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Robert Jordan: L'ascesa dell'Ombra

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Robert Jordan L'ascesa dell'Ombra

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«Sì, figlio Ivon?»

«Il centurione Farran mi ha inviato, mio signore. Si tratta dei Calderai. Ordeith ha parlato con tre di loro, mio signore, e adesso sono tutti e tre introvabili.»

«Sangue e ceneri!» Bornhald si girò di scatto e camminò a grandi passi fra gli alberi con Ivon alle calcagna.

Fuori dalla visuale del fiume, cavalieri ammantati di bianco riempivano gli spazi fra le ericacee e i pini, impugnando le lance con disinvolta familiarità, o con gli archi appoggiati sui pomi delle selle. I cavalli scalpitavano con impazienza e agitavano le code. I cavalieri attendevano con maggiore flemma; non sarebbe stato il primo guado di un fiume in un territorio sconosciuto, e stavolta nessuno avrebbe tentato di fermarli.

In un’ampia radura oltre gli uomini a cavallo c’era una carovana dei Tuatha’an, i Girovaghi, i Calderai. Circa cento carri trainati da cavalli, simili a piccole casette su ruote, che creavano uno stridente miscuglio di colori, rosso, verde, giallo e ogni altra tinta immaginabile in combinazioni che potevano piacere solo all’occhio di un Calderaio. Le persone stesse indossavano abiti che facevano apparire smorti i carri. Stavano seduti a terra in un largo gruppo, lanciando occhiate agli uomini a cavallo con un insolito calmo disagio; si sentì il flebile pianto di un bambino immediatamente consolato dalla madre. Non lontano i mastini morti erano già ricoperti di mosche. I Calderai non avrebbero alzato una mano nemmeno per difendersi, e i cani erano stati solo una dimostrazione, ma Bornhald non voleva correre rischi.

Sei uomini erano tutti quelli che riteneva necessari per tenere d’occhio i Calderai.

Anche con i volti rigidi, sembravano imbarazzati. Nessuno guardava i sette uomini a cavallo vicino ai carri, tra cui un piccolo uomo ossuto dal grande naso con indosso una giubba rosso scuro che sembrava troppo grande per lui, malgrado la finezza del taglio. Farran, un massiccio uomo barbuto ma dal passo leggero malgrado la statura e il peso, stava in piedi e li fissava tutti quanti alla stessa maniera. Il centurione si premette la mano guantata sul cuore in segno di saluto, ma lasciò tutta la conversazione a Bornhald.

«Vorrei scambiare una parola con te, mastro Ordeith» iniziò quietamente Bornhald. L’uomo ossuto chinò il capo, guardandolo a lungo prima di smontare da cavallo. Farren brontolò, ma Bornhald mantenne bassa la voce. «Non riusciamo a trovare tre Calderai, mastro Ordeith. Hai forse messo in pratica i tuoi suggerimenti?»

Le prime parole che avevano lasciato la bocca di Ordeith quando aveva visto i Calderai erano state: «Uccideteli. Non servono a nulla.» Bornhald aveva ucciso la sua parte di uomini, ma non aveva mai eguagliato la naturalezza nel farlo con la quale aveva parlato il piccoletto.

Ordeith si passò un dito sul largo naso. «Spiegami, perché li avrei uccisi? E dopo che mi hai strapazzato solo per averlo proposto.» L’accento lugardiano quel giorno era pesante; sembrava che lui non si accorgesse di come andava e veniva, un’altra cosa che disturbava Bornhald.

«Allora li hai lasciati scappare, vero?»

«Be’, riguardo a questo, ne ho preso qualcuno in disparte quando capivo che sapeva qualcosa. Senza disturbare, sai.»

«Cosa sapevano? Cosa può sapere un Calderaio, per la Luce, che ci sia di qualche utilità?»

«Non c’è modo di capirlo fino a quando non chiedi, non ti pare?» rispose Ordeith. «Non ho fatto troppo male a nessuno, e gli ho detto di tornare ai loro carri. Chi pensava che avessero il coraggio di fuggire con così tanti tuoi uomini in giro?»

Bornhald si accorse che stava digrignando i denti. Aveva ricevuto l’ordine di impiegare il minore tempo possibile con questo strano tizio che aveva altri ordini per lui. A Bornhald la cosa non piaceva affatto, però entrambi gli ordini portavano il sigillo e la firma di Pedron Niall, lord Capitano Comandante dei Figli della Luce.

