili, perfino a costo di perdere la ragione. Una sfida che culminerà nello scontro con una creatura sovrannaturale, che dice di chiamarsi Memnoch e di essere nientemeno che il diavolo.

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Umiliato e confuso, David si limitava a osservare. Studiò at­tentamente il velo mentre si muoveva nell’aria, le mani di Dora che continuavano a tenerlo teso. Studiò il mio viso. Studiò la fi­gura accasciata, distrutta, singhiozzante di Armand, il bambino smarrito con lo splendido vestito di velluto e pizzo adesso chiaz­zato dalle sue lacrime.

«Lestat!» gridò Dora, piangendo copiosamente. «Mi hai portato il volto del mio Dio! Lo hai portato a tutti noi. Non capi­sci? Memnoch ha perso! Memnoch è stato sconfitto. Dio ha vin­to! Dio ha usato Memnoch per i suoi scopi, lo ha condotto nel labirinto progettato da Memnoch stesso. Dio ha trionfato!»

«No, Dora, no ! Non puoi crederlo», urlai. «E se non fosse la verità? E se si fosse trattato solo di una serie di trucchi? Dora!»

Lei mi oltrepassò correndo lungo il corridoio e fuori della porta. Noi tre restammo allibiti. Sentimmo l’ascensore scendere. Lei aveva il velo!

«David, cosa intende fare? David, aiutami.»

«Chi può aiutarci, adesso?» chiese lui, ma senza convinzione né amarezza, solo quel meditare, quell’incessante meditare. «Ar­mand, ricomponiti. Non puoi arrenderti a una cosa simile», dis­se. La sua voce era così mesta.

Ma Armand era smarrito. «Perché?» chiese. Adesso era solo un bambino inginocchiato. «Perché?»

Ecco che aspetto doveva aver avuto secoli prima, quando Marius era andato a liberarlo dai suoi aguzzini veneziani, un ragazzino tenuto prigioniero per soddisfare la lussuria altrui, un ragazzino condotto nel palazzo dei Non Morti.

«Perché non posso crederlo? Oh, mio Dio, ci credo. È il vol­to di Cristo!»

Si alzò faticosamente, come un ubriaco, e poi si allontanò, un passo dopo l’altro, per seguire Dora.

Quando raggiungemmo la strada, lei era ferma davanti al por­tale della cattedrale, urlando.

«Aprite le porte! Aprite la chiesa. Ho il velo.» Prese a calci la doppia porta di bronzo col piede destro. Tutt’intorno a lei si ra­dunarono dei mortali, mormorando.

«Il velo, il velo!» Lo fissarono, mentre lei s’immobilizzava per girarsi e mostrarlo ancora una volta. Poi tutti cominciarono a bussare sulla porta.

Il cielo venne schiarito dal sole in arrivo, lontano, molto lon­tano nelle fauci dell’inverno, ma che comunque sorgeva imboc­cando il suo inevitabile sentiero, per far cadere su di noi la sua luce bianca, fatale se non avessimo cercato un riparo.

«Aprite le porte!» gridò lei.

Da ogni direzione arrivavano degli umani, che, non appena vedevano il velo, cadevano in ginocchio, boccheggiando.

«Andate, cercate un riparo prima che sia troppo tardi», disse Armand. «David, portalo via.»

«E tu cosa farai?» chiesi.

«Fungerò da testimone. Resterò qui con le braccia allargate e, quando sorgerà il sole, la mia morte confermerà il miracolo», gridò.

La possente porta venne finalmente aperta. Le figure vestite di nero si ritrassero, sbalordite. Il primo raggio di luce argentea illuminò il velo, e poi giunsero le più calde luci elettriche dall’in­terno, le luci delle candele, la raffica di aria riscaldata.

«Il volto di Cristo!» gridò lei.

Il prete cadde in ginocchio. L’uomo più anziano vestito di ne­ro, fratello, padre, o comunque lo si volesse chiamare, rimase im­mobile a bocca aperta, a guardarlo dal basso.

«Dio santo, Dio santo», gemette, facendosi il segno della cro­ce. «Che nel corso della mia vita, Dio... è il velo di Veronica!»

Gli umani ci superarono di corsa, inciampando e facendo a gomitate per seguire Dora dentro la chiesa. Sentii i loro passi echeggiare nell’immensa navata.

