Dan Simmons - Endymion

Здесь есть возможность читать онлайн «Dan Simmons - Endymion» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Milano, Год выпуска: 1997, ISBN: 1997, Издательство: Mondadori, Жанр: Космическая фантастика, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Endymion: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Endymion»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Anno Domini 3126. Quasi tre secoli dopo la Caduta. Pianeta Hyperion. Raul Endymion, una giovane guida, viene condannato a morte dopo un omicidio commesso per legittima difesa. E la sua morte, al contrario di quella dell'uomo da lui ucciso, sarebbe definitiva, perché il ragazzo è fra i pochi a non essersi convertito alla religione della Chiesa ufficiale, non è un cristiano rinato e non ha accettato su di sé il simbionte crucimorfo che rende possibile la Risurrezione. La sentenza, tuttavia, non viene eseguita. Martin Sileno lo ha infatti scelto per una missione destinata a cambiare il volto dell'universo: accompagnare nel futuro e proteggere la giovane Aenea, figlia di Brawne Lamia e del cibrido John Keats, che sta per riemergere dalla Sfinge nella Valle delle Tombe Del Tempo. Dal teleporter di Vettore Rinascimento al ghiaccio eterno di Sol Draconis Septem, Endymion accompagnerà così Aenea in un viaggio verso la verità e la salvezza del genere umano, chiarendo lungo il cammino molti enigmi rimasti irrisolti in "Hiperion" e nella "Caduta di Hiperion": qual è il ruolo del TecnoNucleo all'interno della Pax? perchè le IA hanno 'rapito' la vecchia terra? qual è l'origine e la vera natura dello Shrike? chi ha creato il simbionte cruciomorfo che permette la Risurrezione e perché?

Endymion — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Endymion», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Ma quella davanti a me era un’astronave. Lo sapevo. Non chiedetemi come facessi: lo sapevo e basta.

Senza badare al rovinoso stato dei gradini, andai su e giù per la scala a chiocciola. Lo scafo si trovava a quattro metri da me. Il suo insondabile colore nero mi dava le vertigini. Quindici metri più in basso, appena visibile al limitare della curva che lo nascondeva, un pianerottolo si protendeva fin quasi a toccare lo scafo.

Scesi di corsa. Un gradino si sbriciolò sotto i miei piedi, ma scendevo a tale velocità che me ne accorsi appena.

Il pianerottolo non aveva ringhiera, si protendeva come un trampolino. Se fossi caduto, mi sarei di sicuro rotto qualche osso e sarei rimasto nel buio in una torre murata. Non ci pensai minimamente; andai avanti e posai la mano contro lo scafo della nave.

Lo scafo era tiepido. Non dava la sensazione del metallo, pareva piuttosto la liscia pelle di una creatura addormentata. L’impressione era accresciuta da un lieve movimento: lo scafo vibrava, come se la nave respirasse. Mi pareva si sentire sotto la mano il battito di un cuore.

All’improvviso ci fu vero movimento: lo scafo si ripiegò… senza alzarsi col movimento meccanico di certi portali da me visti e di sicuro senza ruotare su cardini; si ripiegò su se stesso, semplicemente, come labbra che scoprano i denti.

Si accesero delle luci. Un corridoio interno, il cui soffitto e le cui pareti erano organici come la fuggevole visione di un collo d’utero meccanico, brillò di luce soffusa.

Esitai circa tre nanosecondi. Per anni la mia vita era stata tranquilla e prevedibile come quella della maggior parte della gente. L’ultima settimana avevo accidentalmente ucciso un uomo, ero stato condannato e giustiziato, mi ero risvegliato nella storia preferita di Nonna. Perché fermarmi lì?

Entrai nella nave spaziale. La porta si ripiegò alle mie spalle, simile a una bocca affamata che si chiuda sopra un pezzetto di cibo.

Il corridoio era diverso da come mi sarei aspettato. Avevo sempre creduto che l’interno dei veicoli spaziali fosse simile alla stiva delle imbarcazioni per il trasporto truppe che avevano trasferito a Ursus il nostro reggimento della Guardia Nazionale: metallo grigio, bulloni, portelli chiusi da grappe, sibilanti tubazioni di vapore. Lì non si vedeva niente di simile. Il corridoio era liscio, ricurvo, quasi informe; le pareti erano rivestite d’ottimo legno, tiepido e organico come carne. Se c’era una camera stagna, non l’avevo vista. Luci nascoste si accendevano man mano che avanzavo e si spegnevano dopo il mio passaggio, lasciandomi in una piccola pozza di luce, con il buio davanti e dietro. La nave non poteva avere un diametro superiore ai dieci metri, ma la lieve curvatura del corridoio dava l’impressione che fosse più ampia di quanto non sembrasse dall’esterno.

Il corridoio terminava in quello che doveva essere il centro della nave: un pozzo con al centro una scala a chiocciola metallica che si perdeva nel buio, in alto e in basso. Posai il piede sul primo gradino e dall’alto provenne luce. Immaginavo che le parti più interessanti della nave si trovassero in alto e perciò iniziai la salita.