Troppo era stato omesso, incluso il ruolo preciso di Ordeith. Il piccoletto era presente per consigliare Bornhald, e Bornhald doveva cooperare con lui. Non era chiaro se Ordeith doveva essere ai suoi ordini e non amava dover tenere conto dei suoi consigli. Anche lo scopo dell’invio di così tanti Figli in questo posto fuori mano era stato vago. Per sradicare gli Amici delle Tenebre, naturalmente, e diffondere la Luce; questo era sottinteso. Ma circa mezza legione era sul suolo andorano senza permesso. L’ordine era in serio pericolo se ne fosse giunta notizia alla regina in Caemlyn. Troppi fatti per essere bilanciati dalle poche risposte che erano state fornite a Bornhald.

Tutto riconduceva a Ordeith. Bornhald non capiva come faceva il lord Capitano Comandante a fidarsi di quest’uomo, con quel sorriso malizioso, i modi oscuri e quegli sguardi altezzosi che rendevano difficile capire a che tipo di uomo ci si stesse rivolgendo. Per non parlare dell’accento che cambiava nel mezzo di una frase. I cinquanta Figli che avevano accompagnato Ordeith erano accigliati e contrariati come Bornhald non aveva visto mai. Pensava che Ordeith li avesse scelti di persona vedendo così tanti cipigli, e questo diceva qualcosa dell’uomo. Anche il nome, Ordeith, significava ‘tarlo’ nella lingua antica. Eppure Bornhald aveva le sue ragioni per voler restare dove si trovava. Avrebbe cooperato con l’uomo, visto che doveva. Ma solo quanto doveva.

«Mastro Ordeith,» continuò Bornhald con un tono di voce attentamente equilibrato «questo traghetto è la sola via d’entrata o d’uscita dal distretto dei Fiumi Gemelli.» Non era esattamente vero. Secondo le mappe in suo possesso, non c’era altra via attraverso Taren tranne questa e il tratto navigabile superiore fra le due anse del Manetherendrelle che fiancheggiava la regione a sud non aveva guadi. A est c’erano acquitrini e paludi. Anche così, doveva esserci una via verso ovest, attraverso le montagne della Nebbia, però la mappa si interrompeva al limitare di quell’area. Nella migliore delle ipotesi, sarebbe stato un attraversamento difficile al quale molti dei suoi uomini potevano non sopravvivere, e non intendeva lasciare che Ordeith venisse a conoscenza anche di quella piccola possibilità.

«Quando giungerà il momento di andare via, se troverò dei soldati andorani a presidiare questa riva, cavalcherai con i primi che attraverseranno. Troverai interessante osservare da vicino la difficoltà di oltrepassare a forza un fiume così ampio, d’accordo?»

«Questo è il tuo primo comando, vero?» Nella voce di Ordeith c’era una traccia di presa in giro.

«Forse questa è una parte di Andor sulle mappe, ma Caemlyn non ha inviato un esattore delle tasse così lontano per generazioni. Anche se quei tre dovessero parlare, chi crederebbe dei Calderai? Se credi che il pericolo sia troppo elevato, ricordati di chi sono i sigilli sugli ordini.»

Farran lanciò un’occhiata a Bornhald e si protese parzialmente verso la spada. Bornhald scosse leggermente il capo e Farran distese la mano lungo il fianco. «Intendo attraversare il fiume, mastro Ordeith. Lo farò anche se la prossima notizia che riceverò sarà che Gareth Bryne e le guardie della regina saranno qui al tramonto.»

«Naturalmente» rispose Ordeith, improvvisamente tranquillizzato. «Ci sarà altrettanta gloria qui che a Tar Valon, te lo assicuro.» Gli occhi scuri e profondi assunsero un’espressione vitrea e fissavano qualcosa in lontananza.

«Ci sono cose a Tar Valon che io voglio.»

Bornhald scosse il capo. E devo cooperare con lui, pensò.

Jaret Byar si raddrizzò e smontò da cavallo accanto a Farran. Alto quanto il centurione, Byar era un uomo dal viso lungo con gli occhi scuri e profondi. Sembrava che ogni grammo del suo grasso fosse stato bollito via. «Il villaggio è sicuro, mio signore. Lucellin si sta accertando che nessuno se ne vada di soppiatto. Se la sono quasi fatta sotto quando ho menzionato gli Amici delle Tenebre. Sostengono che non ce n’è nessuno nel loro villaggio. Però sostengono anche che quelli che abitano più a sud sono Tipi da Amici delle Tenebre.»

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