Le loro armi erano strane, certamente. Aveva dovuto imparare a maneggiare una spada nella mischia, ma i lanciadardi erano abbastanza simili alla sua automatica per non causargli problemi. Non avrebbe mai potuto eguagliare Koris, come guerriero… il suo rispetto per la destrezza di quel giovane era sconfinata. Tuttavia Simon conosceva le tattiche di altri eserciti e di altre guerre, e questo gli consentiva di dare consigli che persino l’altero comandante aveva finito per apprezzare.
Simon si era chiesto quale accoglienza gli avrebbero riservato le Guardie… dopotutto, stavano tentando una resistenza contro forze superiori, e per loro uno straniero poteva rappresentare un nemico, una breccia nel muro difensivo. Ma non aveva tenuto conto delle consuetudini di Estcarp. Unica tra le nazioni di quel continente, Estcarp era disposta ad accogliere un individuo dai precedenti assurdi quanto i suoi. Perché il potere di quell’antica fortezza era basato sulla… magia!
Tregarth assaporò il vino prima di trangugiarlo, riflettendo obiettivamente sulla questione della magia. Quella parola poteva indicare trucchi da prestigiatore, o superstizioni confuse… oppure poteva riferirsi a qualcosa di più potente. La volontà, l’immaginazione e la fede erano le armi della magia, così come l’usava Estcarp. Naturalmente, gli abitanti di quella terra avevano certi metodi per concentrare o intensificare la volontà, l’immaginazione e la fede. Ma il risultato era che essi si dimostravano molto aperti nei confronti di tutte le cose che non si potevano vedere o toccare e che non avevano un’esistenza visibile.
E l’odio e la paura dei loro vicini avevano la stessa base… la magia. Per Alizon, al nord, per Karsten al sud, il potere delle Streghe di Estcarp era maledetto. «Tu non permetterai che una strega rimanga in vita.» Quante volte quella frase era risuonata nel suo mondo come una maledizione contro colpevoli ed innocenti, e con giustificazioni assai meno convincenti.
Il matriarcato di Estcarp, infatti, possedeva poteri che trascendevano ogni spiegazione umana, e li usava spietatamente, quand’era necessario. Simon Tregarth aveva contribuito a condurre una strega fuori dal territorio di Alizon, dove si era avventurata a spiare per la sua gente.
Una strega… Simon bevve di nuovo. Non tutte le donne di Estcarp avevano il Potere. Era una dote che passava capricciosamente da una famiglia all’altra, da una generazione all’altra. Coloro che davano prova di possederla in tenera età venivano portate nella città centrale, e là venivano istruite e si votavano al loro ordine. Persino i nomi sparivano, perché rivelare ad un altro il proprio nome significava cedergli una parte della propria identità, e chi lo riceveva acquisiva potere su chi lo rivelava. Ora Simon poteva capire l’enormità della sua richiesta, quando aveva domandato il nome della donna che aveva aiutato a fuggire dalla brughiera.
Inoltre, il Potere non era costante. Usarlo oltre un certo limite poteva sfinire la strega. E poi, non era possibile evocarlo a volontà. Talvolta veniva a mancare in un momento cruciale. Perciò, nonostante le sue streghe e la sua sapienza, Estcarp aveva anche le Guardie dagli usberghi di maglia metallica, la fila di fortezze lungo i confini, le spade pronte ad uscire dai foderi.
«Sa…» Lo sgabello accanto a lui venne scostato dal tavolo, mentre un nuovo arrivato si metteva a sedere. «Fa caldo, per questa stagione.» Un elmo sbatté sul tavolo, e un lungo braccio si allungò per afferrare il boccale di vino.
Il falco che sovrastava l’elmo fissò Simon con gli occhi vitrei: il piumaggio metallico splendidamente lavorato imitava alla perfezione la realtà. Koris bevve, mentre veniva tempestato di domande. C’era disciplina, tra le forze di Estcarp, ma fuori servizio le differenze di rango non esistevano più, e gli uomini seduti intorno al tavolo erano avidi di notizie. Il comandante sbatté il boccale, energicamente, e rispose in tono vivace:
«Secondo me, sentirete il corno dell’adunata prima dell’ora della chiusura delle porte. Magnis Osberic ha chiesto il permesso di passare dalla strada occidentale. E aveva un seguito in pieno assetto di guerra. Secondo me, Gorm gli sta causando guai.»
