Huey rise. «Staremo a vedere.»
«La prossima volta toccherà a lei fare un esame con la tomografía a emissione di positroni, Huey. Allora troveranno le due onde di gradienti chimici sincronizzate e gli schemi elettrici che attraversano il corpo calloso e tutte quelle noiose stronzate neurali che io e lei siamo gli unici politici al mondo ad avere imparato a pronunciare correttamente! La dipingeranno come un novello Frankenstein! Sarà bruciato da una folla impazzita armata di torce. Lei non si ritroverà semplicemente in difficoltà per questa faccenda. Lei verrà ucciso.»
«Questo lo so anch’io» replicò Huey in tono tranquillo. «Che facciano pure del loro peggio.»
Oscar sospirò. «Etienne — posso chiamarla così? Sento che adesso noi ci conosciamo e ci capiamo meglio… Etienne, la prego, non si faccia uccidere dalla folla. Può succedere molto facilmente, e non ne vale la pena. Mi ascolti. Io capisco la sua situazione. Io nutro un profondo, durevole interesse professionale e personale nei confronti dei politici che vengono denunciati come mostri. Mi creda, dopo questo sviluppo, la situazione non migliorerà di certo, ma peggiorerà ancora di più.»
«Sai che ti sputtanerò alla grande per quello che hai fatto, vero? Già vedo i titoli: ‘Folle clone colombiano sorpreso in un nido d’amore sulla spiaggia con una scienziata vincitrice del Nobel’.»
«Etienne, io non sono soltanto un folle clone colombiano. Sono anche un organizzatore professionista di campagne politiche. Lasci che le dia un consiglio molto sincero. Getti la spugna. Sparisca. Si prenda un po’ dei suoi fondi neri, si porti dietro sua moglie, se intende seguirla, e vada in esilio. Si ritiri in un esilio autoimposto. Capisce? Lasci il paese. Capita. Si tratta di una scelta tradizionale. È una manovra politica perfettamente legittima.»
«Io non fuggirò. Huey non farà mai una cosa del genere.»
«Ma certo che ‘Huey la farà’, dannazione! Salga a bordo di un bel sommergibile francese — so che ne ha una dozzina in attesa al largo delle nostre coste. Si faccia dare una bella villa, sull’isola d’Elba, oppure a Sant’Elena o da qualche altra parte. Si porti dietro le sue guardie del corpo preferite. È perfettamente fattibile! Mangerà bene, scriverà le sue memorie, si abbronzerà, si riposerà, sarà pronto. Forse… ma solo forse… se qui in America le cose andranno peggio, molto peggio… forse lei sembrerà l’alternativa migliore. Sembra una follia, ma non sono sicuro di potermi ancora fidare delle mie facoltà di giudizio in questa faccenda. Forse, un giorno, imporre deliberatamente stati mentali schizoidi a esseri umani che non sospettano nulla diventerà perfino una moda. Ma adesso non è così, questo è sicuro come la morte. Legga i sondaggi di domani. Lei è finito.»
«Ragazzo, io sono Huey. Sei tu a essere finito. Io posso distruggere te, quella cagna della tua ingrata fidanzata e il vostro intero laboratorio che, in effetti, è e rimarrà sempre il mio laboratorio.»
«Sono sicuro che lei possa provarci, governatore, ma perché sprecare tutte queste energie? Adesso è inutile distruggerci. Ormai è troppo tardi. Ero davvero convinto che lei avesse un intuito migliore per queste cose.»
«Figliolo, tu non hai ancora capito. Io non ho bisogno di alcun ‘intuito’. Io posso distruggervi nel mio tempo libero, mentre mi gratto la testa e la pancia.» Huey riattaccò.
Adesso i mastini delle guerra si erano scatenati nel panorama mentale dell’America e, nonostante si trattasse di cani piccoli e dotati di denti simbolici nonché spuntati, provocarono un terremoto politico. Nessuno si era aspettato un gesto del genere da parte di un presidente. Un eccentrico nativo americano miliardario — per un paese esausto per la sua crisi di identità e per le troppe fazioni politiche, Two Feathers sembrava una distrazione pittoresca, un candidato del tipo Oh-e-perché-no? i cui discorsi bellicosi potevano tenere su il morale della nazione. Perfino Oscar si era aspettato ben poco da lui; la carica di governatore del Colorado non aveva dato molte occasioni a Two Feathers di distinguersi particolarmente. Una volta conquistata la presidenza, però, Two Feathers stava dimostrando di essere un vero e proprio fenomeno. Era chiaro che si trattava di uno di quei tipici presidenti americani di transizione, una di quelle figure colossali che lasciavano il segno e che rendevano la vita orribile e interessante.