Il primo ponte occupava l’intera sezione della nave e conteneva un’antiquata piazzola di proiezione olografica del tipo che avevo visto in vecchi libri, alcune sedie e alcuni tavolini in uno stile che non conoscevo e un pianoforte a coda. Qui dovrei dire che neppure una persona su diecimila, nata su Hyperion, avrebbe riconosciuto in quel mobile un pianoforte… e soprattutto un pianoforte a coda. Sia mia madre sia Nonna erano appassionate di musica e un pianoforte riempiva gran parte dello spazio di uno dei nostri carrozzoni a batteria. Molte volte avevo sentito zii e nonno lamentarsi dell’ingombro e del peso dello strumento, parlando di tutti i joule d’energia sprecati per trasportare nelle brughiere di Aquila quel pesante aggeggio pre-Egira e del comune buon senso di tenere invece un sintetizzatore tascabile in grado di creare la musica di qualsiasi pianoforte e di ogni altro strumento. Ma mia madre e Nonna erano ostinate: niente al mondo avrebbe uguagliato il suono di un vero pianoforte, anche se andava accordato dopo ogni spostamento. E il nonno e gli zii non si lamentavano, quando di notte, intorno al fuoco, Nonna suonava Rachmaninoff o Bach o Mozart. Da lei imparai molte cose sui migliori pianoforti della storia… compresi i pianoforti a coda pre-Egira. Ora ne avevo uno sotto gli occhi.

Non badai alla piazzola di proiezione e al mobilio, non badai alla parete trasparente che mostrava solo le scure pietre della torre: mi accostai al pianoforte. La scritta dorata sopra la tastiera diceva: STEINWAY. Emisi un fischio e accarezzai i tasti, senza il coraggio di premerne uno. Secondo Nonna, quella ditta aveva smesso di fabbricare pianoforti ancora prima del Grande Errore del ’38 e dopo l’Egira nessun altro pianoforte era stato fabbricato. Toccavo uno strumento antico almeno mille anni. Gli Steinway e gli Stradivari erano una leggenda, fra noi appassionati di musica. Possibile che quel pianoforte fosse autentico? mi domandai, sfiorando i tasti che davano la sensazione del leggendario avorio… le zanne di un animale estinto, detto elefante. Esseri umani come il vecchio poeta potevano forse sopravvivere dai giorni pre-Egira (in teoria una simile eventualità era plausibile, grazie ai trattamenti Poulsen e alla sospensione criogenica), ma un manufatto di legno, di corde metalliche e d’avorio aveva ben poche possibilità di compiere quel lungo viaggio nel tempo e nello spazio.

Suonai un accordo: do-mi-sol-si bemolle. E poi un accordo in do maggiore. Il tono era privo di pecche, l’acustica della spazionave era perfetta. Il nostro vecchio piano verticale aveva bisogno d’essere accordato da Nonna dopo ogni spostamento di qualche miglio nelle brughiere, ma questo strumento pareva accordato alla perfezione, anche dopo un viaggio d’innumerevoli secoli e anni luce.

Presi lo sgabello, mi sedetti e cominciai a suonare Per Elisa. Un brano sdolcinato, semplice, ma mi pareva adatto al silenzio e alla solitudine di quel luogo buio. A dire il vero, le luci parvero attenuarsi intorno a me, mentre le note riempivano la sala circolare ed echeggiavano su e giù nel buio pozzo delle scale. Pensai a Mamma e a Nonna: non avrebbero mai immaginato che le mie prime lezioni di piano m’avrebbero condotto a quell’a solo in una nave spaziale nascosta. La tristezza di quel pensiero parve contagiare la musica.

Al termine, staccai di scatto le dita dalla tastiera, quasi con un senso di colpa per la mia presunzione: suonare così malamente, su quel magnifico pianoforte, su quel dono del passato, un pezzo così semplice. Rimasi nel silenzio qualche momento, facendomi domande sulla nave, sul vecchio poeta, sul mio posto in quel folle disegno.

«Molto bello» disse piano una voce alle mie spalle.

Confesso che sobbalzai. Non avevo udito nessuno salire o scendere la scaletta, non avevo percepito nessuna presenza estranea nella sala. Girai di scatto la testa.

Non c’era nessuno.

«Da qualche tempo non ho più sentito suonare quel brano» disse di nuovo la voce. Pareva provenire dal centro stesso della sala. «Il mio precedente passeggero preferiva Rachmaninoff.»

Appoggiai la mano sullo sgabello, per riprendermi, e pensai tutte le sciocche domande che potevo evitare di porre.

— Sei la nave? — domandai infine, senza sapere se fosse anche quella una domanda sciocca: desideravo una risposta.

«È ovvio» disse la voce. Era bassa, vagamente maschile. Avevo già udito macchine parlanti (erano in giro da sempre), ma mai una che fosse davvero intelligente. Da più di due secoli, la Chiesa e la Pax avevano messo al bando tutte le vere Intelligenze Artificiali; e la maggior parte dei trilioni di persone sui mille pianeti devastati, dopo aver visto come il TecnoNucleo avesse aiutati gli Ouster a distruggere l’Egemonia, aveva approvato di cuore. Mi resi conto che la mia programmazione personale a quel riguardo era stata efficace: al pensiero di parlare a un meccanismo senziente avevo le palme umide di sudore e un senso di costrizione alla gola.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Endymion»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Endymion» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Dan Simmons - The Fifth Heart
Dan Simmons
Dan Simmons - The Hollow Man
Dan Simmons
Dan Simmons - Hypérion
Dan Simmons
Dan Simmons - Song of Kali
Dan Simmons
Dan Simmons - Phases of Gravity
Dan Simmons
Dan Simmons - Darwin's Blade
Dan Simmons
Dan Simmons - Hard as Nails
Dan Simmons
Dan Simmons - A Winter Haunting
Dan Simmons
Dan Simmons - Olympos
Dan Simmons
Dan Simmons - Terror
Dan Simmons
Dan Simmons - Ostrze Darwina
Dan Simmons
Отзывы о книге «Endymion»

Обсуждение, отзывы о книге «Endymion» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x