Le sue parole caddero nel silenzio. Tutti, incluso Simon, ormai, sapevano cosa significava Gorm per il Capitano delle Guardie. Legalmente, la signoria di Gorm sarebbe spettata a Koris. La sua tragedia personale non aveva avuto inizio là, ma si era conclusa su quell’isola quando, ferito e solo, si era allontanato dalle sue rive, sospinto dalla corrente, disteso su una malconcia barca da pescatore.
Hilder, Sire Difensore di Gorm, era stato bloccato dal temporale nelle brughiere che rappresentavano una specie di terra di nessuno fra Alizon e le pianure di Estcarp. Separato dai suoi uomini, era caduto dal cavallo e si era spezzato un braccio, e poi aveva continuato a vagare, stordito dalla sofferenza e dalla febbre, nelle terre dei Tormen, la strana razza che occupava gli acquitrini resistendo a tutti gli intrusi, e non permetteva ad alcuna razza umana di stabilirsi in quella zona paludosa.
Non si era mai saputo perché mai Hilder non fosse stato ucciso o scacciato. Ma la sua storia aveva continuato a restare un mistero anche quando era tornato a Gorm, diversi mesi dopo, guarito, portando con sé la novella sposa. E gli uomini di Gorm — più esattamente, le donne di Gorm — non avevano approvato quel matrimonio, e mormoravano che era stalo imposto a Hilder in cambio della sua vita. La donna che aveva condotto con sé, infatti, aveva il corpo deforme, e la mente ancora più strana, poiché era del più puro sangue di Tor. Gli aveva dato Koris, e poi era scomparsa. Forse era morta, o forse era fuggita di nuovo tra la sua gente. Hilder doveva aver saputo la verità, ma non aveva mai più parlato di lei; a Gorm, erano stati così felici di sbarazzarsi della sovrana che non avevano fatto domande.
Era rimasto soltanto Koris, con la testa di un nobile di Gorm ed il corpo di un abitatore delle paludi: e nessuno aveva mai permesso che lo dimenticasse. A suo tempo, quando Hilder aveva preso una seconda moglie, Orna, figlia riccamente dotata di un armatore, a Gorm avevano ricominciato a mormorare ed a sperare. I sudditi furono ben lieti di accettare il secondogenito di Hilder, Uryan, che evidentemente non aveva una sola goccia di sangue sospetto nelle vene del suo corpo giovane e diritto.
Poi Hilder era morto. Ma aveva impiegato molto tempo a morire, e coloro che mormoravano avevano avuto la possibilità di prepararsi in vista di quel giorno. Quelli che pensavano di servirsi di Orna e di Uryan per i loro scopi s’erano sbagliati, perché la Dama Orna, astuta figlia di mercanti, non era una donna che si lasciava ingannare facilmente. Uryan era ancora un bambino, e lei sarebbe stata la reggente… sebbene vi fossero molti che si sarebbero opposti, a meno che lei avesse dato un’adeguata prova di forza.
Orna aveva messo abilmente i signori di Gorm l’uno contro l’altro, indebolendoli tutti e conservando intatte le sue forze. Ma commise un errore gravissimo quando cercò appoggio altrove. Era stata Orna ad attirare la rovina su Gorm, quando aveva chiamato segretamente la flotta di Kolder per appoggiare il suo potere.
Kolder si estendeva oltre il bordo del mondo marino, dove si poteva trovare solo un uomo su diecimila, tra i naviganti, che fosse in grado di parlarne. Gli uomini onesti — o gli uomini umani — si tenevano lontani da quel tetro porto e non attraccavano ai suoi moli. Dovunque si sapeva che gli abitanti di Kolder non erano come gli altri uomini, e che avere contatti con loro significava la dannazione.
Al giorno della morte di Hilder era seguita una notte di sanguinoso terrore. E solo un essere dotato della forza sovrumana di Koris avrebbe potuto sfuggire alla rete gettata per catturarlo. Poi vi fu solo morte, perché quando i Kolder giunsero a Gorm, Gorm cessò di esistere. Se adesso vi vivevano ancora alcuni di coloro che avevano conosciuto la vita sotto il regno di Hilder, non avevano speranze. Perché adesso Kolder era Gorm, sì, e non soltanto l’isola di Gorm, perché entro un anno cupe torri erano sorte in un altro tratto della costa, ed era nata una città chiamata Yle. Ma nessun uomo di Estcarp andava ad Yle… volontariamente.
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