Sfortunatamente per Green Huey, nel panorama politico americano c’era posto soltanto per un governatore autoritario, incline all’uso della forza e vestito in maniera eccentrica. Two Feathers aveva battuto Huey nella corsa alla Casa Bianca. E la cosa peggiore era che si era reso conto, correttamente, che Huey costituiva una minaccia intollerabile e impossibile da cooptare. Adesso era deciso a schiacciarlo.
Tra il presidente e il governatore ribelle scoppiò una vera e propria guerra verbale. Huey accusò il presidente di avere autorizzato voli di spionaggio ad alta quota nei cieli della Louisiana. Questo era vero, perché il cielo di quello Stato ormai pullulava di aerei da ricognizione — federali, prolet, militari, europei, asiatici, di proprietà di reti private o di chiunque fosse in grado di lanciare un aquilone autopropulso con una telecamera a bordo.
Il presidente replicò accusando il governatore di tradimento, e di collusione con potenze straniere in periodo di guerra. Anche questo era vero, per quanto, fino a quel momento, l’unica conseguenza della guerra olandese era stato un massiccio afflusso di turisti europei in America. Gli europei non avevano visto dichiarare una guerra da moltissimo tempo. Era divertente essere un cittadino straniero in un paese in guerra, specialmente se in quel paese nei mercati delle pulci si vendevano liberamente intere scatole di microspie. Improvvisamente tutti si misero a giocare agli agenti segreti.
Allora il presidente alzò ulteriormente la posta. Richiese in tono minaccioso la pronta restituzione di tutte le armi federali trafugate dalla base aerea saccheggiata in Louisiana. Minacciò severe rappresaglie, che non si peritò di specificare.
Non c’è alcun bisogno di dire che le armi federali non vennero consegnate. Invece il governatore accusò il presidente di stare tramando per istituire la legge marziale e un colpo di stato.
I senatori di Huey diedero il via a una lunga guerra procedurale all’interno del Senato degli Stati Uniti, ricorrendo a pratiche ostruzionistiche. Il presidente chiese che si procedesse all’impeachment dei due senatori della Louisiana. Annunciò anche l’apertura di un’inchiesta su tutti i deputati della Louisiana nella Camera dei Rappresentanti.
Huey chiese al Congresso di avviare la procedura per l’impeachment e ai pacifisti di scendere nelle strade in uno sciopero generale che avrebbe paralizzato il paese.
Di fronte alla prospettiva di uno sciopero generale, il presidente replicò annunciando la creazione unilaterale di una nuova forza di difesa civile volontaria, la ‘Civil Defense Intelligence Agency’. Sulla carta, sembrava un’organizzazione decisamente strana — un club di discussione nazionale di cosiddetti ‘attivisti civili’, fedeli soltanto al presidente. La CDIA non aveva alcun bilancio e il suo capo era un vecchio eroe di guerra pluridecorato, che per caso viveva in Colorado, che di nuovo per caso conosceva di persona il presidente e che, sempre per caso, era un Moderatore molto influente.
Un’analisi più approfondita mostrò che la CDIA erano i Moderatori. La CDIA era una gigantesca banda prolet che godeva dell’appoggio diretto del capo dell’esecutivo della nazione. Ormai era stato attraversato un Rubicone. Questa mossa rivelò che il presidente aveva coltivato per anni le proprie forze prolet. Huey aveva utilizzato i suoi Regolatori come una forza per procura con cui era facile negare ogni relazione, ma il presidente stava audacemente facendo uscire allo scoperto la propria mafia, brandendola come una mazza. Forse il presidente era arrivato in ritardo e forse era un po’ meno intelligente di Huey, ma godeva di un grande vantaggio: era il presidente.
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