«Non abbiamo tempo», mi disse David all’orecchio. Mi ave­va costretto a rialzarmi, forte come Memnoch, solo che non c’era la tromba d’aria, solo l’alba invernale, la neve che cadeva e sem­pre più grida e strepiti e urla mentre uomini e donne raggiunge­vano la chiesa a frotte, e le campane nei campanili soprastanti co­minciavano a suonare.

«Sbrigati, Lestat, vieni!»

Corremmo via insieme, già accecati dalla luce, e dietro di me sentii la voce di Armand che risuonava al di sopra della folla.

«Siate testimoni, questo peccatore muore per Lui!» Il profu­mo del fuoco giunse con una violenta esplosione! La vidi lam­peggiare sulle pareti di vetro delle torri, mentre correvamo. Sen­tii le urla.

«Armand!» gridai. David mi tirò a sé, giù per scalini metalli­ci, che echeggiavano e tintinnavano come le campane della catte­drale.

Fui assalito dalle vertigini e mi arresi a lui, rinunciai alla mia volontà. Straziato dal dolore, gridando: «Armand, Armand». Poi cominciai a distinguere la figura di David nel buio. Ci trovavamo in un luogo umido e gelido, uno scantinato sotto uno scan­tinato, sotto l’alta cavità di un edificio vuoto e scosso dal vento. Lui stava scavando nel terriccio.

«Aiutami», gridò, «comincio a perdere la sensibilità, la luce sta arrivando, il sole è già sorto, ci troveranno.»

«No, non ci troveranno.»

Scalciai e scavai la tomba, portandolo con me sempre più in profondità, e richiudendo le morbide zolle dietro di noi. Nem­meno i suoni della città soprastante potevano penetrare in quel buio. Nemmeno le campane della chiesa.

Il tunnel si era aperto per Armand? La sua anima era salita in cielo? Oppure lui stava varcando le porte dell’inferno?

«Armand», sussurrai e, quando chiusi gli occhi, vidi il viso sconvolto di Memnoch: Lestat, aiutami!

Col mio ultimo brandello di sensibilità allungai una mano per controllare che il velo di Veronica fosse ancora lì. Ma, no, era scomparso. Lo avevo dato a Dora. Dora aveva il velo e lo aveva portato in chiesa.

Non saresti mai mio nemico, vero?

24

Eravamo seduti su un basso muretto della Quinta Avenue, al margine di Central Park. Già tre notti erano passate in questo modo. Avevamo osservato.

Fin dove riuscivamo a vedere verso i quartieri residenziali, la fila si formava, ampia tra il metro e mezzo e i due metri, uomini, donne e bambini che cantavano, pestando i piedi per tenersi cal­di, suore e preti che andavano avanti e indietro offrendo ciocco­lata e tè caldi a quanti stavano congelando. Il fuoco ardeva in grossi fusti metallici disposti a intervalli di pochi metri. A perdita d’occhio.

E in centro la fila continuava interminabile, oltrepassando le scintillanti vetrine dei negozi di Bergdorf Goodman e Henri Bendel, i pellicciai, i gioiellieri, le librerie di midtown, serpeg­giando fino a raggiungere la cattedrale.

David era in piedi a braccia conserte, appoggiandosi a mala­pena al muro, le caviglie incrociate. Ero io a essere seduto come un ragazzino, un ginocchio accostato al petto, il mio viso deva­stato con un occhio solo rivolto verso l’alto, il mento sulle noc­che del pugno, il gomito posato sul ginocchio, limitandomi ad ascoltarli.

Molto più avanti si udivano urla e grida. Qualcuno aveva ac­costato al velo un tovagliolo pulito, e ancora una volta l’immagi­ne era stata trasferita! E lo stesso sarebbe successo in un impreci­sato momento della sera seguente, e forse anche la sera dopo, e nessuno sapeva per quante volte ancora, si sapeva solo che l’ico­na si duplicava sul tessuto che le veniva premuto sopra, e il viso ardeva da stoffa a stoffa, come una fiamma che passasse da stop­pino a stoppino.

«Vieni», disse David. «Qui stiamo prendendo freddo. Forza, passeggiamo un po’.»

C’incamminammo.

«Perché?» chiesi. «Lassù, per vedere la stessa cosa che ab­biamo visto ieri sera e la sera prima? In modo che io possa lottare nuovamente per arrivare a lei, sapendo che qualunque dimostrazione di forza, qualunque facoltà sovrannaturale confermano semplicemente l’intero miracolo? Lei non mi ascolterà mai più. Lo sai. E chi è radunato sui gradini adesso, chi s’immolerà all’al­ba per confermare il miracolo?»

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